lunedì 7 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte otto






La mattina arrivò come tutte le altre mattine. Miss Sara entrò con la colazione e mangiarono insieme. L’istitutrice sistemò lo sgabello per Katrin e le passò il ricamo che aveva iniziato.
La bambina teneva le mani allacciate posate sulle ginocchia e lo sguardo dritto in faccia alla donna.
Avanti miss Katrin, dobbiamo finire questo cuscino prima di Natale, sarà molto bello! Cercava di invogliarla.
Non ho nessuna intenzione di ricamare, né ora né mai! Rispose stringendo ancora di più le mani. Non mi faccia andare da suo padre con un’altra lamentela, lo sa che non tollera la disobbedienza. Le ricordò la donna.
La piccola non si muoveva. Miss Sara cercò di lusingarla, di minacciarla, ma la bambina non demordeva. Va bene, miss Katrin, per oggi lascerò perdere il ricamo, ma domani se non ricomincia sarò costretta ad avvisare lord Semple. Le disse mentre riponeva tutto nella cesta. C’è qualcosa che vorrebbe fare oggi, miss Katrin? Le chiese accomodante. Voglio fare una passeggiata. Le rispose.
Miss Sara aveva ordini precisi e sapeva che non poteva assecondarla. Non si può, miss Katrin! Lo sa che non ci è permesso. Sospirò la donna.
La bambina si alzò e andò alla finestra. Alcuni ragazzini stavano giocando con delle spade di legno sotto gli occhi di un soldato che dava loro istruzioni. Rimase ad osservarli col desiderio di essere come loro. Quanto avrebbe amato imparare a duellare! Altro che il ricamo, lei non era fatta per quella vita, lei voleva movimento, fatica, e soprattutto stare insieme ai suoi coetanei.
Possiamo almeno andare alle stalle? Vorrei vedere come sta Vento. Le chiese senza girarsi. La donna sospirò, fino a lì si poteva spingere ma sapeva che lord Semple non ne sarebbe stato contento. Da quando era arrivata aveva visto il cambiamento della bambina e lei, abituata a lavorare coi piccoli percepiva chiaramente che il futuro non si presentava per niente facile. Va bene, andiamo alle stalle. Concesse.
Alfred stava strigliando Vento. Il cavallo la sentì arrivare e voltò il muso in attesa della sua solita carezza. Era palese che la bambina adorava quell’animale e miss Sara vide il viso della piccola trasformarsi mentre coccolava il suo cavallo.
Alfred guardava sorridendo i due amici. Non si preoccupi, miss Katrin, ci ho pensato io a portarlo fuori. Le disse cercando di rincuorarla.
Sara lasciò che per alcuni minuti la bambina coccolasse Vento. La piccola gli fece un’ultima carezza e, senza guardare nessuno dei presenti uscì e si diresse nella sua camera. L’istitutrice sospirò, ci sarebbero stati giorni bui per quella bambina e lei non poteva farci niente.
La giornata passò nella noia più assoluta. Katrin rimaneva immobile a guardare fuori dalla finestra, non aveva più detto nemmeno una parola. Sara la raggiunse. Miss Katrin, domani sarà miss Helen ad occuparsi di lei e sa bene che non è molto disposta a compromessi, la prego, le dia ascolto o andrà direttamente da suo padre e sa bene quanto sia severo. Le disse.
La bambina non le rispose. Si avvicinò alla tinozza e si lavò, indossò la camicia da notte e si mise a letto. L’istitutrice la osservava con sguardo triste e desolato, aveva capito benissimo il comportamento della piccola, così come aveva capito che non sarebbe stato facile piegarla. Sospirò mentre la cameriera entrava con la cena e le due uscirono insieme.
Katrin si svegliò in piena notte con lo stomaco che brontolava e si alzò. La candela era ancora accesa e si sedette al tavolo a mangiare una cena ormai fredda.
Si sedette sul letto con i pensieri in fiamme. Non sapeva come avrebbe fatto ma voleva, assolutamente voleva un po’ di libertà. Maledisse nel suo piccolo cuore suo nonno che l’aveva abbandonata e riportò alla memoria il viso di sua madre. Al solo ricordo dell’unica persona che l’aveva veramente amata non riuscì a trattenere le lacrime. L’alba giunse che lei era ancora sveglia, si alzò e si vestì, si sedette a braccia conserte sul suo sgabello in attesa di iniziare una nuova giornata.
Helen entrò con la colazione e si sedette aspettando di consumarla insieme.
Si sbrighi, miss Katrin, oggi dobbiamo ripassare le buone maniere che vanno rispettate a tavola quando ci sono ospiti di riguardo. La incitava intanto che apparecchiava la tavola come si conveniva all’occasione che doveva imparare.
Katrin ci pensò un attimo, poi si decise. Si alzò e con un gesto improvviso rovesciò sul pavimento i piatti e i bicchieri che andarono in mille pezzi. Helen non si aspettava una tale reazione e rimase qualche istante interdetta ad osservare il disastro che la piccola aveva fatto.
Piccola peste, cosa ti salta in mente? Disse adirata la donna. Suo padre sarà immediatamente informato del suo comportamento, merita una punizione esemplare! Le disse arrabbiata.
Ora raccolga ogni singolo pezzo. L’istitutrice aveva occhi fiammeggianti. Se avesse potuto l’avrebbe presa a schiaffi, ma ci avrebbe pensato suo padre, di questo ne era certa.
Katrin si mise davanti alla finestra ad osservare il cortile, nella stessa posizione di suo padre, con le mani allacciate dietro la schiena. In quel momento, era tale e quale a lui, si stava preparando ad affrontarlo e non vedeva l’ora di dare inizio alla sua battaglia.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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