CAMILLA
P. QUINDICI - FINALE
“Adesso ti aspetta un lungo periodo di riabilitazione,
è tutto programmato. Andrai in una struttura appena fuori Londra e ci rimarrai
fino a quando sarai pronto per tornare nel mondo.” Gli risposi.
“Davvero? E chi sosterrà la spesa di tutto?” Volle sapere.
“La tua ambasciata si prenderà carico di tutto. Te lo
devono per l’onore che hai portato al tuo paese con il tuo sport e i tuoi
trionfi. E’ tutto a posto, ci ho pensato io, tu non devi niente a nessuno.” Gli risposi.
Mi guarda e mi fa un sorriso
incantevole dei suoi. Poi sposta lo sguardo su Andrej e gli dice: “Adesso capisce il valore di questa ragazza?
Capisce che si è trovato la donna migliore in circolazione? Lei è molto
fortunato, io le voglio bene ed è un sentimento che nasce da molto lontano, ma
il suo cuore è solo per lei, l’ho capito appena vi ho visti insieme, lei è
proprio perfetto per essere il suo principe azzurro.”
Andrej si scioglie un poco e
lo ringrazia, poi esce e ci lascia da soli.
Ora che siamo da soli
dobbiamo parlarci come si fa tra veri amici.
Alla fine, mi ringrazia di
nuovo e ci diamo appuntamento a quando sarà nella nuova struttura.
Il medico è fuori che mi
aspetta e parla con Andrej. “Signorina,
il suo amico verrà trasferito fra pochi giorni, la terrò informata. Vi saluto
entrambi, è stato un vero piacere conoscervi.” Una stretta di mano e ce ne
torniamo a casa.
Andrej guida silenzioso ed
assorto. Gli accarezzo dolcemente il viso cercando di capire quello che gli
passa per la testa.
Mi fa un sorriso e capisco
che il suo malumore è sparito. Adesso che ha conosciuto Rocco e ci ha visti
insieme si è reso conto che non è un suo rivale, ma potrà essere anche suo
amico.
La primavera si trasforma in
estate e ogni tanto ci concediamo qualche giorno di vacanza insieme. Sono
piuttosto rari i momenti che ci possiamo concedere solo per noi, perciò
cerchiamo di goderceli fino in fondo.
Era l’estate del 1967 e ci
trovavamo in Scozia, in un bellissimo albergo in riva al lago. Durante tutta la
giornata Andrej si era comportato in modo inconsueto e silenzioso, e non
riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa. Non c’era niente da fare,
quando si chiudeva in se stesso i suoi occhi diventavano davvero di ghiaccio e
non riuscivo a leggervi niente.
Decise di cenare in camera,
molto romanticamente a lume di candela. Ogni tanto mi faceva di queste sorprese.
Il cameriere portò il dolce e
un vassoio a parte che posò sul tavolo in mezzo a noi, poi uscì.
Sul vassoio c’era una
scatolina di velluto azzurro. Andrej la prese, la aprì e mi chiese: “Vuoi sposarmi?” e mi diede un anello di
diamanti.
Sintetico e incisivo come al
solito. Io guardavo lui e l’anello. Non mi aspettavo la sua proposta. Mi
passarono nella mente una miriade di domande e risposte, di pro e contro, della
nostra differenza sociale, culturale, di nazionalità, ma alla fine, diedi solo
retta al mio cuore.
“Sì, con tutto il cuore.” E lo abbracciai.
Quando tornammo dalla breve
vacanza comunicammo la notizia.
Lorna e Linda erano
entusiaste e già si stavano predisponendo al grande evento. Suo nonno, aveva
già capito da tempo e ci diede la sua benedizione. Saremmo andati anche dai
miei genitori appena possibile e avrei presentato loro l’uomo che sarebbe
diventato mio marito.
Andammo anche a trovare Rocco
e gli comunicammo la bella notizia.
Il suo sguardo e il suo
sorriso erano talmente belli e sinceri, e ci abbracciò entrambi. “Sei un uomo fortunato, Andrej, ma anch’io
ho una bella notizia per voi. Sto migliorando meglio del previsto, e al vostro
matrimonio parteciperò sulle mie gambe e in compagnia della mia futura sposa.”
