martedì 25 febbraio 2020

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA.

parte centosei





Robin uscì e mandò i suoi soldati a ispezionare i dintorni.
Sara uscì col suo bimbo in braccio e il soldato li osservò senza avere il coraggio di parlare. Rimase più di tre ore ad aspettare il ritorno dei suoi uomini senza che Alfred gli offrisse nemmeno da bere.
Era quasi mezzogiorno quando se ne andò senza voltarsi indietro.
Aveva il cuore a pezzi, era disperato, sapeva bene che Alfred aveva ragione, ma non era a conoscenza di tutto e lui non poteva svelare niente. Dove sei Katrin? Sospirò con la morte nel cuore.
Katrin continuava il suo viaggio, ancora non sapeva quanto mancava alla fattoria di Jacob, ma non se ne preoccupava, ci sarebbe arrivata, prima o poi. E poi? Non doveva pensare a dopo ma doveva stare all’erta ora, durante il viaggio.
Il giorno splendeva mentre lei era appollaiata su un albero, aveva imparato a trovare quello che poteva servirle. Si era seduta da poco in mezzo al fogliame quando sentì il rumore di zoccoli. Era strano che dei cavalieri passassero nel folto della boscaglia. Cercò di mimetizzarsi il più possibile e di trattenere perfino il fiato.
Due soldati passarono proprio di lì e si fermarono vicino alla sua postazione. La stavano cercando, avevano la divisa di suo nonno e chissà quanti ce n’erano in giro per tutto il territorio.
Perlustrarono meticolosamente ma lei era stata brava a non lasciare tracce, e alla fine se ne andarono.
Era in fuga da tre giorni e il cibo stava scarseggiando. Tolse un po’ di acqua e di pane ormai secco e cercò di placare lo stomaco che si lamentava da ore, aspettando che calasse l’oscurità.
Robin e i soldati avevano cavalcato per tutta la notte ed erano tornati al castello stanchi, affamati e impolverati.
Lord Sheppard andò nell’alloggio del capitano per avere notizie. Il soldato si stava togliendo la polvere e sperava anche la stanchezza mentre sul tavolo un piatto di cibo si stava raffreddando.
Non serviva che il vecchio lord glielo chiedesse, l’espressione di Robin esprimeva la sua delusione.
Cosa farai, ora? Gli chiese lord Sheppard.
Non ho elementi, non so dove possa essere andata, devo trovare Colette e chiederle se ne sa qualcosa, ma ho paura che sarà un viaggio a vuoto. Gli rispose.
Fra tre settimane gli inviati del Cerchio Ristretto arriveranno qui e vorranno sapere come stanno le cose. Sai bene quanto me come sia importante che Katrin sia qui, a costo di incatenarla e trascinarla. Disse furente il lord.
Il problema non è trascinarla a casa, il vero problema e riuscire a trovarla e, se la conosco bene aveva già un piano quando se n’è andata, le ho insegnato proprio io le tecniche giuste. Rispose Robin.
Se è vero quello che dici puoi anticipare le sue mosse e trovarla. Sostenne il lord.
Proprio per lo stesso motivo, so bene che non ci riuscirò, ma questo non mi farà desistere. Gli rispose mentre si sedeva a tavola e mangiava il cibo freddo e insipido.
Se ne è andata senza portare niente di valore con sé, nemmeno una moneta, niente, come può fare a sopravvivere? Ribadì sempre più incollerito il lord.
Robin sorrise e non rispose, lui sapeva bene che poteva farcela, aveva una motivazione forte che la spronava, un addestramento militare e di sopravvivenza, ed una resistenza che nessuno, tranne lui conosceva.
La notte calò con dolcezza sul folto del boschetto e Katrin discese dall’albero agile come uno scoiattolo e riprese il suo viaggio.
Sembrava un gatto selvatico che aggredisce il buio in cerca di ratti, era silenziosa e guardinga ma sempre ben all’erta e aveva imparato a riconoscere i rumori e degli animali notturni. Non si fermò nemmeno una volta e all’alba cercò un albero che facesse al caso suo, vi salì e cercò di riposare, la stanchezza si faceva sentire ma la determinazione era ancora più forte del disagio.
Era il venti di agosto, cinque giorni dalla fuga di Katrin e al castello ora ne erano tutti a conoscenza.
Robin e due soldati erano pronti a partire alla volta della città dove si trovava Colette. Il suo sguardo non prometteva niente di buono, l’unica speranza era che Katrin si fosse lasciata sfuggire inconsapevolmente qualche dettaglio, ci avrebbe pensato lui interrogare la cameriera.
Cavalcarono due giorni con soste brevissime prima di arrivare nella piccola città. Era mattina e c’era il mercato, i tre viaggiatori lasciarono i cavalli alla stalla e si mescolarono alla folla mentre gli strilloni decantavano la loro merce.
Alla locanda pranzarono e si informarono sull’abitazione della sorella di Colette, ci arrivarono che era primo pomeriggio.
La casa era piccola e circondata da un piccolo giardino ben curato, sul retro si intravedeva un orto e un ricovero per piccoli animali
Dalle finestre aperte sentirono distintamente delle risate, le due sorelle si stavano divertendo col gatto che giocava per casa.
Si bloccarono quando sentirono bussare, e tanta fu la sorpresa di Colette quando riconobbe Robin.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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