KATRIN, la sua storia
parte otto
La mattina
arrivò come tutte le altre mattine. Miss Sara entrò con la colazione e
mangiarono insieme. L’istitutrice sistemò lo sgabello per Katrin e le passò il
ricamo che aveva iniziato.
La bambina
teneva le mani allacciate posate sulle ginocchia e lo sguardo dritto in faccia
alla donna.
Avanti miss Katrin, dobbiamo finire
questo cuscino prima di Natale, sarà molto bello! Cercava di invogliarla.
Non ho nessuna intenzione di
ricamare, né ora né mai! Rispose stringendo ancora di più le mani. Non mi faccia andare da suo padre con un’altra lamentela, lo sa che non
tollera la disobbedienza. Le ricordò la donna.
La piccola
non si muoveva. Miss Sara cercò di lusingarla, di minacciarla, ma la bambina
non demordeva. Va bene, miss Katrin, per
oggi lascerò perdere il ricamo, ma domani se non ricomincia sarò costretta ad
avvisare lord Semple. Le disse mentre riponeva tutto nella cesta. C’è qualcosa che vorrebbe fare oggi, miss
Katrin? Le chiese accomodante. Voglio
fare una passeggiata. Le rispose.
Miss Sara
aveva ordini precisi e sapeva che non poteva assecondarla. Non si può, miss Katrin! Lo sa che non ci è permesso. Sospirò la
donna.
La bambina
si alzò e andò alla finestra. Alcuni ragazzini stavano giocando con delle spade
di legno sotto gli occhi di un soldato che dava loro istruzioni. Rimase ad
osservarli col desiderio di essere come loro. Quanto avrebbe amato imparare a
duellare! Altro che il ricamo, lei non era fatta per quella vita, lei voleva
movimento, fatica, e soprattutto stare insieme ai suoi coetanei.
Possiamo almeno andare alle stalle?
Vorrei vedere come sta Vento. Le chiese senza girarsi. La donna sospirò, fino a lì si
poteva spingere ma sapeva che lord Semple non ne sarebbe stato contento. Da
quando era arrivata aveva visto il cambiamento della bambina e lei, abituata a
lavorare coi piccoli percepiva chiaramente che il futuro non si presentava per
niente facile. Va bene, andiamo alle
stalle. Concesse.
Alfred stava
strigliando Vento. Il cavallo la sentì arrivare e voltò il muso in attesa della
sua solita carezza. Era palese che la bambina adorava quell’animale e miss Sara
vide il viso della piccola trasformarsi mentre coccolava il suo cavallo.
Alfred
guardava sorridendo i due amici. Non si
preoccupi, miss Katrin, ci ho pensato io a portarlo fuori. Le disse cercando
di rincuorarla.
Sara lasciò
che per alcuni minuti la bambina coccolasse Vento. La piccola gli fece
un’ultima carezza e, senza guardare nessuno dei presenti uscì e si diresse
nella sua camera. L’istitutrice sospirò, ci sarebbero stati giorni bui per
quella bambina e lei non poteva farci niente.
La giornata
passò nella noia più assoluta. Katrin rimaneva immobile a guardare fuori dalla
finestra, non aveva più detto nemmeno una parola. Sara la raggiunse. Miss Katrin, domani sarà miss Helen ad
occuparsi di lei e sa bene che non è molto disposta a compromessi, la prego, le
dia ascolto o andrà direttamente da suo padre e sa bene quanto sia severo. Le
disse.
La bambina
non le rispose. Si avvicinò alla tinozza e si lavò, indossò la camicia da notte
e si mise a letto. L’istitutrice la osservava con sguardo triste e desolato,
aveva capito benissimo il comportamento della piccola, così come aveva capito
che non sarebbe stato facile piegarla. Sospirò mentre la cameriera entrava con
la cena e le due uscirono insieme.
Katrin si
svegliò in piena notte con lo stomaco che brontolava e si alzò. La candela era
ancora accesa e si sedette al tavolo a mangiare una cena ormai fredda.
Si sedette
sul letto con i pensieri in fiamme. Non sapeva come avrebbe fatto ma voleva, assolutamente
voleva un po’ di libertà. Maledisse nel suo piccolo cuore suo nonno che l’aveva
abbandonata e riportò alla memoria il viso di sua madre. Al solo ricordo
dell’unica persona che l’aveva veramente amata non riuscì a trattenere le
lacrime. L’alba giunse che lei era ancora sveglia, si alzò e si vestì, si
sedette a braccia conserte sul suo sgabello in attesa di iniziare una nuova
giornata.
Helen entrò
con la colazione e si sedette aspettando di consumarla insieme.
Si sbrighi, miss Katrin, oggi
dobbiamo ripassare le buone maniere che vanno rispettate a tavola quando ci
sono ospiti di riguardo. La incitava intanto che apparecchiava la tavola come si conveniva
all’occasione che doveva imparare.
Katrin ci
pensò un attimo, poi si decise. Si alzò e con un gesto improvviso rovesciò sul
pavimento i piatti e i bicchieri che andarono in mille pezzi. Helen non si
aspettava una tale reazione e rimase qualche istante interdetta ad osservare il
disastro che la piccola aveva fatto.
Piccola peste, cosa ti salta in
mente? Disse adirata
la donna. Suo padre sarà immediatamente
informato del suo comportamento, merita una punizione esemplare! Le disse
arrabbiata.
Ora raccolga ogni singolo pezzo. L’istitutrice aveva occhi
fiammeggianti. Se avesse potuto l’avrebbe presa a schiaffi, ma ci avrebbe
pensato suo padre, di questo ne era certa.
Katrin si
mise davanti alla finestra ad osservare il cortile, nella stessa posizione di
suo padre, con le mani allacciate dietro la schiena. In quel momento, era tale
e quale a lui, si stava preparando ad affrontarlo e non vedeva l’ora di dare
inizio alla sua battaglia.
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