mercoledì 17 giugno 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte ventisei






Alla tenuta del marchese erano tutti riuniti a tavola, nessuno parlava e la servitù cercava di stare alla larga da quel convitto.
“Chi ha potuto farci questo? Cos’ha fatto di male mia figlia per meritare una fine simile?” Renzo urlava rivolto a suo padre. “Cosa pensi di fare? Bisogna trovare il colpevole!”
“Ci sto pensando io. Ti giuro che lo troveremo e lo impiccherò con le mie stesse mani.”
I due uomini si guardarono in cagnesco poi, il più giovane strattonò la moglie e andarono nelle loro stanze. La donna, talmente provata dal dispiacere, si sdraiò sul letto e rimase immobile, aspettando di morire anche lei per raggiungere la sua adorata figlia.
Era presto lunedì mattina quando i tre fratelli si presentarono al marchese. Entrarono nello studio e rimasero in piedi di fronte al padrone di casa.
Sulla grande scrivania scura c’erano tre borse piene di monete.
“Quelle sono per voi, per il vostro disturbo. Ci ho ripensato e non voglio avvalermi più del vostro lavoro. Vi prego di perdonare un vecchio nonno che aveva perso la testa e vi ringrazio per la vostra sollecitudine. Spero che quello che c’è in quelle borse vi ripaghi del disturbo.”
Uno dei tre le prese le aprì. Fece un cenno agli altri due. Salutarono e, senza dire nemmeno una parola se ne andarono.
Il vecchio marchese si era reso conto di aver rischiato molto. L’avvertimento di Costantino Morietti era giunto appena in tempo ma, dopotutto sapeva bene che la setta dei Cavalieri della Terra Feconda aveva molti più occhi e orecchie degli otto cavalieri che si riunivano una volta al mese. C’erano cose che nemmeno lui sapeva, soltanto numero uno era a conoscenza di tutto. Lui non sapeva nemmeno chi fosse l’incaricato di trovare le ragazze da sacrificare, o quelle da scopare al convento dopo le riunioni. Si rese conto che sapeva molto poco della vera organizzazione, così come sapeva molto bene che era meglio rispettare le regole e non fare troppe domande, il rischio era troppo grande, più grande ancora della perdita di una figlia o di una nipote.
La vita riprese, i lavori nei campi e nei vigneti non potevano essere rimandati e tutto sembrò ritornare nella normalità ma, ormai si sapeva che un assassino si aggirava da quelle parti e che non faceva distinzione fra ricchi o poveri e le ragazze uscivano solo accompagnate.
Ermete era molto soddisfatto del lavoro di Gastone. Aveva terminato nel tempo previsto anche l’ultima fornitura, avrebbe voluto dargli qualche giorno di respiro ma la richiesta di liquore continuava ad aumentare.
Era nella distilleria e osservava il suo lavorante pulire con molta attenzione ogni singolo attrezzo.
“Sei stato davvero bravo, hai svolto un buon lavoro. So che meriti un po’ di riposo ma ho molte richieste da soddisfare.”
“Non c’è richiesta che non si possa soddisfare con la giusta ricompensa.”
Ermete sapeva che doveva scucirgli un po’ di monete in più, gli sanguinava il cuore come ogni volta che doveva mettere mano al denaro.
 “Cosa ti serve?”
“Mi serve tutto quello che puoi produrre. La prima domenica di ottobre, come ogni anno c’è la festa del raccolto nella tenuta di Costantino Morietti e devo dargli una risposta.”
Gastone raddrizzò le orecchie.
“Non lo sapevo, di cosa si tratta?”
“E’ l’unico giorno in cui si può entrare alla tenuta di Costantino. Vengono servite carni alla brace, e un sacco di altre cose e serve il mio liquore.”
“Ci possono andare tutti?”
“No, solo quelli che ricevono l’invito, ma sono in tanti, almeno un rappresentante di ogni famiglia del paese.”
“Io cosa dovrei fare?”
“Dovresti prepararmi tutti i barili che puoi e aiutarmi a consegnarli ma… la consegna avviene di notte. Non vogliamo essere visti e lui non vuole che si sappia.”
“Con tutte le guardie che ci sono a cosa ti servo io?”
Ermete lo osservava, sapeva che gli stava chiedendo molto.
“Perché da solo non ce la faccio. Il braccio mi fa ancora male ed ho bisogno che qualcuno stia all’erta durante il tragitto. Ho bisogno che tu sia armato del tuo fucile. Non si sa mai chi si può incontrare.”
“Manca solo un mese e dovrò lavorare giorno e notte per produrre i barili che servono. Quanto sei disposto a pagare per il lavoro e per l’extra delle consegne?”
