IL SEGRETO DELLA LUNA
parte diciannove
Cincia lo
stava aspettando con la cena in tavola e mangiarono senza parlare, era davvero
molto stanco e si sdraiò subito sul sofà addormentandosi di colpo.
La vecchia
lo guardava mentre sparecchiava e pensava alla vita di quell’uomo, a quello che
si era ripromesso di fare e l’impegno che ci metteva per ottenerlo. Ebbe un
brivido, meglio non averlo come nemico, pensò mentre si ritirava nella sua
stanza.
La tenuta
del marchese era molto vasta. Gastone era sul suo calesse con il cane
tranquillo al suo fianco quando entrò in quel grande cortile circondato da
quello che pareva davvero un castello. Si trattava di un enorme palazzo a due
piani, c’era la parte padronale e quella riservata alla servitù. Si stava
guardando intorno quando un uomo lo raggiunse.
“Io sono
Rocco e penso che tu sia qui per la cavalla della signorina Giulia, seguimi.”
Lasciò il
calesse all’ombra sotto un portico e col cane al fianco seguì il capo
stalliere.
Da un primo
sguardo si capiva bene che le stalle erano tenute come dio comanda, pulite e
ariose. Alcuni ragazzini stavano pulendo alcuni box e altre persone stavano
portando il foraggio per gli animali. Fece un rapido conto e capì che c’erano
pressappoco una decina di cavalli in quel settore, e forse altri che non
vedeva. Se ne stava silenzioso ma non gli sfuggiva niente.
Arrivarono
ad una parte della stalla molto più moderna, con i muri esterni dipinti di
bianco e affreschi colorati che ritraevano fiori selvatici. Era strano un
simile accostamento e Rocco si degnò di spiegare che era la passione della
signorina Giulia, dipingeva molto bene ed aveva decorato la stalla della sua
cavalla preferita che aveva chiamata Marianna come una sua amica d’infanzia
morta da bambina.
Entrarono e
non si aspettava di vedere la ragazza vicina alla cavalla che le parlava mentre
la accarezzava.
“Signorina
Giulia, questo signore vorrebbe dare un’occhiata a Marianna.”
“Ci penso
io, Rocco, lei può andare!” disse in tono brusco la ragazza.
Il capo
stalliere abbassò il cappello e uscì malvolentieri.
“Buon giorno
signorina, io mi chiamo Gastone e lavoro per Ermete, in passato curavo gli
animali feriti, se mi dice di cosa si tratta, forse, e dico forse posso fare
qualcosa.”
Nel
frattempo, l’uomo non aveva staccato gli occhi dall’animale, si vedeva che
soffriva, aveva gli occhi appannati e sembrava faticare a stare in piedi.
La ragazza
gli fece cenno di avvicinarsi e la cavalla sembrò agitarsi.
“Come vede
non sopporta che nessuno gli si avvicini, se io me ne andassi comincerebbe a
nitrire e scalciare e non si lascerebbe toccare da nessuno.”
Certo il
comportamento era molto strano, pensò.
“Ha poche
forze e non sono più riuscita a cavalcarla, sembra che stia perdendo la voglia
di vivere, ma…”
Gastone si
era avvicinato. Cominciò ad accarezzarle il muso e parlarle sottovoce. La coda
si muoveva senza sosta. Mentre la tastava su tutto il corpo cercava di capire
se avesse ferite o dolore in un punto preciso. Le aprì la bocca e si accorse
che la lingua aveva un brutto colore, così come l’alito aveva un brutto odore.
“Fin’ora
cosa le hanno fatto per curarla?”
“Le hanno
dato varie medicine, mi hanno detto di detergerla con sostanze apposite, le
hanno massaggiato i garretti e le cosce con unguenti ma Marianna continua a
peggiorare.”
Si vedeva
che la cavalla non mangiava da tempo e che davvero sarebbe vissuta ancora poco.
“E’ proprio
un bell’animale, ma si vede che sta male. Da quanto dura tutto questo? Da
quanto tempo non mangia come dovrebbe?”
“Ormai sono
due mesi che è cominciato, ma è peggiorata da una settimana e non so più cosa
fare!” disse disperata la ragazza. Si vedeva che le era molto affezionata.
“Si sposti
un po’, signorina, devo continuare la mia visita per riuscire a capirci
qualcosa. Le rimanga vicina così non si agita.”
La ragazza
continuò ad accarezzare il muso della sua cavalla mentre Gastone continuava la
palpazione. Dal muso alla coda non sembrava ci fosse niente di anomalo, avrebbe
dovuto sentire la pancia e l’interno delle quattro zampe.
