martedì 21 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte cinquanta






Un rivolo di bava le uscì dalla bocca, ormai non avrebbe sentito più niente.
Incise la stella sul petto, le cavò gli occhi. Ormai lo sapeva fare con destrezza.
Uscì e ritornò in casa, da Cincia.
“Fatto.” Disse semplicemente.
“Ora porto via la cavalla, poi torno e faccio il resto. Fai buona guardia, amica mia.”
La cavalla era docile. Gastone le prese le briglie e montò sul suo cavallo, si allontanarono verso un bosco folto. Arrivò nel punto esatto che lui voleva, uno strapiombo sul fiume e spinse il magnifico animale che si schiantò sul fondo ghiaioso spezzandosi il collo e morendo all’istante. Gastone non rimase a guardare, cancellò le tracce e ritornò indietro.
Il tempo scorreva veloce e non era suo amico. Entrò nel suo casotto e avvolse il corpo in una coperta pronta all’uso, prese la sacca e uscì nella calura pomeridiana portando con sé quel pericoloso fardello.
Andò nella direzione opposta a dove aveva portato la cavalla e si avvicinò il più possibile alla tenuta dei Gorrini. Si fermò al limite di sicurezza e inchiodò il corpo della ragazzina nel modo in cui aveva trovato sua figlia. Non ci impiegò che pochi minuti. Si soffermò solo pochi attimi ad osservarla, rivivendo lo stesso dolore di quando aveva trovato sua figlia.
Maledetto Gorrini, ora saprai anche tu cosa si prova.
Cancellò le sue tracce e tornò a casa.
Cincia era sull’uscio, l’uomo le consegnò la borsa. “Brucia subito quello che contiene.”
La donna gli diede la borraccia dell’acqua e rientrò. Un altro tassello era stato aggiunto al puzzle che si andava completando.
Gastone si avviò al fiume con l’esplosivo. Aveva già preparato tutto, e gli sarebbe servito anche come alibi. Inserì la polvere nei punti esatti e la fece esplodere.
Per ben tre volte rifece la stessa operazione e i grandi massi che ostruivano la piena del fiume non esistevano più, e lui aveva risparmiato buona parte dell’esplosivo, era questa la sua vera missione.
Alla tenuta Morietti c’era un gran fermento. La scomparsa del capo guardiano aveva messo tutti in allarme, dopotutto era la guardia del corpo delle due signorine e Costantino era su tutte le furie. Aveva mandato vari uomini a cercarlo, non si capacitava della sua assenza. Il suo cavallo non aveva lasciato la stalla, perciò si era allontanato a piedi, non poteva essere molto lontano.
Un ragazzino fu portato da lui.
“Signor Morietti, questo bambino ha qualcosa da comunicarle.” Gli disse l’uomo con gli occhi bassi.
“Avanti, parla!” Gli disse brusco l’uomo, spaventando ancora di più il piccolo.
Una scossa leggera sulla spalla lo costrinse a stringere le gambe prima di parlare.
“Signore, ieri ho portato un foglio al capo guardiano, era là fuori.” Disse timoroso il ragazzino.
“E cosa c’era scritto?” Tuonò l’uomo.
“Non lo so, non l’ho letto, non mi sarei mai permesso.” Rispose timidamente.
“Dove l’hai trovato?”
“Era su grosso masso, tenuto fermo da un sasso.” Gli rispose.
“E c’era un nome scritto sopra?”
“No, ma tutti noi sappiamo che ogni cosa deve essere consegnata al capo, ed io ho fatto quello che mi hanno insegnato.” Era molto imbarazzato il piccolo.
“Va bene, vai pure.”
Il ragazzino scattò come un gatto selvatico e se ne andò.
Costantino era pensieroso, chi poteva aver scritto il biglietto? Che messaggio conteneva? Aveva a che fare con la sua scomparsa?
Ultimamente anche lui aveva notato che il suo capo guardiano era diverso dal solito ma non vi aveva dato importanza, ed ora se ne pentiva. Poteva esserci di mezzo una donna? Non riusciva a capacitarsi della sua scomparsa. Di una cosa era certo: non se ne sarebbe mai andato di sua spontanea volontà, non lo avrebbe mai creduto, nemmeno per la più avvenente delle donne, doveva essergli successo qualcosa.
A grandi passi si diresse verso la sua abitazione e vi entrò come una furia. Tutto era in ordine, come sempre. Aprì cassetti, l’armadio, tolse perfino i materassi ma ogni cosa era al suo posto. Andò nello sgabuzzino dedicato al bagno ed entrò. Aprì ogni anta di mobile e guardò perfino nel cesto della spazzatura. Fu nella cesta della biancheria sporca che ebbe la sorpresa di vedere tanti fazzoletti sporchi di sangue. Non li toccò, sapeva bene che poteva essere pericoloso.
Uscì come una furia e andò dritto dalla donna che si occupava delle incombenze di quella casa e la trovò nella lavanderia.
