venerdì 17 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte quarantotto









Capitolo ventidue
Era pomeriggio e lui aveva da fare. Passò da Cincia e le lasciò il cesto, riprendendo subito la sua perlustrazione.
In groppa al suo cavallo aveva tempo di dare libero sfogo ai suoi pensieri.
Gorrini aveva una figlia deliziosa. Morietti due nipoti che sarebbero tornate presto a casa. Il mugnaio aveva due gemelle di 18 anni. Adesso doveva trovare il modo di agire.
Mancavano due settimane alla riunione tanto attesa.
Gastone continuava il suo incarico ma la sua mente era una fucina al lavoro, aveva dentro di sé un fuoco che bruciava ogni giorno di più, doveva trovare il modo di andare avanti con la sua vendetta o sarebbe esploso. Adesso aveva trovato le vittime, non gli restava che trovare il modo.
La tenuta dei Gorrini era piuttosto lontana dal suo giro ordinario ma, come promesso passò anche da quelle parti. Era fermo, in groppa al suo cavallo ed ammirava l’enorme distesa di vigneti e le tante persone al lavoro. Sentì gli zoccoli di un cavallo avvicinarsi e la graziosa figlia di Gorrini lo affiancò.
“Buon giorno, signor Gastone, cosa fa da queste parti?” Chiese educatamente la ragazzina.
“Anche se non sembra sto lavorando. Mi occupo di controllare tutto il territorio e suo padre mi ha chiesto di fare attenzione alle vostre proprietà.” Le rispose cortesemente l’uomo.
“Lei mi incuriosisce molto.” Si lasciò sfuggire Gemma.
Gastone, sorpreso la fissò. “E per quale motivo?”
“Per il suo viso.”
Gastone alzò un sopracciglio a quelle spiegazione. “Non capisco.”
La ragazzina sorrise.
“La prego di scusarmi. Io amo fare ritratti e amo osservare i volti delle persone, coglierne ogni particolare, soprattutto quelli delle espressioni, e lei mi incuriosisce.”
Gastone cercò di sorridere al volto giovane e ingenuo di quella ragazzina.
“E’ vero, sono un solitario e amo la natura, ma non sono diverso da tanti altri.” Le rispose cortesemente.
“Eppure, nel suo sguardo, per come tiene strette le labbra, per la sua postura, io credo che ci sia molto di più!”
“Beh, signorina Gemma, sono un uomo che ha molto sofferto, non posso nasconderlo!”
“Lo avevo immaginato. Vorrei, sa, mi piacerebbe … potrei farle un ritratto?”
Gastone fu colto di sorpresa, non voleva offendere quella ragazzina rifiutando la sua richiesta, e poi poteva essere un modo per capire come ucciderla.
“Non ho molto tempo, signorina Gemma e non sono portato per queste cose.” Cercò di rifiutare.
“Potrebbe essere un regalo per una persona speciale, ne avrà pure una!”
Gastone non rispondeva, poteva essere pericoloso, meno la frequentava e meglio era, già sapendo la fine che avrebbe fatto.
“Se accetta, le prometto che le regalerò il ritratto dentro una splendida cornice. Voglio mettermi alla prova, sono stanca di disegnare persone e animali che conosco.” Non demordeva.
“Ci penserò, ma non le prometto niente. Ora devo andare.”
“L’accompagno per un po’.” E si affiancò all’uomo.
Una strana inquietudine permeava i pensieri dell’uomo. Quella ragazzina gli ricordava in modo incredibile sua figlia, anche lei con la stessa passione per il disegno, con lo stesso sorriso aperto e sincero, ma lei non c’era più! Il suo sguardo si incupì e decise: Gemma sarebbe stata la prossima.
Erano giunti al bivio e si dovevano salutare. Gastone scostò il cappello dalla fronte e guardò la ragazzina che gli stava sorridendo.
“Signorina Gemma, potrei anche accettare la sua richiesta ma ad una condizione: nessuno lo deve sapere, o non se ne fa niente.”
“Per me va bene. Mi basta che lei mi dica dove e quando ed io ci sarò. Ora devo tornare. A presto signor Gastone, preparerò fogli e matite e mi terrò pronta per quando mi chiamerà.”
Si separarono ognuno con tanti pensieri nella testa, colorati quelli della ragazzina, fumosi quelli dell’uomo.
Da alcuni giorni non vedeva in giro il capo dei guardiani di Morietti, sicuramente erano arrivate le sue nipoti e lui era occupato con la loro sorveglianza.
Sentendosi più sicuro decise che quella notte sarebbe ritornato nel tunnel segreto. Bruciava dalla voglia di leggere quel libro, voleva farlo prima della riunione, aveva bisogno di saperne di più.
La notte era scesa, fresca, con tanti grilli che rendevano il bosco un incanto. Rufus era al suo fianco, come al solito e, ad un tratto cominciò a ringhiare, era il segnale che c’era qualcuno. Gastone era all’erta e impugnò il pugnale continuando a camminare come se niente fosse.
Fece una carezza al cane e quello si zittì.
Era vicino alla vecchia casa diroccata, ormai non poteva cambiare direzione, chiunque lo stesse seguendo aveva capito dov’era diretto e avrebbe esplorato la zona come aveva fatto lui in precedenza, doveva togliere di mezzo l’intruso, chiunque fosse.
Si acquattò dietro il tronco di un grosso albero aspettando di vedere chi fosse l’uomo che lo seguiva.
Sentì il rumore di passi leggeri, talmente leggeri che sarebbero sfuggiti a qualsiasi orecchio, ma non al suo: aveva capito che era un uomo esperto in quel genere di cose.