Ermete sudava abbondantemente. Ogni centesimo che scuciva era come togliergli un litro di sangue e sua moglie gli aveva dato tassative direttive.
“Dimmi tu quello che vuoi.”
“Voglio il triplo del salario normale e trenta monete per ogni consegna in cui ti devo accompagnare. Dì pure a tua moglie che non troverà nessun altro, perciò, domani mi porti la metà di quello che ti ho chiesto e l’altra metà a fine lavoro, mentre ad ogni viaggio che facciamo mi paghi al rientro. Prendere o lasciare, non si negozia.”
Avrebbe dovuto litigare con sua moglie, questo lo sapeva, ma sapeva bene che Gastone aveva ragione e non era stato nemmeno troppo esagerato nella richiesta. Aveva già fatto i conti e gli restava molto margine.
“Allora ci vediamo domani.” Disse il vecchio.
Gastone riprese il lavoro e la sua mente già correva a quando sarebbe entrato nella tenuta di Costantino Morietti.
A cena raccontò tutto a Cincia e le chiese di preparagli una cesta più abbondante per il pranzo e la cena, avrebbe dovuto fermarsi anche a dormire alla distilleria se voleva provvedere alla richiesta del suo padrone.
“Cincia, chi mi può raccontare qualcosa di Morietti senza destare sospetti?”
La vecchia ci pensò e le venne in mente che la nipote di Gemma aveva sposato una delle guardie. Era rimasta vedova da poco e avrebbe potuto invitarla a pranzo la domenica successiva.
Mise al corrente Gastone e gli chiese di essere presente, avrebbe pensato a tutto lei visto che le rimaneva molto tempo libero. Si accordarono e andarono a dormire.
Gastone iniziò a lavorare di gran lena per produrre tutto il liquore che gli riusciva ma non dipendeva solo dalla sua volontà, c’erano dei tempi tecnici che non si potevano né accorciare né allungare. Si organizzò per essere libero alla domenica e pranzare con Cincia e la sua ospite.
Finalmente arrivò anche la domenica e per Gastone una giornata di riposo. Si era lavato e rasato, aveva riposato, raggiunse Cincia e la sua ospite che erano a tavola e ridevano a crepapelle.
Non aveva mai sentito Cincia ridere e fu piacevolmente sorpreso, quella donna doveva avere fatto una magia per riuscirci.
“Buon giorno, belle signore.”
Le due donne, ancora con un gran sorriso sul viso si girarono verso il nuovo venuto.
Gastone ebbe un tuffo al cuore, quella donna era bellissima, di una bellezza che colpisce prima il cuore e poi gli occhi.
Si immobilizzò senza riuscire a celare la sua sorpresa.
“Vieni, è tutto pronto, ti presento Margherita. La conosco da quando era bambina ma non l’avevo più vista, stavamo appunto ricordando le sue birichinate.”
Gastone si avvicinò e porse la mano, si sedette e cominciarono a mangiare.
Nulla era sfuggito allo sguardo attento della vecchia padrona di casa che sorrideva fra sé e sé, perché se l’aspettava. Margherita era una splendida donna di quarant’anni, aveva mantenuto un fisico da ragazzina, difficile per qualunque donna riuscirci, per questo era molto chiacchierata e tanti pettegolezzi e calunnie erano sbocciate come fiori dopo che era rimasta vedova.
L’allegria accompagnò tutto il pranzo, fino a che fu servito e consumato uno squisito budino freddo.
“Perché non andate a fare un giro intanto che io rimetto a posto? Mia cara ragazza, con lui puoi stare tranquilla, è un uomo per bene, te lo garantisco.”
Gastone le porse il braccio e uscirono sotto il sole estivo incamminandosi verso il boschetto.
All’inizio fu il silenzio che li accompagnò. Nessuno dei due sapeva come iniziare un discorso, sembravano due ragazzini timidi al loro primo incontro e non due adulti che già avevano assaporato il gusto del matrimonio.
“Ho saputo che sei rimasta vedova, penso che non sia molto facile per te ora!”
“Infatti, sembra che sia stata colpa mia se Gennaro è morto. Era un brav’uomo ma non era l’amore della mia vita, l’ho sposato perché costretta dalle nostre famiglie ma non è stata una bella convivenza.”
“Me ne vuoi parlare?”
Margherita era assorta. Non aveva mai detto a nessuno dei problemi che aveva avuto nel suo matrimonio. Alzò le spalle e decise che era venuto il momento di parlare con qualcuno e Gastone le ispirava fiducia.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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