KATRIN, LA SUA STORIA
parte settanta
Era notte
fonda quando rientrò in albergo. Jacob l’accompagnò fin dentro la camera, sul
tavolino c’erano stuzzichini preparati per lei, non aveva potuto assaggiare
niente ed era davvero affamata. Ringraziò Jacob per il gentile pensiero e lo
lasciò libero.
La sua
cameriera l’aiutò e se ne andò. Katrin si sedette mangiando qualcosa, ripensava
alla serata, era stata affascinata dallo spettacolo, aveva conosciuto tante
persone importanti e di tutti non si ricordava i nomi, sapeva che avrebbe
dovuto conoscerli, frequentarli, suo nonno era stato chiaro. Decise che lo
avrebbe fatto quando avrebbe avuto una casa sua.
Si
addormentò che era quasi l’alba.
Fu la luce
del giorno che entrava dalla grande finestra dalla quale, molto dolcemente la
sua cameriera aveva allontanato la tenda.
Era quasi
mezzogiorno e lei non si capacitava dia ver dormito così a lungo.
Sentì
bussare alla porta e vari fattorini portarono cesti di fiori, scatole di
cioccolatini, ognuno con biglietti e inviti.
Jacob la
raggiunse e sorrise.Ha fatto colpo ieri
sera, lady Katrin. Non poteva essere diversamente, era la ragazza più bella. Le
disse.
Lei non era
avvezza a queste usanze, ma si sarebbe adattata in fretta.
Ho urgente bisogno di un’assistente
personale, non posso rispondere a tutti questi biglietti. Quando inizieremo i
colloqui? Chiese
mentre si vestiva dietro il paravento.
Jacob le
sottopose il suo programma, sia per la casa da scegliere che per l’assistente e
lei lo accettò.
Quello
sarebbe stato un giorno di riposo, era festa e nessuno usciva fino al tardo
pomeriggio, avrebbe imparato anche le usanze dei ricchi abitanti della
capitale, delle giovani donne in cerca di marito e di donne sposate in cerca di
avventure. Avrebbe imparato, tutto pur di tornare a casa e far contento suo
nonno.
Nei giorni
seguenti dedicò la mattina ai colloqui e il pomeriggio a girovagare per la
città. Le piaceva molto osservare tutto quel movimento, con la bella stagione
doveva essere ancora meglio.
Aveva
concluso i colloqui. Tre giovani donne si erano presentate con ottime
referenze, tutte di bell’aspetto e competenti. Non era facile decidere quale
fosse quella più adatta a lei. Jacob aveva assistito in disparte prendendo
appunti senza mai intervenire.
Stavano
facendo colazione insieme. Ha deciso,
lady Katrin? Le chiese mentre imburrava una fetta di pane.
Vorrei rivedere missis Colette. Può
provvedere sir Jacob? Gli chiese.
Febbraio
stava passando velocemente col suo gelo. Anche nella grande città le intemperie
non mancavano ma le strade erano sempre affollate e le grida dei passanti
tenevano viva la città anche sotto la neve o la pioggia. Le strade molto spesso
erano terribilmente sporche ma le carrozze le percorrevano senza sosta.
Katrin stava
parlando con Colette. Le piaceva quella donna. Quanti anni ha missis Colette? Mi parli un po’ di lei. Le chiese.
Ho trent’anni. Sono la figlia di una
famiglia caduta in disgrazia, mio padre ha perso tutto quello che avevamo, a me
è rimasta in dote la mia educazione e la buna istruzione, non posseggo altro.
Ora i miei genitori sono morti e non mi è rimasto nessuno. Da quando sono
rimasta sola ho lavorato presso le famiglie che lei ha potuto conoscere tramite
le referenze che le ho portato. Le rispose rimanendo poi in silenzio.
Mi stupisce, missis Colette che non
abbia trovato marito. Lei è una donna piacevole, istruita, educata, non
dovrebbe essere difficile trovare un uomo che la ami. Le disse.
Avrei potuto, certamente, ma ho un
grande difetto: non riesco ad accontentarmi. Ormai sono una zitella e ho paura
che l’amore non lo troverò mai. Mi sento libera, anche se a volte mi sento
troppo sola. Aggiunse
guardando dritta in faccia Katrin.
Lei sa che avrò bisogno di lei solo
per un anno, le va bene lo stesso? Le chiese.
Io sono pronta, quando vuole lei,
lady Katrin. Le
rispose con gli occhi che le brillavano dalla contentezza.
Bene, la istruirò su come desidero
siano portate avanti le mie necessità, voglio che vada da miss Louise e si
faccia preparare alcuni abiti, non voglio nessun vestito nero e castigato,
abiti semplici, delicati e colorati. Non mi serve una faccia arcigna, voglio
gente sorridente che mi tiene compagnia. L’aspetto domani mattina, si presenti
a sir Jacob che le darà tutte le indicazioni necessarie. Spero che andremo
d’accordo. Concluse
alzandosi e accompagnandola da Jacob.
Mentre i due
uscivano lei trasse un gran sospiro di sollievo. Anche questa era fatta, ora
doveva passare alla casa, avevano tre o quattro ville da visitare.
Si avvicinò
ai cesti di fiori, aveva una pila di biglietti ai quali rispondere, soprattutto
a quello di lord Connors che le confermava la sfida quando lei lo avrebbe
ritenuto opportuno. Ripensò al bel giovanotto, alla sorpresa che avrebbe avuto
quando si sarebbero sfidati. Sapeva bene che non la considerava altro che una
ragazzina viziata, e che avrebbe fatto solo finta di battersi. Ci avrebbe
pensato lei a fargli cambiare idea.
Si mise al
tavolo e rispose che lei era pronta, lui conosceva meglio la città e si
affidava alla sua conoscenza per decidere il posto e l’ora.
Sorrise
mentre la sua cameriera usciva con la missiva. Poteva anche divertirsi in quel
lungo anno nella capitale.
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