IL SEGRETO DELLA LUNA
parte cinquantanove
Se prima
c’erano solo bisbigli, ora la gente aveva cominciato a parlare e a urlare tutta
la sua preoccupazione senza sapere bene verso chi indirizzarla. La parola maledizione ormai era quella più
pronunciata, così come forestieri
pericolosi.
Gastone
arrivò a cavallo e, dalla sua altezza osservava quella marea di persone
sorridendo fra sé. Era proprio curioso di vedere come i cavalieri avrebbero
risolto questa situazione. Sapeva che rischiava che i controlli aumentassero,
ma lui sperava che, invece li avrebbe tolti di mezzo per quietare l’ansia della
gente.
Si avvicinò
a Margherita che sosteneva la vecchia Gemma. “Dovrebbero rimettere a posto
questo paese e non lasciarlo in mano a dei forestieri!” Sospirò l’uomo. Gemma e
altre persone lì vicino cominciarono a protestare e tutti si unirono al coro.
Gastone
abbracciò Margherita e ritornò al suo lavoro.
La sera
riportò ognuno nelle proprie case. Faceva molto caldo ma tutte le porte erano
serrate, le finestre aperte solo ai piani più alti, la paura era davvero
palpabile.
Gastone
avrebbe dato dieci anni di vita per essere alla baita del marchese e ascoltare
quello che si dicevano, ma non si fidava. Raggiunse la casa di Margherita e
lasciò ben visibile e legato il suo calesse davanti alla sua abitazione, voleva
essere certo che quel maledetto investigatore lo vedesse.
I due amanti
erano sul letto, abbracciati dopo aver fatto ripetutamente l’amore. Avevano i
corpi sudati ma non si alzarono dal letto.
“Cosa pensi
che sia successo?” Gli chiese la donna.
“Proprio non
lo so. So soltanto che ci sono personaggi che girano e interrogano un sacco di
persone entrando anche nelle loro case. Ce n’è stato uno anche da noi e mi
segue spesso. Io mi posso difendere ma prova a pensare se una ragazza o un
giovane venisse assalito, come potrebbe difendersi? Vanno in giro armati sia di
pistola che di coltello e non mi pare che i paesani girino armati. Io lo faccio
da sempre ma qui nessuno saprebbe come difendersi.”
“Lo so.
Qualcuno è entrato anche qui mentre io ero con Cincia. Non volevo dirtelo per
non preoccuparti ma io me ne sono accorta. Non ha preso niente, è come se fosse
entrato solo per osservare e controllare casa mia.”
Gastone si
irritò ma mantenne la freddezza.
“Prova a
pensare in quante case possono essere entrati, e nessuno sa quanti siano. E chi
li ha chiamati? Chi potrebbe rimandarli via?”
“Io non lo
so, ma da un po’ di tempo in questo posto stanno capitando troppe cose strane.
Se potessi me ne andrei!” Disse seria Margherita.
“Mi
dispiacerebbe perderti, ma prima o poi succederà. Quando deciderai che il
momento è giunto fammelo sapere, ti darò un aiuto per ricominciare da un’altra
parte.”
“Vuoi che me
ne vada?” Sospirò la donna.
“Non ora,
non ancora, ma succederà ed io ti ricompenserò per quello che fai per me e per
Cincia.”
I due amanti
erano tranquilli mentre nella baita del marchese c’era molta agitazione.
Soltanto
quattro cavalieri erano presenti: il marchese Lorreni, Costantino Morietti, il
mugnaio Carlo Cestelli, l’allevatore Gorrini. Non avevano invitato Numero Otto Tolesi perché era fuori per
lavoro, e perché, non si fidavano del tutto di lui.
Sul tavolo
c’erano bicchieri e vino ma sembrava che nessuno avesse voglia di bere.
Fu il
marchese a prendere per primo la parola.
“Cosa ci sta
succedendo? Dove sono il fabbro e il sacrestano? Qualcuno di voi ha qualche
idea? C’entrano davvero gli investigatori inviati da Numero Uno?”
“Di sicuro
non si sono tenuti discreti. Sembra che abbiano volutamente essere notati,
oppure sono semplicemente degli incapaci. Hanno indispettito molto anche il
guardia caccia e la vecchia Giacinta. Ma cosa può fare una vecchia pazza? E’
stato un errore quello di lasciar loro tanta libertà ed ora ne paghiamo le
conseguenze.” Disse Morietti.
“I miei
lavoranti mi hanno riferito che qualcuno si è introdotto nelle loro case mentre
erano al lavoro, mi dite cosa c’entrano loro?” Il mugnaio era infuriato.
“Ma voi
pensate seriamente che i tre investigatori c’entrino qualcosa?” Chiese
Morietti.
“Ma tu puoi
dire che non c’entrino?” Urlò il marchese.
“Già andava
male prima, ma ora è ancora peggio! Anche la nostra setta ne risentirà!” Il
marchese era fuori dalla grazia di dio.
“Questo è un
segno del cielo! Ve l’ho detto che dobbiamo sciogliere il nostro gruppo, che
non ha più ragione di esistere!” Il mugnaio non aveva nessun timore a parlare
apertamente.
“Voglio
vedere se hai il coraggio di dire queste cose alla prossima riunione, in faccia
a Numero Uno!” Gli rispose Morietti.
“Certo che
lo farei, se solo almeno alcuni di voi mi sostenessero. Mi dite cosa ci state
guadagnando?”
“Stiamo
portando avanti una antica tradizione. E’ un rito che ci mette al riparo da
ogni calamità e ci arricchisce enormemente!” Disse il marchese.
