KATRIN, LA SUA STORIA
parte ottantacinque
Mentre rientrava
si avvide delle ultime carrozze che lasciavano il castello. Erano venuti in
tanti per la sua festa, persone influenti e molto importanti, fu riconoscente a
suo nonno per tutto quello che aveva fatto e stava facendo per lei.
I giorni successivi
furono all’insegna dell’ozio e del riposo. Aspettava di conoscere cosa voleva
suo rimanendo in disparte, stranamente chiusa nella sua stanza a pensare. Non
sapeva come doveva comportarsi con Robin, aveva il terrore che lui si
accorgesse del suo turbamento e non voleva che la deridesse del suo sentimento.
Luglio
arrivò caldo e torrido come sempre e suo nonno tornò dal suo breve viaggio.
Stavano
cenando insieme come succedeva ogni ogni volta che il vecchio lord era al
castello ed era libero da impegni.
Sei molto bella, mia cara. Sai quante
richieste di corteggiamento ho ricevuto? Le disse sorridendo.
Lei alzò un
sopracciglio. Davvero, nonno? E tu cosa
proponi? Lo stuzzicò.
Io voglio solo vederti felice, mia
cara. Ho paura che sarai tu a scegliere l’uomo che ti farà battere il cuore. Io
veglierò solo per scoprire se sarà degno di te e non un cacciatore di dote, lo
sai, vero che sei ricchissima? Le rispose sempre sorridendo.
Non conosco molti giovanotti, nonno.
Ma è ancora presto per parlare di queste cose, sono appena tornata e vorrei
godermi la tua compagnia. Gli rispose.
Il vecchio
era felice di averla di nuovo a casa. A
proposito di questo, vorrei che tu fossi pronta per partire la prossima
settimana, andremo via per affari e mi serve il tuo parere, così potrò rendermi
conto di quanto hai imparato. Le comunicò piuttosto serio.
Ne sarò felice, nonno. Con te andrei
anche in capo al mondo. Si alzò dalla sedia e lo abbracciò affettuosamente. Il vecchio lord
godeva di ogni gesto di sua nipote e le accarezzò i capelli. Goditi i prossimi giorni, poi dovrai essere
al mio fianco e ci sarà poco divertimento e parecchio lavoro. Aggiunse.
Sarebbero
partiti all’inizio della settimana successiva e lei aveva dato ordini a Colette
su quello che le serviva.
Raggiunse la
stalla e sellò Alba. Voleva stare da sola, aveva bisogno di pensare e non aveva
portato con sé né la spada né l’arco, era decisa a godersi la cavalcata.
Uscì dal
grande portone e lasciò che Alba la guidasse, pur tenendo sempre le briglie ben
strette e pronta a modificare la meta.
Amava i
boschetti che le permettevano di stare a contatto con la natura, e vicino allo
stagno ce n’erano parecchi. Alberi secolari ombreggiavano il sentiero e piccoli
spazi di erba dove scoiattoli e altri piccoli animali, nonché una varietà
infinita di uccelli si appisolavano nelle ore più calde.
Legò alba ad
un tronco e si sedette con la schiena poggiata ad un tronco. Chiuse gli occhi
e, ascoltando i vari rumori cercò di riconoscerli. Faceva troppo caldo perché
gli uccelli cantassero, ma guizzi nell’acqua dello stagno e corse di piccoli
roditori li distingueva senza difficoltà.
Era molto
concentrata in questa specie di gioco che faceva con se stessa, lo aveva
imparato durante il suo viaggio, le serviva per allontanare i pensieri tristi e
ritrovare la tranquillità che spesso le mancava.
Udì
distintamente, ancora in distanza gli zoccoli di un cavallo, e sapeva per certo
che Robin l’aveva seguita. Non si mosse e tenne gli occhi chiusi.
Il soldato
lasciò il cavallo e prese posto di fronte a lei, come aveva fatto spesso in
precedenza. La osservava. Lei non aveva ancora aperto gli occhi e non aveva
detto una parola. Era una nuova Katrin quella che era tornata, meno irruente,
più seria, matura, e capiva che il loro rapporto non poteva tornare com’era
stato. Prima aveva avuto a che fare con una bambina, una ragazzina, ma ora
aveva davanti una donna, una bellissima donna che non vedeva da due anni e non
sapeva quali esperienze avesse vissuto.
Aspettò che
lei aprisse gli occhi, ma lei non lo faceva. Sospirò. Sta di nuovo scappando, lady Katrin? Quasi bisbigliò.
No, sir Robin. Sono esattamente dove
voglio essere, finalmente. Gli rispose aprendo gli occhi.
Si
osservavano mantenendo la distanza.
Com’è stato il suo viaggio? Volle sapere.
Noioso e faticoso. Gli rispose soltanto.
Robin capiva
che la ragazza non era in vena di parlare. L’ho
seguita perché sono ancora la sua guardia del corpo, e mi chiedevo quando
possiamo riprendere gli allenamenti. Aggiunse serio.
Mi troverà pronta domani mattina. Gli rispose mentre si alzava e si
toglieva le scarpe. Immerse i piedi nell’acqua fresca e le tornò alla mente le
volte che aveva fatto lo stesso con i gemelli. Gli mancavano, così come la
famiglia Mason. Per un attimo si rattristò ma era a casa, era quello che aveva
sempre desiderato.
Chissà se mi pensate, piccole pesti. Bisbigliò.
Robin la
raggiunse e rimase in silenzio. Ancora non era riuscito a trovare il modo di
penetrare nel cuore e nella mente della nuova Katrin. Sarebbe stata una bella
impresa, quasi come vincerla a duello.
Spero non si sia troppo arrugginita
in questo periodo, lady Katrin, non vorrei dover ricominciare da capo. Le disse cercando di tornare
sbarazzino come un tempo.
Lei lo
guardò ma non sorrise. Non si dia troppa
importanza, sir Robin.
Raggiunsero
i cavalli e tornarono a casa.
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