ESTERINA
P. QUATTRO
SECONDO CAPITOLO
La mia istruzione avviene in casa. Si alternano
due insegnanti ed io sono molto brava. Sono arrabbiata con i miei genitori ma
non per questo rinuncio a studiare, anzi, mi servirà quando potrò, finalmente,
andarmene da questa casa.
Giugno è iniziato con giornate piacevoli e cerco
di raccogliere sul viso il tepore del sole. Mi ricorda la sensazione
dell’ultima volta che sono stata in bicicletta. Veramente ogni cosa mi ricorda
quel giorno. Non ho dimenticato nemmeno il più piccolo istante, il mio cuore mi
ripete la stessa canzone: amore, amore, amore…
I miei genitori sono stati di parola: non posso
più uscire da sola, mio fratello o qualcun altro sono sempre al mio fianco.
Hanno dato inizio ad una battaglia e sperano che io ceda con facilità, ma non sarà così.
Nei miei momenti liberi, prendo il mio diario e
mi sfogo con lui come fosse il mio miglior amico. Lo tengo nascosto, come tengo
nascosto nel mio cuore i miei più profondi segreti.
10 giugno
1914. Caro Diario, ci sono giornate così belle che vorrei correre come un
leprotto nei campi, respirare aria di libertà e rifugiarmi fra le braccia del
mio amore. Non riusciranno a tenermi prigioniera per sempre. Alberto,
aspettami, io sono sempre con te e tu sei sempre con me nei miei pensieri e nel
mio cuore.
Le giornate scorrono lente, io studio, leggo
molto, passeggio nel cascinale e c’è sempre qualcuno che mi tiene d’occhio. Cerco
la possibilità di una piccola fuga, ce la posso fare.
Questa sera, a cena, i miei genitori, come al
solito, non mi hanno rivolto la parola. Hanno la loro tattica. Mi ignorano
sperando che io faccia il primo passo e ceda dai miei propositi, ma io sono
ancora troppo arrabbiata per cedere. Credono di ottenere la mia resa
comportandosi così, non sanno che mi rendono ancora più decisa a perseverare. Sarò anche quasi prigioniera, ma ho la mia
meta da raggiungere e niente mi potrà fermare.
Il caldo comincia a essere insopportabile. Mi
piacerebbe andare al fiume ed immergere i piedi nell’acqua fresca, quasi quasi
chiedo a mio fratello di accompagnarmi. Anche lui ci va spesso.
Niente da fare. L’ordine è ancora di rimanere
confinata ed io sono sempre più arrabbiata.
01 luglio
1914. Caro Diario, fra due settimane i miei genitori dovranno partire per dieci
giorni ed io non vedo l’ora che se ne vadano. Senza la loro presenza, nessuno
oserà tenermi rinchiusa ed io rivedrò il mio amore. Ho dato un biglietto a
Mariuccia, cugina di Alberto, che lavora per noi, e gli ho detto di tenersi
pronto al nostro incontro. E’ passato così tanto tempo da quando l’ho visto che
forse non lo riconoscerò. Aspettami amore, presto sarò da te.
Finalmente! Sono fra le sue braccia. Ce l’ho
fatta a rivederlo. Non mi sembra ancora vero. Abbiamo poco tempo, presto
verranno a cercarmi, ma non mi importa niente.
“Ciao
Esterina, sei bellissima.” Lui mi saluta sempre così.
“Anche tu
sei bellissimo.”
Ho perso la mia timidezza, non mi sento più una ragazzina, voglio essere la sua
donna, io mi sento la sua donna.
“Ho saputo
della punizione che ti hanno dato i tuoi genitori, e tutto per colpa mia. Cosa
posso fare per te, piccola Ester?”
“Mantieni
la tua promessa, solo questo devi fare per me. Lo sapevamo che non sarebbe
stato facile, ma noi abbiamo la nostra promessa da mantenere. Adesso stringimi
e baciami senza perdere altro tempo. Se i miei genitori scopriranno questa
scappatella inaspriranno la punizione e chissà quando potremo rivederci.”
Io non avevo mai provato il calore di un uomo.
Non ero mai stata baciata sulle labbra, voglio fare tutto, e tutto di corsa,
non posso nemmeno fermarmi ad assaporare i teneri gesti d’amore che ho sempre
sognato. Non facciamo altro che scambiarci baci e carezze e poi stiamo in
silenzio, altro non possiamo fare.
“Hai sentito
della guerra Esterina? Sembra che presto possa toccare anche a noi. Se dovesse
succedere dovrò partire per il fronte, anche tuo fratello dovrà andare
soldato.”
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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