KATRIN, LA SUA STORIA
parte centonove
Si sentiva
piuttosto al sicuro sopra la torre, anche se non stava molto comoda, doveva
stare sdraiata e le ossa cominciavano a farle male. Osservava ogni cosa e la
sorprese che i tre soldati non si allontanassero mai troppo dalla casa
padronale, sembrava proprio che la stessero aspettando.
Il cibo le
sarebbe bastato per un paio di giorni mentre studiava come arrivare in casa di
Jacob.
Un altro
giorno tramontò e lei non vedeva l’ora di poter scendere dalla torre e
sgranchirsi le gambe. La notte era buia, senza luna ma lei aveva visto i tre
soldati che si erano accampati sotto il portico, proprio davanti all’entrata
principale.
Lei era
assolutamente decisa a non farsi vedere da nessuno, nessuno doveva poter
avvisare Robin o lord Sheppard, e questo doveva saperlo anche Jacob.
Era di nuovo
sulla torre e il sole era già sorto, la vita riprendeva e i soldati avevano
abbandonato la loro postazione e, a cavallo cominciavano di nuovo a perlustrare
i dintorni.
Verso
mezzogiorno Katrin vide una fila di donne con varie ceste colme di erbe che
presumeva fossero medicinali o aromatiche. Raggiunsero il portico che
circondava la casa e cominciarono a stenderle ovunque, lasciando solo un
piccolo spazio per aprire la porta di casa.
Sorrise, in
quel modo i soldati non potevano passare lì la notte ma dovevano andare vicino
al fienile o dietro la casa. Capì che quella notte Jacob l’aspettava.
Si sentiva
agitata per l’aspettativa e sembrava che quel giorno non finisse mai.
Era la notte
che precedeva il trenta agosto, aspettò fino a quando tutti i rumori si furono
placati e ridiscese dalla torre. Strisciò come un serpente nell’erba fresca che
la separava da casa e, a pochi metri vide che la porta era socchiusa e una
flebile luce usciva come una soave voce che la chiamasse.
Le erbe erano
profumate e lei sgaiattolò fino all’entrata. Aprì cautamente la porta che non
fece il minimo rumore e vide la candela sul tavolo, mentre un’ombra chiudeva
velocemente la porta.
Benvenuta, lady Katrin. Sussurrò la voce di Jacob aiutandola
ad alzarsi.
La ragazza
aveva il fiatone, si tolse dalle spalle il suo fagotto e lo appoggiò al muro. Ho accettato il suo invito, sir Jacob. Gli
rispose sottovoce.
L’uomo la
fece avvicinare alla candela e vide quello che era ora la bellissima Katrin,
sarebbe stato difficile per tutti riconoscere in lei la splendida lady.
Venga Lady Katrin, le ho preparato
una vasca e dell’acqua per lavarsi, dei vestiti e biancheria pulita. L’accompagnò nel piccolo bagno e la
lasciò. Intanto le preparo qualcosa da
mangiare, faccia con calma, la notte è ancora lunga. Le bisbigliò.
Katrin non
vedeva l’ora di togliersi di dosso gli abiti lacerati e sporchi e di potersi
finalmente lavare. Non perse tempo e si immerse nella piccola vasca di acqua
ormai fredda. Cercò di lavarsi i lunghi capelli ma erano un groviglio
inestricabile, prese le forbici e con un taglio netto li tagliò fino alla
sommità della nuca.
Si rivestì
con biancheria pulita e c’erano perfino un paio di scarponi che calzò con
estremo piacere.
Si sentiva
rinata quando raggiunse Jacob in cucina. Sul tavolo fette di pane, di
prosciutto, di formaggio, patate, birra, vino e acqua.
Niente le
era sembrato più bello dopo il bagno. Iniziò a mangiare di gusto sotto gli
occhi attenti di Jacob che non diceva niente.
Quando la
fame fu placata versò un boccale di birra anche per Jacob.
Era venuto
il momento di parlare.
Dove sono sua moglie e sua madre, sir
Jacob? Gli chiese.
Sono nelle loro stanze, sanno di non
muoversi di lì. Non si deve preoccupare di loro. Le rispose.
Katrin,
finalmente pulita e sazia posò le mani rovinate sul tavolo e alzò il suo
sguardo in faccia all’uomo. Lei sapeva,
sir Jacob? Gli chiese soltanto.
Non dall’inizio, lady Katrin. Quando
sono stato scelto per accompagnarla ero all’oscuro delle motivazioni. Poi
cominciai a ricevere missive da amici che lavoravano al castello che mi
riferivano quello che succedeva. Ho messo insieme le varie notizie e poi ho
capito. Erano passati alcuni mesi dalla nostra partenza quando mi sono fatto un
quadro chiaro della situazione. Le disse sinceramente.
E’ per questo che non è venuto al
nostro matrimonio? Volle
sapere.
In parte sì, non sarei stato in grado
di guardarla in viso, assistere alla sua felicità sapendo quello che era stato
tramato ai suoi danni. E l’altra parte è che avevo paura che il lord scoprisse
quello che sapevo e potesse vendicare la sua collera su di me. Non sono
tranquillo, lady Katrin, i soldati che ha sicuramente visto vengono sostituiti
ogni tre giorni e non smettono mai di interrogare e investigare. Le rispose.
L’ho messa in pericolo, vero sir
Jacob? Le disse
tristemente.
Sono stato io ad invitarla ed ero
sicuro che sarebbe venuta da me. La conosco, lady Katrin, mi dica come ci è
riuscita? Era
curioso di sapere.
Non è stato facile, sir Jacob. Gli disse mostrandogli le mani
sanguinanti. Nessuno mi ha vista, ho
camminato di notte tenendomi nascosta di giorno, non so nemmeno quanti giorni
sono passati esattamente dalla mia fuga. Ma sono qui. Aggiunse speranzosa.
Rimasero
alcuni minuti ad osservarsi, l’uomo avrebbe voluto abbracciarla, lo voleva da
tanto tempo ma sapeva che non lo poteva fare, provava un sincero affetto per
quella ragazza forte e coraggiosa.
Sono venuta da lei, sir Jacob perché
è stato l’unico che risolveva i miei problemi, le mie richieste e, ho la speranza,
una infondata speranza che lo possa fare anche stavolta. Gli confessò.
Cosa vuole, lady Katrin?
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