IL SEGRETO DELLA LUNA
parte quarantasette
“Noi qui
abbiamo finito, ti lascio in libertà.” Disse Costantino senza aggiungere altro.
“Va bene.” E
ognuno andò per la propria strada.
Gastone
continuò il suo giro in quel mercato affollato. Non gli era mai capitato di
vedere tanti animali così belli; beati quelli che potevano permettersi di
acquistarli, non erano certo alla portata di tutti.
Era assorto
e procedeva a testa bassa quando si scontrò con un uomo. Alzò di scatto lo
sguardo per chiedere scusa e con sorpresa vide che si trattava di Gorrini.
“Mi scusi,
signore. Ero distratto.”
“Non fa
niente, anch’io non guardavo dove andavo. Che dici, ti piacciono i miei
cavalli?”
“Sono
semplicemente eccezionali, non ne ho mai visti di così belli.”
Gorrini
gongolava, era abituato a riceve i complimenti ma sapeva che questo era un uomo
che se ne intendeva.
“Vedo che
sei rimasto affascinato. Morietti mi ha detto chi sei, che ne dici se andiamo a
bere qualcosa insieme?”
Gastone non
se lo fece ripetere due volte.
Erano seduti
con una birra davanti. Gorrini parlava e si esaltava mentre descriveva la sua
proprietà, il suo lavoro, i suoi cavalli. Si vedeva che era davvero innamorato
di quello che faceva.
Gastone lo
lasciava parlare, non gli sembrò vero quando quello gli disse: “perché non
viene a visitare il mio allevamento? Sono sicuro che le piacerà!”
“Verrò
volentieri, anche domani, sono talmente emozionato e felice dell’invito!”
Si
accordarono per la settimana successiva. Gli spiegò come raggiungere la sua
proprietà e si salutarono. Gorrini era alticcio, aveva scolato parecchie birre
e, barcollando tornò dai suoi uomini che erano pronti per tornarsene a casa.
Decise anche
lui di rientrare. Riprese il suo cavallo e rifece la strada del ritorno in
silenzio, come quando era arrivato.
Cincia lo
aspettava e lui la mise al corrente di tutto. Le nipoti di Morietti sarebbero
rimaste a casa per un tempo che lui non conosceva, doveva sbrigarsi se voleva
trovare il modo di sistemarle.
Non sarebbe
stato facile visto che il capo dei guardiani non le avrebbe mai lasciate senza
scorta, ma avrebbe trovato il modo, lo avrebbe sempre trovato.
Il tempo era
davvero bello. Un inizio di giungo tranquillo su terreni senza raccolti e
allevamenti semi vuoti. La distruzione sistematica che Gastone aveva iniziato
stava dando i suoi frutti. Non poteva colpire negli affetti quei delinquenti,
non ancora, però poteva colpirli nelle ricchezze e questo, per qualcuno era
ancora peggio.
Gastone
passava molte notti con Margherita e le parlò dell’invito di Gorrini e di come
erano meravigliosi i suoi cavalli.
“Non eccelle
solo in quello, ha una cantina con botti speciali per l’invecchiamento di un
vino che è rinomato in tutta la zona e anche fuori dai nostri confini. Ogni
cosa che produce quella proprietà è di una qualità altissima e molto, molto
costosa.”
“Mi
incuriosisco sempre di più, non vedo l’ora di andarci.”
Ripresero a
fare l’amore dimenticandosi di qualsiasi altra cosa.
Mancavano
ancora un paio di settimane alla luna nuova e alla riunione che i cavalieri
aspettavano con ansia.
Gastone, in
groppa al suo cavallo entrò nel lungo sentiero che portava alla tenuta Gorrini.
Un guardiano gli andò incontro e lo salutò, scortandolo fino alla stalla dove
lasciò il suo cavallo.
Gorrini, con
un frustino in mano lo stava aspettando. Si salutarono educatamente avviandosi
ad un magazzino che scoprì essere uno spogliatoio immenso. Chiunque andava alle
stalle, anche chi ci lavorava, prima doveva calzare stivali di gomma immacolati
e un camice blu pulito. Ce n’erano di varie misure ma Gorrini aveva i suoi
personali.
Percorsero
un corridoio rischiarato e ventilato da feritoie per raggiungere le stalle, ciò
per non sporcare gli stivali.
Le stalle
erano grandi, con vari box. C’era anche un grande recinto dove alcune cavalle
stavano insieme ai loro puledri. Altri recinti con vari animali e parecchi
lavoranti a sorvegliare e pulire.
Gorrini non
si perdeva lo sguardo ammirato del suo ospite, questo lo rendeva davvero
orgoglioso di quello che aveva. Entrarono nel reparto dei box. Erano spaziosi e
puliti. I cavalli erano una meraviglia e agli occhi di Gastone non sfuggiva
nulla.
“Abbiamo un
veterinario fisso che si prende cura degli animali, controlla l’alimentazione e
dirige le stalle insieme al mio capo-stalla. Parecchi uomini per tutto quello
che riguarda i vari lavori e molte donne che lavano e puliscono ogni giorno
camici e stivali. Qui non passa niente se non è più che pulito.”
“Non avevo
mai visto niente del genere. Sono animali notevoli, ma non devono costare
poco!” Disse Gastone.
