venerdì 12 giugno 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA



IL SEGRETO DELLA LUNA

parte ventitre




Capitolo undici
Nei giorni successivi non avvenne niente di insolito. Il lavoro, il caldo, le zanzare. Il grano mietuto.
Era l’ultima domenica di luglio. Cincia e Gastone si erano attardati a tavola parlando del prossimo pranzo con le vecchie amiche e comari.
Sentirono arrivare un cavallo e Rufus uscì sulla porta. Stranamente non ringhiò né abbaiò e questo stupì il suo padrone che uscì sotto al portico a ricevere l’inatteso visitatore.
Quando vide che si trattava della nipote del marchese capì come mai il cane era rimasto zitto.
La ragazza scese elegantemente dal cavallo e, sorridendo porse la mano all’uomo. “Posso entrare? Vi ho portato quello che mio nonno vi aveva promesso.”
Gastone la fece entrare e la presentò a Cincia che le offrì un bicchiere di acqua fresca.
“Avete visto? Sono venuta con Marianna! Ora sta bene, e questo grazie a voi. Non so davvero come ringraziarvi ed ho chiesto a mio nonno di portarvi personalmente quello che vi spetta.” E gli consegnò una borsa.
“La ringrazio, signorina è stata davvero gentile. Si sieda intanto che si riposa, qui c’è fresco e Cincia non riceve molte visite.”
Il silenzio era imbarazzante. Nella mente dei presenti passavano vari pensieri. Cincia e Gastone sapevano che presto quella ragazza sarebbe morta, mentre la ragazza era serena e felice di aver potuto saldare il suo debito.
“Mi piacerebbe darvi qualcosa di più per dimostrarvi la mia riconoscenza, se avete qualche desiderio che posso accogliere lo farei volentieri.”
“Lei è molto gentile. In effetti c’è una cosa che mi piacerebbe. Ho visto le vostre stalle dipinte e mi hanno detto che è opera sua, per me sarebbe un onore avere un suo dipinto e regalarlo a Cincia. C’è un posto che piace molto alla mia amica, quando la riaccompagno a casa glielo mostro così mi può dire se lo può ritrarre su tela.”
Gli occhi della ragazza erano radiosi nel sentire la richiesta. Avrebbe potuto ricambiare la gentilezza di quell’uomo con qualcosa che amava in modo particolare.
“Lo farò volentieri, davvero. Possiamo andare anche subito, devo rientrare presto o si allarmano per la mia assenza.” Si alzò e salutò la vecchia che non aveva detto una parola.
Gastone la scortò fuori e prese il calesse. L’accompagnò per un pezzo e le mostrò uno squarcio nel bosco dove un piccolo stagno era ricoperto da grandi foglie e fiori colorati e tante farfalle vi volavano sopra.
“Che ne dice di ritrarre questo piccolo paradiso?”
Giulia era incantata a guardare quel bellissimo posto che non aveva mai visto seppure così vicino a casa.
“Lo farò volentieri, prima che i fiori muoiano. Ora devo andare, vi porterò il quadro io personalmente, mi piacerebbe vedere un sorriso sul viso della vostra amica, mi sembra tanto triste!”
“Allora l’aspetteremo. Si tolse il cappello in segno di saluto, girò il calesse e tornò indietro.”
“Non mi importa niente!” Furono le parole con cui la vecchia accolse Gastone.
“Nemmeno a me.” Le rispose l’uomo. E si ritirò nel suo casotto.
Tutto era pronto per la prossima vittima, la dolce Giulia avrebbe raggiunto la figlia del sacrestano. Non riusciva a pensare che le ragazze che lui sacrificava all’altare della sua vendetta potessero raggiungere anche sua figlia e la nipote di Cincia, no. Per lui erano colpevoli e per i colpevoli esiste solo l’inferno.
Giulia aveva deciso di iniziare subito il dipinto. Se voleva cogliere quei colori e quei battiti di ali colorate doveva fare in fretta. Il marchese non era per niente convinto ma non poteva rifiutare la richiesta di sua nipote, così decise di farla accompagnare da uno stalliere. Sapeva che non correva pericoli, nessuno si sarebbe mai azzardato a compiere un gesto men che meno educato nei confronti suoi e della sua famiglia.
Agosto era appena cominciato e le giornate cominciavano a farsi dolci e meno afose. Giulia aveva iniziato il suo dipinto. Aspettava il tramonto per cogliere i colori del sole che sembrava ballare coi suoi riflessi mentre passavano attraverso le foglie dei grandi alberi. L’atmosfera era dolce e la ragazza stava disegnando degli schizzi in attesa che il sole iniziasse la sua discesa arancione.
Romeo, il ragazzo che l’accompagnava era impaziente. Odiava rimanere inattivo e fermo ad osservare la padroncina che sembrava immersa in un mondo tutto suo. Avrebbe preferito essere a giocare con i suoi coetanei, invece gli era toccato questo compito noioso.
Giulia alzò lo sguardo e vide la sofferenza del ragazzino. “Perché non torni a casa, Romeo? Cosa vuoi che mi capiti? Da quando siamo qui non abbiamo visto nessuno.”
Il ragazzino sapeva che doveva obbedire al marchese ma era davvero stanco di starsene lì immobile e decise di prendere in parola la ragazza.
“Torna fra un paio d’ore, così mi aiuti a riportare a casa il cavalletto e i miei arnesi. Va a giocare con i tuoi amici, lo so che sono tutti al fiume. Io di qui non mi muovo.”
Romeo non se lo fece ripetere e scattò come un leprotto.
La ragazza canticchiava mentre il gessetto scorreva sui fogli. Sentì un rumore e alzò il viso. Riconobbe Rufus e cominciò ad accarezzarlo. “Bravo, mi fai compagnia tu, così non sono sola.”
Non sentì i passi leggeri dietro di lei e un cappuccio scuro le calò sul viso. Cercò di dibattersi ma la stretta intorno al collo le tolse i sensi.
Rufus precedeva il suo padrone e, senza incontrare anima viva arrivarono a casa. Il cane entrò in casa mentre il suo padrone si chiudeva a chiave nel casotto.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

Nessun commento:

Posta un commento