martedì 28 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte cinquantacinque






Costantino non era al corrente di questo fatto. Uscì dallo studio di Cestelli in un subbuglio di pensieri e di preoccupazioni.
Il funerale era finito. I cavalieri si ritrovarono nello studio del mugnaio. C’erano tutti ma nessuno osava parlare, pur se nascosti a occhi e orecchie indiscrete sapevano bene che non potevano rischiare.
Il marchese prese la parola. “Siete tutti inviati nella mia baita. Ci vediamo domenica pomeriggio. Ora devo ritornare, sono sorti dei problemi sui miei campi e mi attende un esperto per capire e risolvere il problema.” Non aggiunse altro e se ne andò.
Uno ad uno se ne andarono tutti e rimase solo Costantino.
“Cerca di mostrare un po’ di dolore, non sei affatto credibile. Stai molto attento a ciò che fai, io ti ho avvisato. Ci vediamo domenica.”
Sarebbe stata l’ultima domenica di giugno. Mancavano due giorni all’incontro.
Gastone procedeva nel suo lavoro e decise di andare da Margherita. Passò la notte con lei cercando di allontanare pensieri e preoccupazioni. Si era accorto dei movimenti sul sentiero della baita e teneva d’occhio ogni cosa. Non voleva perdersi la riunione che era sicuro ci sarebbe stata.
I tre uomini ingaggiati dalla contessa non si erano più visti. O avevano cambiato zona di ricerca o erano davvero bravi a tenersi nascosti. Doveva essere molto prudente, non voleva correre il rischio di venire scoperto e doverli ammazzare. Lo avrebbe fatto senza rimorso alcuno: niente e nessuno avrebbe potuto mettersi di mezzo a quello che si era prefissato di fare.
Aveva un pensiero che gli macinava il cervello: voleva salvare le due ragazze dal sacrificio del mese di ottobre e per farlo aveva solo una soluzione, pericolosa ma, se fosse stato necessario l’avrebbe messa in atto.
I campi del marchese erano irrimediabilmente avvelenati e ancora nessuno sapeva cosa fosse successo.
I vigneti di Gorrini erano irrimediabilmente avvelenati e i suoi splendidi cavalli si stavano ammalando.
Gli animali che Morietti aveva comprato mostravano segni di malattia.
Il fabbro era rimasto senza risorse e i suoi figli non gli passavano né il lavoro né altro sostentamento.
Il mugnaio aveva molti pensieri per la testa e bestemmiava in solitudine.
Il sacrestano accudiva la moglie che stava morendo.
Sembrava una maledizione. Costantino pensava agli ultimi avvenimenti e non riusciva a darsi una spiegazione. Il suo capo guardiano doveva aver scoperto qualcosa di molto importante prima di sparire, chissà che fine aveva fatto. Avrebbero dovuto parlare di tante cose la domenica, e sapeva che era molto pericoloso, ma non avevano alternative. Il nervosismo e la paura stavano dilagando fra i cavalieri e dovevano presentarsi alla prossima riunione con qualche proposta da fare a Numero Uno.
Gastone era in posizione quando gli uomini cominciarono ad arrivare alla baita del marchese. Legarono i cavalli ed entrarono silenziosamente.
C’erano tutti tranne Tolesi, l’unico che non aveva subito nessun danno.
Sul tavolo erano già stati preparati bicchieri e vino, alcune ceste con del cibo erano ben disposte.
Si salutarono con un cenno della testa e presero posto al grande tavolo.
Toccava a Costantino prendere in mano la situazione, era Numero Due e loro tutti lo rispettavano.
“Vorrei che fosse chiaro che siamo qui riuniti per parlare dei problemi delle nostre aziende e delle nostre proprietà. Se dovesse entrare un estraneo da quella porta è questo che deve sapere. So che siamo al sicuro ma io non mi sento tranquillo con i personaggi che Numero Uno sta mandando in giro. Sapete bene che stanno controllando e interrogando parecchie persone. Ho lasciato due miei guardiani fidati a sorvegliare il sentiero e mi avviseranno se si avvicina qualcuno.” Passò lo sguardo su ognuno di loro. Il marchese conteneva a stento la rabbia. Il mugnaio   sembrava di ghiaccio. Il fabbro si torceva le mani senza avere il coraggio di guardare nessuno. Il sacrestano non vedeva l’ora di andarsene e si capiva molto bene. Gorrini aveva gli occhi stralunati, non si era ancora ripreso dalla perdita della figlia.
