giovedì 11 giugno 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte ventidue






Il lavoro ferveva nei campi e anche nella distilleria. I vigneti avevano bisogno di cure costanti e tutta la popolazione dai dieci anni in su era addetta a qualche lavoro.
Gastone sudava abbondantemente, il pomeriggio era quasi terminato ed avrebbe potuto tornare a casa e rinfrescarsi. Il suo corpo anelava al sollievo ma era la sua mente quella che aveva bisogno di alleggerimento. Non era riuscito a non pensare a quello che aveva ascoltato, non si dava pace e il dolore per la perdita delle sue donne e di quello che doveva aver passato sua figlia gli laceravano il cuore. Non era riuscito nemmeno a mangiare e Cincia era preoccupata, non lo aveva mai visto così.
Anche quella giornata di lavoro era finita. Gastone chiuse il portoncino col lucchetto e, con Rufus al fianco tornò a casa. Si rinfrescò prima di entrare; la cena era pronta, semplice come sempre. Si sedette e diede qualche boccone al cane. Cincia gli servì formaggio e verdura, con quel caldo asfissiante non aveva voglia di niente altro. La birra era fresca e iniziarono a mangiare in silenzio.
“Me ne vuoi parlare?” Gli chiese la vecchia.
Gastone alzò lo sguardo, il viso con la barba incolta e gli occhi così tristi e stanchi sembravano cambiargli perfino l’espressione. Rimase a lungo in silenzio a riflettere.
“Davvero vuoi sapere? Davvero sei pronta per conoscere quello che so e che è ancora così poco?”
“Ti sembro una donna fragile? Sono vecchia e non mi importa né di vivere né di morire, anzi, aspetto la morte come una benedizione ma, se la mia presenza e il mio aiuto possono esserti utili in quello che stai facendo io ti giuro che lo farò anche a costo della mia persona.”
“Potresti inorridire per quello che sto facendo, potresti perfino scacciarmi e maledirmi e non lo sopporterei, sei l’unica persona alla quale tengo che mi è rimasta, per me sarebbe devastante leggere nei tuoi occhi orrore e disprezzo nei miei confronti.”
Cincia si alzò e gli andò vicino. Gli posò la mano rugosa sulla spalla e lo guardò dritto negli occhi.
“Mi credi proprio così ottusa? Non conoscerò i dettagli ma ho capito già molto. Ti garantisco che da me avrai solo aiuto, nessuno ha fatto per me quello che stai facendo tu, ti sto chiedendo soltanto di mettermi al corrente. Sono i dettagli che mi mancano.”
Prese una sedia e si mise di fronte all’uomo. Vedeva passare nei suoi occhi l’incertezza e il dolore che lo stavano dilaniando.
Gastone sospirò e la guardò dritta negli occhi, le prese le mani fra le sue e cominciò a raccontare. Iniziò da quel giorno d’inverno che trovò una ragazza addormentata davanti al camino di casa sua, e, senza tralasciare niente, nemmeno l’omicidio della figlia del sacrestano le raccontò tutto.
Ci volle molto tempo e la luna era già da ore a illuminare il cielo quando terminò di raccontare quello che aveva ascoltato nella riunione e del suo dolore nel non sapere come fare per salvare la ragazza dai capelli rossi. Ora Cincia conosceva ogni cosa, era nelle sue mani. Si sentì alleggerito, aver potuto condividere il suo strazio era servito ad alleggerirgli l’anima, aspettava la reazione della donna.
Passarono lunghi minuti prima che Cincia parlasse. Aveva gli occhi pieni di lacrime e stringeva le mani callose dell’uomo. Sembravano due esseri uniti, avvolti da una nuvola di dolore e disperazione che si nutriva dell’uno e dell’altra. Nessuno avrebbe potuto spezzare quel legame, nessuno, e lo capirono perfettamente anche loro.
“Ho sempre pensato che in quel convento succedesse qualcosa di strano. Le monache che vivono là hanno molto più di quello che a loro serve. Non si vede mai nessuna di loro in giro e non so di preciso quante ne siano rimaste. Io sono qui da quando sono nata e quel posto è sempre stato circondato da un velo di mistero. Maledette! Ho pensato a tante cose quando mia nipote è sparita ma non a questo, a una setta che si nutre e usa il sangue di fanciulle vergini per i loro loschi profitti. Sono stati molto bravi, sono riusciti a tenere tutto segreto e chissà cosa altro nascondono.” Cincia sospirò e si portò la mano al cuore per calmarne i battiti.
“Sono con te. Porta a termine la tua vendetta, che è anche la mia e distruggili tutti. Distruggi quei maledetti e promettimi, ti prego promettimi che troverai il modo di demolire anche il convento. Io sono vecchia ma spero di vivere abbastanza per vedere compiuta la nostra rappresaglia. Fai più in fretta che puoi e ricordati che anche se non salverai la ragazza dai capelli rossi ne salverai tante altre quando loro saranno annientati. Non tocca alla nipote del marchese? Fallo prima che puoi!”
In silenzio la vecchia si ritirò nella sua camera e Gastone si distese sul sofà in cerca di riposo, ne aveva davvero bisogno, il piano per mettere i chiodi alla dolce Giulia aveva preso forma da tempo nella sua mente e l’indomani lo avrebbe messo in atto.
Sulla casa calò il silenzio e, finalmente anche il sonno arrivò ad avvolgere i suoi abitanti.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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