KATRIN, la sua storia
parte tredici
Le settimane
che mancavano alla partenza sembrava che non passassero mai. Suo padre aveva
deciso che l’avrebbe accompagnata Helen ed Alfred e lei non si era opposta.
Finalmente,
anche il giorno della partenza era arrivato. La carrozza era stata caricata e
lord Semple osservava gli ultimi preparativi.
Katrin
arrivò scortata da Helen e suo padre la chiamò. Ricorda il nostro accordo. Le disse soltanto prima di rientrare.
La piccola
salì in carrozza e la sua tutrice prese posto di fronte a lei. Sarebbero arrivati entro tre o quattro ore e
Katrin fremeva dall’aspettativa. Non vedeva suo nonno da troppo tempo e non si
sapeva dare una spiegazione.
Helen le
fece ripassare le nozioni di educazione e di comportamento e le disse che ogni
sua mancanza sarebbe stata riferita a suo padre. La ragazzina l’avrebbe
volentieri scaraventata giù dalla carrozza ma si limitò a sorride.
Finalmente
la carrozza imboccò il viottolo che portava al castello del nonno. Fremeva dal
desiderio di scendere e correre fino alla porta principale, ma lo sguardo di
Helen la teneva immobilizzata.
Il cocchiere
fermò i cavalli e un cameriere aprì lo sportello. Katrin scese per prima e vide
suo nonno immobile davanti agli scalini. La piccola non sapeva come
comportarsi, dopotutto non l’aveva voluta per le vacanze dell’anno precedente.
Decise di non mostrare troppa frenesia e si avvicinò a lui con passo lento.
Buongiorno, nonno, sono felice di
essere qui. L’uomo
aveva gli occhi lucidi. Vieni Katrin,
anch’io sono felice che tu sia venuta a trovarmi. La prese per mano ed
entrarono.
Alfred li
osservava e si chiedeva cosa stesse provando quella bambina, da quando era
morta sua madre più nessuno le aveva mostrato affetto o amore e lei stava
crescendo tentando di chiudere il suo piccolo cuore ai sentimenti per non
soffrire.
Nascosta
dietro una colonna, Eloine spiava la sua adorata piccola, ma non aveva coraggio
a farsi vedere, non voleva turbarla ancora. Lacrime di dolore e di dispiacere
le bagnarono il volto pieno di rughe e di tristezza. La osservava e vedeva che
era proprio una bella bambina, e sperava che qualcuno, nella sua casa l’amasse
almeno un po’.
Katrin si
accorse di lei ma le riservò solo uno sguardo fuggente. Era ancora arrabbiata
con lei, non l’aveva perdonata per l’abbandono subìto.
Il suo compleanno
fu una grande festa, con dolci e tanti giochi e alcuni bambini invitati per
l’occasione. Lo sguardo severo di Helen non la mollava mai e lei l’avrebbe
volentieri trafitta con una spada. Al pensiero della spada cercò di calmarsi,
non voleva rovinare tutto per colpa di una istitutrice scontrosa.
Le due
settimane volarono, passò parecchio tempo con suo nonno che, velatamente le
faceva un sacco di domande e lei rispondeva sempre con educazione.
La carrozza
era pronta per far ritorno a casa. Lord Sheppard accompagnò la sua nipotina
fino al gradino. Avrebbe voluto che restasse ancora ma non c’era stato verso di
convincerla. Le baciò la fonte. Puoi
venire quando vuoi, mia cara, questa sarà sempre casa tua, tienilo bene in
mente. La piccola lo salutò e si sistemò di fronte ad Helen.
Il tragitto
fu noioso. Katrin sentiva un grande vuoto dentro di sé, le piaceva stare dal
nonno e ci sarebbe rimasta volentieri ma aveva un patto da rispettare. Un giorno tornerò per sempre. Pensò, e
in quel momento ancora non sapeva quanto diverso fosse il futuro che
l’aspettava.
Era a casa
da alcuni giorni e ancora non aveva visto suo padre. Sara l’accompagnava alle
scuderie, era piena estate e la vita all’aria aperta era davvero piacevole.
Vento era
sempre felice di uscire con la sua piccola padrona e lei lo era altrettanto.
Dovette
aspettare due settimane prima di ricevere la tanto sospirata convocazione.
Entrò nello studio di suo padre e, come sempre aspettò che si distogliesse
dalla grande finestra. Siediti. Le
disse. Ogni promessa va mantenuta, tu hai
mantenuto la tua io farò altrettanto con la mia. Domani inizierai ad allenarti
con la spada e l’arco sotto la stretta sorveglianza di Alfred. So che lo
conosci e lui ha accettato di farti da maestro. Ho ricevuto una lettera da tuo
nonno che mi dice essere stato felice della tua permanenza e un breve rapporto
da miss Helen che ha confermato che ti sei comportata bene. Continua così e non
ci saranno problemi. Ora puoi andare.
Grazie, padre. Gli disse prima di uscire.
Grazie un corno! Pensò lord Semple mentre si riempiva
un boccale di vino. Aprì il cassetto della scrivania ed estrasse la sua copia
del contratto che aveva firmato. Quel grande figlio di buona donna lo aveva
imbrogliato alla grande: al decimo compleanno di Katrin sarebbe diventato il
solo proprietario di due miniere, al dodicesimo di un vasto pascolo e bestiame,
al quattordicesimo di dieci lingotti d’oro, al sedicesimo di altri dieci
lingotti, mentre tutto il resto, ed era ancora tanto sarebbe stato di proprietà
di Katrin al suo diciottesimo compleanno se si fosse sposata, oppure a ventun
anni. Lui avrebbe gestito ogni proprietà fino a che Katrin non ne fosse entrata
in possesso. Era una ricchezza enorme quella che gli era toccata, non poteva
negare la generosità di suo suocero, ma lui voleva tutto e di tutto avrebbe
fatto per ottenerlo, era convinto di meritarsela, aveva rinunciato al suo unico
vero amore e non si aspettava niente di meno che tutta la ricchezza di Harriet.
Ma la
clausola peggiore era quella più nascosta: se Katrin fosse morta, la sua
eredità sarebbe tornata alla famiglia Sheppard, e questo lui non lo tollerava!
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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