KATRIN, LA SUA STORIA
parte cento
Ogni giorno
che passava si convinceva sempre di più di dover migliorare. Essere più
accondiscendente con Robin, accettare gli impegni e il sacrificio che la loro
posizione comportava. Forse era stata troppo egoista, per questo aspettava con
ansia il suo ritorno, avrebbe parlato prima con lui e poi con suo nonno
promettendo che avrebbe cercato di essere diversa, di sicuro si sarebbe
impegnata per riuscirci.
Aveva
l’animo più leggero ora che aveva raggiunto la decisione e non vedeva l’ora di
essere stretta fra le braccia di suo marito.
Era il
diciassette luglio quando Robin, finalmente tornò al castello.
Già da
lontano si era vista la polvere alzata dagli zoccoli del cavallo, avevano
fretta entrambi di tornare e lei era alla finestra ad aspettare che suo marito
entrasse dal portone per corrergli incontro.
Entrò
Colette e sorrise vedendo il viso disteso della sua padrona. Aveva bisogno di
alcune indicazioni e rimasero alcuni minuti a discutere prima che Katrin
uscisse incontro a Robin.
Era certa
che fosse nello studio di suo nonno, doveva riportargli documenti e notizie,
per questo si avviò con lentezza, doveva dare loro il tempo di svolgere la loro
discussione prima di riavere suo marito.
Aveva un
gran sorriso mentre percorreva i lunghi corridoi e finalmente imboccò l’ultimo
tratto.
Le voci dei
due uomini le giungevano nitide e discutevano di cose che lei non conosceva. Si
fermò ancora qualche minuto prima di entrare, pochi passi la separavano dalla
porta aperta quando la discussione dei due uomini cambiò argomento.
Ho ricevuto un messaggio dalla
Cerchia Ristretta. Sono molto soddisfatti del tuo operato. I due anni che hai
passato con loro per imparare regole e comportamenti stanno dando i frutti
sperati. Sono fiero di te, Robin, e sono felice di aver avuto ragione quando ti
ho proposto. La voce
di lord Sheppard denotava tutta la soddisfazione che gli stava esprimendo. Il fatto che tu abbia accettato di sposare
Katrin ti ha portato avanti nella scala gerarchica, e quando avrai un figlio
che sarà il vero erede di tutto il mio patrimonio potrai godere di privilegi
che non hai nemmeno mai sognato. Continuò il vecchio lord.Il cerchio si sta chiudendo e non poteva
andare meglio di così.
Si sentì il
tintinnio di due bicchieri mentre brindavano.
Katrin era
rimasta immobile, di pietra. Il suo cuore si era fermato rendendola di ghiaccio
ed era quasi svenuta, in pochi attimi tutta la sua vita era stata distrutta. Il
suo viso era cadaverico quando con pochi passi entrò nello studio e vide i due
uomini bere dai calici e sorridersi soddisfatti. Alzarono contemporaneamente lo
sguardo e capirono all’istante che lei aveva ascoltato il discorso.
Allora è così che stanno le cose! Dapprima bisbigliò, ma poi ritrovò la
voce. Mio padre mi ha comprata per non
perdere l’eredità di mia madre, mio nonno mi ha tenuta per portare avanti i
suoi piani e tu… tu disse puntando il dito verso Robin tu mi hai sposata per obbedire agli ordini. Prese fiato mentre il
suo viso da cadaverico si infiammava.Ora,
finalmente conosco la verità, povera sciocca che sono stata, accecata
dall’amore. Ebbene vi dico che io non ho mai avuto un padre, che non ho mai
avuto un nonno, che tu non sei più mio marito. Io vi rinnego tutti quanti. Sono
sempre stata sola e non mi spaventa ritornare ad esserlo, da oggi io non sono
più né Semple, né Sheppard, né Rollins, ma solo Katrin, avete tutto il mio
disprezzo, e se potessi vi trafiggerei qui all’istante. Ansimava mentre la
collera si impadroniva di ogni fibra del suo corpo.
Robin fece
un passo verso di lei, ma lo bloccò col braccio teso. Tu non mi sfiorerai mai più nemmeno con un dito, non ti avvicinare o il
mio pugnale troverà il punto giusto per trafiggerti oppure ti taglierò la gola.
Sei il peggiore di tutti, potevo sopportare il resto, ma da te… mi hai
distrutta e non avrai mai più niente da me se non la mia lama.
Girò su se
stessa e uscì.
Katrin! Fermati! Urlò Robin.
Lasciala andare, dove vuoi che vada o
che faccia, senza di te non ha niente, tornerà all’ovile, falla sfogare e poi
tornerà, non ha nessun altri che te e me. Furono le parole che Katrin sentì dire da suo nonno
mentre si allontanava.
Robin rimase
immobile, affranto. Lord Sheppard non conosceva bene quanto lui sua moglie e
lui non prendeva alla leggera le parole che gli aveva detto.
Katrin
percorse ansimando e a passo svelto il corridoio. Appese alla parete c’erano
due asce incrociate, non senza fatica le staccò dal muro e le tenne ben strette
mentre, con occhi spiritati si dirigeva nella sua stanza.
Entrò come
un fulmine e Colette si spaventò quando la vide. Un’espressione che non
conosceva e le due asce in mano, la cameriera ebbe davvero paura.
Chiudi le porte e sbarrale. Le ordinò Katrin.
Cos’è successo, lady Katrin? Trovò il coraggio di chiedere.
La donna
alzò lo sguardo sulla sua cameriera e fu come se la vedesse per la prima volta.
Tu lo sapevi? Le chiese alzando senza
volerlo un’ascia.
Di cosa sta parlando? Le rispose con voce tremante dalla
paura.
La servitù sa sempre tutto, tu lo
sapevi? Le chiese di
nuovo avvicinandosi minacciosa.
Non so di preciso, so che ci sono dei
pettegolezzi che la riguardano, ma quando mi avvicino si bloccano e non
parlano, sono troppo vicina a lei e nessuno mi fa confidenze o mi riporta
notizie. Le
confermò.
Sei dalla mia parte, Colette?
Sempre, lady Katrin.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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