KATRIN, LA SUA STORIA
parte novantanove
Katrin si
stava spazzolando i capelli quando Robin rientrò. Dalla finestra una lieve
brezza che non riusciva a rinfrescare la stanza. Lo specchio rimandava il viso
della donna con le labbra strette e occhi di fuoco.
Robin la
raggiunse e cercò di abbracciarla e, per la prima volta lei lo respinse. Non
aprì bocca, prese una leggera coperta e andò a sdraiarsi sul sofà, non avrebbe
diviso il suo letto con un uomo che non riusciva a stare dalla sua parte.
Katrin, tesoro, lo sai che non posso
oppormi agli ordini di tuo nonno. Le disse. Poi commise un errore. Non fare la bambina… aggiunse.
Io non sono una bambina e nemmeno una
sciocca, io sono tua moglie ma tu sembra che lo dimentichi ogni volta che mio
nonno apre bocca e ti dà degli ordini. Da che parte stai? Gli urlò in faccia.
Io ti amo, Katrin ma ho delle
responsabilità. E
qui sbagliò di nuovo.
Katrin si
alzò in piedi e lo fronteggiò. Noi abbiamo delle responsabilità! O te lo sei dimenticato. Noi, non
soltanto tu, ma mi sembra di non contare niente, di aver passato due anni
lontano da ciò che amavo per niente. Pare che tu abbia sposato mio nonno! E sai
che ti dico? Va a dormire nel suo letto! Urlò ancora di più.
Robin
sospirò, doveva partire il giorno successivo prima dell’alba e non voleva
andarsene con la collera di sua moglie nel cuore e nelle orecchie. Ti prego, Katrin, cerca di ragionare, dovrò
stare via per due o più settimane, non voglio lasciarti così. Le disse con
un enorme dispiacere nel cuore.
Allora portami con te! Insistette lei.
Robin
avrebbe voluto dirle che non era possibile ma era bastato il suo sguardo per
farle capire la risposta.
Fai buon viaggio, Robin. Chiuse la porta del salotto e lo
lasciò da solo.
Non fu una
notte piacevole per nessuno dei due. Katrin aveva gli occhi aperti sbarrati nel
buio, ascoltava il canto degli uccelli notturni che entrava dalla finestra
aperta mentre Robin non si era nemmeno svestito. Stava preparando la sacca con
quello che avrebbe portato con sé e gli mancava molto non avere Katrin al suo
fianco. Ogni tanto lanciava uno sguardo alla porta che lo separava da sua
moglie, era certo che anche lei non dormisse, e per la prima volta nella sua
vita non sapeva cosa fare con lei. Avrebbe voluto seguire il suo cuore e
raggiungerla per prenderla fra le braccia ma sapeva che se lo avesse fatto poi
non avrebbe più avuto la forza per dare seguito agli ordini di lord Sheppard.
Quanto sei cocciuta, Katrin. Pensò mentre finiva i preparativi.
Guardò ancora la porta e decise di partire subito, i documenti erano pronti,
gli ordini li conosceva. Prese tutto e uscì sbattendo la porta. Raggiunse la
stalla, sellò il suo cavallo e partì che le stelle illuminavano un cielo
immenso.
Ancora non
lo sapeva ma tutto al suo ritorno sarebbe cambiato.
Colette arrivò
con la colazione e fu sorpresa di trovare la sua padrona addormentata sul sofà.
Cercò di non fare rumore ma Katrin si svegliò. Lo sguardo della cameriera
sembrava chiedere spiegazioni ma entrambe sapevano che non ce ne sarebbero
state.
I primi
giorni furono noiosi e troppo caldi. Katrin usciva a cavallo e aveva rifiutato
di cenare con suo nonno.
Era passata
una settimana dalla partenza di Robin e lei era nel boschetto con arco e
frecce. Aveva bisogno di dare sfogo alla sua agitazione, era arrabbiata ma le
mancava da morire suo marito.
Cavalcava e
scoccava frecce senza mancare un colpo, non voleva pensare e teneva la mente
impegnata. Sudava abbondantemente quando decise di prendersi una pausa, anche
Alba ne aveva bisogno. Scese da cavallo e si diresse ai bordi dello stagno. Le
acque scure e torbide sembravano rispecchiare il suo umore. Una famiglia di
anatre con i loro piccoli nuotavano vicini alla riva opposta. Un sorriso le
illuminò il viso. Come si sarebbe comportata quando Robin fosse tornato? Come doveva
comportarsi una buona moglie? Questo si chiedeva, ma si chiedeva pure quali
erano i doveri di un marito e lei sentiva che qualcosa la divideva da Robin,
c’era qualcosa che le sfuggiva. Doveva chiarire i suoi dubbi e parlare col
cuore in mano a suo marito, lei lo amava e sapeva di essere ricambiata. Le
mancava parecchio quello che li aveva uniti in passato e ora che erano sposati
sembrava perso.
Non aveva
nessuno a cui chiedere consiglio, nessuna amica, nessun parente, ancora una
volta si ritrovò da sola. La sua vita la stava riportando a quello che era
sempre stata: sola e lei aveva giurato che non sarebbe più successo. Doveva
assolutamente ritrovare l’armonia con Robin, non aveva altri che lui. Suo nonno
la stava deludendo e non gli avrebbe mai raccontato niente di se stessa. Le
sembrava di essere in un labirinto dove vedeva l’uscita lì vicina ma non
riusciva a raggiungerla, senza la mano di Robin non l’avrebbe mai trovata. Lo
amava, voleva dei figli con lui e se questo voleva dire che doveva essere più
docile ci avrebbe provato. Non sarebbe stato facile, non era parte di lei
sottomettersi a nessuno, ma per amore ci avrebbe provato.
Sperò che
Robin tornasse presto, si sentiva sola nel grande letto. Le mancava il suo
corpo vicino, i suoi baci, il suo amore.
Si rese
conto delle lacrime che le erano scese senza che nemmeno se ne fosse accorta.
Le asciugò quasi rabbiosamente, raggiunse Alba e tornò al castello.
Anche per
lei tutto sarebbe cambiato al ritorno di Robin e anche lei non lo sapeva,
nemmeno avrebbe mai immaginato la svolta che avrebbe preso la sua vita.
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