“Vi sembra
che le cose non siano cambiate? E non venite a dirmi che è solo dopo la vergine
dai capelli rossi. Da molto tempo potremmo continuare i nostri affari senza
usare il sangue di ragazze vergini o no che siano! Cosa aspettate a rendervene
conto?”
“Non puoi
parlare così! Se la pensi in questo modo non sei degno di restare nella setta e
devi essere pronto a pagarne le conseguenze!” Urlò Morietti.
“A me sembra
che siate voi che ci state rimettendo. Io me la cavo alla grande, ma voi? E che
mi dite degli affari di Numero Uno?
Vi siete resi conto che soltanto lei e Tolesi non hanno avuto nessun danno?
Come mai? Voi vi fidate troppo, ci siamo sempre fidati troppo e non abbiamo mai
chiesto spiegazioni!” Urlò di rimando il mugnaio.
“Mi sembra
che sia sempre andata bene anche a te, che non ti sia mai lamentato fino ad ora
che te ne vuoi andare. Troppo comodo rispettare le regole solo quando fanno
comodo! Ora dobbiamo dimostrare la nostra unione, il vero senso della setta dei
Cavalieri delle Terra Feconda, possiamo ricominciare tutto se lo vogliamo,
basta essere uniti!” Costantino era rosso dalla rabbia.
“Io me ne
voglio andare da tutto questo, voglio essere libero! Non vi siete nemmeno
accorti che quella donna vi tiene per le palle, anzi ci tiene per le palle
mentre lei fa quel cavolo che vuole, ditemi: chi la controlla?”
“Tu sei
pazzo da legare!” Urlò Morietti. “Sai bene quanto me quello che riporta il
libro sul quale hanno giurato i nostri antenati!”
“Appunto! Tu
lo hai mai visto quel libro? Io no!”
Tutti
tacquero. Carlo Cestelli aveva toccato un tasto dolente: nessuno di loro aveva
mai visto il libro, ne avevano solo sentito parlare e lo avevano accettato
insieme a tutte le regole e i giuramenti della setta.
“Io non l’ho
mai visto, ma so che esiste. Mio padre me ne ha parlato, lui lo aveva letto e
sottoscritto prima di me, ed io gli ho creduto e credo ancora che sia vero.”
Morietti era molto alterato, non sopportava quel disaccordo, non voleva che
qualcuno di loro mandasse all’aria quello che nei secoli avevano costruito.
“E’ inutile
litigare fra di noi, non siamo qui per questo motivo. Voglio il vostro parere
sulla sparizione di due cavalieri, non di due persone comuni ma di cavalieri!”
Disse, cercando di riportare un po’ di calma il marchese.
“Credo che
siano state vittime della stessa persona che ha fatto sparire il mio capo dei
guardiani. Non ne ho più trovato traccia e non trovo risposte. Ed è avvenuto
prima dell’arrivo dei tre investigatori.” Sottolineò Morietti.
“Ne sei
proprio sicuro?” Gli rimandò il mugnaio. “E’ solo quello che ci è stato detto
ma che non abbiamo mai potuto verificare. Aprite gli occhi una buona volta!”
Si fece
silenzio. Tutti loro covavano dei dubbi, ma non avevano mai avuto il coraggio
di dire niente, avevano perfino paura di pensarle certe cose.
Si sentì
bussare alla porta ed entrò una guardia di Morietti.
“Capo,
dovresti tornare a casa, si vedono lingue di fuoco alzarsi da quelle parti.”
Tutti
scattarono in piedi e presero a galoppare veloci verso la tenuta di Morietti,
le lingue di fuoco si alzavano ed erano ben visibili.
Galoppavano
veloci e Morietti diede ordine ad una guardia di andare a chiamare Gastone, e
che lo avrebbe trovato dalla sua donna non dalla vecchia Cincia.
Margherita e
Gastone stavano dormendo quando sentirono bussare furiosamente alla porta.
Gastone prese il suo pugnale e si avvicinò. La voce dall’altra parte lo mise al
corrente e scappò via.
Margherita
era spaventata ma lui la rassicurò. Slegò Amleto dal calesse e gli salì in
groppa, galoppando velocemente verso la tenuta Morietti che stava bruciando,
stavolta non era stato lui e questo lo inquietava.
Non impiegò
molto a raggiungere la tenuta. Morietti dava ordini a tutti ma si vedeva che
non riusciva a dirigere i lavori con la dovuta competenza. Gastone prese in
mano la situazione e diede ordini vari, dal liberare gli animali al portare
acqua e come raccoglierla e dove prenderla. C’erano tante persone che si davano
da fare e la sua autorità venne subito accettata. Nel frattempo, mentre aiutava
e dava ordini cercava di capire da dove fosse iniziato quell’inferno.
Accompagnato da un guardiano si avvicinò al fienile e vide due candele nere
accese. Non potevano aver dato fuoco a niente visto la posizione, ma se altre
fossero state accese nel fienile? Questo non lo avrebbero potuto scoprire
oramai, tutto era stato distrutto. Spense le candele e le infilò nella sua
bisaccia, a tempo debito avrebbe cercato di capire, ora bisognava spegnere le
ultime fiamme visibili e soffocare quelle che ancora non avevano bruciato ma
covavano sotto paglia e fieno.
Era già
mattina inoltrata quando si dichiarò che tutto era in sicurezza. Il fienile era
crollato, le stalle riportavano danni riparabili e i pochi animali che erano
rimasti si trovavano nel recinto all’aperto. Gli era andata bene.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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