KATRIN, LA SUA STORIA
parte ottanta
Nella grande
città la neve era un disagio per tutti. Era insolito vederne così tanta già nel
mese di novembre, si prospettava un inverno rigido e questo rendeva tutti di
cattivo umore.
Le giornate
di Katrin erano piene di impegni e ogni sera si ritirava stanca nella sua
stanza. Parlava sempre di meno, mangiava sempre di meno e aveva perfino
abbandonato la sua attività fisica con le guardie del corpo.
Jacob era
piuttosto preoccupato, capiva che la ragazza aveva bisogno di qualcosa che le
risollevasse il morale e l’arrivo delle feste e della fine dell’anno, dove
tutti festeggiavano ed erano spensierati non faceva che peggiorare la
situazione.
Katrin aveva
ricevuto molti inviti e, le ultime due settimane dell’anno e la prima dell’anno
nuovo quasi tutte le attività rallentavano se non addirittura venivano sospese
per permettere a tutti di tornare alle loro famiglie.
Dicembre era
appena iniziato e la neve già si accumulava ai bordi delle strade dove tanti
uomini erano costantemente al lavoro per liberare il passaggio alle varie
carrozze e alle tante persone costrette a camminare in mezzo alla fanghiglia.
Quella
mattina, Katrin si era svegliata con un gran mal di gola. Jacob si accorse
dell’indisponibilità e le consigliò di rimanere al caldo, lui doveva uscire per
alcune commissioni personali ma sarebbe rientrato in tempo per cenare insieme.
Katrin
ritornò a letto e chiuse gli occhi. Non riusciva a dormire e pensava ai
preparativi che di sicuro si stavano facendo da suo nonno, alla festa che ogni
anno anche suo padre preparava e lacrime di nostalgia le bagnarono le guance.
Tuffò il viso nel cuscino e diede libero sfogo ad un pianto che da troppo tempo
tratteneva.
Entrò la
cameriera con una tisana per la gola, la mise sul tavolino e uscì
silenziosamente.
Katrin cercò
di riprendere il controllo. Sapeva che era l’ultimo periodo di lontananza, si
concentrò sulla sua prossima festa di compleanno, dei suoi diciotto anni che
avrebbero festeggiato al castello di suo nonno. Non lo aveva confessato nemmeno
a Jacob, ma non aveva voglia di altri festeggiamenti se non quello del suo
ritorno a casa, che per fortuna si avvicinava anche se troppo lentamente.
La giornata
passò lentamente. Il buio era sceso molto presto e lei leggeva un libro vicino
al camino quando Jacob entrò. Si sente
meglio, lady Katrin? Ho ordinato una cena speciale per stasera. Le
comunicò.
Grazie Jacob, la gola va meglio e
sono felice di cenare con lei. Gli rispose sforzandosi di sorridere.
I piatti
preferiti di Katrin vennero serviti ai due commensali. Katrin si sforzava di
mangiare anche se da tempo non aveva appetito. Jacob le sorrideva, cercava di
alleggerire l’atmosfera ma capiva che la ragazza aveva raggiunto un limite che
le sarebbe stato doloroso oltrepassare per continuare per altri si mesi quel
viaggio che la stava svuotando della voglia di vivere.
Terminata la
cena, Jacob estrasse una busta e gliela consegnò, sperando di ottenere quello
che lui sperava.
Katrin lesse
l’invito della famiglia Mason che la invitava a trascorrere con loro le
settimane di festività. C’era un post scritto anche di Mascia e Jonatan che le
dicevano che sarebbero venuti a prenderla anche con la forza. Questo la fece
sorridere mentre posava l’invito. E’
opera sua, questa, sir Jacob? Gli chiese.
L’uomo
sospirò, non poteva ingannarla, non ci sarebbe riuscito. Solo in parte, lady Katrin. L’invito arriva direttamente dai due
pestiferi gemelli, non vedono l’ora che lei passi con loro un po’ di tempo. Le
rispose.
Va bene, accetti l’invito e provveda,
per favore. E dopo, cosa mi aspetta, sir Jacob? Volle sapere.
Suo nonno ha richiesto che lei passi
almeno tre mesi in Francia, a visitare mostre, musei, e conoscere alcuni suoi
collaboratori. No, non deve prendere nessuna lezione stavolta, soltanto
rilassarsi e conoscere Parigi. Sono sicuro che le piacerà. Le disse cercando di essere
convincente.
Katrin era
rimasta silenziosa. Passare tre mesi invernali a Parigi poteva essere
emozionante, conoscere una cultura diversa, un modo di vivere diverso, ma non
ne era entusiasta, e Jacob lo sapeva.
Devo proprio andarci, sir Jacob? Gli chiese senza entusiasmo.
Ci sarebbe un’altra soluzione, lady
Katrin. Tutta la famiglia Mason passerà parecchie settimane al sud della
Spagna, hanno una immensa tenuta e potrebbe partire con loro, non aspettano
altro. Le rivelò con
un gran sorriso.
A Katrin si
illuminarono gli occhi, sapere di poter partire in compagnia e soprattutto
della famiglia alla quale si era affezionata era ben diverso.
Vorrei essere adottata dalla famiglia
Mason. Va bene sir Jacob, se non ci sono problemi va proprio bene. E finalmente sul suo viso spuntò un
timido sorriso.
Anche Jacob
sospirò, era riuscito a risolvere un grave problema e a renderla felice, si era
accorto di come fosse impaziente e frustrata, aveva avuto il timore che facesse
un colpo di testa e tornasse di corsa da suo nonno.
Passò le
ultime settimane di istruzione e a metà dicembre prese congedo da quei gentili
banchieri che si erano prodigati a illuminarla su varie metodologie del loro
lavoro.
Ora
l’aspettava un periodo di serenità, o almeno era quello che sperava, poteva
dire di aver terminato i compiti che suo nonno le aveva assegnato, e anche
prima del previsto.
Si ritirò
nella sua stanza, mise in ordine tutti gli appunti che aveva preso in quei mesi
e sorrise fra sé: era fiera di quello che aveva imparato.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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