Gastone stringeva il suo pugnale e il cane era pronto a scattare al suo segnale.
Aspettò davvero poco prima di scorgere un’ombra che si avvicinava furtiva. Quello si fermò cercando di scoprire le tracce da seguire, e al buio era davvero difficile ma sapeva anche quello che c’era un’unica destinazione per quel sentiero, e proseguì.
I ruoli si invertirono, ora era Gastone l’inseguitore. Aspettò che quello entrasse nella casa diroccata e si appoggiò alla porta spiando l’interno. Quello, chiunque fosse, accese una piccola torcia e cominciò la sua ispezione.
Gastone non fu del tutto sorpreso nello scoprire che si trattava del capo dei guardiani di Morietti e, da come si muoveva non doveva essere la prima volta che ci entrava. Dovette ammettere che era stato seguito anche in precedenza senza che lui se ne accorgesse, ma per questo motivo doveva essere stato molto distante o se ne sarebbe accorto. Capì che quell’uomo non sapeva niente, e così doveva restare.
Rimase immobile. Passò parecchio tempo prima che l’uomo uscisse dalla vecchia casa decrepita e si dirigesse al pollaio. Doveva conoscere bene quel posto, dopotutto era lì da molto tempo e magari aveva conosciuto anche l’ultimo inquilino. Rimase poco in quel rifugio polveroso. Uscì tossendo piegandosi in due dagli spasmi della tosse. Gastone poté solo immaginare che quell’uomo grande e grosso stava vomitando e che doveva avere dei problemi. Passarono alcuni minuti prima che il capo guardiano riprendesse un respiro regolare. Si asciugò le lacrime che per lo sforzo gli avevano bagnato le guance. Si raddrizzò e ritornò sui suoi passi con il respiro leggermente ansante.
Passò a poca distanza da Gastone e Rufus ma non si accorse di niente.
Gastone rimase a lungo immobile prima di decidersi a ritornare indietro. Non era potuto entrare nel tunnel ma aveva scoperto una cosa importante: il capo guardiano di Morietti era malato e lo teneva nascosto a tutti.
Con estrema cautela rientrò a casa e si sdraiò sul sofà. Era dispiaciuto di non aver potuto fare quello che si era prefisso ma non era stata un’uscita vana, aveva in testa un piano per togliere di mezzo quell’uomo e, senza di lui, tutto sarebbe stato più facile.
Il giorno era spuntato da poco ma Gastone era già fuori da tempo. Era fermo in sella al suo cavallo e osservava i confini delle proprietà di Morietti. Sapeva che era già stato avvistato. Diresse il cavallo sul sentiero del fiume e ispezionò i massi che doveva far esplodere. Scese e tenne il cavallo per le briglie. Tolse un foglietto dalla sua sacca e lo mise sul grande masso, un sasso lo teneva fermo. Entro poche ore avrebbe raggiunto il suo destinatario.
Risalì in groppa ad Amleto, così aveva chiamato il cavallo e riprese il suo lavoro di sorveglianza.
Aspettò un paio di giorni, poi la notte del terzo giorno si appostò in prossimità della diga. Gastone era consapevole che era una mossa pericolosa e azzardata ma era determinato a portarla a termine.
Come la volta precedente il capo guardiano arrivò a piedi senza far rumore. Questa volta Gastone aveva lasciato orme ben visibili che lo avrebbero portato dritto nel pollaio.
Con estrema cautela il nuovo arrivato varcò la soglia. Aveva tutti i sensi all’erta, era un uomo scaltro e ben addestrato. Aspettò che i suoi occhi si abituassero un po’ all’oscurità. Non sentiva il minimo rumore e per un attimo ebbe il dubbio che il messaggio che aveva ricevuto fosse solo un brutto scherzo di qualche disgraziato.
Aveva l’uscita alle spalle, non si era mosso da quell’unica via di fuga, non era certo uno sprovveduto.
Acuì l’udito e sentì il respiro di qualcuno nascosto nel buio. Strinse la mano sul pugnale.
“Lo so che sei qui. Fatti vedere e dimmi cosa vuoi!” Bisbigliò semplicemente.
Il respiro si fece più udibile, come se lo sconosciuto avesse avuto i battiti del cuore veloci per la paura della situazione.
Questo lo fece sorridere. Sapeva di essere un uomo molto temuto e se qualcuno gli aveva dato un appuntamento in quel luogo era per un motivo molto importante, nessuno si prendeva gioco del capo guardiano di Costantino Morietti.
Fuori era tutto un frinire di cicale, ed era un rumore assordante, per questo non sentì il rumore dei passi leggeri che si avvicinavano a lui. Credeva di essere in posizione di forza avendo l’uscita proprio dietro di lui ma il chiarore che entrava bastava a renderlo un ottimo bersaglio. La sua troppa sicurezza lo avrebbe tradito.
Gastone, rasente al muro gli si avvicinò senza essere udito. Con un gesto veloce gli passò il braccio intorno al collo e con l’altra mano lo disarmò dal pugnale. L’uomo era stretto in una morsa di ferro e non si era accordo di nulla. Con entrambe le mani cercava di allentare la stretta al collo e con i piedi cercava di colpire il suo assalitore, senza riuscirci.
“Chi sei? Cosa vuoi?” A fatica era riuscito a dire quelle poche parole, ma non ottenne risposta.
Si rese conto che stava perdendo i sensi e le sue mani lentamente lasciavano la presa sul braccio che gli stringeva il collo, pochi istanti dopo le sue gambe cedettero e cadde svenuto.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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