KATRIN, la sua storia
parte ventidue
Mentre
correva verso l’appartamento di suo padre in testa le esplodevano migliaia di
pensieri e di emozioni, la rabbia era quella principale. Quell’uomo stava
oltrepassando i limiti della decenza. Lei si era assoggettata ai suoi voleri,
non era più una bambina ed era giunto il momento di mettere in chiaro alcune
cose.
Entrò come
una furia nello studio di suo padre. Il suo cameriere era chino a pulire quello
che sembrava vomito sul pavimento e si spaventò quando sentì aprire la porta.
Katrin vide
che lui non era lì e guardò il cameriere che si affrettò a dire che il lord non
si era ancora alzato.
Percorse il
lungo corridoio e raggiunse la camera da letto di suo padre. Si fermò solo un
attimo cercando di ricomporsi ma non ci riuscì. Spalancò la porta e una puzza
di vomito e urina la fece quasi vomitare. La stanza era semibuia e si sentiva
il russare di suo padre. Andò alla finestra e l’aprì cercando di respirare aria
pura a pieni polmoni. Suo padre era ancora vestito e sdraiato di traverso sul
letto. Russava ed era circondato da varie chiazze di vomito.
Katrin fece
una smorfia di disgusto e si fermò qualche secondo ad osservarlo. Era una
figura patetica immersa in un sonno innaturale. Si guardò intorno, non era mai
entrata lì, varie bottiglie su alcuni mobili e tavolini, un secchio contenente
i suoi bisogni aperto vicino al letto. Il suo disgusto verso quell’uomo
aumentò.
Si avvicinò
e sguainò la spada, gliela puntò alla gola. Svegliati,
è ora che tu apra gli occhi! Lo dovette chiamare varie volte prima che quello
si decidesse ad alzare le palpebre su occhi rossi e gonfi.
Lord Semple
non capì subito quello che stava succedendo, ma vide la punta della spada
puntata alla gola e che sua figlia lo guardava come se lo volesse trafiggere.
Per un attimo si spaventò e urinò nei pantaloni già sporchi.
Lei se ne
accorse e lo diede a vedere. Poi, piano piano l’uomo si riprese, almeno in
parte.
Che ci fai tu qui nella mia stanza? Le chiese imperioso senza accorgersi
di quanto fosse ridicolo il suono della sua voce.
Perché hai allontanato Alfred? Non perse tempo a chiedergli.
Una parvenza
di lucidità sembrò schiarirgli il cervello e si mise seduto sul letto. Come osi minacciare tuo padre? Le chiese
cercando di alzarsi dal letto senza riuscirci. Tu finisci immediatamente nella torre, e stavolta ci rimarrai fino a
quando lo dirò io! Aggiunse.
Lei premette
con più forza la lama alla gola dell’uomo.
Devi solo provarci, padre. Gli rispose calcando sulla parola padre.
L’uomo aveva
lo sguardo di un ubriaco in astinenza e il cervello annebbiato dal troppo bere
che lo aveva fatto cadere svenuto sul letto, nemmeno sapeva come era arrivato
nella sua camera.
Noi avevamo un accordo. Gli ricordò. Io ti avrei obbedito e tu mi avresti lasciata in pace. Te lo ricordi? Gli
disse senza nessun timore. Non sono più
una bambina, la tua bambina alla quale puoi dare gli ordini a tuo piacimento!
L’uomo
covava da sempre un odio smisurato verso quella figlia di nessuno ed esplose
senza che nemmeno se ne accorgesse.
Maledetta figlia di nessuno, chi ti
credi di essere? Urlò.
Katrin
rimase immobile cercando di assimilare la frase. Io non ti voglio come padre. Ripetè ancora una volta, era passato
molto tempo dall’ultima volta che glielo aveva sputato in faccia.
Tu non sei mia figlia! Non lo sei! Urlò di rimando.
Katrin
abbassò la punta della spada sul cuore dell’uomo. Non permetterti di calunniare mia madre, io sono sua figlia e di
conseguenza tua! Parlò molto lentamente, mentre cercava di trattenere
l’esplosione di rabbia.
Tu non sei né sua figlia né mia figlia,
sei solo la figlia di nessuno che ho comprato per il bene di tutti. Le rispose.
Katrin
rimase spiazzata, ma non toglieva la spada dal petto di suo padre.
Tu menti! Ribadì la ragazza.
Davvero? Perché non lo chiedi a
quella strega che mia moglie si è portata in dote? Come si chiama? Ah sì,
Eloine, perché non lo chiedi a lei? Le disse assimilando compiaciuto i dubbi di quella ragazza.
Katrin non
ci voleva credere. Era vero che suo padre era un uomo che disprezzava ma quello
che le aveva rivelato andava oltre ogni immaginazione. Perché l’aveva comprata?
E dove erano i suoi veri genitori? Non sapeva se ridere o piangere. Rinfoderò
la spada e rimase ad osservare l’uomo che aveva sempre creduto suo padre.
Doveva scoprire la verità.
Una rabbia e
un dolore che non aveva mai conosciuto si impossessarono di lei, sapendo che
non avrebbe potuto controllarsi a lungo decise di mantenere ancora per qualche
minuto la calma. Versò del liquore in due bicchieri e si avvicinò a suo padre.
Che ne dici, lord Semple, brindiamo
alla verità? L’uomo scolò tutto d’un fiato il liquore e
ricadde sul letto ricominciando a russare.
Katrin posò
il suo bicchiere e uscì da quella stanza con una verità che doveva confermare.
Aveva bisogno di sapere e l’unica persona che poteva dirle tutta la storia era
Eloine.
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