KATRIN, LA SUA STORIA.
parte centosei
Robin uscì e
mandò i suoi soldati a ispezionare i dintorni.
Sara uscì
col suo bimbo in braccio e il soldato li osservò senza avere il coraggio di
parlare. Rimase più di tre ore ad aspettare il ritorno dei suoi uomini senza
che Alfred gli offrisse nemmeno da bere.
Era quasi
mezzogiorno quando se ne andò senza voltarsi indietro.
Aveva il
cuore a pezzi, era disperato, sapeva bene che Alfred aveva ragione, ma non era
a conoscenza di tutto e lui non poteva svelare niente. Dove sei Katrin? Sospirò con la morte nel cuore.
Katrin
continuava il suo viaggio, ancora non sapeva quanto mancava alla fattoria di
Jacob, ma non se ne preoccupava, ci sarebbe arrivata, prima o poi. E poi? Non
doveva pensare a dopo ma doveva stare all’erta ora, durante il viaggio.
Il giorno splendeva
mentre lei era appollaiata su un albero, aveva imparato a trovare quello che
poteva servirle. Si era seduta da poco in mezzo al fogliame quando sentì il
rumore di zoccoli. Era strano che dei cavalieri passassero nel folto della
boscaglia. Cercò di mimetizzarsi il più possibile e di trattenere perfino il
fiato.
Due soldati
passarono proprio di lì e si fermarono vicino alla sua postazione. La stavano
cercando, avevano la divisa di suo nonno e chissà quanti ce n’erano in giro per
tutto il territorio.
Perlustrarono
meticolosamente ma lei era stata brava a non lasciare tracce, e alla fine se ne
andarono.
Era in fuga
da tre giorni e il cibo stava scarseggiando. Tolse un po’ di acqua e di pane
ormai secco e cercò di placare lo stomaco che si lamentava da ore, aspettando
che calasse l’oscurità.
Robin e i
soldati avevano cavalcato per tutta la notte ed erano tornati al castello
stanchi, affamati e impolverati.
Lord
Sheppard andò nell’alloggio del capitano per avere notizie. Il soldato si stava
togliendo la polvere e sperava anche la stanchezza mentre sul tavolo un piatto
di cibo si stava raffreddando.
Non serviva
che il vecchio lord glielo chiedesse, l’espressione di Robin esprimeva la sua
delusione.
Cosa farai, ora? Gli chiese lord Sheppard.
Non ho elementi, non so dove possa
essere andata, devo trovare Colette e chiederle se ne sa qualcosa, ma ho paura
che sarà un viaggio a vuoto. Gli rispose.
Fra tre settimane gli inviati del
Cerchio Ristretto arriveranno qui e vorranno sapere come stanno le cose. Sai
bene quanto me come sia importante che Katrin sia qui, a costo di incatenarla e
trascinarla. Disse
furente il lord.
Il problema non è trascinarla a casa,
il vero problema e riuscire a trovarla e, se la conosco bene aveva già un piano
quando se n’è andata, le ho insegnato proprio io le tecniche giuste. Rispose Robin.
Se è vero quello che dici puoi
anticipare le sue mosse e trovarla. Sostenne il lord.
Proprio per lo stesso motivo, so bene
che non ci riuscirò, ma questo non mi farà desistere. Gli rispose mentre si sedeva a tavola
e mangiava il cibo freddo e insipido.
Se ne è andata senza portare niente
di valore con sé, nemmeno una moneta, niente, come può fare a sopravvivere? Ribadì sempre più incollerito il
lord.
Robin
sorrise e non rispose, lui sapeva bene che poteva farcela, aveva una
motivazione forte che la spronava, un addestramento militare e di
sopravvivenza, ed una resistenza che nessuno, tranne lui conosceva.
La notte
calò con dolcezza sul folto del boschetto e Katrin discese dall’albero agile
come uno scoiattolo e riprese il suo viaggio.
Sembrava un
gatto selvatico che aggredisce il buio in cerca di ratti, era silenziosa e
guardinga ma sempre ben all’erta e aveva imparato a riconoscere i rumori e
degli animali notturni. Non si fermò nemmeno una volta e all’alba cercò un
albero che facesse al caso suo, vi salì e cercò di riposare, la stanchezza si
faceva sentire ma la determinazione era ancora più forte del disagio.
Era il venti
di agosto, cinque giorni dalla fuga di Katrin e al castello ora ne erano tutti a
conoscenza.
Robin e due
soldati erano pronti a partire alla volta della città dove si trovava Colette.
Il suo sguardo non prometteva niente di buono, l’unica speranza era che Katrin
si fosse lasciata sfuggire inconsapevolmente qualche dettaglio, ci avrebbe
pensato lui interrogare la cameriera.
Cavalcarono
due giorni con soste brevissime prima di arrivare nella piccola città. Era
mattina e c’era il mercato, i tre viaggiatori lasciarono i cavalli alla stalla
e si mescolarono alla folla mentre gli strilloni decantavano la loro merce.
Alla locanda
pranzarono e si informarono sull’abitazione della sorella di Colette, ci
arrivarono che era primo pomeriggio.
La casa era
piccola e circondata da un piccolo giardino ben curato, sul retro si
intravedeva un orto e un ricovero per piccoli animali
Dalle
finestre aperte sentirono distintamente delle risate, le due sorelle si stavano
divertendo col gatto che giocava per casa.
Si
bloccarono quando sentirono bussare, e tanta fu la sorpresa di Colette quando
riconobbe Robin.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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