mercoledì 13 febbraio 2019

CAMILLA


CAMILLA

P.NOVE






Tornai brevemente dai miei genitori e li misi al corrente delle decisioni che avevo preso. Ormai erano rassegnati, avevano capito che la mia vita non sarebbe più stata con loro, e mi augurarono ogni bene. Dopo baci, abbracci e promesse di scriverci me ne tornai a Londra pronta per seguire la mia nuova esperienza.
Il fatto che parlassi tre lingue mi aiutò molto. In più, la mia “bella presenza” accompagnata dalla mia naturale riservatezza mi aprirono molte porte a lavori importanti e divenni stretta collaboratrice del console. Lo seguivo nei viaggi, nelle riunioni, nelle cene ufficiali e negli incontri politici importanti, dove c’era lui, dietro un passo o al suo fianco c’ero anch’io.

Lorna e Linda mi avevano chiesto di rimanere da loro ed io accettai, anche se in casa ci stavo poco.

I primi due anni furono molto frenetici. Il lavoro mi piaceva e appassionava, anche se avevo poco tempo da dedicare a me. Nelle città che visitavamo per lavoro mi ritagliavo spazi per visitare musei, palazzi, chiese e mi feci una cultura non indifferente. La ragazzina timida innamorata della musica beat ora era una giovane donna di 24 anni felice e appagata.

Ritorno al presente e mi sembra di essere ancora la giovane ragazza di quel tempo. Non è possibile che mi separino quasi cinquant’anni da quei momenti! Com’è stato che la vita è corsa avanti così in fretta? Ho settant’anni e mi commuovo ancora al pensiero di quello che ho provato nella mia giovinezza. Non so voi se siete giovani, vecchi o ragazzi, ma vi do’ un consiglio: godetevi la vita, tutta e fino in fondo, perché un giorno vi sveglierete e vi accorgerete che gli anni sono passati talmente in fretta che non ve ne siete accorti. E, se non avete ricordi ed esperienze piacevoli da ricordare, non vi rimane niente. Questi album di fotografie e di ritagli di giornali, ora, insieme ai miei ricordi, sono tutto quello che resta a farmi compagnia. Certo ci siete anche voi che mi state ascoltando e vi ringrazio di dare tanta attenzione ad una vecchia signora quale io sono.

Ritorno ai quei meravigliosi giorni della mia giovinezza.

PARTE QUARTA


Era il 1965 e viaggiavo in macchina con Lorna e Linda insieme verso la città. Avevo pochi giorni di vacanza e loro ne approfittarono per girovagare in centro.
La città era tappezzata da grandi poster che pubblicizzavano l’incontro di pugilato dell’anno, e sui quei grandi tabelloni il viso sorridente di Rocco salutava tutti.

Raccontai alle sorelle che conoscevo Rocco, che non lo vedevo da quasi 10 anni e che eravamo stati molto amici. Sarei andata a quell’incontro di boxe, e loro si unirono prontamente a me. Non avevano mai assistito a niente di simile e non volevano perdere l’occasione per esserci.

La mia posizione sociale mi apriva molte porte, se poi la si sommava a quella delle sorelle non trovavamo ostacoli. Procurammo tre biglietti per l’incontro nei posti migliori.

Intanto che si avvicinava la data del match continuavo a pensare a Rocco e alla nostra amicizia. Avevo davvero molto desiderio di rivederlo, ma non avevo trovato il coraggio di contattarlo per un incontro riservato. C’era talmente tanta gente che lo circondava che non ci sarei di certo riuscita.

Insieme a Lorna e Linda stavo seduta in attesa dell’inizio dell’incontro. Il suo avversario incuteva paura solo a vederlo.

Quando Rocco fece il suo ingresso ci fu un grande boato. Riamasi meravigliata di quante ragazze di ogni età erano presenti e di come urlavano il suo nome. In prima fila, poco distante da noi, c’era la sua attuale fidanzata: bellissima, bionda e con un fisico mozzafiato. Ora Rocco si poteva permettere solo il meglio, in ogni campo.

Era uno spettacolo sia sul ring che al mio fianco. Le mie accompagnatrici urlavano come delle “grezze popolane” e si divertirono davvero. Io ero molto tesa, mi sembrava di rivedere quel primo match al nostro paese e di come mi ero sentita quando Rocco mi aveva regalato la sua prima coppa, coppa che custodivo nella mia stanza come dolce ricordo dei tempi andati.

Tutto sembrava interminabile e mi sembrava anche molto doloroso per quei due campioni.

Finalmente, alla fine, fu proprio Rocco ad essere proclamato vincitore. E quando si portò quella mano al cuore in mio ricordo, non riuscii a trattenere le lacrime.

Ci furono le premiazioni, le interviste, le fotografie con tante ragazze, ma io non ebbi il coraggio di avvicinarmi.

All’uscita, l’autista ci aspettava per portarci a cena in un esclusivo ristorante. Le mie amiche avevano prenotato la cena per me che da tanto tempo non stavo con loro.

Erano da poco passate le undici e fummo introdotte in un grande salone affollato. Come era consuetudine di Lorna e Linda avevamo un tavolo talmente in vista che era impossibile passare inosservate.

Salutarono molte persone, si scambiarono soffici baci sulle guance praticamente con tutti i presenti e prendemmo posto ad un tavolo con quattro coperti.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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