IL SEGRETO DELLA LUNA
parte cinquantacinque
Costantino
non era al corrente di questo fatto. Uscì dallo studio di Cestelli in un
subbuglio di pensieri e di preoccupazioni.
Il funerale
era finito. I cavalieri si ritrovarono nello studio del mugnaio. C’erano tutti
ma nessuno osava parlare, pur se nascosti a occhi e orecchie indiscrete
sapevano bene che non potevano rischiare.
Il marchese
prese la parola. “Siete tutti inviati nella mia baita. Ci vediamo domenica
pomeriggio. Ora devo ritornare, sono sorti dei problemi sui miei campi e mi
attende un esperto per capire e risolvere il problema.” Non aggiunse altro e se
ne andò.
Uno ad uno
se ne andarono tutti e rimase solo Costantino.
“Cerca di
mostrare un po’ di dolore, non sei affatto credibile. Stai molto attento a ciò
che fai, io ti ho avvisato. Ci vediamo domenica.”
Sarebbe
stata l’ultima domenica di giugno. Mancavano due giorni all’incontro.
Gastone
procedeva nel suo lavoro e decise di andare da Margherita. Passò la notte con
lei cercando di allontanare pensieri e preoccupazioni. Si era accorto dei
movimenti sul sentiero della baita e teneva d’occhio ogni cosa. Non voleva
perdersi la riunione che era sicuro ci sarebbe stata.
I tre uomini
ingaggiati dalla contessa non si erano più visti. O avevano cambiato zona di
ricerca o erano davvero bravi a tenersi nascosti. Doveva essere molto prudente,
non voleva correre il rischio di venire scoperto e doverli ammazzare. Lo
avrebbe fatto senza rimorso alcuno: niente e nessuno avrebbe potuto mettersi di
mezzo a quello che si era prefissato di fare.
Aveva un
pensiero che gli macinava il cervello: voleva salvare le due ragazze dal
sacrificio del mese di ottobre e per farlo aveva solo una soluzione, pericolosa
ma, se fosse stato necessario l’avrebbe messa in atto.
I campi del
marchese erano irrimediabilmente avvelenati e ancora nessuno sapeva cosa fosse
successo.
I vigneti di
Gorrini erano irrimediabilmente avvelenati e i suoi splendidi cavalli si
stavano ammalando.
Gli animali
che Morietti aveva comprato mostravano segni di malattia.
Il fabbro
era rimasto senza risorse e i suoi figli non gli passavano né il lavoro né
altro sostentamento.
Il mugnaio
aveva molti pensieri per la testa e bestemmiava in solitudine.
Il
sacrestano accudiva la moglie che stava morendo.
Sembrava una
maledizione. Costantino pensava agli ultimi avvenimenti e non riusciva a darsi
una spiegazione. Il suo capo guardiano doveva aver scoperto qualcosa di molto
importante prima di sparire, chissà che fine aveva fatto. Avrebbero dovuto parlare
di tante cose la domenica, e sapeva che era molto pericoloso, ma non avevano
alternative. Il nervosismo e la paura stavano dilagando fra i cavalieri e
dovevano presentarsi alla prossima riunione con qualche proposta da fare a Numero Uno.
Gastone era
in posizione quando gli uomini cominciarono ad arrivare alla baita del
marchese. Legarono i cavalli ed entrarono silenziosamente.
C’erano
tutti tranne Tolesi, l’unico che non aveva subito nessun danno.
Sul tavolo
erano già stati preparati bicchieri e vino, alcune ceste con del cibo erano ben
disposte.
Si
salutarono con un cenno della testa e presero posto al grande tavolo.
Toccava a
Costantino prendere in mano la situazione, era Numero Due e loro tutti lo rispettavano.
“Vorrei che
fosse chiaro che siamo qui riuniti per parlare dei problemi delle nostre
aziende e delle nostre proprietà. Se dovesse entrare un estraneo da quella
porta è questo che deve sapere. So che siamo al sicuro ma io non mi sento
tranquillo con i personaggi che Numero
Uno sta mandando in giro. Sapete bene che stanno controllando e
interrogando parecchie persone. Ho lasciato due miei guardiani fidati a sorvegliare
il sentiero e mi avviseranno se si avvicina qualcuno.” Passò lo sguardo su
ognuno di loro. Il marchese conteneva a stento la rabbia. Il mugnaio sembrava di ghiaccio. Il fabbro si torceva
le mani senza avere il coraggio di guardare nessuno. Il sacrestano non vedeva
l’ora di andarsene e si capiva molto bene. Gorrini aveva gli occhi stralunati,
non si era ancora ripreso dalla perdita della figlia.
