martedì 8 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte nove






Helen rimase interdetta per qualche istante. Avrebbe voluto scuotere quell’insolente ma sapeva di dover stare al suo posto. Chiamò una cameriera e fece ripulire tutto.
In silenzio prese un foglio e una matita e lo posò sul tavolo. Sapeva che Katrin odiava scrivere ripetendo le stesse parole ed era quello che la sua istitutrice si accingeva a fare. Miss Katrin, dobbiamo fare lezione di bella calligrafia, ora! La bambina non si voltò nemmeno e continuò a guardare fuori. Venga qui immediatamente! Ringhiò la donna. Ma la piccola non si muoveva.
Rossa di rabbia Helen si alzò e la sollevò di peso mettendola a sedere. Katrin appoggiò i gomiti come sapeva di non dover fare e rimase immobile. Prenda la matita e cominci a scrivere, questa è la parola che deve copiare e riempire il foglio, e se non sarò soddisfatta lo rifarà fino a quando lo sarò!  Katrin prese la matita e con un gesto veloce scarabocchiò il foglio, gettò in terra la matita e mise di nuovo i gomiti sul tavolo.
Helen non ci vide più e la colpì in pieno viso con uno schiaffo. Se ne pentì subito, sapeva che poteva perdere il posto per un gesto simile, ma quella ragazzina le aveva fatto saltare i nervi.
La guancia della piccola divenne rossa e riportava bene i segni delle dita. L’istitutrice ebbe un attimo di panico, poi prese un asciugamano e lo bagnò nell’acqua fresca del catino consegnandolo alla bambina.
Ora vado da suo padre e riferirò ogni cosa, la sua insubordinazione e il danno che ha provocato. Ammonì uscendo dalla porta impettita e ancora arrabbiata.
Katrin ritornò davanti alla finestra. Una leggera pioggia aveva cominciato a bagnare il cortile e i ragazzini si erano riparati sotto il grande portico, proprio sotto la sua finestra per continuare a giocare ma, in quella posizione non poteva vederli. Socchiuse la finestra per ascoltare le loro gioiose voci. Dio come avrebbe voluto raggiungerli.
Il rossore si stava attenuando, lei nemmeno aveva sentito il ben che minimo dolore. Sentì aprirsi la porta e si voltò. Helen entrò e si fermò ad osservarla. E’ fortunata, miss Katrin, suo padre non è al castello ma gli ho lasciato un messaggio scritto. Ci penserà lui a darle la giusta punizione. Visto che non vuole collaborare io me ne vado e la chiudo nella sua stanza senza pranzo e senza cena. Uscì senza voltarsi indietro.
Un grosso sospiro uscì dalle labbra della piccola. Sapeva che suo padre l’avrebbe punita, quello che non sapeva era in che modo lo avrebbe fatto. Dalla finestra le giungevano gli strilli festosi dei ragazzini e lei si avvicinò di più. Guardò il cortile bagnato di pioggia, non c’era nessuno in giro. Un pensiero improvviso la colpì e non stette a rifletterci. Si raccolse i capelli e li coprì con una sciarpa, si tolse le scarpe infilandole nelle tasche, scavalcò la finestra e salì sulla tettoia umida e scivolosa di pioggia. Fece molta attenzione e raggiunse l’angolo dove la vecchia pianta di fico era cresciuta uscendo dalle fondamenta della costruzione. Abbracciò un grosso ramo e raggiunse il centro della pianta. Agile come uno scoiattolo discese il tronco e si riparò sotto la tettoia. Era fradicia. Si infilò le scarpe e corse alle stalle.
Vento la sentì arrivare e nitrì di piacere. Nella stalla c’era caldo e lei cominciò ad accarezzare il suo cavallo. Gli parlò, liberando il suo cuore triste di bambina e gli disse tutto quello che provava. Lo abbracciò piangendo come se lui potesse rincuorarla. Piangeva sapendo di essere sola, senza vergognarsi del suo dolore e della sua solitudine, della sua vita che odiava, finchè sentì una mano gentile posarsi sulla spalla. Si spaventò non avendo udito i passi di Alfred che aveva ascoltato il suo sfogo e non era intervenuto per non disturbarla in un momento così intimo.
Suo padre sarà qui a momenti, andiamo che la riaccompagno in casa. Le disse prendendola per mano. Avrebbe voluto dirle di più ma era un uomo, un soldato che aveva imparato solo a combattere e obbedire. Prima di uscire dalle stalle si fermò e la costrinse a guardarlo. Qualunque cosa lei abbia in mente, miss Katrin non potrà portarla a termine. E’ soltanto una bambina e suo padre un uomo ricco e potente, non lo sfidi oltre il limite o la sua situazione peggiorerà. Si faccia furba, cerchi di assecondarlo, arriverà il suo momento, mi creda, ma non è adesso. Non sapendo cosa altro aggiungere l’accompagnò nella sua stanza.
Non faccia altre sciocchezze, miss Katrin. Le disse prima di lasciarla.
Katrin era fradicia, si spogliò e si riscaldò al fuoco del camino in attesa di conoscere la punizione che suo padre le avrebbe inflitto. Non mi importa niente! Continuava a ripetere nella mente, ma sapeva bene che non era così.
Arrivò il mattino, lei era affamata ma non chiese niente a Sara che entrò con il vassoio della colazione. Helen l’aveva messa al corrente di quanto era successo e si aspettavano la chiamata di lord Semple.
Finirono di fare colazione e Sara preparò il ricamo. Katrin la osservava ma non avrebbe ceduto, non ora che comunque sapeva sarebbe stata punita. Si mise davanti alla finestra con le braccia dietro la schiena ad osservare il cortile vuoto e la pioggia che si era fatta consistente mentre le piante si piegavano al vento autunnale che faceva cadere le loro foglie.
Qualcuno bussò. Un cameriere del lord era venuto per portarla da suo padre. Sara avrebbe voluto accompagnarla ma il cameriere era stato categorico.
Chiuse la porta e rimase ad aspettare, quella bambina soffriva atrocemente e suo padre non se ne rendeva conto.
Sospirò e attese.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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