IL SEGRETO DELLA LUNA
parte cinquantadue
Alcuni
istanti di silenzio accompagnarono le ultime parole. In piedi erano solo loro Numero Uno e Numero Due. Gli altri erano
tesi ad ascoltare quello che sarebbe sortito da quella discussione.
Questo che hai raccontato è quello
che dovevi riportare. Ora voglio sapere cosa pensi tu.
Morietti era
molto combattuto, una frase sbagliata e la sua fine sarebbe stata senza
speranza, ma sapeva bene che tutti gli altri avevano posto molta fiducia in
lui, dopotutto era quello che era sempre presente e sempre pronto ad aiutare,
non poteva deluderli e non poteva sfidare Numero
Uno con delle mezze verità. Non sapeva come ma, quella riusciva sempre a
sapere tutto.
Trasse un
sospiro. Quello che io penso è che
qualcuno ci abbia scoperti e stia facendo di tutto per distruggere questa
Antica Società Segreta. I Cavalieri della Terra Profonda esistono da tanto
tempo e le nostre fortune possono fare invidia a qualcuno che vuole farci
fuori.
Non ci credi nemmeno tu a quello che
stai dicendo. Gli
rispose Numero Uno. Hai un’altra
possibilità e sarà meglio che tu la sfrutti al meglio!
Costantino
Morietti doveva dare voce a quello che aveva solo pensato, era giunto il
momento per farlo.
Io credo che ci sia qualcuno che si
sta vendicando, un padre, un fratello, e perché no, anche una madre ai quali
abbiamo rapito la figlia per i nostri scopi. Ma non è tutto: qualcuno deve
avere parlato o lasciato tracce o non ci avrebbe trovato. Non ho la minima idea
di chi possa trattarsi e, inoltre … il mio capo guardiano è sparito e credo che
avesse scoperto qualcosa ma che non abbia fatto in tempo a riferirmelo. Dobbiamo
assolutamente scoprire ed eliminare questo pericolo, non possiamo essere
proprio noi, di questa generazione a terminare quello che i nostri avi hanno
iniziato, sarebbe non solo la nostra fine ma anche quella di tutto questo
territorio.
Adesso che
aveva detto quello che pensava da tempo si sentiva più leggero, ora era
responsabilità di Numero Uno fare
quello che andava fatto, lo aveva sempre fatto.
Qualcuno di voi ha dei sospetti? Non
devo ricordarvelo che l’unico posto dove se ne può parlare è questo!
Involontariamente
o meno, gli occhi di tutti si puntarono su Numero
Otto.
Numero Uno riprese la parola.
Vi garantisco che nessuno di noi è il
colpevole, lo so per certo, così come so per certo che lo scoprirò!
Morietti era
ancora in piedi e riprese la parola.
Noi tutti sappiamo che hai risolto
tante questioni in passato e non abbiamo dubbi che riuscirai anche stavolta, ma
abbiamo una richiesta da farti: noi tutti vogliamo partecipare, noi tutti
abbiamo perso troppo, noi tutti desideriamo essere coinvolti.
Io sono Numero Uno, la vostra Sacerdotessa.
Sono quella che detiene le chiavi delle casse delle nostre monete, sono quella
che custodisce il Vecchio Registro, sono l’unica che sa. Comprendo le vostre
richieste e vi garantisco che le terrò in considerazione. Riceverete mie
notizie, dovrete leggere e distruggere la missiva. Sto, anzi stiamo rischiando
molto a far uscire qualsiasi informazione da qui ma capisco che la situazione è
grave e dobbiamo agire di conseguenza.
Tutti
avrebbero voluto sapere come faceva e di chi si serviva, ma nessuno aveva il
coraggio di chiedere. Li teneva per le palle davvero detenendo solo lei le
chiavi del loro immenso tesoro che sapevano bene di poter perdere insieme alla
propria vita. Era già successo in passato che qualcuno sfidasse Numero Uno ma non ci era mai riuscito.
Aveva un grande potere e li conosceva bene.
Anche
Gastone aveva gli stessi pensieri, ma lui non aveva coinvolgimenti economici ma
solo di vendetta, e questo era un punto a suo favore: non avrebbe perso niente
e non doveva avere paura di niente, solo essere molto prudente.
I Cavalieri
della Terra Feconda erano tutti seduti con i palmi delle mani poggiate sul
tavolo di pietra.
Il plenilunio di ottobre porterà
equilibrio in tutto questo. Il sacrificio di due vergini laverà ogni errore che
abbiamo commesso. Preparatevi per tempo. La riunione è chiusa e di sopra ci
sono stanze e puttane per chi lo desidera, stavolta sono gratis.
Gastone
sentì il solito rumore e, tutto tornò silenzioso. Aspettò di essere sicuro che
non ci fosse più nessuno e uscì dal suo nascondiglio. Passò davanti al ripiano
con sopra i vasi contenenti gli occhi delle ragazze uccise e, stavolta si
soffermò a guardare quelli di sua figlia. Una lacrima gli bagnò il viso e la
sua determinazione si rafforzò. Uscì e tornò a casa.
Cincia si
alzò dal letto e lo raggiunse e lui le raccontò ogni cosa.
Si
addormentò con Rufus ai suoi piedi, doveva dormire, riposare e pensare alle
mosse future.
Gastone era
molto pensieroso mentre svolgeva il suo solito sopralluogo in quel vasto territorio,
non riusciva a controllarlo ogni giorno, era veramente esteso da quando aveva
promesso maggiore sorveglianza sia al marchese che a Gorrini. Le giornate erano
lunghe e lui partiva molto presto la mattina e, fino al tramonto non rientrava
a casa.
