KATRIN, la sua storia
parte cinque
L’inverno
era arrivato che ancora lady Harriet non si era ripresa, non si alzava dal
letto da due mesi ed era sempre più debole. Katy rimaneva a giocare nella
stanza della madre, aveva sei anni compiuti ed era molto sveglia. Cercava di
giocare in silenzio quando si accorgeva che la madre dormiva e osservava il
viso preoccupato di Eloine.
Era un
pomeriggio di metà gennaio e nella camera di lady Harriet era entrato il
medico. Eloine fece uscire la piccola mentre il medico visitava la signora.
Rimase parecchio tempo al suo capezzale e uscì senza dire una parola. La
vecchia nutrice lo seguì e lo bloccò. La
prego, signore, mi dica, cos’ha la mia padrona? Gli chiese gentilmente. Io rispondo solo al lord. Le rispose
quello. Ma la donna lo prese per un braccio e lo costrinse a fermarsi. Mi dica quello che ha la mia padrona o mi
rivolgerò a suo padre! Era una minaccia che usava poche volte ma che
funzionava sempre. L’uomo sospirò. Io non
lo so di cosa soffra lady Harriet, posso solo dire che non mi piace e che credo
non riuscirà a vedere la prossima primavera. Non osi riportare a nessuno queste
parole o la farò cacciare dal castello. Aggiunse l’uomo, anche lui sapeva
come minacciare quella donna.
Eloine
rientrò e sistemò le coperte. Lady Harriet era sveglia e prese la mano ossuta
della sua vecchia nutrice. Cosa dice il
medico? Le chiese cercando di trattenere i colpi di tosse che troppo spesso
sembravano spaccarla in due. Dice che ci
vuole pazienza, che preparerà una nuova cura e che per l’estate potrà stare in
giardino con Katy. Le rispose con la morte nel cuore.
Siediti, Eloine. E la vecchia prese posto accanto alla
sua amata padrona. Promettimi che se non
dovessi guarire e dovessi lasciare questo mondo tu ti prenderai cura di Katy.
Promettimelo! E iniziò a tossire sputando sangue. La vecchia tratteneva a
stento le lacrime, anche lei aveva capito che alla sua padrona restava poco da
vivere e non osava pensare a quello che sarebbe successo dopo, cosa avrebbe
fatto il padrone con Katy e lei stessa. Era rimasta soltanto lei a conoscere la
verità e questo la metteva in pericolo, non ci era voluto molto a scoprire che
le donne che avevano assistito al parto erano misteriosamente sparite nel nulla
e nessuno aveva detto una parola, ci sarebbe voluto poco a far sparire anche lei.
Lo prometto, lady Harriet, ma non ce ne
sarà bisogno. La rassicurò.
Arrivò la
primavera e poi l’inizio dell’estate e lady Harriet non riusciva quasi a
respirare. Voleva partecipare al settimo compleanno di sua figlia ma, una
settimana prima spirò.
Katrin era
disperata, amava sua madre ma non versò una lacrima. Suo nonno giunse per il
funerale e chiese a suo genero se poteva portare al castello sua nipote per
qualche giorno e quello accettò.
Eloine stava
preparando i bagagli quando lord Semple la raggiunse. Prendi le tue cose, tutte quante e fra due settimane rimanda a casa mia
figlia ma tu non presentarti alla mia porta o te ne pentirai. E uscì senza
aggiungere altro.
Era quello
che aveva sempre temuto. Era distrutta dal dolore e non poteva fare niente, per
il bene della piccola.
Le due
settimane volarono ed Eloine aveva informato Katy che non sarebbe rientrata con
lei. Prese la scusa della salute e della vecchiaia ma la bambina si infuriò. Anche tu mi abbandoni? Mia madre è morta e
mio padre è per me uno sconosciuto, ho solo te! Perché mi fai questo? Urlava
la piccola. Eloine non sapeva cosa altro aggiungere e rimase in silenzio, le si
lacerava il cuore ma per il bene della piccola doveva restare. Vedendo che la
sua vecchia nutrice non rispondeva si infuriò ancora di più. Non voglio più vederti, Eloine! E corse
alla carrozza che l’aspettava. Non volle salutare nessuno, nemmeno suo nonno,
si sentiva abbandonata da tutti: non aveva più nessuno che l’amava e di questo
ne era assolutamente sicura.
Arrivò a casa
e trovò altre sorprese: la stanza di sua madre era stata svuotata, non c’era
più niente che ricordasse la padrona e suo padre l’aspettava nel suo studio.
Era solo una bambina che soffriva ma che non si sarebbe arresa a niente e a
nessuno.
Bussò ed entrò
nello studio austero del padre. Insieme a lui c’erano due sconosciute. Siediti Katrin. Queste sono le tue nuove
tutrici, miss Helen e miss Sara. D’ora in poi dovrai obbedire a loro e a me e a
nessun altro. Si occuperanno della tua educazione e istruzione e verrò
informato dei tuoi progressi e comportamenti. Non sono tollerante e tu lo sai,
mi aspetto la tua obbedienza. Mi sono spiegato? Disse con falsa gentilezza.
La piccola alzò lo sguardo e puntò gli occhi dritti in quelli di suo padre. Certamente, farò come desideri. Gli
rispose con un inchino, mentre dentro di lei fremeva. Chiedo solo di poter avere anche un po’ di tempo per cavalcare, lo sai
quanto mi piace. Azzardò. Suo padre rimase pensieroso per qualche minuto
mentre lei fremeva. Te lo concedo, ma ti
sarà tolta l’occasione di stare in sella alla tua cavalla se deciderò che non
lo meriti. Ora puoi andare. Fece cenno alle due donne di uscire insieme a
sua figlia.
Ebbe
un’altra sorpresa: avevano preparato le sue stanze in una piccola ala del
castello ben lontana da dove era sempre stata. Seguì le due donne senza
parlare. Le mostrarono la sua camera, la stanza dove avrebbero tenuto lezione e
tutto il resto.
La
lasciarono nella sua camera con l’accordo che il giorno dopo avrebbero iniziato
la sua istruzione. Stava seduta rigida sul letto con tanta rabbia in corpo.
Aveva soffocato fino a quel momento il dolore immenso per la perdita di sua
madre, gli occhi si inumidirono ma cacciò indietro le lacrime. Cancellò anche
il viso di Eloine, non l’avrebbe più nominata né cercata e cominciò a odiare
anche suo nonno che l’aveva lasciata partire.
Era sola,
consapevole di non avere più nessuno che l’amava e lei avrebbe fatto
altrettanto. Si sdraiò e chiuse gli occhi, si sentiva persa, una bambina sola e
abbandonata e si addormentò col viso di sua madre nel cuore.
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