“Qui non siamo alle nostre riunioni, perciò se qualcuno vuole parlare lo può fare liberamente. E da qui non deve uscire nemmeno una parola di quanto ci diremo.”
Tutti quanti assentirono. Erano seduti.
Il marchese si alzò e prese la parola. “Da quando hanno ucciso mia nipote sembra che si sia scatenata una maledizione sui cavalieri. Nessuno ha voluto ascoltarmi e siamo ridotti in questo stato. Altre nostre ragazze sono state uccise e Numero Uno sembra brancolare nel buio.” Un brivido percorse la schiena dei presenti, mai nessuno aveva osato tanto contro la contessa. “Guardatevi, sembrate un branco di pecoroni! Uomini senza spina dorsale! Dobbiamo convincere Numero Uno a far intervenire i migliori investigatori sulla piazza. Dobbiamo scoprire chi ha ucciso le nostre ragazze! E voglio sapere se siete d’accordo su questo punto.”
Lorreni guardava tutti i suoi compagni seduti. Soltanto Gorrini assentiva. Né il sacrestano, né il fabbro, né il mugnaio, per motivi ognuno diverso sosteneva la richiesta del marchese.
“Siete delle pecore!” Urlò infuriato. “Tu, Costantino cosa ne pensi?”
“Penso che dobbiamo essere tutti d’accordo per fare qualsiasi passo, e qui non vedo l’accordo.”
“E cosa mi dite dei vostri affari? Come stanno andando?” Insistette il marchese.
Come al solito fu Costantino il primo a rispondere. “Io ho perso tutti i miei animali, li ho ricomprati e anche i nuovi stanno male, molti sono già morti. Di questo non mi capacito, non posso incolpare nessuno, nella mia tenuta non entra nessuno e niente che non sia più che sotto controllo.”
Lorreni si alzò in piedi. “I miei poderi si sono ammalati. Ho perso tutto il raccolto di quest’anno e i miei animali sono in pessime condizioni. Ditemi voi se non è una maledizione!”
Toccò al mugnaio alzarsi in piedi. “Per quest’anno non potrò lavorare con la mia macina, sembra che non si riesca a rimetterla in funzione e i miei figli sono allo stremo col lavoro. E’ giusto che sappiate tutti voi che le gemelle non erano figlie mie, mi dispiace per la loro morte ma molto di più per i miei affari.”
Gorrini si alzò lentamente. “Anche i miei stalloni e le mie cavalle stanno male, non sono gravi ma qualcosa li sta disturbando e anche nelle cantine c’è qualcosa che non va. Non riesco a capire ma darei tutti miei averi pur di riavere mia figlia!”
Gli occhi dei presenti erano fissi sul sacrestano e sul fabbro che non si decidevano ad alzarsi e a parlare. Il silenzio era tombale.
Costantino riprese la parola. “Alla prossima riunione chiederò che vengano espulsi dalla nostra setta sia Gualtiero che Luigi. Non servite più a niente ed è tempo che il nostro gruppo si rinnovi. Non mi importa un bel niente di quello che vi succederà, non servite proprio a niente.” Era infuriato. “Metto ai voti la mia richiesta. Numero due, Numero tre, Numero cinque, Numero sette alzate la mano se siete d’accordo.”
Tutti alzarono la mano escluso Numero cinque, il mugnaio.
Il sacrestano e il fabbro tremavano ma non osavano intervenire.
“Carlo Cestelli, vuoi spiegare?”
Il mugnaio si alzò in piedi. “Io non voto l’espulsione di nessuno, sono per sciogliere questa setta che non ha più ragione di essere!” Finalmente lo aveva detto.
“Voi siete pazzi!” Urlò il fabbro.
“Nessuno può fare niente di quello che avete appena proposto.” Bisbigliò il sacrestano.