“Qui non
siamo alle nostre riunioni, perciò se qualcuno vuole parlare lo può fare
liberamente. E da qui non deve uscire nemmeno una parola di quanto ci diremo.”
Tutti quanti
assentirono. Erano seduti.
Il marchese
si alzò e prese la parola. “Da quando hanno ucciso mia nipote sembra che si sia
scatenata una maledizione sui cavalieri. Nessuno ha voluto ascoltarmi e siamo
ridotti in questo stato. Altre nostre ragazze sono state uccise e Numero Uno sembra brancolare nel buio.”
Un brivido percorse la schiena dei presenti, mai nessuno aveva osato tanto
contro la contessa. “Guardatevi, sembrate un branco di pecoroni! Uomini senza
spina dorsale! Dobbiamo convincere Numero
Uno a far intervenire i migliori investigatori sulla piazza. Dobbiamo scoprire
chi ha ucciso le nostre ragazze! E voglio sapere se siete d’accordo su questo
punto.”
Lorreni
guardava tutti i suoi compagni seduti. Soltanto Gorrini assentiva. Né il
sacrestano, né il fabbro, né il mugnaio, per motivi ognuno diverso sosteneva la
richiesta del marchese.
“Siete delle
pecore!” Urlò infuriato. “Tu, Costantino cosa ne pensi?”
“Penso che
dobbiamo essere tutti d’accordo per fare qualsiasi passo, e qui non vedo
l’accordo.”
“E cosa mi
dite dei vostri affari? Come stanno andando?” Insistette il marchese.
Come al
solito fu Costantino il primo a rispondere. “Io ho perso tutti i miei animali,
li ho ricomprati e anche i nuovi stanno male, molti sono già morti. Di questo
non mi capacito, non posso incolpare nessuno, nella mia tenuta non entra nessuno
e niente che non sia più che sotto controllo.”
Lorreni si
alzò in piedi. “I miei poderi si sono ammalati. Ho perso tutto il raccolto di
quest’anno e i miei animali sono in pessime condizioni. Ditemi voi se non è una
maledizione!”
Toccò al
mugnaio alzarsi in piedi. “Per quest’anno non potrò lavorare con la mia macina,
sembra che non si riesca a rimetterla in funzione e i miei figli sono allo
stremo col lavoro. E’ giusto che sappiate tutti voi che le gemelle non erano
figlie mie, mi dispiace per la loro morte ma molto di più per i miei affari.”
Gorrini si
alzò lentamente. “Anche i miei stalloni e le mie cavalle stanno male, non sono
gravi ma qualcosa li sta disturbando e anche nelle cantine c’è qualcosa che non
va. Non riesco a capire ma darei tutti miei averi pur di riavere mia figlia!”
Gli occhi
dei presenti erano fissi sul sacrestano e sul fabbro che non si decidevano ad
alzarsi e a parlare. Il silenzio era tombale.
Costantino
riprese la parola. “Alla prossima riunione chiederò che vengano espulsi dalla nostra
setta sia Gualtiero che Luigi. Non servite più a niente ed è tempo che il
nostro gruppo si rinnovi. Non mi importa un bel niente di quello che vi
succederà, non servite proprio a niente.” Era infuriato. “Metto ai voti la mia
richiesta. Numero due, Numero tre, Numero
cinque, Numero sette alzate la mano se siete d’accordo.”
Tutti
alzarono la mano escluso Numero cinque, il
mugnaio.
Il
sacrestano e il fabbro tremavano ma non osavano intervenire.
“Carlo
Cestelli, vuoi spiegare?”
Il mugnaio
si alzò in piedi. “Io non voto l’espulsione di nessuno, sono per sciogliere
questa setta che non ha più ragione di essere!” Finalmente lo aveva detto.
“Voi siete
pazzi!” Urlò il fabbro.
