venerdì 31 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte cinquantanove






Se prima c’erano solo bisbigli, ora la gente aveva cominciato a parlare e a urlare tutta la sua preoccupazione senza sapere bene verso chi indirizzarla. La parola maledizione ormai era quella più pronunciata, così come forestieri pericolosi.
Gastone arrivò a cavallo e, dalla sua altezza osservava quella marea di persone sorridendo fra sé. Era proprio curioso di vedere come i cavalieri avrebbero risolto questa situazione. Sapeva che rischiava che i controlli aumentassero, ma lui sperava che, invece li avrebbe tolti di mezzo per quietare l’ansia della gente.
Si avvicinò a Margherita che sosteneva la vecchia Gemma. “Dovrebbero rimettere a posto questo paese e non lasciarlo in mano a dei forestieri!” Sospirò l’uomo. Gemma e altre persone lì vicino cominciarono a protestare e tutti si unirono al coro.
Gastone abbracciò Margherita e ritornò al suo lavoro.
La sera riportò ognuno nelle proprie case. Faceva molto caldo ma tutte le porte erano serrate, le finestre aperte solo ai piani più alti, la paura era davvero palpabile.
Gastone avrebbe dato dieci anni di vita per essere alla baita del marchese e ascoltare quello che si dicevano, ma non si fidava. Raggiunse la casa di Margherita e lasciò ben visibile e legato il suo calesse davanti alla sua abitazione, voleva essere certo che quel maledetto investigatore lo vedesse.
I due amanti erano sul letto, abbracciati dopo aver fatto ripetutamente l’amore. Avevano i corpi sudati ma non si alzarono dal letto.
“Cosa pensi che sia successo?” Gli chiese la donna.
“Proprio non lo so. So soltanto che ci sono personaggi che girano e interrogano un sacco di persone entrando anche nelle loro case. Ce n’è stato uno anche da noi e mi segue spesso. Io mi posso difendere ma prova a pensare se una ragazza o un giovane venisse assalito, come potrebbe difendersi? Vanno in giro armati sia di pistola che di coltello e non mi pare che i paesani girino armati. Io lo faccio da sempre ma qui nessuno saprebbe come difendersi.”
“Lo so. Qualcuno è entrato anche qui mentre io ero con Cincia. Non volevo dirtelo per non preoccuparti ma io me ne sono accorta. Non ha preso niente, è come se fosse entrato solo per osservare e controllare casa mia.”
Gastone si irritò ma mantenne la freddezza.
“Prova a pensare in quante case possono essere entrati, e nessuno sa quanti siano. E chi li ha chiamati? Chi potrebbe rimandarli via?”
“Io non lo so, ma da un po’ di tempo in questo posto stanno capitando troppe cose strane. Se potessi me ne andrei!” Disse seria Margherita.
“Mi dispiacerebbe perderti, ma prima o poi succederà. Quando deciderai che il momento è giunto fammelo sapere, ti darò un aiuto per ricominciare da un’altra parte.”
“Vuoi che me ne vada?” Sospirò la donna.
“Non ora, non ancora, ma succederà ed io ti ricompenserò per quello che fai per me e per Cincia.”
I due amanti erano tranquilli mentre nella baita del marchese c’era molta agitazione.
Soltanto quattro cavalieri erano presenti: il marchese Lorreni, Costantino Morietti, il mugnaio Carlo Cestelli, l’allevatore Gorrini. Non avevano invitato Numero Otto Tolesi perché era fuori per lavoro, e perché, non si fidavano del tutto di lui.
Sul tavolo c’erano bicchieri e vino ma sembrava che nessuno avesse voglia di bere.
Fu il marchese a prendere per primo la parola.
“Cosa ci sta succedendo? Dove sono il fabbro e il sacrestano? Qualcuno di voi ha qualche idea? C’entrano davvero gli investigatori inviati da Numero Uno?”
“Di sicuro non si sono tenuti discreti. Sembra che abbiano volutamente essere notati, oppure sono semplicemente degli incapaci. Hanno indispettito molto anche il guardia caccia e la vecchia Giacinta. Ma cosa può fare una vecchia pazza? E’ stato un errore quello di lasciar loro tanta libertà ed ora ne paghiamo le conseguenze.” Disse Morietti.
“I miei lavoranti mi hanno riferito che qualcuno si è introdotto nelle loro case mentre erano al lavoro, mi dite cosa c’entrano loro?” Il mugnaio era infuriato.
“Ma voi pensate seriamente che i tre investigatori c’entrino qualcosa?” Chiese Morietti.
“Ma tu puoi dire che non c’entrino?” Urlò il marchese.
“Già andava male prima, ma ora è ancora peggio! Anche la nostra setta ne risentirà!” Il marchese era fuori dalla grazia di dio.
“Questo è un segno del cielo! Ve l’ho detto che dobbiamo sciogliere il nostro gruppo, che non ha più ragione di esistere!” Il mugnaio non aveva nessun timore a parlare apertamente.
“Voglio vedere se hai il coraggio di dire queste cose alla prossima riunione, in faccia a Numero Uno!” Gli rispose Morietti.
“Certo che lo farei, se solo almeno alcuni di voi mi sostenessero. Mi dite cosa ci state guadagnando?”
“Stiamo portando avanti una antica tradizione. E’ un rito che ci mette al riparo da ogni calamità e ci arricchisce enormemente!” Disse il marchese.
