giovedì 10 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte undici






Era quasi mezzogiorno quando Sara terminò di sistemare i capelli a Katrin. Chiamò la cameriera e fece portare il pranzo. L’istitutrice cercava di mantenere una conversazione allegra ma la piccola non aveva ancora detto una parola. Si sedettero davanti al vassoio fumante di pollo con verdure, il buon profumo di cibo invadeva tutta la stanza e iniziarono a mangiare. Cosa vuole fare oggi pomeriggio, miss Katrin? Le chiese accarezzandole la testa. La piccola si scostò con un gesto brusco e si sottrasse a quel gesto gentile. Voglio fare una passeggiata. Ogni volta era la stessa risposta, e ogni volta doveva rifiutare. Possiamo andare alle scuderie. Suggerì la donna, sapeva che la bambina amava il suo cavallo.
Si stavano preparando ad uscire quando sentirono bussare e un cameriere di lord Semple entrò dicendo che doveva accompagnare miss Katrin da suo padre. Sara non sapeva cosa pensare e la accompagnò. L’aspetto qui fuori. Le disse mentre la piccola entrava nello studio di suo padre.
Diversamente dal solito suo padre era seduto sulla sua poltrona in compagnia di uno sconosciuto. Buongiorno, Katrin, siediti. La invitò. Lei rimase silenziosa con gli occhi bassi, non sapendo cosa aspettarsi.
Come vede, sir Antony, mia figlia sta bene ed è in ottima salute. Disse rivolto all’uomo.
Katrin alzò lo sguardo sullo sconosciuto e quello le sorrise, ma lei non ricambiò.
Suo nonno sarà contento di saperlo. Rispose l’uomo.
Mio nonno? Chiese stupita la bambina. Ma prima che quello potesse rispondere suo padre la congedò. Saluta sir Antony e vai pure. Le disse. La piccola si alzò, fece un lieve inchino e uscì travolta da mille pensieri.
Sara la stava aspettando. Tutto bene, miss Katrin? Ma lei non le rispose.
Andarono direttamente alle scuderie e Vento nitrì di piacere quando riconobbe i suoi passi. Alfred le sorrise e lanciò uno sguardo strano a Sara.
Alcuni bambini si rincorrevano in cortile sotto la pioggia e le grida arrivavano fino a lì, Katrin accarezzava Vento e gli parlava sottovoce. Rimase parecchio mentre Sara e Alfred parlavano fra di loro. Approfittò di un attimo della loro distrazione e uscì dalla parte opposta. I bambini se n’erano andati e lei cominciò a danzare sotto la pioggia sempre più intensa. Allargava le braccia e teneva il viso alzato al cielo, con gli occhi chiusi. Girava su se stessa e assaporava quell’attimo di libertà. Dove sei mamma? Che ne sarà di me? Era fradicia. Sara arrivò di corsa e la trascinò nella sua stanza.
Avrebbe dovuto sgridarla, ma proprio non ci riusciva. Venga che le tolgo il vestito bagnato, qui vicino al camino. E cominciò ad asciugarla.
Stavano bevendo il tè. Miss Katrin, domani ci sarà miss Helen con lei, deve fare la brava, lo sa che se suo padre sente ancora delle lamentele la punirà severamente. Non gli dia l’occasione di spedirla nella torre. Le disse col cuore colmo di tristezza.
Cosa le importa se mi chiude nella torre? Chiese la bambina.
La donna sospirò. Io voglio aiutarla, miss Katrin ma se lei continua con questo comportamento suo padre le imporrà altre istitutrici ed io me ne dovrò andare. Avrebbe voluto accarezzarla ma aveva capito che la bambina non voleva nessun tipo di coinvolgimento affettuoso.
Se davvero vuole aiutarmi vada da mio nonno e gli dica di venire a prendermi. Le rispose con rabbia. Io non voglio stare qui, scapperò appena posso e non mi importa niente della torre!
Sara capiva bene quello che passava nel cuore di quella bambina, le si avvicinò, avrebbe davvero voluto prenderle le mani, comunicarle un po’ d’affetto ma non poteva farlo. Mi ascolti, miss Katrin, cerchi di comportarsi bene almeno fino a che l’inverno sarà passato, o suo padre venderà Vento e non avrà più nessuno. Purtroppo era quello che Alfred le aveva rivelato.
Gli occhi della bambina si riempirono di lacrime ma le ricacciò indietro. Vento è mio, me lo ha regalato mio nonno, non può portarmelo via! Disse stringendo spasmodicamente i pugni. Lo può fare, miss Katrin, può fare ciò che vuole, lei è solo una bambina e lui è suo padre e non tollera la disobbedienza. Per questo le sto chiedendo di portare pazienza o perderà Vento, Alfred e anche me. Le disse senza nasconderle la verità. Avrà altre istitutrici e nessun amico, ci pensi, miss Katrin.
La bambina andò davanti alla finestra, nella sua tipica posizione. Sara avrebbe voluto abbracciarla ma sapeva di aver oltrepassato il limite che le era stato imposto e doveva stare attenta anche lei o lord Semple l’avrebbe allontanata immediatamente. Uscì col cuore gonfio di tristezza. Katrin era solo una bambina, una bambina che soffriva atrocemente e questo dolore avrebbe potuto potarla a gesti estremi pur di dare contro a suo padre e a suo nonno, soltanto lei e Alfred capivano il suo stato d’animo ma dovevano stare molto attenti e non darlo a vedere.
La cena era sul tavolo e si sedette a consumarla nella sua consueta solitudine. Gli altri bambini avevano una famiglia con la quale passare il tempo, parlare, litigare o giocare, e lei non aveva nessuno. Si mise davanti allo specchio e puntò il dito contro la sua figura riflessa. Sei una bambina cattiva, ma non una bambina stupida. Disse a se stessa. La paura di perdere Vento era davvero forte, e lei amava quel cavallo, l’ultimo regalo che aveva condiviso con sua madre. In quell’animale rivedeva l’amore dell’unica persona che l’aveva amata, e questo non poteva permettersi di perderlo.
Le fiamme del camino danzarono per lei mentre fiotti di lacrime inondavano le sue guance e il suo cuore.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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