“Nessuno può
fare niente di quello che avete appena proposto.” Bisbigliò il sacrestano.
Calò il
silenzio.
La riunione
stava prendendo una piega imprevista. Pareva che per la prima volta i cavalieri
fossero in disaccordo. Stavano tramando alle spalle di Numero Uno e chiunque di loro avrebbe potuto tradire. Costantino e
il marchese si lanciarono un’occhiata eloquente, dovevano porre rimedio, le
cose non erano andate come avrebbero voluto. Quei due idioti del fabbro e del
sacrestano, nonché il mugnaio potevano mettere a repentaglio le vite e tutto
quello che concerneva degli altri.
“Qualcuno ha
qualche proposta?” Chiese Morietti.
Era ovvio
che si era rivolto agli unici due che non avevano parlato, ma né il sacrestano
né il fabbro dissero una parola.
Costantino
Morietti si rimise in piedi. “Naturalmente questa riunione non è mai avvenuta,
se solo una frase di quello che ci siamo detti uscirà da questa stanza ci
penseranno i miei uomini a porre rimedio. Io sono un uomo di parola e voi tutti
lo sapete. Ognuno di noi ha interessi diversi e in vari settori e tutto deve
rimanere come sta! Mi sono spiegato abbastanza bene?”
Tutti
assentirono ma il marchese ribolliva d’ira, era conscio che non poteva andare
contro tutti e aveva un forte timore delle conseguenze se Numero Uno avesse scoperto della riunione.
“Continueremo
come sempre e con il rito del mese di ottobre metteremo in chiaro le nostre
esigenze. E’ lì il posto giusto e il momento giusto e chiederemo a Numero Uno di portare il Libro Sacro dei
Cavalieri. Siete d’accordo almeno su questo?”
Tutti
assentirono in silenzio. “Potete andare, non c’è altro da aggiungere.” E si
sedette in attesa che i convenuti tornassero alle loro case, rimasero solo il
marchese e Morietti seduti con un bicchiere di vino, in silenzio. Quando furono
sicuri di essere soli il marchese fece esplodere tutta la sua rabbia.
“Abbiamo
rischiato per niente, un branco di pecore sarebbe stato più audace e coraggioso
di quegli stupidi idioti! Dimmi che almeno tu non sei come loro!”
“Le regole
dei cavalieri le conosci quanto me. Quello che abbiamo fatto oggi è illegale e
potrebbe avere conseguenze devastanti ma, ti devo dire che peggio di come mi
stanno andando le cose alla tenuta non potrebbero. Non riesco a risolvere i
miei problemi, inutile nasconderlo dopo il sacrificio della vergine dai capelli
rossi qualcosa è successo, il rito non è andato liscio come al solito e tutti
noi abbiamo avuto gravi perdite, sia economiche che affettive. Credo che il mio
capo guardiano avesse scoperto qualcosa ma è sparito, letteralmente sparito. Ho
l’impressione che possa esistere un’altra setta che lotta contro di noi per
distruggerci. Ma come può essere possibile?”
“Ti chiedi
mai perché Tolesi non abbia subìto nessun danno?” Chiese il marchese.
“Me lo
chiedo spesso, ma non ho una risposta. Non credo nemmeno che c’entri con quello
che sta succedendo, non posso nemmeno pensarci.”
“E se ci
fosse proprio lui a capo della setta che lotta contro di noi?” Si lasciò
sfuggire il marchese.
I due uomini
rimasero in silenzio a sorseggiare il vino.
“Manderò un
messaggio a Numero Uno chiedendo di
indagare su di lui. Lo sai che devo essere molto prudente, ma rientra nelle mie
facoltà, e lo farò. Di più non so cosa fare!”
“Ti fidi
degli altri? Pensi che manterranno il segreto su questa riunione?”
“Ci penso io
a questo, non ti devi preoccupare, il fabbro e il sacrestano non sono dei
problemi ma il mugnaio e Gorrini che sembra non riprendersi, con loro è più
difficile ma non lascerò niente di intentato. Puoi stare sicuro!”
Finirono di
bere e uscirono insieme. Si guardarono intorno ma tutto era tranquillo. Presero
i cavalli e si allontanarono sul sentiero, incontrando i due guardiani di
Costantino che dissero di non aver riscontrato niente fuori dalla norma.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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