lunedì 14 ottobre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte tredici






Le settimane che mancavano alla partenza sembrava che non passassero mai. Suo padre aveva deciso che l’avrebbe accompagnata Helen ed Alfred e lei non si era opposta.
Finalmente, anche il giorno della partenza era arrivato. La carrozza era stata caricata e lord Semple osservava gli ultimi preparativi.
Katrin arrivò scortata da Helen e suo padre la chiamò. Ricorda il nostro accordo. Le disse soltanto prima di rientrare.
La piccola salì in carrozza e la sua tutrice prese posto di fronte a lei.  Sarebbero arrivati entro tre o quattro ore e Katrin fremeva dall’aspettativa. Non vedeva suo nonno da troppo tempo e non si sapeva dare una spiegazione.
Helen le fece ripassare le nozioni di educazione e di comportamento e le disse che ogni sua mancanza sarebbe stata riferita a suo padre. La ragazzina l’avrebbe volentieri scaraventata giù dalla carrozza ma si limitò a sorride.
Finalmente la carrozza imboccò il viottolo che portava al castello del nonno. Fremeva dal desiderio di scendere e correre fino alla porta principale, ma lo sguardo di Helen la teneva immobilizzata.
Il cocchiere fermò i cavalli e un cameriere aprì lo sportello. Katrin scese per prima e vide suo nonno immobile davanti agli scalini. La piccola non sapeva come comportarsi, dopotutto non l’aveva voluta per le vacanze dell’anno precedente. Decise di non mostrare troppa frenesia e si avvicinò a lui con passo lento.
Buongiorno, nonno, sono felice di essere qui. L’uomo aveva gli occhi lucidi. Vieni Katrin, anch’io sono felice che tu sia venuta a trovarmi. La prese per mano ed entrarono.
Alfred li osservava e si chiedeva cosa stesse provando quella bambina, da quando era morta sua madre più nessuno le aveva mostrato affetto o amore e lei stava crescendo tentando di chiudere il suo piccolo cuore ai sentimenti per non soffrire.
Nascosta dietro una colonna, Eloine spiava la sua adorata piccola, ma non aveva coraggio a farsi vedere, non voleva turbarla ancora. Lacrime di dolore e di dispiacere le bagnarono il volto pieno di rughe e di tristezza. La osservava e vedeva che era proprio una bella bambina, e sperava che qualcuno, nella sua casa l’amasse almeno un po’.
Katrin si accorse di lei ma le riservò solo uno sguardo fuggente. Era ancora arrabbiata con lei, non l’aveva perdonata per l’abbandono subìto.
Il suo compleanno fu una grande festa, con dolci e tanti giochi e alcuni bambini invitati per l’occasione. Lo sguardo severo di Helen non la mollava mai e lei l’avrebbe volentieri trafitta con una spada. Al pensiero della spada cercò di calmarsi, non voleva rovinare tutto per colpa di una istitutrice scontrosa.
Le due settimane volarono, passò parecchio tempo con suo nonno che, velatamente le faceva un sacco di domande e lei rispondeva sempre con educazione.
La carrozza era pronta per far ritorno a casa. Lord Sheppard accompagnò la sua nipotina fino al gradino. Avrebbe voluto che restasse ancora ma non c’era stato verso di convincerla. Le baciò la fonte. Puoi venire quando vuoi, mia cara, questa sarà sempre casa tua, tienilo bene in mente. La piccola lo salutò e si sistemò di fronte ad Helen.
Il tragitto fu noioso. Katrin sentiva un grande vuoto dentro di sé, le piaceva stare dal nonno e ci sarebbe rimasta volentieri ma aveva un patto da rispettare. Un giorno tornerò per sempre. Pensò, e in quel momento ancora non sapeva quanto diverso fosse il futuro che l’aspettava.
Era a casa da alcuni giorni e ancora non aveva visto suo padre. Sara l’accompagnava alle scuderie, era piena estate e la vita all’aria aperta era davvero piacevole.
Vento era sempre felice di uscire con la sua piccola padrona e lei lo era altrettanto.
Dovette aspettare due settimane prima di ricevere la tanto sospirata convocazione. Entrò nello studio di suo padre e, come sempre aspettò che si distogliesse dalla grande finestra. Siediti. Le disse. Ogni promessa va mantenuta, tu hai mantenuto la tua io farò altrettanto con la mia. Domani inizierai ad allenarti con la spada e l’arco sotto la stretta sorveglianza di Alfred. So che lo conosci e lui ha accettato di farti da maestro. Ho ricevuto una lettera da tuo nonno che mi dice essere stato felice della tua permanenza e un breve rapporto da miss Helen che ha confermato che ti sei comportata bene. Continua così e non ci saranno problemi. Ora puoi andare.
Grazie, padre. Gli disse prima di uscire.
Grazie un corno! Pensò lord Semple mentre si riempiva un boccale di vino. Aprì il cassetto della scrivania ed estrasse la sua copia del contratto che aveva firmato. Quel grande figlio di buona donna lo aveva imbrogliato alla grande: al decimo compleanno di Katrin sarebbe diventato il solo proprietario di due miniere, al dodicesimo di un vasto pascolo e bestiame, al quattordicesimo di dieci lingotti d’oro, al sedicesimo di altri dieci lingotti, mentre tutto il resto, ed era ancora tanto sarebbe stato di proprietà di Katrin al suo diciottesimo compleanno se si fosse sposata, oppure a ventun anni. Lui avrebbe gestito ogni proprietà fino a che Katrin non ne fosse entrata in possesso. Era una ricchezza enorme quella che gli era toccata, non poteva negare la generosità di suo suocero, ma lui voleva tutto e di tutto avrebbe fatto per ottenerlo, era convinto di meritarsela, aveva rinunciato al suo unico vero amore e non si aspettava niente di meno che tutta la ricchezza di Harriet.
Ma la clausola peggiore era quella più nascosta: se Katrin fosse morta, la sua eredità sarebbe tornata alla famiglia Sheppard, e questo lui non lo tollerava!


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento