KATRIN, LA SUA STORIA
parte novanta
Si era
scatenato un diluvio come nei peggiori temporali estivi. Faceva freddo e Katrin
giaceva senza sensi e fradicia fra le braccia di Robin.
Il soldato
cercava di trovare un posto per ripararsi ma non c’era proprio niente nei
paraggi. Il viso bianco di Katrin e il suo leggero respiro preoccupavano Robin,
per la prima volta non sapeva come proteggere la ragazza, era suo compito, suo
dovere tenerla al sicuro ma era una gran testona e se non fosse stato per lo
stalliere che lo aveva avvisato non avrebbe mai saputo che era uscita dal
castello da sola.
La pioggia
grondava sul viso pallido e lei sembrava serena, persa nei suoi sogni mentre
lui aveva il cuore che gli martellava nel petto. Non poteva tergiversare oltre.
Si tolse il
mantello che era comunque già fradicio e avvolse la ragazza. Con fatica montò
in sella al suo cavallo tenendola fra le braccia. Alba li seguiva ma si vedeva
che era spaventata e doveva tranquillizzare anche lei.
Il vento era
cresciuto e scrosci di pioggia violenta colpivano i due cavalieri e gli
animali. Robin faticava a tenere gli occhi aperti, era fradicio e sentiva
freddo, il cavallo faticava ad eseguire gli ordini ma la destrezza del soldato
e la sua esperienza ebbero la meglio. Attraversò il portone e si diresse
all’ingresso principale. Quasi cadde scendendo da cavallo con Katrin svenuta
fra le braccia.
Colette
arrivò di corsa e aiutò Robin a trasportare Katrin nella sua stanza.
Il soldato
ansimava dalla fatica e rabbrividiva dal freddo.
Vada a riscaldarsi, sir Robin, qui ci
penso io. Gli disse
Colette. Lui lanciò un ultimo sguardo alla ragazza e raggiunse velocemente gli
alloggi dei soldati per un bagno caldo e del vino bollente.
Colette e
altre due cameriere avevano spogliato Katrin e l’avevano immersa nella tinozza
di acqua calda. Cominciava a riprendere colore e il respiro si era fatto più
regolare.
Cominciò a
farfugliare strane frasi e la sua cameriera fece uscire le sue aiutanti perché
non sentissero quello che la loro padrona diceva.
Colette le
sfregava vigorosamente mani e piedi, il torace e le scaldava la testa con un
panno umido e caldo.
Si vedeva
che si stava riprendendo. Katrin aprì gli occhi e per pochi istanti non capì
cosa fosse successo. Il viso di Colette si era sostituito a quello di Robin.
Cos’è successo? chiese ancora frastornata.
Si è svegliata, finalmente, lady
Katrin. Mi ha fatto prendere un bello spavento. Le rispose. Non so di preciso cosa le sia successo, è stata portata qui da sir
Robin, svenuta e pallida da sembrare morta. Ho paura che anche il capitano si
sia preso un bello spavento. Aggiunse senza smettere di massaggiarla.
Finalmente
era nel suo letto caldo mentre fuori la pioggia e il vento crescevano di
intensità. Rabbrividì al pensiero di quello che le era successo, poteva andarle
peggio e si chiese come avesse fatto Robin a trovarla, ma lui lo sapeva sempre,
pensò con un sorriso.
Colette era
seduta vicina al letto e osservava la sua padrona. Dalle frasi sconclusionate
che aveva detto mentre era semi svenuta aveva avuto la conferma dei suoi
sospetti.
Bussarono e
lord Sheppard fece il suo ingresso. Faticava ancora a camminare e si appoggiava
pesantemente al suo bastone. Colette lo fece sedere vicino a Katrin.
Dopo averla
osservata a lungo trasse un sospiro di sollievo. Come stai, mia cara? Ci hai fatto molto preoccupare. Non ringrazierò
mai abbastanza il capitano per averti riportata viva a casa. Le disse
prendendole la mano.
Sono stata avventata, nonno. Gli rispose con voce roca. Non succederà più, te lo prometto. Aggiunse
con un sorriso.
Bussarono di
nuovo e Robin entrò. Si fermò vedendo il suo lord.
Vieni avanti, Robin. Stavo giusto
riprendendo mia nipote e ringraziando il cielo per il tuo intervento. Ti
ringrazio anch’io per avermela riportata. Aggiunse quasi sottovoce.
Katrin li
osservava, in quella stanza era racchiuso tutto il suo mondo, tutto ciò a cui
era legata. Passò lo sguardo da suo nonno a Robin e due lacrime di emozione le
bagnarono gli occhi. Se avesse avuto il coraggio avrebbe rivelato i suoi
sentimenti in quello stesso momento, ma la paura di un rifiuto sia da parte di
suo nonno che da parte di Robin la frenava.
Ora che ti ho vista sono più
tranquillo e posso tornare nella mia stanza. Miss Colette sarebbe così gentile
da accompagnarmi? Chiese
mentre accarezzava la mano di sua nipote.
Robin e
Katrin rimasero soli e nessuno dei due parlava.
Sono stata incauta, ma grazie sir
Robin. Gli disse
quasi timida.
Il soldato
si avvicinò di più al letto e si sedette dove prima c’era il lord. Le prese la
mano. Mi ha fatto quasi morire di paura,
lady Katrin, e non è da me spaventarmi così. Si portò la mano alle labbra e
la baciò.
Non riuscirei a vivere se lei se ne
andasse. Si lasciò
sfuggire.
Katrin alzò
i suoi splendidi occhi sul soldato e lesse tutta la preoccupazione e qualcosa
d’altro su quello splendido viso.
Gliel’ho già detto, sir Robin. E’ qui
che voglio stare, è qui che c’è tutto quello che amo. Gli rispose arrossendo.
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