lunedì 27 gennaio 2020

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte ottantacinque






Mentre rientrava si avvide delle ultime carrozze che lasciavano il castello. Erano venuti in tanti per la sua festa, persone influenti e molto importanti, fu riconoscente a suo nonno per tutto quello che aveva fatto e stava facendo per lei.
I giorni successivi furono all’insegna dell’ozio e del riposo. Aspettava di conoscere cosa voleva suo rimanendo in disparte, stranamente chiusa nella sua stanza a pensare. Non sapeva come doveva comportarsi con Robin, aveva il terrore che lui si accorgesse del suo turbamento e non voleva che la deridesse del suo sentimento.
Luglio arrivò caldo e torrido come sempre e suo nonno tornò dal suo breve viaggio.
Stavano cenando insieme come succedeva ogni ogni volta che il vecchio lord era al castello ed era libero da impegni.
Sei molto bella, mia cara. Sai quante richieste di corteggiamento ho ricevuto? Le disse sorridendo.
Lei alzò un sopracciglio. Davvero, nonno? E tu cosa proponi? Lo stuzzicò.
Io voglio solo vederti felice, mia cara. Ho paura che sarai tu a scegliere l’uomo che ti farà battere il cuore. Io veglierò solo per scoprire se sarà degno di te e non un cacciatore di dote, lo sai, vero che sei ricchissima? Le rispose sempre sorridendo.
Non conosco molti giovanotti, nonno. Ma è ancora presto per parlare di queste cose, sono appena tornata e vorrei godermi la tua compagnia. Gli rispose.
Il vecchio era felice di averla di nuovo a casa. A proposito di questo, vorrei che tu fossi pronta per partire la prossima settimana, andremo via per affari e mi serve il tuo parere, così potrò rendermi conto di quanto hai imparato. Le comunicò piuttosto serio.
Ne sarò felice, nonno. Con te andrei anche in capo al mondo. Si alzò dalla sedia e lo abbracciò affettuosamente. Il vecchio lord godeva di ogni gesto di sua nipote e le accarezzò i capelli. Goditi i prossimi giorni, poi dovrai essere al mio fianco e ci sarà poco divertimento e parecchio lavoro. Aggiunse.
Sarebbero partiti all’inizio della settimana successiva e lei aveva dato ordini a Colette su quello che le serviva.
Raggiunse la stalla e sellò Alba. Voleva stare da sola, aveva bisogno di pensare e non aveva portato con sé né la spada né l’arco, era decisa a godersi la cavalcata.
Uscì dal grande portone e lasciò che Alba la guidasse, pur tenendo sempre le briglie ben strette e pronta a modificare la meta.
Amava i boschetti che le permettevano di stare a contatto con la natura, e vicino allo stagno ce n’erano parecchi. Alberi secolari ombreggiavano il sentiero e piccoli spazi di erba dove scoiattoli e altri piccoli animali, nonché una varietà infinita di uccelli si appisolavano nelle ore più calde.
Legò alba ad un tronco e si sedette con la schiena poggiata ad un tronco. Chiuse gli occhi e, ascoltando i vari rumori cercò di riconoscerli. Faceva troppo caldo perché gli uccelli cantassero, ma guizzi nell’acqua dello stagno e corse di piccoli roditori li distingueva senza difficoltà.
Era molto concentrata in questa specie di gioco che faceva con se stessa, lo aveva imparato durante il suo viaggio, le serviva per allontanare i pensieri tristi e ritrovare la tranquillità che spesso le mancava.
Udì distintamente, ancora in distanza gli zoccoli di un cavallo, e sapeva per certo che Robin l’aveva seguita. Non si mosse e tenne gli occhi chiusi.
Il soldato lasciò il cavallo e prese posto di fronte a lei, come aveva fatto spesso in precedenza. La osservava. Lei non aveva ancora aperto gli occhi e non aveva detto una parola. Era una nuova Katrin quella che era tornata, meno irruente, più seria, matura, e capiva che il loro rapporto non poteva tornare com’era stato. Prima aveva avuto a che fare con una bambina, una ragazzina, ma ora aveva davanti una donna, una bellissima donna che non vedeva da due anni e non sapeva quali esperienze avesse vissuto.
Aspettò che lei aprisse gli occhi, ma lei non lo faceva. Sospirò. Sta di nuovo scappando, lady Katrin? Quasi bisbigliò.
No, sir Robin. Sono esattamente dove voglio essere, finalmente. Gli rispose aprendo gli occhi.
Si osservavano mantenendo la distanza.
Com’è stato il suo viaggio? Volle sapere.
Noioso e faticoso. Gli rispose soltanto.
Robin capiva che la ragazza non era in vena di parlare. L’ho seguita perché sono ancora la sua guardia del corpo, e mi chiedevo quando possiamo riprendere gli allenamenti. Aggiunse serio.
Mi troverà pronta domani mattina. Gli rispose mentre si alzava e si toglieva le scarpe. Immerse i piedi nell’acqua fresca e le tornò alla mente le volte che aveva fatto lo stesso con i gemelli. Gli mancavano, così come la famiglia Mason. Per un attimo si rattristò ma era a casa, era quello che aveva sempre desiderato.
Chissà se mi pensate, piccole pesti. Bisbigliò.
Robin la raggiunse e rimase in silenzio. Ancora non era riuscito a trovare il modo di penetrare nel cuore e nella mente della nuova Katrin. Sarebbe stata una bella impresa, quasi come vincerla a duello.
Spero non si sia troppo arrugginita in questo periodo, lady Katrin, non vorrei dover ricominciare da capo. Le disse cercando di tornare sbarazzino come un tempo.
Lei lo guardò ma non sorrise. Non si dia troppa importanza, sir Robin.
Raggiunsero i cavalli e tornarono a casa.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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