“Cosa sono quei panni sporchi di sangue nella ceste del mio capo?” Disse senza preamboli.
La donna si spaventò e ci mise qualche attimo a capire cosa intendesse il suo padrone.
“Non lo so, padrone. Ci sono da un po’ di tempo e ultimamente sempre di più. Ho chiesto al capo cosa fossero e mi ha risposto di farmi i fatti miei, e così ho fatto. Non so altro.” Gli rispose intimorita.
“E cosa pensi che fossero? Non credo che abbia ammazzato qualcuno!” La rimbrottò.
“Credo … credo … che il sangue fosse il suo, che lo perdesse dal naso, non so. Io mi occupo delle pulizie e non so altro.” Sembrava spaventata sempre di più.
“Va bene, non farne parola con nessuno, capito? Con nessuno!” E uscì come una furia.
Possibile che fosse ferito e nessuno lo sapesse? Lo aveva visto diverso negli ultimi mesi ma non si era mai lamentato. Adesso doveva pensare alle sue nipoti, al suo capo guardiano avrebbe pensato poi, era sicuro che sarebbe tornato, magari stava seguendo una pista, non sarebbe stata la prima volta.
La sera era arrivata come una benedizione dopo una giornata caldissima e afosa. Un cavallo arrivò nella tenuta di Costantino a velocità inusuale.
Morietti uscì subito, ora che non c’era più il suo capo guardiano si sentiva meno sicuro, anche se le altre guardie erano ben addestrate e soprattutto ben armate.
Il cavallo non era ancora del tutto fermo quando il cavaliere scese come una furia. Morietti riconobbe subito un animale di Gorrini e si chiese chi fosse quell’uomo che cavalcava una bestia simile. Gli andò incontro.
“Ho questo messaggio per lei, è urgente. Devo aspettare la risposta.” Disse il nuovo arrivato col fiato grosso.
Morietti aprì la missiva e rimase sconvolto.
Hanno ammazzato la mia dolce Gemma! Vieni subito. G.
Cosa stava succedendo? Come poteva lasciare la sua tenuta? Le sue nipoti? Ma non poteva non rispondere alla richiesta.
Chiamò il suo vice capo, gli diede ordini tassativi e, scortato da quattro uomini armati, sfidando il buio e i pericoli galopparono veloci fino alla tenuta dei Gorrini.
Arrivarono che era notte fonda, ed erano stanchissimi.
Gorrini lo stava aspettando e lo condusse nel suo studio.
Versò un bicchiere di liquore. “Hanno trovato Gemma inchiodata ad un albero, come le altre ragazze. Ma chi può fare una cosa del genere?” Piangeva dalla disperazione e dal dolore.
A Costantino si gelò il sangue nelle vene. Da tempo aveva capito che qualcuno stava mettendo in atto una vendetta contro di loro. Per fortuna mancavano pochi giorni alla riunione, dovevano assolutamente prendere provvedimenti, il dubbio che la scomparsa del suo capo guardiano non fosse casuale gli fiondò nella mente, fino ad allora non l’aveva voluta nemmeno considerare.
“Dobbiamo stare calmi, fra pochi giorni ci sarà l’incontro e ti assicuro che prenderemo provvedimenti.” Gli disse Morietti.
“Cosa vuoi che mi importi ormai? Mia figlia, la mia unica figlia giace su un letto, morta e con gli occhi strappati. Ti rendi conto di quello che significa per me? Per mia moglie? Io vorrei ammazzare con le mie mani chi mi ha fatto questo!” Urlava senza ritegno.
Costantino cercò di prendergli le braccia e immobilizzarlo. Lo bloccò contro la parete e gli parlò sulla faccia, quasi le barbe si toccavano.
“Devi stare calmo, hai capito? Devi controllarti! Ogni cosa andrà a posto. Non possiamo lasciarci andare, sai bene cosa può significare! Troveremo la soluzione, questo te lo garantisco!” Sibilò Morietti.
Gorrini piangeva senza ritegno, si era trattenuto fino a quel momento ma ora era crollato, per questo aveva chiamato Morietti, sapeva di aver bisogno di sostegno, sapeva che era pericoloso non stare alle regole, ma il dolore, il tormento, la disperazione erano immensi.
Costantino lasciò che l’uomo si sfogasse, lo lasciò piangere fino all’ultima lacrima, si afflosciò nelle sue braccia e lo fece sedere sulla sua poltrona.
Aspettò in silenzio che si ricomponesse. Maledizione, cosa stava succedendo?
In quello stesso momento, Gastone e Margherita stavano facendo l’amore come due assetati. Ed era quasi l’alba quando l’uomo lasciò la sua amata addormentata e se andò. Passò prima dalla chiesa e lasciò nella ciotola davanti alla Madonna il vasetto con gli occhi di Gemma, anche questo era fatto e raggiunse il suo sofà che l’alba era già sorta.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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