lunedì 8 giugno 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA



IL SEGRETO DELLA LUNA

parte diciannove






Cincia lo stava aspettando con la cena in tavola e mangiarono senza parlare, era davvero molto stanco e si sdraiò subito sul sofà addormentandosi di colpo.
La vecchia lo guardava mentre sparecchiava e pensava alla vita di quell’uomo, a quello che si era ripromesso di fare e l’impegno che ci metteva per ottenerlo. Ebbe un brivido, meglio non averlo come nemico, pensò mentre si ritirava nella sua stanza.
La tenuta del marchese era molto vasta. Gastone era sul suo calesse con il cane tranquillo al suo fianco quando entrò in quel grande cortile circondato da quello che pareva davvero un castello. Si trattava di un enorme palazzo a due piani, c’era la parte padronale e quella riservata alla servitù. Si stava guardando intorno quando un uomo lo raggiunse.
“Io sono Rocco e penso che tu sia qui per la cavalla della signorina Giulia, seguimi.”
Lasciò il calesse all’ombra sotto un portico e col cane al fianco seguì il capo stalliere.
Da un primo sguardo si capiva bene che le stalle erano tenute come dio comanda, pulite e ariose. Alcuni ragazzini stavano pulendo alcuni box e altre persone stavano portando il foraggio per gli animali. Fece un rapido conto e capì che c’erano pressappoco una decina di cavalli in quel settore, e forse altri che non vedeva. Se ne stava silenzioso ma non gli sfuggiva niente.
Arrivarono ad una parte della stalla molto più moderna, con i muri esterni dipinti di bianco e affreschi colorati che ritraevano fiori selvatici. Era strano un simile accostamento e Rocco si degnò di spiegare che era la passione della signorina Giulia, dipingeva molto bene ed aveva decorato la stalla della sua cavalla preferita che aveva chiamata Marianna come una sua amica d’infanzia morta da bambina.
Entrarono e non si aspettava di vedere la ragazza vicina alla cavalla che le parlava mentre la accarezzava.
“Signorina Giulia, questo signore vorrebbe dare un’occhiata a Marianna.”
“Ci penso io, Rocco, lei può andare!” disse in tono brusco la ragazza.
Il capo stalliere abbassò il cappello e uscì malvolentieri.
“Buon giorno signorina, io mi chiamo Gastone e lavoro per Ermete, in passato curavo gli animali feriti, se mi dice di cosa si tratta, forse, e dico forse posso fare qualcosa.”
Nel frattempo, l’uomo non aveva staccato gli occhi dall’animale, si vedeva che soffriva, aveva gli occhi appannati e sembrava faticare a stare in piedi.
La ragazza gli fece cenno di avvicinarsi e la cavalla sembrò agitarsi.
“Come vede non sopporta che nessuno gli si avvicini, se io me ne andassi comincerebbe a nitrire e scalciare e non si lascerebbe toccare da nessuno.”
Certo il comportamento era molto strano, pensò.
“Ha poche forze e non sono più riuscita a cavalcarla, sembra che stia perdendo la voglia di vivere, ma…”
Gastone si era avvicinato. Cominciò ad accarezzarle il muso e parlarle sottovoce. La coda si muoveva senza sosta. Mentre la tastava su tutto il corpo cercava di capire se avesse ferite o dolore in un punto preciso. Le aprì la bocca e si accorse che la lingua aveva un brutto colore, così come l’alito aveva un brutto odore.
“Fin’ora cosa le hanno fatto per curarla?”
“Le hanno dato varie medicine, mi hanno detto di detergerla con sostanze apposite, le hanno massaggiato i garretti e le cosce con unguenti ma Marianna continua a peggiorare.”
Si vedeva che la cavalla non mangiava da tempo e che davvero sarebbe vissuta ancora poco.
“E’ proprio un bell’animale, ma si vede che sta male. Da quanto dura tutto questo? Da quanto tempo non mangia come dovrebbe?”
“Ormai sono due mesi che è cominciato, ma è peggiorata da una settimana e non so più cosa fare!” disse disperata la ragazza. Si vedeva che le era molto affezionata.
“Si sposti un po’, signorina, devo continuare la mia visita per riuscire a capirci qualcosa. Le rimanga vicina così non si agita.”
La ragazza continuò ad accarezzare il muso della sua cavalla mentre Gastone continuava la palpazione. Dal muso alla coda non sembrava ci fosse niente di anomalo, avrebbe dovuto sentire la pancia e l’interno delle quattro zampe.
“Cerchi di tenerla ferma mentre io mi metto sotto.”
