giovedì 23 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte cinquantadue






Alcuni istanti di silenzio accompagnarono le ultime parole. In piedi erano solo loro Numero Uno e Numero Due. Gli altri erano tesi ad ascoltare quello che sarebbe sortito da quella discussione.
Questo che hai raccontato è quello che dovevi riportare. Ora voglio sapere cosa pensi tu.
Morietti era molto combattuto, una frase sbagliata e la sua fine sarebbe stata senza speranza, ma sapeva bene che tutti gli altri avevano posto molta fiducia in lui, dopotutto era quello che era sempre presente e sempre pronto ad aiutare, non poteva deluderli e non poteva sfidare Numero Uno con delle mezze verità. Non sapeva come ma, quella riusciva sempre a sapere tutto.
Trasse un sospiro. Quello che io penso è che qualcuno ci abbia scoperti e stia facendo di tutto per distruggere questa Antica Società Segreta. I Cavalieri della Terra Profonda esistono da tanto tempo e le nostre fortune possono fare invidia a qualcuno che vuole farci fuori.
Non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. Gli rispose Numero Uno. Hai un’altra possibilità e sarà meglio che tu la sfrutti al meglio!
Costantino Morietti doveva dare voce a quello che aveva solo pensato, era giunto il momento per farlo.
Io credo che ci sia qualcuno che si sta vendicando, un padre, un fratello, e perché no, anche una madre ai quali abbiamo rapito la figlia per i nostri scopi. Ma non è tutto: qualcuno deve avere parlato o lasciato tracce o non ci avrebbe trovato. Non ho la minima idea di chi possa trattarsi e, inoltre … il mio capo guardiano è sparito e credo che avesse scoperto qualcosa ma che non abbia fatto in tempo a riferirmelo. Dobbiamo assolutamente scoprire ed eliminare questo pericolo, non possiamo essere proprio noi, di questa generazione a terminare quello che i nostri avi hanno iniziato, sarebbe non solo la nostra fine ma anche quella di tutto questo territorio.
Adesso che aveva detto quello che pensava da tempo si sentiva più leggero, ora era responsabilità di Numero Uno fare quello che andava fatto, lo aveva sempre fatto.
Qualcuno di voi ha dei sospetti? Non devo ricordarvelo che l’unico posto dove se ne può parlare è questo!
Involontariamente o meno, gli occhi di tutti si puntarono su Numero Otto.
Numero Uno riprese la parola.
Vi garantisco che nessuno di noi è il colpevole, lo so per certo, così come so per certo che lo scoprirò!
Morietti era ancora in piedi e riprese la parola.
Noi tutti sappiamo che hai risolto tante questioni in passato e non abbiamo dubbi che riuscirai anche stavolta, ma abbiamo una richiesta da farti: noi tutti vogliamo partecipare, noi tutti abbiamo perso troppo, noi tutti desideriamo essere coinvolti.
Io sono Numero Uno, la vostra Sacerdotessa. Sono quella che detiene le chiavi delle casse delle nostre monete, sono quella che custodisce il Vecchio Registro, sono l’unica che sa. Comprendo le vostre richieste e vi garantisco che le terrò in considerazione. Riceverete mie notizie, dovrete leggere e distruggere la missiva. Sto, anzi stiamo rischiando molto a far uscire qualsiasi informazione da qui ma capisco che la situazione è grave e dobbiamo agire di conseguenza.
Tutti avrebbero voluto sapere come faceva e di chi si serviva, ma nessuno aveva il coraggio di chiedere. Li teneva per le palle davvero detenendo solo lei le chiavi del loro immenso tesoro che sapevano bene di poter perdere insieme alla propria vita. Era già successo in passato che qualcuno sfidasse Numero Uno ma non ci era mai riuscito. Aveva un grande potere e li conosceva bene.
Anche Gastone aveva gli stessi pensieri, ma lui non aveva coinvolgimenti economici ma solo di vendetta, e questo era un punto a suo favore: non avrebbe perso niente e non doveva avere paura di niente, solo essere molto prudente.
I Cavalieri della Terra Feconda erano tutti seduti con i palmi delle mani poggiate sul tavolo di pietra.
Il plenilunio di ottobre porterà equilibrio in tutto questo. Il sacrificio di due vergini laverà ogni errore che abbiamo commesso. Preparatevi per tempo. La riunione è chiusa e di sopra ci sono stanze e puttane per chi lo desidera, stavolta sono gratis.
