KATRIN, la sua storia
parte undici
Era quasi
mezzogiorno quando Sara terminò di sistemare i capelli a Katrin. Chiamò la
cameriera e fece portare il pranzo. L’istitutrice cercava di mantenere una
conversazione allegra ma la piccola non aveva ancora detto una parola. Si
sedettero davanti al vassoio fumante di pollo con verdure, il buon profumo di
cibo invadeva tutta la stanza e iniziarono a mangiare. Cosa vuole fare oggi pomeriggio, miss Katrin? Le chiese
accarezzandole la testa. La piccola si scostò con un gesto brusco e si
sottrasse a quel gesto gentile. Voglio
fare una passeggiata. Ogni volta era la stessa risposta, e ogni volta
doveva rifiutare. Possiamo andare alle
scuderie. Suggerì la donna, sapeva che la bambina amava il suo cavallo.
Si stavano
preparando ad uscire quando sentirono bussare e un cameriere di lord Semple
entrò dicendo che doveva accompagnare miss Katrin da suo padre. Sara non sapeva
cosa pensare e la accompagnò. L’aspetto
qui fuori. Le disse mentre la piccola entrava nello studio di suo padre.
Diversamente
dal solito suo padre era seduto sulla sua poltrona in compagnia di uno
sconosciuto. Buongiorno, Katrin, siediti.
La invitò. Lei rimase silenziosa con gli occhi bassi, non sapendo cosa
aspettarsi.
Come vede, sir Antony, mia figlia sta
bene ed è in ottima salute. Disse rivolto all’uomo.
Katrin alzò
lo sguardo sullo sconosciuto e quello le sorrise, ma lei non ricambiò.
Suo nonno sarà contento di saperlo. Rispose l’uomo.
Mio nonno? Chiese stupita la bambina. Ma prima
che quello potesse rispondere suo padre la congedò. Saluta sir Antony e vai pure. Le disse. La piccola si alzò, fece un
lieve inchino e uscì travolta da mille pensieri.
Sara la
stava aspettando. Tutto bene, miss
Katrin? Ma lei non le rispose.
Andarono
direttamente alle scuderie e Vento nitrì di piacere quando riconobbe i suoi
passi. Alfred le sorrise e lanciò uno sguardo strano a Sara.
Alcuni
bambini si rincorrevano in cortile sotto la pioggia e le grida arrivavano fino
a lì, Katrin accarezzava Vento e gli parlava sottovoce. Rimase parecchio mentre
Sara e Alfred parlavano fra di loro. Approfittò di un attimo della loro
distrazione e uscì dalla parte opposta. I bambini se n’erano andati e lei
cominciò a danzare sotto la pioggia sempre più intensa. Allargava le braccia e
teneva il viso alzato al cielo, con gli occhi chiusi. Girava su se stessa e
assaporava quell’attimo di libertà. Dove
sei mamma? Che ne sarà di me? Era fradicia. Sara arrivò di corsa e la
trascinò nella sua stanza.
Avrebbe
dovuto sgridarla, ma proprio non ci riusciva. Venga che le tolgo il vestito bagnato, qui vicino al camino. E
cominciò ad asciugarla.
Stavano
bevendo il tè. Miss Katrin, domani ci
sarà miss Helen con lei, deve fare la brava, lo sa che se suo padre sente
ancora delle lamentele la punirà severamente. Non gli dia l’occasione di
spedirla nella torre. Le disse col cuore colmo di tristezza.
Cosa le importa se mi chiude nella
torre? Chiese la
bambina.
La donna
sospirò. Io voglio aiutarla, miss Katrin
ma se lei continua con questo comportamento suo padre le imporrà altre
istitutrici ed io me ne dovrò andare. Avrebbe voluto accarezzarla ma aveva
capito che la bambina non voleva nessun tipo di coinvolgimento affettuoso.
Se davvero vuole aiutarmi vada da mio
nonno e gli dica di venire a prendermi. Le rispose con rabbia. Io
non voglio stare qui, scapperò appena posso e non mi importa niente della
torre!
Sara capiva
bene quello che passava nel cuore di quella bambina, le si avvicinò, avrebbe
davvero voluto prenderle le mani, comunicarle un po’ d’affetto ma non poteva
farlo. Mi ascolti, miss Katrin, cerchi di
comportarsi bene almeno fino a che l’inverno sarà passato, o suo padre venderà
Vento e non avrà più nessuno. Purtroppo era quello che Alfred le aveva
rivelato.
Gli occhi
della bambina si riempirono di lacrime ma le ricacciò indietro. Vento è mio, me lo ha regalato mio nonno,
non può portarmelo via! Disse stringendo spasmodicamente i pugni. Lo può fare, miss Katrin, può fare ciò che
vuole, lei è solo una bambina e lui è suo padre e non tollera la disobbedienza.
Per questo le sto chiedendo di portare pazienza o perderà Vento, Alfred e anche
me. Le disse senza nasconderle la verità. Avrà altre istitutrici e nessun amico, ci pensi, miss Katrin.
La bambina
andò davanti alla finestra, nella sua tipica posizione. Sara avrebbe voluto
abbracciarla ma sapeva di aver oltrepassato il limite che le era stato imposto
e doveva stare attenta anche lei o lord Semple l’avrebbe allontanata
immediatamente. Uscì col cuore gonfio di tristezza. Katrin era solo una
bambina, una bambina che soffriva atrocemente e questo dolore avrebbe potuto
potarla a gesti estremi pur di dare contro a suo padre e a suo nonno, soltanto
lei e Alfred capivano il suo stato d’animo ma dovevano stare molto attenti e
non darlo a vedere.
La cena era
sul tavolo e si sedette a consumarla nella sua consueta solitudine. Gli altri
bambini avevano una famiglia con la quale passare il tempo, parlare, litigare o
giocare, e lei non aveva nessuno. Si mise davanti allo specchio e puntò il dito
contro la sua figura riflessa. Sei una
bambina cattiva, ma non una bambina stupida. Disse a se stessa. La paura di
perdere Vento era davvero forte, e lei amava quel cavallo, l’ultimo regalo che
aveva condiviso con sua madre. In quell’animale rivedeva l’amore dell’unica
persona che l’aveva amata, e questo non poteva permettersi di perderlo.
Le fiamme
del camino danzarono per lei mentre fiotti di lacrime inondavano le sue guance
e il suo cuore.
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