giovedì 28 febbraio 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. QUATTRO





SECONDO CAPITOLO

La mia istruzione avviene in casa. Si alternano due insegnanti ed io sono molto brava. Sono arrabbiata con i miei genitori ma non per questo rinuncio a studiare, anzi, mi servirà quando potrò, finalmente, andarmene da questa casa.

Giugno è iniziato con giornate piacevoli e cerco di raccogliere sul viso il tepore del sole. Mi ricorda la sensazione dell’ultima volta che sono stata in bicicletta. Veramente ogni cosa mi ricorda quel giorno. Non ho dimenticato nemmeno il più piccolo istante, il mio cuore mi ripete la stessa canzone: amore, amore, amore…

I miei genitori sono stati di parola: non posso più uscire da sola, mio fratello o qualcun altro sono sempre al mio fianco. Hanno dato inizio ad una battaglia e sperano che io ceda con facilità, ma non sarà così.

Nei miei momenti liberi, prendo il mio diario e mi sfogo con lui come fosse il mio miglior amico. Lo tengo nascosto, come tengo nascosto nel mio cuore i miei più profondi segreti.

10 giugno 1914. Caro Diario, ci sono giornate così belle che vorrei correre come un leprotto nei campi, respirare aria di libertà e rifugiarmi fra le braccia del mio amore. Non riusciranno a tenermi prigioniera per sempre. Alberto, aspettami, io sono sempre con te e tu sei sempre con me nei miei pensieri e nel mio cuore.


Le giornate scorrono lente, io studio, leggo molto, passeggio nel cascinale e c’è sempre qualcuno che mi tiene d’occhio. Cerco la possibilità di una piccola fuga, ce la posso fare.

Questa sera, a cena, i miei genitori, come al solito, non mi hanno rivolto la parola. Hanno la loro tattica. Mi ignorano sperando che io faccia il primo passo e ceda dai miei propositi, ma io sono ancora troppo arrabbiata per cedere. Credono di ottenere la mia resa comportandosi così, non sanno che mi rendono ancora più decisa a perseverare.  Sarò anche quasi prigioniera, ma ho la mia meta da raggiungere e niente mi potrà fermare.

Il caldo comincia a essere insopportabile. Mi piacerebbe andare al fiume ed immergere i piedi nell’acqua fresca, quasi quasi chiedo a mio fratello di accompagnarmi. Anche lui ci va spesso.

Niente da fare. L’ordine è ancora di rimanere confinata ed io sono sempre più arrabbiata.

01 luglio 1914. Caro Diario, fra due settimane i miei genitori dovranno partire per dieci giorni ed io non vedo l’ora che se ne vadano. Senza la loro presenza, nessuno oserà tenermi rinchiusa ed io rivedrò il mio amore. Ho dato un biglietto a Mariuccia, cugina di Alberto, che lavora per noi, e gli ho detto di tenersi pronto al nostro incontro. E’ passato così tanto tempo da quando l’ho visto che forse non lo riconoscerò. Aspettami amore, presto sarò da te.


Finalmente! Sono fra le sue braccia. Ce l’ho fatta a rivederlo. Non mi sembra ancora vero. Abbiamo poco tempo, presto verranno a cercarmi, ma non mi importa niente.

“Ciao Esterina, sei bellissima.” Lui mi saluta sempre così.

“Anche tu sei bellissimo.” Ho perso la mia timidezza, non mi sento più una ragazzina, voglio essere la sua donna, io mi sento la sua donna.

“Ho saputo della punizione che ti hanno dato i tuoi genitori, e tutto per colpa mia. Cosa posso fare per te, piccola Ester?”

“Mantieni la tua promessa, solo questo devi fare per me. Lo sapevamo che non sarebbe stato facile, ma noi abbiamo la nostra promessa da mantenere. Adesso stringimi e baciami senza perdere altro tempo. Se i miei genitori scopriranno questa scappatella inaspriranno la punizione e chissà quando potremo rivederci.”

Io non avevo mai provato il calore di un uomo. Non ero mai stata baciata sulle labbra, voglio fare tutto, e tutto di corsa, non posso nemmeno fermarmi ad assaporare i teneri gesti d’amore che ho sempre sognato. Non facciamo altro che scambiarci baci e carezze e poi stiamo in silenzio, altro non possiamo fare.
“Hai sentito della guerra Esterina? Sembra che presto possa toccare anche a noi. Se dovesse succedere dovrò partire per il fronte, anche tuo fratello dovrà andare soldato.”


foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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