giovedì 16 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte quarantasette






“Noi qui abbiamo finito, ti lascio in libertà.” Disse Costantino senza aggiungere altro.
“Va bene.” E ognuno andò per la propria strada.
Gastone continuò il suo giro in quel mercato affollato. Non gli era mai capitato di vedere tanti animali così belli; beati quelli che potevano permettersi di acquistarli, non erano certo alla portata di tutti.
Era assorto e procedeva a testa bassa quando si scontrò con un uomo. Alzò di scatto lo sguardo per chiedere scusa e con sorpresa vide che si trattava di Gorrini.
“Mi scusi, signore. Ero distratto.”
“Non fa niente, anch’io non guardavo dove andavo. Che dici, ti piacciono i miei cavalli?”
“Sono semplicemente eccezionali, non ne ho mai visti di così belli.”
Gorrini gongolava, era abituato a riceve i complimenti ma sapeva che questo era un uomo che se ne intendeva.
“Vedo che sei rimasto affascinato. Morietti mi ha detto chi sei, che ne dici se andiamo a bere qualcosa insieme?”
Gastone non se lo fece ripetere due volte.
Erano seduti con una birra davanti. Gorrini parlava e si esaltava mentre descriveva la sua proprietà, il suo lavoro, i suoi cavalli. Si vedeva che era davvero innamorato di quello che faceva.
Gastone lo lasciava parlare, non gli sembrò vero quando quello gli disse: “perché non viene a visitare il mio allevamento? Sono sicuro che le piacerà!”
“Verrò volentieri, anche domani, sono talmente emozionato e felice dell’invito!”
Si accordarono per la settimana successiva. Gli spiegò come raggiungere la sua proprietà e si salutarono. Gorrini era alticcio, aveva scolato parecchie birre e, barcollando tornò dai suoi uomini che erano pronti per tornarsene a casa.
Decise anche lui di rientrare. Riprese il suo cavallo e rifece la strada del ritorno in silenzio, come quando era arrivato.
Cincia lo aspettava e lui la mise al corrente di tutto. Le nipoti di Morietti sarebbero rimaste a casa per un tempo che lui non conosceva, doveva sbrigarsi se voleva trovare il modo di sistemarle.
Non sarebbe stato facile visto che il capo dei guardiani non le avrebbe mai lasciate senza scorta, ma avrebbe trovato il modo, lo avrebbe sempre trovato.
Il tempo era davvero bello. Un inizio di giungo tranquillo su terreni senza raccolti e allevamenti semi vuoti. La distruzione sistematica che Gastone aveva iniziato stava dando i suoi frutti. Non poteva colpire negli affetti quei delinquenti, non ancora, però poteva colpirli nelle ricchezze e questo, per qualcuno era ancora peggio.
Gastone passava molte notti con Margherita e le parlò dell’invito di Gorrini e di come erano meravigliosi i suoi cavalli.
“Non eccelle solo in quello, ha una cantina con botti speciali per l’invecchiamento di un vino che è rinomato in tutta la zona e anche fuori dai nostri confini. Ogni cosa che produce quella proprietà è di una qualità altissima e molto, molto costosa.”
“Mi incuriosisco sempre di più, non vedo l’ora di andarci.”
Ripresero a fare l’amore dimenticandosi di qualsiasi altra cosa.
Mancavano ancora un paio di settimane alla luna nuova e alla riunione che i cavalieri aspettavano con ansia.
Gastone, in groppa al suo cavallo entrò nel lungo sentiero che portava alla tenuta Gorrini. Un guardiano gli andò incontro e lo salutò, scortandolo fino alla stalla dove lasciò il suo cavallo.
Gorrini, con un frustino in mano lo stava aspettando. Si salutarono educatamente avviandosi ad un magazzino che scoprì essere uno spogliatoio immenso. Chiunque andava alle stalle, anche chi ci lavorava, prima doveva calzare stivali di gomma immacolati e un camice blu pulito. Ce n’erano di varie misure ma Gorrini aveva i suoi personali.
Percorsero un corridoio rischiarato e ventilato da feritoie per raggiungere le stalle, ciò per non sporcare gli stivali.
Le stalle erano grandi, con vari box. C’era anche un grande recinto dove alcune cavalle stavano insieme ai loro puledri. Altri recinti con vari animali e parecchi lavoranti a sorvegliare e pulire.
Gorrini non si perdeva lo sguardo ammirato del suo ospite, questo lo rendeva davvero orgoglioso di quello che aveva. Entrarono nel reparto dei box. Erano spaziosi e puliti. I cavalli erano una meraviglia e agli occhi di Gastone non sfuggiva nulla.
“Abbiamo un veterinario fisso che si prende cura degli animali, controlla l’alimentazione e dirige le stalle insieme al mio capo-stalla. Parecchi uomini per tutto quello che riguarda i vari lavori e molte donne che lavano e puliscono ogni giorno camici e stivali. Qui non passa niente se non è più che pulito.”
“Non avevo mai visto niente del genere. Sono animali notevoli, ma non devono costare poco!” Disse Gastone.
