KATRIN, la sua storia
parte quindici
Non ci
furono eventi importanti negli anni che seguirono.
Katrin
quell’anno avrebbe compiuto quattordici anni ed era diventata una gran bella
ragazza. Nessuno riusciva a batterla con l’arco e aveva anche una spada nuova,
della misura giusta che sapeva usare molto bene.
Il rapporto
con suo padre era improntato sull’evitarsi a vicenda, lei non aveva più dato
adito a nessun motivo per cui potesse essere castigata.
Erano stati
anni sereni, per lei quasi felici se non fosse stato che aveva visto suo nonno
in rarissime occasioni. Era soggetta ancora a tante restrizioni e obblighi, una
delle quali non riusciva a sopportare: non poteva uscire da sola dal castello.
Mancavano
poche settimane al suo quattordicesimo compleanno. L’estate era quasi arrivata
e lei si stava annoiando. Quel giorno avrebbe dovuto passarlo con Helen ma
l’istitutrice non si era sentita bene e lei non sapeva cosa fare.
Era davanti
alla finestra, nel suo solito atteggiamento con le mani dietro la schiena e
osservava la natura che si era risvegliata così precocemente. Cominciò ad
innervosirsi e, senza pensarci uscì e si diresse alle scuderie.
Vento la
sentì arrivare e si preparò per essere sellato. Katrin prese l’arco e le
frecce, come faceva ormai di consuetudine e uscì dalle mura del castello senza
avvisare nessuno. Si sentiva libera e lasciò che Vento andasse dove voleva.
Si inoltrò
in un boschetto e mise il cavallo al passo. Assimilava quella tranquillità ed
era felice. Vento si fermò a bere in un piccolo stagno. Katrin scese di sella e
lo lasciò facendo pochi passi lì intorno. Fu sorpresa di vedere, nascosto in
mezzo ad alcuni alberi un piccolo chalet e ancora più sorpresa di sentire delle
risate femminili.
Si avvicinò
con circospezione e vide due ragazze nude che si rincorrevano e giocavano fra
di loro. Katrin sorrise, non capiva quello che stavano facendo ma la divertiva
quel quadretto. Dalla porta dello chalet uscì un uomo, anche lui completamente
nudo e lei riconobbe subito suo padre. Non lo aveva mai visto nudo e fu
sorpresa di vedere quanto fosse grasso e flaccido. Lo osservava mentre lui
rincorreva le due ragazze per poi rotolarsi insieme nell’erba.
Non era una
sprovveduta e aveva capito quello che succedeva in quel posto. Non ne fu tanto
sorpresa, suo padre era un uomo libero e ricco e si era sempre chiesta per
quale motivo non si fosse più risposato.
Rimase
qualche attimo ad osservare e ritornò al cavallo. Rientrò al castello.
Fu davvero
sorpresa di trovare Helen che la stava aspettando. Katrin si lavò mani e viso e
si sedette al tavolo dove la donna la stava aspettando.
Dov’è stata, miss Katrin? Le chiese nel suo solito modo
arcigno. Sono stata alle scuderie, a
strigliare Vento. Le rispose senza battere ciglio.
Lei è una bugiarda! L’ho vista
rientrare da sola e stia sicura che lo riferirò a suo padre al più presto! Ringhiò l’istitutrice.
Katrin si
alzò in piedi, sovrastava quella donna di una buona spanna e le si avvicinò. Perché non se ne va, miss Helen? Io la
detesto e da oggi non farò mai più niente con lei. Vada a torturare qualche
altro ragazzino, io con lei ho chiuso. Ed ora esca dalla mia stanza! Le
disse aprendole la porta.
Helen uscì e
la fulminò con lo sguardo.
Richiuse la
porta, sapeva di aver osato troppo ma non ce la faceva più a sopportare quella
donna arcigna e cattiva.
Non aveva
perso tempo quella donna ad andare dal suo padrone a lamentarsi e due giorni
dopo, il cameriere di lord Semple venne per accompagnarla da suo padre.
Lo seguì
senza battere ciglio, non era più una bambina e non aveva paura di suo padre,
non ne aveva mai avuta, semplicemente lo detestava ben sapendo di essere
ricambiata nello stesso modo.
Bussò ed
entrò. Lord Semple guardava fuori e lasciò passare alcuni minuti prima di
voltarsi. Siediti. Le disse, ma lei
rimase in piedi. L’uomo la fulminò con lo sguardo. Aveva davanti una ragazzina,
una figlia di nessuno che presto avrebbe compiuto quattordici anni e, in quel
momento l’ira lo accecò.
Cercò di
trattenere la rabbia. Ti ho ordinato di
sedere! Le disse urlando. Katrin non lo aveva mai sentito alzare la voce
con lei e si sedette.
Sei uscita da sola dal castello? Volle sapere.
Sì. Gli rispose.
Hai maltrattato la tua istitutrice? Le chiese ancora.
Sì. Gli rispose.
Mi hai disobbedito, e questo non lo
tollero! Urlava suo
padre. La ragazza si accorse che era piuttosto alticcio, per non dire ubriaco e
questo la sorprese.
L’ultima volta che ci siamo parlati
ti ho detto che al tuo primo sgarro saresti andata direttamente nella torre, ed
è quello che avrai. Ci starai per un mese e quando uscirai chiederai scusa a
miss Helen e mi giurerai che non mi disubbidirai mai più! Ad ogni frase urlava sempre di più e
Katrin faticava a trattenere la sua collera. Fu l’ultima frase di suo padre la
goccia che fece traboccare il vaso della sua pazienza.
Un’ultima cosa, Vento sarà venduto e
non lo vedrai mai più! Sapeva di colpirla al cuore, ed era quello che voleva.
Katrin
rimase interdetta per pochi attimi. Poteva sopportare la torre anche per mesi,
ma non la mancanza del suo cavallo. Si alzò dalla sedia e poggiò le mani sulla
scrivania guardando suo padre dritto negli occhi. Tu non lo farai! Sibilò a denti stretti. Per un attimo l’uomo si
spaventò, lo sguardo di quella figlia di nessuno era infuocato, se non fosse
stato ubriaco come era avrebbe capito la portata delle sue parole ma la rabbia
e il rancore, sommati all’alcol l’avevano fatto uscire dai gangheri.
Anche lui si
alzò e si appoggiò con le mani vicine a quelle di Katrin. Avvicinò il suo viso
a quello della ragazzina, talmente vicino che lei sentiva il suo alito puzzare
di alcol, e vedeva i suoi occhi iniettati di vene rosse. Io sono tuo padre, qui sono il padrone e posso fare quello che voglio! Suonò
il campanello ed entrarono due guardie.
Portatela nella torre, per un mese
intero non voglio sentire parlare di quella sfrontata. Urlò.
Le guardie
le presero le braccia ma lei le strattonò e le seguì. Sulla porta si girò verso
l’uomo che la osservava quasi inebetito. Io
non ti voglio come padre, io non voglio essere tua figlia! Urlò prima di
sbattere la porta dietro di lei.
In pochi
minuti raggiunsero la torre, le guardie aprirono la piccola porta di legno e la
fecero entrare. Sentì gli scatti della chiave, era prigioniera a casa sua, e la
sua collera montava sempre di più.
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