lunedì 6 gennaio 2020

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte settanta






Era notte fonda quando rientrò in albergo. Jacob l’accompagnò fin dentro la camera, sul tavolino c’erano stuzzichini preparati per lei, non aveva potuto assaggiare niente ed era davvero affamata. Ringraziò Jacob per il gentile pensiero e lo lasciò libero.
La sua cameriera l’aiutò e se ne andò. Katrin si sedette mangiando qualcosa, ripensava alla serata, era stata affascinata dallo spettacolo, aveva conosciuto tante persone importanti e di tutti non si ricordava i nomi, sapeva che avrebbe dovuto conoscerli, frequentarli, suo nonno era stato chiaro. Decise che lo avrebbe fatto quando avrebbe avuto una casa sua.
Si addormentò che era quasi l’alba.
Fu la luce del giorno che entrava dalla grande finestra dalla quale, molto dolcemente la sua cameriera aveva allontanato la tenda.
Era quasi mezzogiorno e lei non si capacitava dia ver dormito così a lungo.
Sentì bussare alla porta e vari fattorini portarono cesti di fiori, scatole di cioccolatini, ognuno con biglietti e inviti.
Jacob la raggiunse e sorrise.Ha fatto colpo ieri sera, lady Katrin. Non poteva essere diversamente, era la ragazza più bella. Le disse.
Lei non era avvezza a queste usanze, ma si sarebbe adattata in fretta.
Ho urgente bisogno di un’assistente personale, non posso rispondere a tutti questi biglietti. Quando inizieremo i colloqui? Chiese mentre si vestiva dietro il paravento.
Jacob le sottopose il suo programma, sia per la casa da scegliere che per l’assistente e lei lo accettò.
Quello sarebbe stato un giorno di riposo, era festa e nessuno usciva fino al tardo pomeriggio, avrebbe imparato anche le usanze dei ricchi abitanti della capitale, delle giovani donne in cerca di marito e di donne sposate in cerca di avventure. Avrebbe imparato, tutto pur di tornare a casa e far contento suo nonno.
Nei giorni seguenti dedicò la mattina ai colloqui e il pomeriggio a girovagare per la città. Le piaceva molto osservare tutto quel movimento, con la bella stagione doveva essere ancora meglio.
Aveva concluso i colloqui. Tre giovani donne si erano presentate con ottime referenze, tutte di bell’aspetto e competenti. Non era facile decidere quale fosse quella più adatta a lei. Jacob aveva assistito in disparte prendendo appunti senza mai intervenire.
Stavano facendo colazione insieme. Ha deciso, lady Katrin? Le chiese mentre imburrava una fetta di pane.
Vorrei rivedere missis Colette. Può provvedere sir Jacob?  Gli chiese.
Febbraio stava passando velocemente col suo gelo. Anche nella grande città le intemperie non mancavano ma le strade erano sempre affollate e le grida dei passanti tenevano viva la città anche sotto la neve o la pioggia. Le strade molto spesso erano terribilmente sporche ma le carrozze le percorrevano senza sosta.
Katrin stava parlando con Colette. Le piaceva quella donna. Quanti anni ha missis Colette?  Mi parli un po’ di lei. Le chiese.
Ho trent’anni. Sono la figlia di una famiglia caduta in disgrazia, mio padre ha perso tutto quello che avevamo, a me è rimasta in dote la mia educazione e la buna istruzione, non posseggo altro. Ora i miei genitori sono morti e non mi è rimasto nessuno. Da quando sono rimasta sola ho lavorato presso le famiglie che lei ha potuto conoscere tramite le referenze che le ho portato. Le rispose rimanendo poi in silenzio.
Mi stupisce, missis Colette che non abbia trovato marito. Lei è una donna piacevole, istruita, educata, non dovrebbe essere difficile trovare un uomo che la ami. Le disse.
Avrei potuto, certamente, ma ho un grande difetto: non riesco ad accontentarmi. Ormai sono una zitella e ho paura che l’amore non lo troverò mai. Mi sento libera, anche se a volte mi sento troppo sola. Aggiunse guardando dritta in faccia Katrin.
Lei sa che avrò bisogno di lei solo per un anno, le va bene lo stesso? Le chiese.
Io sono pronta, quando vuole lei, lady Katrin. Le rispose con gli occhi che le brillavano dalla contentezza.
Bene, la istruirò su come desidero siano portate avanti le mie necessità, voglio che vada da miss Louise e si faccia preparare alcuni abiti, non voglio nessun vestito nero e castigato, abiti semplici, delicati e colorati. Non mi serve una faccia arcigna, voglio gente sorridente che mi tiene compagnia. L’aspetto domani mattina, si presenti a sir Jacob che le darà tutte le indicazioni necessarie. Spero che andremo d’accordo. Concluse alzandosi e accompagnandola da Jacob.
Mentre i due uscivano lei trasse un gran sospiro di sollievo. Anche questa era fatta, ora doveva passare alla casa, avevano tre o quattro ville da visitare.
Si avvicinò ai cesti di fiori, aveva una pila di biglietti ai quali rispondere, soprattutto a quello di lord Connors che le confermava la sfida quando lei lo avrebbe ritenuto opportuno. Ripensò al bel giovanotto, alla sorpresa che avrebbe avuto quando si sarebbero sfidati. Sapeva bene che non la considerava altro che una ragazzina viziata, e che avrebbe fatto solo finta di battersi. Ci avrebbe pensato lei a fargli cambiare idea.
Si mise al tavolo e rispose che lei era pronta, lui conosceva meglio la città e si affidava alla sua conoscenza per decidere il posto e l’ora.
Sorrise mentre la sua cameriera usciva con la missiva. Poteva anche divertirsi in quel lungo anno nella capitale.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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