IL SEGRETO DELLA LUNA
parte ventinove
Fu una
settimana di duro e intenso lavoro per Gastone e per tutti quelli che
lavoravano nei campi e nei vigneti. Il lavoro alla distilleria proseguiva senza
intoppi ed ogni giorno Ermete andava controllare quello che faceva il suo
lavorante ma non trovava niente da obiettare. Gli aveva portato la somma
richiesta e sapeva che era ben spesa.
Il sabato si
preannunciò più caldo di tutti gli altri giorni.
Gastone
aveva fatto in modo di organizzarsi e di avere la serata libera, voleva andare
a trovare Margherita e passare qualche ora nel suo letto. Non girava intorno ai
suoi desideri, erano stati chiari entrambi, avrebbero avuto solo un rapporto
fisico e non emotivo e quello che avevano provato nel boschetto era stato di
loro gradimento.
Aveva finito
di cenare ed era seduto accanto a Cincia.
“Vado da
Margherita, non so se torno prima di domattina, ho anche un’altra tappa da fare
prima di tornare qui, ma a pranzo ci sarò di sicuro.”
“Fai bene a
distrarti un po’. Sei un uomo giovane e Margherita pure. Ci vediamo domani.”
L’uomo aveva
aspettato che ci fosse buio prima di andare dalla donna, non voleva essere
visto, soprattutto per lei, non desiderava aumentare i pettegolezzi che già la
circondavano.
La porta era
aperta ed entrò, richiuse col chiavistello e raggiunse Margherita che l’aspettava
sul letto.
Non ci fu
bisogno di parole, Gastone si spogliò completamente e si distese vicino a
quella splendida donna nuda. Si abbracciarono e fu come se scoppiasse un
fulmine, talmente tanta era la corrente che c’era fra di loro.
Ci volle un
bel po’ prima che si alzassero dal giaciglio. Non si vestirono, nudi si
sedettero al tavolo della cucina e bevvero del vino fresco con dei biscotti che
Margherita aveva preparato. Nella stanza si respirava ancora l’odore del sudore
e degli amplessi e questo rendeva erotica la situazione. Margherita si sedette
in braccio all’uomo e ricominciò a baciarlo su tutto il corpo. Gastone la
sollevò come se fosse una piuma e, senza staccare la sua bocca da quella di lei
la portò sul letto e ricominciarono a fare l’amore.
Sembrava non
fossero mai sazi, entrambi affamati e senza inibizioni.
Erano
sdraiati e si tenevano per mano, non parlavano, non ce n’era bisogno.
Finalmente avevano soddisfatto un bisogno che si portavano appresso da troppo
tempo, e sapevano entrambi che niente e nessuno avrebbe potuto togliere loro il
gusto di fare l’amore così, come volevano.
“Fra poco
devo andare.” Disse l’uomo.
“Tornerai?”
Si alzò su
un gomito e la osservò al lume della candela che non avevano mai spento.
“Ci puoi
scommettere!” Le disse mentre la sua bocca si apriva sul suo capezzolo.
E
ricominciarono tutto da capo.
Era notte
fonde quando Gastone uscì silenzioso, mentre Margherita si era finalmente
addormentata.
La tappa
successiva era la casa e l’officina del fabbro. Ci arrivò e trovò un posto
nascosto dal quale osservare.
Era lì da
poco quando sentì arrivare qualcuno che, ubriaco cantava canzoni volgari.
I figli del
fabbro stavano rientrando a casa e il padre li accolse sulla porta. Gastone non
capì cosa si dissero, ma sentì solo le risate sguaiate dei due.
Rimase nella
sua postazione, aveva bisogno di imprimersi nella mente ogni particolare quando,
con suo stupore, vide il fabbro uscire furtivo da casa. Aveva una piccola
torcia accesa e, dopo essersi guardato in giro, prese un viottolo e si
incamminò.
Gastone, ora
era completamente sveglio e lo seguì come fa un cacciatore con la preda.
Il fabbro
non andò molto lontano. Entrò nel recinto che delineava il suo grande orto,
andò oltre e si fermò ai piedi un albero da frutta. Guardingo aspettò qualche
secondo con occhi e orecchie ben aperti e, non sentendo o vedendo niente di
strano si inginocchiò e, con una piccola pala cominciò a scavare.
Gastone non
poteva vedere ogni cosa, la luce era troppo fioca e la luna si era nascosta ma
poteva immaginare cosa stesse facendo.
Il fabbro
fece quello che doveva e ci impiegò davvero parecchio tempo. Sembrava che non
volesse allontanarsi da quel posto ma, alla fine ritornò sui suoi passi e
rientrò.
L’alba si
stava già affacciando e Gastone non voleva correre rischi. Con estrema cautela
tornò a casa, si sdraiò sul divano e crollò in un sonno profondo.
Fu il
profumo delle uova e del caffè che lo svegliarono. Cincia si era data da fare
con la colazione e Rufus era impaziente di uscire col suo padrone.
Gastone si
stiracchiò e raggiunse la vecchia a tavola.
“Ma stiamo
pranzando?” Chiese l’uomo.
“E’ quasi
mezzo giorno e tu devi andare al lavoro, così ho unito colazione e pranzo,
mangerai meglio a cena, sono sicura che quello che hai mangiato stanotte ti
basterà fino ad allora!” Sghignazzò Cincia.
Gastone si
unì alla risata e mangiarono tranquillamente.
Mentre
lavorava in distilleria ripensava a quello che aveva visto dal fabbro, doveva
solo decide quando andare a vedere cosa ci fosse ai piedi di quell’albero,
anche se un’idea se l’era già fatta. Avrebbe aspettato la prima notte senza
luna e ci sarebbe andato.
Aveva
dormito poco ed era piuttosto stanco quando a sera tornò a casa. Rufus si mise
a correre e saltò in grembo a Margherita che li aspettava con Cincia.
“La cena è
pronta per tutti, lavati e vieni dentro.” Gli disse Cincia.
Passarono
una serata piacevole. Gastone riaccompagnò a casa Margherita ma non entrò da
lei, si sarebbero rivisti un’altra volta, era domenica sera e molte persone
giravano per il paese, meglio ritornare a casa e riposare.
La nuova
settimana iniziò come tutte le altre.
“Sta
arrivando un temporale.” Gli disse la vecchia.
“Allora
dovrò uscire.” E le raccontò quello che aveva visto e che voleva controllare.
I primi
tuoni scoppiarono che lui era già appostato.
romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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