mercoledì 16 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte quindici






Non ci furono eventi importanti negli anni che seguirono.

Katrin quell’anno avrebbe compiuto quattordici anni ed era diventata una gran bella ragazza. Nessuno riusciva a batterla con l’arco e aveva anche una spada nuova, della misura giusta che sapeva usare molto bene.
Il rapporto con suo padre era improntato sull’evitarsi a vicenda, lei non aveva più dato adito a nessun motivo per cui potesse essere castigata.
Erano stati anni sereni, per lei quasi felici se non fosse stato che aveva visto suo nonno in rarissime occasioni. Era soggetta ancora a tante restrizioni e obblighi, una delle quali non riusciva a sopportare: non poteva uscire da sola dal castello.
Mancavano poche settimane al suo quattordicesimo compleanno. L’estate era quasi arrivata e lei si stava annoiando. Quel giorno avrebbe dovuto passarlo con Helen ma l’istitutrice non si era sentita bene e lei non sapeva cosa fare.
Era davanti alla finestra, nel suo solito atteggiamento con le mani dietro la schiena e osservava la natura che si era risvegliata così precocemente. Cominciò ad innervosirsi e, senza pensarci uscì e si diresse alle scuderie.
Vento la sentì arrivare e si preparò per essere sellato. Katrin prese l’arco e le frecce, come faceva ormai di consuetudine e uscì dalle mura del castello senza avvisare nessuno. Si sentiva libera e lasciò che Vento andasse dove voleva.
Si inoltrò in un boschetto e mise il cavallo al passo. Assimilava quella tranquillità ed era felice. Vento si fermò a bere in un piccolo stagno. Katrin scese di sella e lo lasciò facendo pochi passi lì intorno. Fu sorpresa di vedere, nascosto in mezzo ad alcuni alberi un piccolo chalet e ancora più sorpresa di sentire delle risate femminili.
Si avvicinò con circospezione e vide due ragazze nude che si rincorrevano e giocavano fra di loro. Katrin sorrise, non capiva quello che stavano facendo ma la divertiva quel quadretto. Dalla porta dello chalet uscì un uomo, anche lui completamente nudo e lei riconobbe subito suo padre. Non lo aveva mai visto nudo e fu sorpresa di vedere quanto fosse grasso e flaccido. Lo osservava mentre lui rincorreva le due ragazze per poi rotolarsi insieme nell’erba.
Non era una sprovveduta e aveva capito quello che succedeva in quel posto. Non ne fu tanto sorpresa, suo padre era un uomo libero e ricco e si era sempre chiesta per quale motivo non si fosse più risposato.
Rimase qualche attimo ad osservare e ritornò al cavallo. Rientrò al castello.
Fu davvero sorpresa di trovare Helen che la stava aspettando. Katrin si lavò mani e viso e si sedette al tavolo dove la donna la stava aspettando.
Dov’è stata, miss Katrin? Le chiese nel suo solito modo arcigno. Sono stata alle scuderie, a strigliare Vento. Le rispose senza battere ciglio.
Lei è una bugiarda! L’ho vista rientrare da sola e stia sicura che lo riferirò a suo padre al più presto! Ringhiò l’istitutrice.
Katrin si alzò in piedi, sovrastava quella donna di una buona spanna e le si avvicinò. Perché non se ne va, miss Helen? Io la detesto e da oggi non farò mai più niente con lei. Vada a torturare qualche altro ragazzino, io con lei ho chiuso. Ed ora esca dalla mia stanza! Le disse aprendole la porta.
Helen uscì e la fulminò con lo sguardo.
Richiuse la porta, sapeva di aver osato troppo ma non ce la faceva più a sopportare quella donna arcigna e cattiva.
Non aveva perso tempo quella donna ad andare dal suo padrone a lamentarsi e due giorni dopo, il cameriere di lord Semple venne per accompagnarla da suo padre.
Lo seguì senza battere ciglio, non era più una bambina e non aveva paura di suo padre, non ne aveva mai avuta, semplicemente lo detestava ben sapendo di essere ricambiata nello stesso modo.
Bussò ed entrò. Lord Semple guardava fuori e lasciò passare alcuni minuti prima di voltarsi. Siediti. Le disse, ma lei rimase in piedi. L’uomo la fulminò con lo sguardo. Aveva davanti una ragazzina, una figlia di nessuno che presto avrebbe compiuto quattordici anni e, in quel momento l’ira lo accecò.
Cercò di trattenere la rabbia. Ti ho ordinato di sedere! Le disse urlando. Katrin non lo aveva mai sentito alzare la voce con lei e si sedette.
Sei uscita da sola dal castello? Volle sapere.
Sì. Gli rispose.
Hai maltrattato la tua istitutrice? Le chiese ancora.
Sì. Gli rispose.
Mi hai disobbedito, e questo non lo tollero! Urlava suo padre. La ragazza si accorse che era piuttosto alticcio, per non dire ubriaco e questo la sorprese.
L’ultima volta che ci siamo parlati ti ho detto che al tuo primo sgarro saresti andata direttamente nella torre, ed è quello che avrai. Ci starai per un mese e quando uscirai chiederai scusa a miss Helen e mi giurerai che non mi disubbidirai mai più! Ad ogni frase urlava sempre di più e Katrin faticava a trattenere la sua collera. Fu l’ultima frase di suo padre la goccia che fece traboccare il vaso della sua pazienza.
Un’ultima cosa, Vento sarà venduto e non lo vedrai mai più! Sapeva di colpirla al cuore, ed era quello che voleva.
Katrin rimase interdetta per pochi attimi. Poteva sopportare la torre anche per mesi, ma non la mancanza del suo cavallo. Si alzò dalla sedia e poggiò le mani sulla scrivania guardando suo padre dritto negli occhi. Tu non lo farai! Sibilò a denti stretti. Per un attimo l’uomo si spaventò, lo sguardo di quella figlia di nessuno era infuocato, se non fosse stato ubriaco come era avrebbe capito la portata delle sue parole ma la rabbia e il rancore, sommati all’alcol l’avevano fatto uscire dai gangheri.
Anche lui si alzò e si appoggiò con le mani vicine a quelle di Katrin. Avvicinò il suo viso a quello della ragazzina, talmente vicino che lei sentiva il suo alito puzzare di alcol, e vedeva i suoi occhi iniettati di vene rosse. Io sono tuo padre, qui sono il padrone e posso fare quello che voglio! Suonò il campanello ed entrarono due guardie.
Portatela nella torre, per un mese intero non voglio sentire parlare di quella sfrontata. Urlò.
Le guardie le presero le braccia ma lei le strattonò e le seguì. Sulla porta si girò verso l’uomo che la osservava quasi inebetito. Io non ti voglio come padre, io non voglio essere tua figlia! Urlò prima di sbattere la porta dietro di lei.
In pochi minuti raggiunsero la torre, le guardie aprirono la piccola porta di legno e la fecero entrare. Sentì gli scatti della chiave, era prigioniera a casa sua, e la sua collera montava sempre di più.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento