KATRIN, LA SUA STORIA
parte ottantanove
Cenare con
suo nonno era sempre un piacere. Erano soli a tavola e non smettevano di
scambiarsi opinioni. Era un modo come un altro, per il vecchio lord di sondare
la mente e le idee di sua nipote.
Mia cara, bisogna che iniziamo a
cercarti un marito. E’ ora che tu conosca alcuni giovanotti per poter
scegliere. Sorrise
vedendo l’espressione attonita della nipote. Non ti sto obbligando a sposarti domani mattina, ma da qualche parte
bisogna iniziare. Dimmi, fra tutti quelli che conosci c’è qualcuno che ti ha
attirata più di altri? Le chiese gentilmente.
Lei rimase
assorta per un attimo. Nonno, io non
conosco nessuno, non ho mai frequentato nessuno. E qui si interruppe
pensando a Robin, lui lo conosceva e lo aveva frequentato fin da ragazzina, ma
non sapeva se fosse giusto aprire subito il suo cuore al nonno. Decise di
tergiversare, dopotutto aveva tempo per scegliere.
Ah se ci fosse ancora la mia adorata
Katrin! Lei saprebbe come comportarsi in questa situazione, è una questione di
donne questa e non voglio commettere l’errore che ho commesso con mia figlia.
Mi fido di te, mia cara, so che non seguirai altro che il tuo cuore, ed io farò
di tutto perché tua sia felice, solo questo conta. Le disse prendendole la mano.
Grazie, nonno. Gli disse abbracciandolo. La tua approvazione sarà per me la cosa più
importante quando sarà il momento e avrò trovato l’uomo giusto.Aveva gli
occhi lucidi. Il suo cuore aveva già scelto, nessuno lo sapeva e lei avrebbe
fatto di tutto per raggiungere la felicità che voleva per la sua vita.
L’estate
passava e lei era felice. Robin non aveva più detto niente e continuavano gli
allenamenti.
L’autunno
arrivò grigio e nebbioso prima del previsto. Era solo metà ottobre ma gli
alberi erano già spogli e i camini erano stati accesi in tutte le case.
Lord
Sheppard non era stato bene, ancora non si era ripreso e Katrin lo andava a
trovare ogni giorno. Passava con lui alcune ore e il vecchio signore amava quei
momenti con lei, ed era ricambiato.
Spesso Robin
veniva dal lord con messaggi e documenti che a lei erano preclusi. Lord
Sheppard inviava Robin come suo emissario e si fidava molto di lui. Katrin li
osservava spesso mentre parlavano di affari e di risposte ai vari quesiti che
il capitano recapitava per il lord. Era evidente il loro affiatamento e per un
certo verso ne soffriva, doveva essere lei ad affiancare il nonno, dopotutto
era stata istruita per questo ma ancora non aveva messo in pratica quasi niente
del suo apprendimento.
Katrin era
nella sua stanza. Fuori il vento impetuoso era freddo e la pioggia era
imminente. Colette era seduta vicino al camino e osservava la sua padrona. Si
era accorta che qualcosa la turbava ma non avrebbe mai avuto il coraggio di
chiederle niente, lei era solo la sua cameriera.
Qualcosa la turba, lady Katrin? Si decise alla fine a chiedere.
Sono preoccupata per la salute del
nonno. Ancora non si è ripreso del tutto. Rispose.
Uscì per
andare da lui, si vedevano ogni pomeriggio per passare un po’ di tempo insieme.
Bussò e trovò il nonno seduto sulla poltrona, sembrava stare molto meglio.
L’uomo le sorrise e la invitò a sedersi accanto a lui per il tè.
Come stai, nonno? Gli chiese con un sorriso.
Sto meglio, mia cara. Il medico mi ha
detto che il peggio è passato e che presto posso riprendere come prima. Si vedeva che era felice. So bene che ho in sospeso una questione
importante con te, devo invitare qualche giovanotto, il tempo passa troppo in
fretta ed io non voglio morire prima di vederti felicemente sposata. Aggiunse.
Lo so che farai solo quello che
ritieni il meglio per me, nonno. Rispose cercando di mantenere il sorriso.
Rimasero
insieme più a lungo del solito, ora che il vecchio lord stava meglio potevano
trascorrere più tempo in compagnia l’uno dell’altra, cosa che pareva non
bastasse mai.
Katrin
raggiunse la sua stanza più leggera, la preoccupazione per la salute di suo
nonno era passata e aveva bisogno di pensare a come dare un senso al suo
futuro.
Decise di
raggiungere le stalle, si coprì ben bene e sellò Alba. Presto non avrebbe più
potuto uscire, il mal tempo l’avrebbe costretta al castello. Uscì dal portone
mentre le prime gocce di pioggia anticipavano un torrenziale acquazzone.
Rise forte. Andiamo, Alba. Corri o saremo costrette a
tornare subito indietro. Sussurrò all’orecchio della cavalla.
Galoppava
sferzata dal vento e dalla pioggia. Era fradicia e i capelli si erano sciolti.
Dio che emozione! Era felice, talmente felice che ne aveva paura. Si chiese
come sarebbe stato quando il suo sogno d’amore si fosse compiuto. La sua mente
era tutta presa dall’aspettativa, da quello che sarebbe stato, dall’amore che
avrebbe avuto finalmente suo per tutta la vita, dai figli che sarebbero nati e
amati come nessun’altro aveva mai fatto. La pioggia la costringeva a tenere gli
occhi stretti e non vide un ramo chela colpì facendola ruzzolare a terra. Un
dolore alla schiena le fece perdere i sensi. Si perse in un mondo tutto suo
dove tutto era perfetto, dove lei era la moglie di Robin, dove suo nonno era
felice della loro unione, dove la felicità era e sarebbe stata sempre con lei.
Aveva il viso di Robin davanti agli occhi e non si accorse di essersi ripresa.
Il viso preoccupato di Robin era proprio davanti al suo. Grondava pioggia e la
stringeva fra le braccia. Lei era sicura che il suo sogno continuava. Allungò
la mano e gli accarezzò il viso. Io ti
amo, Robin. E svenne di nuovo.
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