Ci eravamo accorti che la sua
terapista, Erika, era diventata qualcosa di più. Era una ragazza dolce e
affettuosa, la persona giusta per un tipo come lui, e sarebbe riuscita a
mantenerlo nei ranghi.
Apro gli occhi e mi sembra di
essere ancora là.
Ah, ragazzi, quell’emozione
al mio matrimonio! Le fotografie dell’album delle nozze ci ritrae belli,
giovani e innamorati, ma non trasmettono assolutamente quell’emozione e quel
sentimento così dolce e profondo che ho provato quel giorno. Sono passati tanti
anni, ma è come non fosse passato nemmeno un giorno. Spero che un’emozione ed
una felicità simile alla nostra possiate trovarla anche voi, altrimenti
perdereste qualcosa di veramente importante della vita.
I suoi genitori arrivarono
dalla Russia, i miei dall’Italia, e non riuscirono a comunicare nemmeno una
parola. Erano solo contenti per noi.
Andammo in viaggio di nozze
in America e quando tornammo, cominciammo la nostra vita insieme.
Da lì, dall’aprile 1968
cominciò quella che divenne la nostra vita insieme, e formammo una vera
famiglia.
All’arrivo del primo figlio,
Igor, smisi di lavorare. Poi arrivò Elisa, e poi Guglielmo.
Anche Rocco sposò Erika e
fece molto di più. Andò a cercare le persone che lo avevano derubato e le
trovò. Non so come li convinse, ma ritornò con buona parte del suo sudato
denaro. Anche loro ebbero due figli, Natan e Mari.
Vivemmo le nostre vite come
tutti gli altri. Io vissi per 40 anni esatti con il mio adorato Andrej, che è
mancato proprio un anno fa. E’ stato un
dolore immenso che non riesco a spiegarvi, ed ora, anch’io, aspetto di
raggiungerlo. Non ho fretta, ho ancora molto per cui vivere. Sono nonna di
quattro ragazzini scatenati e mi godo questo periodo con lentezza, esperienza e
con tanti ricordi.
Bene, miei cari amici, vi
siete accorti di quanto si faccia presto ad invecchiare? Ho chiuso gli occhi e
mi sono ritrovata nella fresca cantina di casa mia a giocare con le bambole. Li
ho riaperti e mi sono ritrovata nonna e con una vita vissuta che mi ha portato
alla soglia dei settant’anni.
Ho incontrato l’amicizia e
sentimenti autentici con Rocco, poi la stravaganza e la generosità di Lorna e
Linda, un lavoro bellissimo che mi ha aperto porte importanti, l’amore del mio
adorato Andrej, dei miei figli e dei miei nipoti, e dei miei genitori che mi hanno
lasciato la libertà di scegliere la mia vita. Una vita intensa, bellissima che
sembra passata come un soffio di vento. E ora? Ora c’è ancora un futuro che mi
aspetta, io sono sempre la solita Camilla, anche se la salute non è più quella
dei verdi anni, e sono aperta ad altre esperienze, altri viaggi finchè arriverò
anch’io alla mia meta.
E poi, oggi ci siete stati
voi a farmi compagnia, ad ascoltare i ricordi di una vecchia signora, e vi
ringrazio dell’attenzione. Vi offrirei un tè se foste qui con me, ho imparato a
farlo secondo l’usanza russa, ma preferisco quella inglese.
Bene, miei cari, si è fatto
tardi e fra poco ho appuntamento con mio figlio Igor che si trova in America.
Ho imparato a usare Internet, il cellulare e ogni dispositivo che mi faccia
sentire sempre vicina ai miei cari.
Per questo non ho fretta di
raggiungere il mio Andrej, ho ancora molte esperienze da fare.
E’ stato un piacere parlare
con voi. Un bacio a tutti e, che la vostra vita possa essere almeno in parte
favolosa e piena d’amore come lo è stata la mia. Coltivate sempre i vostri
sogni e non smettete mai di vivere pensando ad un futuro migliore.
Camilla
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