CAMILLA
P. DIECI
Non chiesi per chi fosse il
quarto posto, le buone maniere non me lo permettevano. Ci venne servito un
aperitivo e le ascoltavo commentare il loro primo incontro di boxe. Sembravano
due ragazzine entusiaste, e si ripromisero di non perderne più nemmeno uno.
Ero cullata dal brusio della
sala: era talmente basso che sembrava di stare in un alveare, poi, come per
incanto, tutto quel brusio cessò di colpo.
Colta di sorpresa da tanto
silenzio seguii gli sguardi di tutti i commensali e rimasi paralizzata dalla
sorpresa: Rocco stava venendo al nostro tavolo.
Era bellissimo: indossava uno
smoking nero con una camicia immacolata aperta al collo, i capelli tenuti
indietro con una buona dose di brillantina, la sua camminata da atleta e il suo
sorriso quando vide la mia sorpresa lo rendevano molto, molto affascinante.
Ma quello che mi colpì più di
tutto fu il suo sguardo: lo stesso di quando eravamo bambini, era davvero come
se il tempo non fosse passato, invece erano trascorsi già più di dieci anni dal
nostro ultimo incontro.
Mi fece un piccolo inchino,
mi prese la mano e se la portò alle labbra.
“Buona sera Camilla, hai portato con te le fate
parlanti?” Usava la lingua inglese
non perfettamente, ma era comprensibile. “Chiudi
la bocca Camilla o i tuoi angeli ascoltanti rideranno di te.” Aggiunse con
lo sguardo illuminato.
Io non resistetti, al di là
di ogni etichetta mi alzai in piedi e mi rifugiai fra le sue braccia, godendo
di quell’abbraccio fraterno che mi mancava da tantissimi anni. Non riuscivo a
trattenere le lacrime, sapevo che tutti ci guardavano e che le due sorelle
stavano gongolando per tutta l’attenzione che avevamo attirato. Erano state
loro ad organizzare tutto e si godevano l’evento fino in fondo.
“Signore e signori, questa è Camilla, la mia amica del
cuore, la persona che ha reso realizzabile quello che sono diventato. E’ solo
per merito suo se sono Rocco campione di boxe, a lei devo tutto e non ha mai
chiesto niente in cambio. Guardatela, signori e signore, è la persona migliore
che ci sia a questo mondo.”
Mi prende per mano e mi fa
fare una giravolta, io sono rossa come un peperone e piena di vergogna. Poi,
qualcuno comincia a battere le mani e Rocco mi prende fra le braccia e iniziamo
a ballare fra gli applausi dei presenti. Poi, con quel suo sorriso che sa
conquistare tutti, ringrazia e, finalmente ci sediamo al nostro tavolo.
Io non ho ancora riacquistato
l’uso della parola, ma ci pensa Rocco a parlare per tutti. Fa tanti complimenti
alle due sorella, e loro sono felici di tanta attenzione. Poi, finalmente,
ritorna il Rocco che ho sempre conosciuto, mi guarda e mi fa il suo più bel
sorriso.
“Allora Camilla, non mi hai ancora detto niente,
parlami un po’ di te, di quello che hai fatto in tutti questi anni e come te la
passi.”
“Ci vorrebbero ore per parlare di tutto, ma adesso
sono solo felice di rivederti e di poter stare un po’ con te, devo ringraziare
le mia amiche per la bella sorpresa, spero potremo avere un po’ di tempo nei
prossimi giorni e passarlo insieme.”
Gli rispondo ancora emozionata.
La cena procede benissimo e
quando usciamo ci scambiamo gli indirizzi, Rocco rimarrà in Inghilterra per
alcune settimane e ci rivedremo di sicuro.
Intanto ci accordiamo per
vederci a pranzo con la sua fidanzata a casa di Lorna e Linda.
E’ un abbraccio pieno di
amore e di sentimenti mai dimenticati quello che ci scambiamo prima di
salutarci: ora ho la prova, la vera amicizia non conosce limiti, né di tempo,
né di distanza, né di distrazioni.
“Qualunque cosa accada, noi saremo sempre amici.”
“Già, è proprio così.” Ci sussurriamo
mentre ci abbracciamo di nuovo.
Le due sorelle sono molto
soddisfatte, sono riuscite nel loro intento, mi hanno fatto una bellissima
sorpresa, un regalo molto importante.
Vado a letto, domani riprendo
il mio lavoro ed ho una settimana molto intensa, ma domenica, rivedrò a pranzo
Rocco e la sua fidanzata.
Conobbi Helen, era americana
e molto smorfiosa. Non mi piacque per niente, ma feci di tutto per non darlo a
vedere. Lei, invece, non fece niente per nascondere l’antipatia che provava nei
miei confronti. Era gelosa del sentimento che mi legava a Rocco. Il suo piccolo
cervello non riusciva a capire che non ero una sua potenziale rivale, ma solo
una persona che conosceva il suo ragazzo fin dai tempi delle scuole. Non mi
preoccupai molto dei suoi sentimenti, ero troppo felice di passare qualche ora
con Rocco.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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