venerdì 11 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


 KATRIN, la sua storia

parte dodici






Katrin passò una notte agitata e con brutti sogni. Aveva il terrore di perdere Vento e, anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, non voleva perdere Sara e Alfred, le uniche due persone che la trattavano con un minimo di affetto.
La cameriera entrò con la colazione e lei era già in piedi. Si era lavata e vestita da sola, non voleva che Helen la toccasse, odiava quella donna.
Aveva terminato la colazione quando la sua istitutrice entro con il solito sguardo da civetta, aveva occhi strabici e le labbra sempre serrate, ossuta e con i capelli raccolti in una treccia dietro la nuca e vestiva sempre un grembiule nero, faceva impressione solo a guardarla, il suo modo di fare non era dei più morbidi.
Buongiorno, miss Katrin. E’ pronta ad iniziare la lezione? Le chiese ben sapendo che così doveva essere.
La bambina avrebbe voluto buttare a terra i fogli e le matite che aveva sistemato sul tavolo, ma si trattenne. Si sieda! Le ordinò perentoria.
Katrin le alzò lo sguardo in faccia, il suo sguardo esprimeva bene quello che le passava nella mente e l’istitutrice strinse i pugni in attesa solo di tornare da lord Semple a lamentarsi.
La piccola si sedette e aspettò di sapere cosa doveva fare. Passò tutta la giornata eseguendo quello che le veniva chiesto e non disse mai una parola. Le avevano appena portato la cena quando Helen se ne andò e lei sospirò come se avesse trattenuto il fiato tutto il giorno.
Mangiò in silenzio e prese una decisione: avrebbe dato retta al consiglio di Sara ma non avrebbe fatto niente più del necessario e non avrebbe rivolto la parola a nessuno.
Nemmeno le feste del Natale furono diverse dalle altre giornate. Suo padre le aveva fatto avere un regalo che lei non aveva nemmeno aperto, era stata Sara ad aprirlo per lei e la bambina lo aveva riposto in un angolo nascosto.
Arrivò la primavera e lei desiderava tanto uscire con Vento. Si era comportata bene per tutto l’inverno, perciò poteva uscire due pomeriggi alla settimana.
Era metà aprile quando trottava respirando a pieni polmoni l’aria ancora fresca della primavera. La sua guardia del corpo la osservava e si rendeva conto di quanto crescesse e di come la sua tristezza aumentasse ogni giorno di più. Sia lui che Sara capivano quanto le costasse quello che stava facendo.
Era quasi finito maggio e lei stava disegnando un bellissimo uccello colorato quando entrò il cameriere di suo padre per accompagnarla da lui.
Non aveva avuto più contatti con lui e ne era felice, ogni volta che si trovava in sua compagnia l’odio che provava verso di lui aumentava a dismisura.
Bussò ed entrò nello studio che ben conosceva. Suo padre era, come al solito rivolto alla finestra con le mani intrecciate dietro la schiena. Aspettò alcuni minuti prima di voltarsi mentre Katrin aspettava di sapere cosa volesse da lei.
Siediti. Le disse mentre anche lui prendeva posto sulla sua poltrona. Il mese prossimo compirai otto anni, e so che sei stata brava in questi mesi, c’è qualcosa che vorresti come regalo di compleanno? Questo lei non se l’aspettava.
Rimase silenziosa e pensierosa. Vorrei poter imparare a usare la spada e l’arco. Disse in un soffio.
Suo padre corrucciò le sopracciglia e la osservò severo. Non mi aspettavo una simile richiesta, ma se è quello che vuoi te lo posso concedere. Parlerò con il capo delle guardie e ti affiderò a qualcuno che ti insegnerà, ma c’è una condizione. Disse lasciando in sospeso la frase.
Katrin lo guardò in viso, lei non provava nessuna soggezione per quell’uomo, lo odiava con tutta se stessa ma si guardava bene dal rivelarlo, anche se era sicura che lui lo sapesse.
Tuo nonno vuole che tu vada da lui a festeggiare il compleanno. La ragazzina esultò dentro di sé. Se vuoi avere il tuo regalo di compleanno andrai da lui e dovrai comportarti bene, dovrai raccontare a tuo nonno che qui sei trattata come si deve e che le tue istitutrici ti stanno insegnando bene, dovrai dare prova della tua educazione e, soprattutto dovrai tornare entro due settimane. Queste sono le mie condizioni. Cosa ne dici? Le chiese.
Katrin ardeva dal desiderio di rivedere suo nonno ma non cambiò espressione. I lunghi mesi passati a controllare ogni pensiero ed emozione le avevano insegnato bene a mascherare quello che provava.
Quando dovrei partire? Volle sapere. Quando vuoi tu. Le rispose suo padre.
Va bene, te lo prometto. Partirò il giorno prima del mio compleanno e tornerò dopo due settimane. E non aggiunse altro.
L’uomo rimase a fissarla per alcuni minuti. Non riusciva a capire niente di quello che quella figlia di nessuno provava, la sua istitutrice Helen gli aveva riferito soltanto che si sottoponeva a tutte le richieste ma che non dava niente più del necessario. Era curioso di vedere come si sarebbe comportata nelle lezioni di spada e arco ma, per ora era indispensabile che facesse bella figura con suo nonno.
Va bene, Katrin. Ci rivedremo al tuo ritorno e saprò subito se avrai meritato il tuo regalo. Ora puoi andare. Le disse mentre chiamava il suo cameriere perché la scortasse nella sua stanza.
Lord Semple si rimise davanti alla finestra, bolliva di rabbia ma doveva trattenersi. Aveva scoperto proprio in quei giorni le trappole che suo suocero aveva inserito nel contratto. Maledetto lui e la sua famiglia. Strinse i pugni e uscì come una furia.


 immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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