lunedì 17 febbraio 2020

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte cento






Ogni giorno che passava si convinceva sempre di più di dover migliorare. Essere più accondiscendente con Robin, accettare gli impegni e il sacrificio che la loro posizione comportava. Forse era stata troppo egoista, per questo aspettava con ansia il suo ritorno, avrebbe parlato prima con lui e poi con suo nonno promettendo che avrebbe cercato di essere diversa, di sicuro si sarebbe impegnata per riuscirci.
Aveva l’animo più leggero ora che aveva raggiunto la decisione e non vedeva l’ora di essere stretta fra le braccia di suo marito.
Era il diciassette luglio quando Robin, finalmente tornò al castello.
Già da lontano si era vista la polvere alzata dagli zoccoli del cavallo, avevano fretta entrambi di tornare e lei era alla finestra ad aspettare che suo marito entrasse dal portone per corrergli incontro.
Entrò Colette e sorrise vedendo il viso disteso della sua padrona. Aveva bisogno di alcune indicazioni e rimasero alcuni minuti a discutere prima che Katrin uscisse incontro a Robin.
Era certa che fosse nello studio di suo nonno, doveva riportargli documenti e notizie, per questo si avviò con lentezza, doveva dare loro il tempo di svolgere la loro discussione prima di riavere suo marito.
Aveva un gran sorriso mentre percorreva i lunghi corridoi e finalmente imboccò l’ultimo tratto.
Le voci dei due uomini le giungevano nitide e discutevano di cose che lei non conosceva. Si fermò ancora qualche minuto prima di entrare, pochi passi la separavano dalla porta aperta quando la discussione dei due uomini cambiò argomento.
Ho ricevuto un messaggio dalla Cerchia Ristretta. Sono molto soddisfatti del tuo operato. I due anni che hai passato con loro per imparare regole e comportamenti stanno dando i frutti sperati. Sono fiero di te, Robin, e sono felice di aver avuto ragione quando ti ho proposto. La voce di lord Sheppard denotava tutta la soddisfazione che gli stava esprimendo. Il fatto che tu abbia accettato di sposare Katrin ti ha portato avanti nella scala gerarchica, e quando avrai un figlio che sarà il vero erede di tutto il mio patrimonio potrai godere di privilegi che non hai nemmeno mai sognato. Continuò il vecchio lord.Il cerchio si sta chiudendo e non poteva andare meglio di così.
Si sentì il tintinnio di due bicchieri mentre brindavano.
Katrin era rimasta immobile, di pietra. Il suo cuore si era fermato rendendola di ghiaccio ed era quasi svenuta, in pochi attimi tutta la sua vita era stata distrutta. Il suo viso era cadaverico quando con pochi passi entrò nello studio e vide i due uomini bere dai calici e sorridersi soddisfatti. Alzarono contemporaneamente lo sguardo e capirono all’istante che lei aveva ascoltato il discorso.
Allora è così che stanno le cose! Dapprima bisbigliò, ma poi ritrovò la voce. Mio padre mi ha comprata per non perdere l’eredità di mia madre, mio nonno mi ha tenuta per portare avanti i suoi piani e tu… tu disse puntando il dito verso Robin tu mi hai sposata per obbedire agli ordini. Prese fiato mentre il suo viso da cadaverico si infiammava.Ora, finalmente conosco la verità, povera sciocca che sono stata, accecata dall’amore. Ebbene vi dico che io non ho mai avuto un padre, che non ho mai avuto un nonno, che tu non sei più mio marito. Io vi rinnego tutti quanti. Sono sempre stata sola e non mi spaventa ritornare ad esserlo, da oggi io non sono più né Semple, né Sheppard, né Rollins, ma solo Katrin, avete tutto il mio disprezzo, e se potessi vi trafiggerei qui all’istante. Ansimava mentre la collera si impadroniva di ogni fibra del suo corpo.
Robin fece un passo verso di lei, ma lo bloccò col braccio teso. Tu non mi sfiorerai mai più nemmeno con un dito, non ti avvicinare o il mio pugnale troverà il punto giusto per trafiggerti oppure ti taglierò la gola. Sei il peggiore di tutti, potevo sopportare il resto, ma da te… mi hai distrutta e non avrai mai più niente da me se non la mia lama.
Girò su se stessa e uscì.
Katrin! Fermati! Urlò Robin.
Lasciala andare, dove vuoi che vada o che faccia, senza di te non ha niente, tornerà all’ovile, falla sfogare e poi tornerà, non ha nessun altri che te e me. Furono le parole che Katrin sentì dire da suo nonno mentre si allontanava.
Robin rimase immobile, affranto. Lord Sheppard non conosceva bene quanto lui sua moglie e lui non prendeva alla leggera le parole che gli aveva detto.
Katrin percorse ansimando e a passo svelto il corridoio. Appese alla parete c’erano due asce incrociate, non senza fatica le staccò dal muro e le tenne ben strette mentre, con occhi spiritati si dirigeva nella sua stanza.
Entrò come un fulmine e Colette si spaventò quando la vide. Un’espressione che non conosceva e le due asce in mano, la cameriera ebbe davvero paura.
Chiudi le porte e sbarrale. Le ordinò Katrin.
Cos’è successo, lady Katrin? Trovò il coraggio di chiedere.
La donna alzò lo sguardo sulla sua cameriera e fu come se la vedesse per la prima volta. Tu lo sapevi? Le chiese alzando senza volerlo un’ascia.
Di cosa sta parlando? Le rispose con voce tremante dalla paura.
La servitù sa sempre tutto, tu lo sapevi? Le chiese di nuovo avvicinandosi minacciosa.
Non so di preciso, so che ci sono dei pettegolezzi che la riguardano, ma quando mi avvicino si bloccano e non parlano, sono troppo vicina a lei e nessuno mi fa confidenze o mi riporta notizie. Le confermò.
Sei dalla mia parte, Colette?
Sempre, lady Katrin.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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