Pensava a
come prendersi almeno una nipote di Morietti, stavolta avrebbe voluto averle
entrambe, così da anticipare quello che loro volevano fare al plenilunio di
ottobre, c’era tempo ma lui aveva una frenesia che non riusciva a trattenere.
Cincia se ne era accorta ed era preoccupata che potesse commettere qualche
distrazione, ma a nulla servivano le sue raccomandazioni, lo aveva capito da
tempo.
Era talmente
stanco e impegnato che aveva diradato anche le sue visite a Margherita. Adesso,
quando usciva ogni mattina, portava nella sua sacca l’occorrente per sedare le
ragazze, qualunque gli fosse capitata per prima.
Era vicino
al convento. Lo osservava con occhi cupi pensando che alla fine sarebbe toccato
anche a quel posto con tutti e tutte quelle persone che proteggeva. Prese una
decisione e decise di metterla in pratica la sera stessa. Continuò il suo
tragitto passando per i vigneti di Gorrini che, come tutto il resto, stavano
andando in malora anche se nessuno ancora se ne era accorto. A quell’ora i suoi
bellissimi cavalli dovevano aver cominciato a stare male e non provava il
minimo rimorso.
Passò tutto
il giorno a controllare il perimetro di varie proprietà, soltanto quella di
Morietti era inavvicinabile ma, almeno poteva passare vicino senza problemi,
ora lo riconoscevano e, se rimaneva a debita distanza, nessuno lo importunava.
Rientrò
prima del solito. Era stata una giornata davvero bollente e non vedeva l’ora di
rinfrescarsi e mangiare qualcosa di decente. Cincia aveva tutto pronto e, come
al solito mangiarono in silenzio.
“Stasera
dovrai tenere con te Rufus.”
“Cos’hai in
mente?”
“Stasera
entro al convento, voglio dare un’occhiata da vicino e vedere cosa succede là
dentro se ci riesco.”
“Non pensi
che sia pericoloso?”
“Tutto
quello che faccio è pericoloso, ma va fatto.”
Finirono di
cenare e Gastone andò nel suo casotto.
Silenzioso
come un gatto nero si avvicinò al limite del prato che delimitava il convento.
La luce della luna era qualcosa che lo colpiva sempre, ed ora che conosceva
quello che quei delinquenti facevano cominciava ad odiarla. Strisciò fino
all’entrata ed oltrepassò il muro. Era in un ambiente sconosciuto e doveva fare
molta attenzione, non sapeva proprio niente di cosa avvenisse il quel posto.
Stando ben rasente ad ogni appoggio arrivò sotto un lungo porticato. Aveva una
strana similitudine con quello dei frati che lo avevano accolto.
Percorse un
lungo tratto prima di vedere una luce. Si accovacciò e, strisciando si
avvicinò. Si potevano udire alcune voci di donna. Molto lentamente si appoggiò
al limite della piccola finestra aperta. Non si fidava a guardare dentro ma
cercò di capire quello che dicevano.
Ragazze, cercate di abbassare la
voce! Allegre risate
fecero eco a questo blando rimprovero.
E chi vuoi che ci senta? Qui dentro sembra
un mortorio! Io ho voglia di ballare, di allegria, ho voglia di un uomo che mi
prenda, magari anche due, quel fabbro ci sa davvero fare!
Altre risate
accompagnarono questa frase. Dalla finestra usciva un lieve profumo di cibo.
Un rumore
fece ingobbire Gastone sotto la finestra. Si erano avvicinate due ragazze e si
sentiva distintamente l’odore del fumo di sigaretta. Cominciarono a parlare
sottovoce fra di loro e Gastone riusciva a sentire distintamente ogni cosa.
“Quanto tempo devi rimanere ancora qui?”
“Ho ancora sei mesi, poi avrò
ripagato il mio debito e potrò andarmene, non vedo l’ora di lasciare questo
manicomio. A volte ci sono un sacco di uomini e poi per giorni una noia
mortale.”
“Quello che mi manca è non poter
uscire, la madre superiora tiene le chiavi sotto la sua lunga sottana, cosa
pensi di lei e delle altre due monache?”
“A me non sembrano nemmeno monache,
vorrei tanto sapere cosa succede veramente qui dentro oltre alle orge così ben
organizzate. Sei pronta per domani sera? Ci hanno detto che ci sarà un
intrattenimento particolare e che dovremo essere molto audaci, che ci saranno
anche dei ragazzini! Questo non lo sopporto! Ma non posso farci niente. Non
vedo l’ora di andarmene!”
“Shhh! Non farti sentire, lo sai che
anche i muri hanno orecchie. Qui almeno si mangia due volte al giorno e siamo
protette, dove ero prima le cose erano ben diverse!”
“Ehi! Voi due! Venite via dalla
finestra!”
“Meglio se andiamo. Non parlare con
nessuna, non fidarti di nessuna, ho paura che potremmo fare una brutta fine. Ho
davvero paura, a volte, di non riuscire più ad uscire da qui!”
Poco
distante, Gastone udì aprirsi una porta. Si appiattì contro il muro ma i passi
che sentiva si dirigevano dalla parte opposta. Si avvicinò per osservare meglio
la porta e la sua serratura, doveva tornare e voleva entrare, e sarebbe passato
da lì.
Romanzo di Milena Ziletti diritti e proprietà a lei riservati
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