“Cerchi di
tenerla ferma mentre io mi metto sotto.”
L’uomo si
abbassò sotto il ventre dell’animale e cominciò a tastarlo con estrema
gentilezza, un gesto troppo forte in un punto doloroso avrebbe fatto scattare
la cavalla e lui poteva farsi del male. La pancia sembrava più molle del
dovuto, altro non aveva riscontrato.
Si raddrizzo
e fece spostare la ragazza. Aprì di nuovo la bocca della cavalla ma quella si
impennò mandandolo a gambe all’aria.
Gastone si
rialzò e riprese ad accarezzare l’animale. Ci vollero parecchi minuti prima che
si calmasse e gli permettesse di nuovo di aprirle la bocca. Stava guardando la
lingua e i denti cercando di vedere meglio che poteva e fece spostare il muso
verso la luce della finestra.
La ragazza
osservava quasi senza respirare, con la speranza che almeno quell’uomo
riuscisse a capire cosa aveva la sua amata Marianna per poi poterla curare.
“Dovrebbe
darmi una mano, signorina. Mi aiuti e le tenga aperta la bocca, devo vedere e
tastare all’interno ma, la prego la tenga calma o mi trancerà di netto la mano
se si innervosisce e serra le mandibole.”
Era
un’operazione piuttosto pericolosa ma andava fatta.
Giulia
cominciò a canticchiare sottovoce vicino all’orecchio della cavalla e le aprì
la bocca più che poté.
Gastone
attese solo alcuni attimi per essere sicuro che l’animale fosse tranquillo poi
avvicinò il viso alla bocca aperta e guardò all’interno. Cercava di non
lasciarsi sfuggire niente, i denti erano sani, il palato era soltanto più
pallido del dovuto e la lingua era più gonfia di quanto dovesse essere. Notò
poi che le gengive dell’animale erano molto arrossate come se avessero
sanguinato. Molto lentamente introdusse la mano e con un dito tastò l’interno
della bocca e ogni singolo dente. Tutto sembrava a posto ma lui aveva già
intuito quello che aveva la cavalla. Continuava nel suo lavoro di palpazione
mentre Giulia canticchiava e la cavalla era tranquilla.
Alla fine
strappò una piccolissima spina che si era incastrata fra i denti. La portò alla
luce e la osservò. Ci volle un po’ per capire di cosa si trattasse e la mostrò
alla ragazza.
“Vede questa
spina, signorina? Fa parte di un’erba velenosa, in qualche modo la sua cavalla
ne ha mangiato, o qualcuno gliene ha dato di proposito, io la conosco e so che
non esiste antidoto per questo veleno, ma un tentativo lo possiamo fare.”
La ragazza
era stravolta pensando che qualcuno avesse avvelenato la sua cavalla preferita.
“Sono
disposta a tutto, cosa si può fare?”
“Devo
preparare un decotto, la avviso che la farà stare molto male ma è l’unica cosa
che si può fare. E’ un animale giovane e ancora in forze, ci sono buone
possibilità che guarisca ma, se la lascia così morirà nel giro di due o tre
settimane.”
“Lo faccia
in fretta, non mi importa altro che guarisca.”
“Mi servono
un paio di giorni, tornerò non appena avrò pronto il rimedio e le darò le
istruzioni necessarie per la cura, se può la faccia bere ma non le dia da
mangiare, farò più in fretta che posso e, forse già domani sera o al massimo
dopo domani mattina sarò di ritorno con quanto serve.”
“Va bene,
l’aspetto. La prego faccia più in fretta che può.”
Rocco era
fuori ad aspettarlo e lo riaccompagnò al calesse. Gastone e Rufus fecero il
tragitto piuttosto velocemente e, arrivati a casa, l’uomo si chiuse nel suo
casotto a preparare l’antidoto per quell’erba velenosa.
Lavorava
alacremente con quanto aveva a disposizione, conosceva bene sia l’erba sia
l’antidoto, quello che non sapeva era se l’avvelenamento della cavalla fosse
intenzionale o meno.
Certo molte
persone odiavano il marchese ma avvelenare la cavalla della nipote non aveva
molto senso. O sì? D’altra parte lui stesso avrebbe ucciso quella ragazza, di
sicuro c’era qualcuno con meno coraggio di lui e che si limitava ad uccidere la
cavalla.
Lavorava velocemente
per preparare un decotto che aveva usato su molti animali avvelenati, anche se
non avesse salvato la cavalla aveva raggiunto il suo scopo di conoscere la
ragazza e di conquistarne la fiducia. Lasciò le erbe a macerare e andò a
dormire, non c’era altro che potesse fare per il momento.
romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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