lunedì 18 febbraio 2019

CAMILLA


CAMILLA

P. TREDICI






Cominciò a parlarmi della sua terra e scoprii che la amava molto. Mi raccontò un po’ di storia della Russia, dei suoi travagli e della politica che non sempre condivideva. Era un romantico, e credo rimpiangesse i tempi dello zar e dello sfavillante ambiente imperiale.
Certo, con quel suo fisico e quella sua prestanza, poteva benissimo essere un discendente della famiglia reale. Ma così non era.

Ora eravamo fidanzati ufficialmente. Io avevo compiuto 26 anni e lui 30 ed eravamo proprio una bellissima coppia.

Andrej voleva portarmi in Russia a conoscere la sua famiglia, ma questo mi spaventava, mi sembrava di affrontare un viaggio senza ritorno. Erano paure infondate, con lui sarei andata in capo al mondo e programmammo il viaggio per le feste di Natale.

Arrivai in Russia durante una terribile bufera di neve. Non avevo mai sentito un freddo così intenso e, sinceramente, non vedevo l’ora di rientrare a Londra. La sua famiglia mi accolse con tanta cordialità e trascorremmo le feste di Natale come si usava da loro.
Di quel viaggio ricordo soprattutto i suoi numerosi parenti e le abbondanti abbuffate di cibo per me strano e sconosciuto. Ci fecero dormire in stanze comunicanti e trascorremmo le notti a scaldarci reciprocamente nello stesso letto. Andrej capiva quanto mi sentissi spaesata.

Il ritorno a casa fu, per me, una liberazione.

Andrej sorrideva divertito al mio comportamento ma sapevo che anche lui preferiva stare a Londra. Ci viveva ormai da tanti anni e si sentiva di casa.

Era la primavera del 1967 quando lessi quella terribile notizia sul giornale del mattino:

“GRAVE INCIDENTE STRADALE. GRAVEMENTE FERITO ROCCO, GRANDE PUGILE E CAMPIONE.”

Lessi angosciata l’articolo e scoprii che Rocco, mentre guidava la sua potente automobile era uscito di strada ed era rimasto gravemente ferito. L’avevano portato in ospedale a sud dell’Inghilterra e dicevano fosse in coma e gravemente ferito.

Andai di corsa in ufficio e usai tutti i canali che conoscevo per avere informazioni precise. Purtroppo, quello che avevo letto era tutto vero.

Rocco era gravemente ferito e non aveva ancora ripreso conoscenza.
Non potevo assentarmi dal lavoro per alcuni giorni, ma programmai di andarlo a trovare il primo giorno che avevo libero.

Fu in quell’occasione che parlai ad Andrej di Rocco, prima non avevo avuto occasione di farlo. Gli raccontai di quanto eravamo amici e di come ci volevamo bene.

Andrej non prese molto bene questa mia amicizia. Secondo lui un uomo e una donna non possono essere solo amici. La sua gelosia cominciava ad affiorare, ma io non potevo farci niente.

“Rocco ed io saremo sempre amici, qualunque cosa accada. Io ti amo Andrej, ma è importante anche l’amicizia.” Dissi a mio marito.

Era domenica mattina quando arrivai in quell’ospedale. Erano passati dieci giorni dall’incidente, ma Rocco non si era ancora svegliato.

Mi sedetti accanto al suo letto e mi stupii di non vedere nessuno del suo clan vicino a lui. Chiesi notizie al medico e dovetti qualificarmi come addetta all’ambasciata per avere informazioni, perché aveva ricevuto l’ordine dall’enturage di Rocco, di non parlare con nessuno.

Le sue condizioni erano gravi, quando si fosse risvegliato, avrebbe comunque avuto seri problemi non ancora quantificabili.
Lasciai il mio recapito ed il mio numero di telefono dell’ufficio, chiedendo di essere tenuta al corrente.

Fu con grande dolore che me ne andai da quel posto con l’immagine di Rocco ferito in quel letto.

Raccontai ad Andrej del mio viaggio e gli raccontai pure la storia mia e di Rocco, cercando di fargli capire che per me, era una persona ed un amico molto importante.

Ogni due giorni telefonavo e chiedevo notizie al solito medico, ma la situazione rimaneva immutata.

Due mesi erano passati dall’incidente e Rocco non si era ancora svegliato.
Ero ritornata da un viaggio con il console che mi aveva tenuta lontana da Londra per due settimane. Non vedevo l’ora di parlare con il medico per avere informazioni.
Fu con sorpresa che trovai il suo messaggio che mi chiedeva di incontrarci al più presto.
Rimandai l’incontro con Andrej (e lui si arrabbiò parecchio) e andai all’ospedale.

Il medico mi invitò nel suo studio. Mi guardava in modo strano e non capivo cosa fosse successo.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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