lunedì 22 giugno 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte ventinove






Fu una settimana di duro e intenso lavoro per Gastone e per tutti quelli che lavoravano nei campi e nei vigneti. Il lavoro alla distilleria proseguiva senza intoppi ed ogni giorno Ermete andava controllare quello che faceva il suo lavorante ma non trovava niente da obiettare. Gli aveva portato la somma richiesta e sapeva che era ben spesa.
Il sabato si preannunciò più caldo di tutti gli altri giorni.
Gastone aveva fatto in modo di organizzarsi e di avere la serata libera, voleva andare a trovare Margherita e passare qualche ora nel suo letto. Non girava intorno ai suoi desideri, erano stati chiari entrambi, avrebbero avuto solo un rapporto fisico e non emotivo e quello che avevano provato nel boschetto era stato di loro gradimento.
Aveva finito di cenare ed era seduto accanto a Cincia.
“Vado da Margherita, non so se torno prima di domattina, ho anche un’altra tappa da fare prima di tornare qui, ma a pranzo ci sarò di sicuro.”
“Fai bene a distrarti un po’. Sei un uomo giovane e Margherita pure. Ci vediamo domani.”
L’uomo aveva aspettato che ci fosse buio prima di andare dalla donna, non voleva essere visto, soprattutto per lei, non desiderava aumentare i pettegolezzi che già la circondavano.
La porta era aperta ed entrò, richiuse col chiavistello e raggiunse Margherita che l’aspettava sul letto.
Non ci fu bisogno di parole, Gastone si spogliò completamente e si distese vicino a quella splendida donna nuda. Si abbracciarono e fu come se scoppiasse un fulmine, talmente tanta era la corrente che c’era fra di loro.
Ci volle un bel po’ prima che si alzassero dal giaciglio. Non si vestirono, nudi si sedettero al tavolo della cucina e bevvero del vino fresco con dei biscotti che Margherita aveva preparato. Nella stanza si respirava ancora l’odore del sudore e degli amplessi e questo rendeva erotica la situazione. Margherita si sedette in braccio all’uomo e ricominciò a baciarlo su tutto il corpo. Gastone la sollevò come se fosse una piuma e, senza staccare la sua bocca da quella di lei la portò sul letto e ricominciarono a fare l’amore.
Sembrava non fossero mai sazi, entrambi affamati e senza inibizioni.
Erano sdraiati e si tenevano per mano, non parlavano, non ce n’era bisogno. Finalmente avevano soddisfatto un bisogno che si portavano appresso da troppo tempo, e sapevano entrambi che niente e nessuno avrebbe potuto togliere loro il gusto di fare l’amore così, come volevano.
“Fra poco devo andare.” Disse l’uomo.
“Tornerai?”
Si alzò su un gomito e la osservò al lume della candela che non avevano mai spento.
“Ci puoi scommettere!” Le disse mentre la sua bocca si apriva sul suo capezzolo.
E ricominciarono tutto da capo.
Era notte fonde quando Gastone uscì silenzioso, mentre Margherita si era finalmente addormentata.
La tappa successiva era la casa e l’officina del fabbro. Ci arrivò e trovò un posto nascosto dal quale osservare.
Era lì da poco quando sentì arrivare qualcuno che, ubriaco cantava canzoni volgari.
I figli del fabbro stavano rientrando a casa e il padre li accolse sulla porta. Gastone non capì cosa si dissero, ma sentì solo le risate sguaiate dei due.
Rimase nella sua postazione, aveva bisogno di imprimersi nella mente ogni particolare quando, con suo stupore, vide il fabbro uscire furtivo da casa. Aveva una piccola torcia accesa e, dopo essersi guardato in giro, prese un viottolo e si incamminò.
Gastone, ora era completamente sveglio e lo seguì come fa un cacciatore con la preda.
Il fabbro non andò molto lontano. Entrò nel recinto che delineava il suo grande orto, andò oltre e si fermò ai piedi un albero da frutta. Guardingo aspettò qualche secondo con occhi e orecchie ben aperti e, non sentendo o vedendo niente di strano si inginocchiò e, con una piccola pala cominciò a scavare.
Gastone non poteva vedere ogni cosa, la luce era troppo fioca e la luna si era nascosta ma poteva immaginare cosa stesse facendo.
Il fabbro fece quello che doveva e ci impiegò davvero parecchio tempo. Sembrava che non volesse allontanarsi da quel posto ma, alla fine ritornò sui suoi passi e rientrò.
L’alba si stava già affacciando e Gastone non voleva correre rischi. Con estrema cautela tornò a casa, si sdraiò sul divano e crollò in un sonno profondo.
Fu il profumo delle uova e del caffè che lo svegliarono. Cincia si era data da fare con la colazione e Rufus era impaziente di uscire col suo padrone.
Gastone si stiracchiò e raggiunse la vecchia a tavola.
“Ma stiamo pranzando?” Chiese l’uomo.
“E’ quasi mezzo giorno e tu devi andare al lavoro, così ho unito colazione e pranzo, mangerai meglio a cena, sono sicura che quello che hai mangiato stanotte ti basterà fino ad allora!” Sghignazzò Cincia.
Gastone si unì alla risata e mangiarono tranquillamente.
Mentre lavorava in distilleria ripensava a quello che aveva visto dal fabbro, doveva solo decide quando andare a vedere cosa ci fosse ai piedi di quell’albero, anche se un’idea se l’era già fatta. Avrebbe aspettato la prima notte senza luna e ci sarebbe andato.
Aveva dormito poco ed era piuttosto stanco quando a sera tornò a casa. Rufus si mise a correre e saltò in grembo a Margherita che li aspettava con Cincia.
“La cena è pronta per tutti, lavati e vieni dentro.” Gli disse Cincia.
Passarono una serata piacevole. Gastone riaccompagnò a casa Margherita ma non entrò da lei, si sarebbero rivisti un’altra volta, era domenica sera e molte persone giravano per il paese, meglio ritornare a casa e riposare.
La nuova settimana iniziò come tutte le altre.
“Sta arrivando un temporale.” Gli disse la vecchia.
“Allora dovrò uscire.” E le raccontò quello che aveva visto e che voleva controllare.
I primi tuoni scoppiarono che lui era già appostato.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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