Gorrini
sorrise. “Sono animali da corsa, da sella per i signori e le signore,
certamente non sono adatti a nessun lavoro. Sono molto richiesti e vengono
venduti con un certificato di nascita e di buona salute. Chi li possiede sa di
avere qualcosa che si possono permettere in pochi.”
Gastone si
era avvicinato ad un recinto dove due cavalle stavano insieme ai loro puledri.
“Decidete
voi quando farle figliare?” Si incuriosì Gastone.
“Certamente!
Abbiamo richieste che ancora non siamo riusciti a soddisfare e la gente è
disposta ad aspettare pur di avere un cavallo delle scuderie Gorrini. Facciamo
ogni cosa seguendo regole ben precise. Ci sono clienti che vengono a scegliere
il maschio e la femmina per l’accoppiamento, arrivano anche da molto lontano!”
Si inorgoglì l’uomo.
Continuarono
a camminare. Il padrone stava in silenzio godendosi la meraviglia che
traspariva dagli occhi del suo ospite. Tutto era semplicemente eccellente,
tutto era pulito, in ordine, non aveva mai visto niente di simile, pensò
Gastone, sarebbe stato davvero un peccato avvelenare quegli animali, ma ci
avrebbe pensato più tardi.
Era immerso
nelle sue elucubrazioni e non aveva sentito l’invito di Gorrini, che lo
strattonò.
Il padrone
sorrideva soddisfatto. “Venga, le mostro le mie cantine.”
Ritornarono
indietro e lasciarono stivali e camici nello spogliatoio.
Gorrini
precedeva Gastone che guardava tutte quelle persone lavorare con impegno e
devozione. Dovevano essere trattate bene e ben retribuite, si capiva che erano
soddisfatte di quello che facevano.
Le cantine
furono un’altra sorpresa per Gastone. Erano enormi, tenute a regola d’arte,
fresche al punto giusto e con decine di grosse botti. L’odore del vino e del
legno impregnava l’ambiente.
“Questo è il
mio regno. Questa è la mia passione, il vino di qualità! Qui sovrintendo io ad
ogni passaggio, agli assaggi e a poche persone è permesso entrare. Anche il
calore di un semplice cane può far variare la temperatura qui dentro ed io sono
assolutamente rigido con le mie regole. Venga, un assaggio glielo concedo.”
Gorrini si
avvicinò ad una botte e aprì il rubinetto riempiendo un piccolo boccale, lo
porse al suo ospite e aspettò di vedere la sua espressione.
Gastone lo
sorseggiò a piccoli sorsi. Era una squisitezza che lui non aveva mai provato.
“Semplicemente
delizioso.” Disse asciugandosi i baffi.
“Sono felice
che le piaccia, so che è uno che se ne intende. I miei vigneti coprono la maggior
parte delle mie terre, sono il mio vanto, e il vino che produco è per pochi
fortunati. Come avrà capito ogni cosa che fanno i Gorrini rispetta la massima
qualità, è così che il mio bis nonno ha iniziato e noi non abbiamo mai smesso.”
Aveva
ragione ad essere fiero di quello che aveva e che faceva, non si poteva fare
meglio.
“Venga, ho
fatto preparare uno spuntino sotto il portico, così potrà assaggiare anche
altri prodotti che vengono fatti qui.”
Un tavolo
era stato preparato con pane, formaggi di vari tipi, marmellate, vino, birra,
salumi e un cesto con varie provviste era pronto per essere portato via
dall’ospite.
“Non doveva
disturbarsi così, io non ho di che sdebitarmi.”
“Mangi con
me, mi faccia compagnia, mi capita raramente di avere qualcuno qui. Come può
ben immaginare teniamo a distanza chiunque voglia entrare e gli affari li
tratto solo con persone che conosco o mi sono state raccomandate. Qui c’è tutta
la mia vita, il mio capitale e non voglio rischiare di perdere quello che
abbiamo ottenuto in tre generazioni. Ah, ecco mia figlia Gemma.”
Una
bellissima ragazzina dai capelli biondi e tante lentiggini li raggiunse. Salutò
educatamente l’ospite e poi suo padre, chiedendo il permesso di sedersi con
loro e mangiare della marmellata che amava particolarmente.
Gorrini la
fece sedere vicino a lui.
“Questa è la
mia unica figlia. Ha quattordici anni.
Purtroppo non possiamo averne altre e la viziamo spudoratamente. Mia
moglie non gode di tanta salute ma lei, per fortuna è sana come un pesce ed ama
molto i cavalli, sarà lei a portare avanti l’azienda, e devo dire che sta
imparando bene, nonostante la giovane età. Spero che incontri un uomo di suo
pari valore, altrimenti io lo ucciderò.” Disse ridendo insieme alla figlia.
Doveva essere una battuta che conoscevano bene e che il padre diceva spesso
alla sua adorata figlia.
Il tempo era
volato e Gastone doveva tornare, il lavoro, disse al suo ospite non poteva
essere tralasciato, dopo tutto era uno di quelli che lo pagavano.
Gorrini gli
offrì il cesto e lo accompagnò a riprendere il cavallo.
Mentre si
salutavano, il padrone gli disse: “Mi raccomando, faccia buona guardia e mi
tenga informato se scopre qualcosa.” Ora aveva capito il motivo di tanta
generosità e ospitalità.
“Non
mancherò, passerò anche dalle sue parti più spesso.” Girò il cavallo e tornò a
casa.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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