Gorrini sorrise. “Sono animali da corsa, da sella per i signori e le signore, certamente non sono adatti a nessun lavoro. Sono molto richiesti e vengono venduti con un certificato di nascita e di buona salute. Chi li possiede sa di avere qualcosa che si possono permettere in pochi.”
Gastone si era avvicinato ad un recinto dove due cavalle stavano insieme ai loro puledri.
“Decidete voi quando farle figliare?” Si incuriosì Gastone.
“Certamente! Abbiamo richieste che ancora non siamo riusciti a soddisfare e la gente è disposta ad aspettare pur di avere un cavallo delle scuderie Gorrini. Facciamo ogni cosa seguendo regole ben precise. Ci sono clienti che vengono a scegliere il maschio e la femmina per l’accoppiamento, arrivano anche da molto lontano!” Si inorgoglì l’uomo.
Continuarono a camminare. Il padrone stava in silenzio godendosi la meraviglia che traspariva dagli occhi del suo ospite. Tutto era semplicemente eccellente, tutto era pulito, in ordine, non aveva mai visto niente di simile, pensò Gastone, sarebbe stato davvero un peccato avvelenare quegli animali, ma ci avrebbe pensato più tardi.
Era immerso nelle sue elucubrazioni e non aveva sentito l’invito di Gorrini, che lo strattonò.
Il padrone sorrideva soddisfatto. “Venga, le mostro le mie cantine.”
Ritornarono indietro e lasciarono stivali e camici nello spogliatoio.
Gorrini precedeva Gastone che guardava tutte quelle persone lavorare con impegno e devozione. Dovevano essere trattate bene e ben retribuite, si capiva che erano soddisfatte di quello che facevano.
Le cantine furono un’altra sorpresa per Gastone. Erano enormi, tenute a regola d’arte, fresche al punto giusto e con decine di grosse botti. L’odore del vino e del legno impregnava l’ambiente.
“Questo è il mio regno. Questa è la mia passione, il vino di qualità! Qui sovrintendo io ad ogni passaggio, agli assaggi e a poche persone è permesso entrare. Anche il calore di un semplice cane può far variare la temperatura qui dentro ed io sono assolutamente rigido con le mie regole. Venga, un assaggio glielo concedo.”
Gorrini si avvicinò ad una botte e aprì il rubinetto riempiendo un piccolo boccale, lo porse al suo ospite e aspettò di vedere la sua espressione.
Gastone lo sorseggiò a piccoli sorsi. Era una squisitezza che lui non aveva mai provato.
“Semplicemente delizioso.” Disse asciugandosi i baffi.
“Sono felice che le piaccia, so che è uno che se ne intende. I miei vigneti coprono la maggior parte delle mie terre, sono il mio vanto, e il vino che produco è per pochi fortunati. Come avrà capito ogni cosa che fanno i Gorrini rispetta la massima qualità, è così che il mio bis nonno ha iniziato e noi non abbiamo mai smesso.”
Aveva ragione ad essere fiero di quello che aveva e che faceva, non si poteva fare meglio.
“Venga, ho fatto preparare uno spuntino sotto il portico, così potrà assaggiare anche altri prodotti che vengono fatti qui.”
Un tavolo era stato preparato con pane, formaggi di vari tipi, marmellate, vino, birra, salumi e un cesto con varie provviste era pronto per essere portato via dall’ospite.
“Non doveva disturbarsi così, io non ho di che sdebitarmi.”
“Mangi con me, mi faccia compagnia, mi capita raramente di avere qualcuno qui. Come può ben immaginare teniamo a distanza chiunque voglia entrare e gli affari li tratto solo con persone che conosco o mi sono state raccomandate. Qui c’è tutta la mia vita, il mio capitale e non voglio rischiare di perdere quello che abbiamo ottenuto in tre generazioni. Ah, ecco mia figlia Gemma.”
Una bellissima ragazzina dai capelli biondi e tante lentiggini li raggiunse. Salutò educatamente l’ospite e poi suo padre, chiedendo il permesso di sedersi con loro e mangiare della marmellata che amava particolarmente.
Gorrini la fece sedere vicino a lui.
“Questa è la mia unica figlia. Ha quattordici anni.  Purtroppo non possiamo averne altre e la viziamo spudoratamente. Mia moglie non gode di tanta salute ma lei, per fortuna è sana come un pesce ed ama molto i cavalli, sarà lei a portare avanti l’azienda, e devo dire che sta imparando bene, nonostante la giovane età. Spero che incontri un uomo di suo pari valore, altrimenti io lo ucciderò.” Disse ridendo insieme alla figlia. Doveva essere una battuta che conoscevano bene e che il padre diceva spesso alla sua adorata figlia.
Il tempo era volato e Gastone doveva tornare, il lavoro, disse al suo ospite non poteva essere tralasciato, dopo tutto era uno di quelli che lo pagavano.
Gorrini gli offrì il cesto e lo accompagnò a riprendere il cavallo.
Mentre si salutavano, il padrone gli disse: “Mi raccomando, faccia buona guardia e mi tenga informato se scopre qualcosa.” Ora aveva capito il motivo di tanta generosità e ospitalità.
“Non mancherò, passerò anche dalle sue parti più spesso.” Girò il cavallo e tornò a casa.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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