“Vi sembra che le cose non siano cambiate? E non venite a dirmi che è solo dopo la vergine dai capelli rossi. Da molto tempo potremmo continuare i nostri affari senza usare il sangue di ragazze vergini o no che siano! Cosa aspettate a rendervene conto?”
“Non puoi parlare così! Se la pensi in questo modo non sei degno di restare nella setta e devi essere pronto a pagarne le conseguenze!” Urlò Morietti.
“A me sembra che siate voi che ci state rimettendo. Io me la cavo alla grande, ma voi? E che mi dite degli affari di Numero Uno? Vi siete resi conto che soltanto lei e Tolesi non hanno avuto nessun danno? Come mai? Voi vi fidate troppo, ci siamo sempre fidati troppo e non abbiamo mai chiesto spiegazioni!” Urlò di rimando il mugnaio.
“Mi sembra che sia sempre andata bene anche a te, che non ti sia mai lamentato fino ad ora che te ne vuoi andare. Troppo comodo rispettare le regole solo quando fanno comodo! Ora dobbiamo dimostrare la nostra unione, il vero senso della setta dei Cavalieri delle Terra Feconda, possiamo ricominciare tutto se lo vogliamo, basta essere uniti!” Costantino era rosso dalla rabbia.
“Io me ne voglio andare da tutto questo, voglio essere libero! Non vi siete nemmeno accorti che quella donna vi tiene per le palle, anzi ci tiene per le palle mentre lei fa quel cavolo che vuole, ditemi: chi la controlla?”
“Tu sei pazzo da legare!” Urlò Morietti. “Sai bene quanto me quello che riporta il libro sul quale hanno giurato i nostri antenati!”
“Appunto! Tu lo hai mai visto quel libro? Io no!”
Tutti tacquero. Carlo Cestelli aveva toccato un tasto dolente: nessuno di loro aveva mai visto il libro, ne avevano solo sentito parlare e lo avevano accettato insieme a tutte le regole e i giuramenti della setta.
“Io non l’ho mai visto, ma so che esiste. Mio padre me ne ha parlato, lui lo aveva letto e sottoscritto prima di me, ed io gli ho creduto e credo ancora che sia vero.” Morietti era molto alterato, non sopportava quel disaccordo, non voleva che qualcuno di loro mandasse all’aria quello che nei secoli avevano costruito.
“E’ inutile litigare fra di noi, non siamo qui per questo motivo. Voglio il vostro parere sulla sparizione di due cavalieri, non di due persone comuni ma di cavalieri!” Disse, cercando di riportare un po’ di calma il marchese.
“Credo che siano state vittime della stessa persona che ha fatto sparire il mio capo dei guardiani. Non ne ho più trovato traccia e non trovo risposte. Ed è avvenuto prima dell’arrivo dei tre investigatori.” Sottolineò Morietti.
“Ne sei proprio sicuro?” Gli rimandò il mugnaio. “E’ solo quello che ci è stato detto ma che non abbiamo mai potuto verificare. Aprite gli occhi una buona volta!”
Si fece silenzio. Tutti loro covavano dei dubbi, ma non avevano mai avuto il coraggio di dire niente, avevano perfino paura di pensarle certe cose.
Si sentì bussare alla porta ed entrò una guardia di Morietti.
“Capo, dovresti tornare a casa, si vedono lingue di fuoco alzarsi da quelle parti.”
Tutti scattarono in piedi e presero a galoppare veloci verso la tenuta di Morietti, le lingue di fuoco si alzavano ed erano ben visibili.
Galoppavano veloci e Morietti diede ordine ad una guardia di andare a chiamare Gastone, e che lo avrebbe trovato dalla sua donna non dalla vecchia Cincia.
Margherita e Gastone stavano dormendo quando sentirono bussare furiosamente alla porta. Gastone prese il suo pugnale e si avvicinò. La voce dall’altra parte lo mise al corrente e scappò via.
Margherita era spaventata ma lui la rassicurò. Slegò Amleto dal calesse e gli salì in groppa, galoppando velocemente verso la tenuta Morietti che stava bruciando, stavolta non era stato lui e questo lo inquietava.
Non impiegò molto a raggiungere la tenuta. Morietti dava ordini a tutti ma si vedeva che non riusciva a dirigere i lavori con la dovuta competenza. Gastone prese in mano la situazione e diede ordini vari, dal liberare gli animali al portare acqua e come raccoglierla e dove prenderla. C’erano tante persone che si davano da fare e la sua autorità venne subito accettata. Nel frattempo, mentre aiutava e dava ordini cercava di capire da dove fosse iniziato quell’inferno. Accompagnato da un guardiano si avvicinò al fienile e vide due candele nere accese. Non potevano aver dato fuoco a niente visto la posizione, ma se altre fossero state accese nel fienile? Questo non lo avrebbero potuto scoprire oramai, tutto era stato distrutto. Spense le candele e le infilò nella sua bisaccia, a tempo debito avrebbe cercato di capire, ora bisognava spegnere le ultime fiamme visibili e soffocare quelle che ancora non avevano bruciato ma covavano sotto paglia e fieno.
Era già mattina inoltrata quando si dichiarò che tutto era in sicurezza. Il fienile era crollato, le stalle riportavano danni riparabili e i pochi animali che erano rimasti si trovavano nel recinto all’aperto. Gli era andata bene.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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