L’uomo si abbassò sotto il ventre dell’animale e cominciò a tastarlo con estrema gentilezza, un gesto troppo forte in un punto doloroso avrebbe fatto scattare la cavalla e lui poteva farsi del male. La pancia sembrava più molle del dovuto, altro non aveva riscontrato.
Si raddrizzo e fece spostare la ragazza. Aprì di nuovo la bocca della cavalla ma quella si impennò mandandolo a gambe all’aria.
Gastone si rialzò e riprese ad accarezzare l’animale. Ci vollero parecchi minuti prima che si calmasse e gli permettesse di nuovo di aprirle la bocca. Stava guardando la lingua e i denti cercando di vedere meglio che poteva e fece spostare il muso verso la luce della finestra.
La ragazza osservava quasi senza respirare, con la speranza che almeno quell’uomo riuscisse a capire cosa aveva la sua amata Marianna per poi poterla curare.
“Dovrebbe darmi una mano, signorina. Mi aiuti e le tenga aperta la bocca, devo vedere e tastare all’interno ma, la prego la tenga calma o mi trancerà di netto la mano se si innervosisce e serra le mandibole.”
Era un’operazione piuttosto pericolosa ma andava fatta.
Giulia cominciò a canticchiare sottovoce vicino all’orecchio della cavalla e le aprì la bocca più che poté.
Gastone attese solo alcuni attimi per essere sicuro che l’animale fosse tranquillo poi avvicinò il viso alla bocca aperta e guardò all’interno. Cercava di non lasciarsi sfuggire niente, i denti erano sani, il palato era soltanto più pallido del dovuto e la lingua era più gonfia di quanto dovesse essere. Notò poi che le gengive dell’animale erano molto arrossate come se avessero sanguinato. Molto lentamente introdusse la mano e con un dito tastò l’interno della bocca e ogni singolo dente. Tutto sembrava a posto ma lui aveva già intuito quello che aveva la cavalla. Continuava nel suo lavoro di palpazione mentre Giulia canticchiava e la cavalla era tranquilla.
Alla fine strappò una piccolissima spina che si era incastrata fra i denti. La portò alla luce e la osservò. Ci volle un po’ per capire di cosa si trattasse e la mostrò alla ragazza.
“Vede questa spina, signorina? Fa parte di un’erba velenosa, in qualche modo la sua cavalla ne ha mangiato, o qualcuno gliene ha dato di proposito, io la conosco e so che non esiste antidoto per questo veleno, ma un tentativo lo possiamo fare.”
La ragazza era stravolta pensando che qualcuno avesse avvelenato la sua cavalla preferita.
“Sono disposta a tutto, cosa si può fare?”
“Devo preparare un decotto, la avviso che la farà stare molto male ma è l’unica cosa che si può fare. E’ un animale giovane e ancora in forze, ci sono buone possibilità che guarisca ma, se la lascia così morirà nel giro di due o tre settimane.”
“Lo faccia in fretta, non mi importa altro che guarisca.”
“Mi servono un paio di giorni, tornerò non appena avrò pronto il rimedio e le darò le istruzioni necessarie per la cura, se può la faccia bere ma non le dia da mangiare, farò più in fretta che posso e, forse già domani sera o al massimo dopo domani mattina sarò di ritorno con quanto serve.”
“Va bene, l’aspetto. La prego faccia più in fretta che può.”
Rocco era fuori ad aspettarlo e lo riaccompagnò al calesse. Gastone e Rufus fecero il tragitto piuttosto velocemente e, arrivati a casa, l’uomo si chiuse nel suo casotto a preparare l’antidoto per quell’erba velenosa.
Lavorava alacremente con quanto aveva a disposizione, conosceva bene sia l’erba sia l’antidoto, quello che non sapeva era se l’avvelenamento della cavalla fosse intenzionale o meno.
Certo molte persone odiavano il marchese ma avvelenare la cavalla della nipote non aveva molto senso. O sì? D’altra parte lui stesso avrebbe ucciso quella ragazza, di sicuro c’era qualcuno con meno coraggio di lui e che si limitava ad uccidere la cavalla.
Lavorava velocemente per preparare un decotto che aveva usato su molti animali avvelenati, anche se non avesse salvato la cavalla aveva raggiunto il suo scopo di conoscere la ragazza e di conquistarne la fiducia. Lasciò le erbe a macerare e andò a dormire, non c’era altro che potesse fare per il momento.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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