Calò il silenzio.
La riunione stava prendendo una piega imprevista. Pareva che per la prima volta i cavalieri fossero in disaccordo. Stavano tramando alle spalle di Numero Uno e chiunque di loro avrebbe potuto tradire. Costantino e il marchese si lanciarono un’occhiata eloquente, dovevano porre rimedio, le cose non erano andate come avrebbero voluto. Quei due idioti del fabbro e del sacrestano, nonché il mugnaio potevano mettere a repentaglio le vite e tutto quello che concerneva degli altri.
“Qualcuno ha qualche proposta?” Chiese Morietti.
Era ovvio che si era rivolto agli unici due che non avevano parlato, ma né il sacrestano né il fabbro dissero una parola.
Costantino Morietti si rimise in piedi. “Naturalmente questa riunione non è mai avvenuta, se solo una frase di quello che ci siamo detti uscirà da questa stanza ci penseranno i miei uomini a porre rimedio. Io sono un uomo di parola e voi tutti lo sapete. Ognuno di noi ha interessi diversi e in vari settori e tutto deve rimanere come sta! Mi sono spiegato abbastanza bene?”
Tutti assentirono ma il marchese ribolliva d’ira, era conscio che non poteva andare contro tutti e aveva un forte timore delle conseguenze se Numero Uno avesse scoperto della riunione.
“Continueremo come sempre e con il rito del mese di ottobre metteremo in chiaro le nostre esigenze. E’ lì il posto giusto e il momento giusto e chiederemo a Numero Uno di portare il Libro Sacro dei Cavalieri. Siete d’accordo almeno su questo?”
Tutti assentirono in silenzio. “Potete andare, non c’è altro da aggiungere.” E si sedette in attesa che i convenuti tornassero alle loro case, rimasero solo il marchese e Morietti seduti con un bicchiere di vino, in silenzio. Quando furono sicuri di essere soli il marchese fece esplodere tutta la sua rabbia.
“Abbiamo rischiato per niente, un branco di pecore sarebbe stato più audace e coraggioso di quegli stupidi idioti! Dimmi che almeno tu non sei come loro!”
“Le regole dei cavalieri le conosci quanto me. Quello che abbiamo fatto oggi è illegale e potrebbe avere conseguenze devastanti ma, ti devo dire che peggio di come mi stanno andando le cose alla tenuta non potrebbero. Non riesco a risolvere i miei problemi, inutile nasconderlo dopo il sacrificio della vergine dai capelli rossi qualcosa è successo, il rito non è andato liscio come al solito e tutti noi abbiamo avuto gravi perdite, sia economiche che affettive. Credo che il mio capo guardiano avesse scoperto qualcosa ma è sparito, letteralmente sparito. Ho l’impressione che possa esistere un’altra setta che lotta contro di noi per distruggerci. Ma come può essere possibile?”
“Ti chiedi mai perché Tolesi non abbia subìto nessun danno?” Chiese il marchese.
“Me lo chiedo spesso, ma non ho una risposta. Non credo nemmeno che c’entri con quello che sta succedendo, non posso nemmeno pensarci.”
“E se ci fosse proprio lui a capo della setta che lotta contro di noi?” Si lasciò sfuggire il marchese.
I due uomini rimasero in silenzio a sorseggiare il vino.
“Manderò un messaggio a Numero Uno chiedendo di indagare su di lui. Lo sai che devo essere molto prudente, ma rientra nelle mie facoltà, e lo farò. Di più non so cosa fare!”
“Ti fidi degli altri? Pensi che manterranno il segreto su questa riunione?”
“Ci penso io a questo, non ti devi preoccupare, il fabbro e il sacrestano non sono dei problemi ma il mugnaio e Gorrini che sembra non riprendersi, con loro è più difficile ma non lascerò niente di intentato. Puoi stare sicuro!”
Finirono di bere e uscirono insieme. Si guardarono intorno ma tutto era tranquillo. Presero i cavalli e si allontanarono sul sentiero, incontrando i due guardiani di Costantino che dissero di non aver riscontrato niente fuori dalla norma.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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