Gastone sentì il solito rumore e, tutto tornò silenzioso. Aspettò di essere sicuro che non ci fosse più nessuno e uscì dal suo nascondiglio. Passò davanti al ripiano con sopra i vasi contenenti gli occhi delle ragazze uccise e, stavolta si soffermò a guardare quelli di sua figlia. Una lacrima gli bagnò il viso e la sua determinazione si rafforzò. Uscì e tornò a casa.
Cincia si alzò dal letto e lo raggiunse e lui le raccontò ogni cosa.
Si addormentò con Rufus ai suoi piedi, doveva dormire, riposare e pensare alle mosse future.
Gastone era molto pensieroso mentre svolgeva il suo solito sopralluogo in quel vasto territorio, non riusciva a controllarlo ogni giorno, era veramente esteso da quando aveva promesso maggiore sorveglianza sia al marchese che a Gorrini. Le giornate erano lunghe e lui partiva molto presto la mattina e, fino al tramonto non rientrava a casa.
Pensava a come prendersi almeno una nipote di Morietti, stavolta avrebbe voluto averle entrambe, così da anticipare quello che loro volevano fare al plenilunio di ottobre, c’era tempo ma lui aveva una frenesia che non riusciva a trattenere. Cincia se ne era accorta ed era preoccupata che potesse commettere qualche distrazione, ma a nulla servivano le sue raccomandazioni, lo aveva capito da tempo.
Era talmente stanco e impegnato che aveva diradato anche le sue visite a Margherita. Adesso, quando usciva ogni mattina, portava nella sua sacca l’occorrente per sedare le ragazze, qualunque gli fosse capitata per prima.
Era vicino al convento. Lo osservava con occhi cupi pensando che alla fine sarebbe toccato anche a quel posto con tutti e tutte quelle persone che proteggeva. Prese una decisione e decise di metterla in pratica la sera stessa. Continuò il suo tragitto passando per i vigneti di Gorrini che, come tutto il resto, stavano andando in malora anche se nessuno ancora se ne era accorto. A quell’ora i suoi bellissimi cavalli dovevano aver cominciato a stare male e non provava il minimo rimorso.
Passò tutto il giorno a controllare il perimetro di varie proprietà, soltanto quella di Morietti era inavvicinabile ma, almeno poteva passare vicino senza problemi, ora lo riconoscevano e, se rimaneva a debita distanza, nessuno lo importunava.
Rientrò prima del solito. Era stata una giornata davvero bollente e non vedeva l’ora di rinfrescarsi e mangiare qualcosa di decente. Cincia aveva tutto pronto e, come al solito mangiarono in silenzio.
“Stasera dovrai tenere con te Rufus.”
“Cos’hai in mente?”
“Stasera entro al convento, voglio dare un’occhiata da vicino e vedere cosa succede là dentro se ci riesco.”
“Non pensi che sia pericoloso?”
“Tutto quello che faccio è pericoloso, ma va fatto.”
Finirono di cenare e Gastone andò nel suo casotto.
Silenzioso come un gatto nero si avvicinò al limite del prato che delimitava il convento. La luce della luna era qualcosa che lo colpiva sempre, ed ora che conosceva quello che quei delinquenti facevano cominciava ad odiarla. Strisciò fino all’entrata ed oltrepassò il muro. Era in un ambiente sconosciuto e doveva fare molta attenzione, non sapeva proprio niente di cosa avvenisse il quel posto. Stando ben rasente ad ogni appoggio arrivò sotto un lungo porticato. Aveva una strana similitudine con quello dei frati che lo avevano accolto.
Percorse un lungo tratto prima di vedere una luce. Si accovacciò e, strisciando si avvicinò. Si potevano udire alcune voci di donna. Molto lentamente si appoggiò al limite della piccola finestra aperta. Non si fidava a guardare dentro ma cercò di capire quello che dicevano.
Ragazze, cercate di abbassare la voce! Allegre risate fecero eco a questo blando rimprovero.
E chi vuoi che ci senta? Qui dentro sembra un mortorio! Io ho voglia di ballare, di allegria, ho voglia di un uomo che mi prenda, magari anche due, quel fabbro ci sa davvero fare!
Altre risate accompagnarono questa frase. Dalla finestra usciva un lieve profumo di cibo.
Un rumore fece ingobbire Gastone sotto la finestra. Si erano avvicinate due ragazze e si sentiva distintamente l’odore del fumo di sigaretta. Cominciarono a parlare sottovoce fra di loro e Gastone riusciva a sentire distintamente ogni cosa.
“Quanto tempo devi rimanere ancora qui?”
“Ho ancora sei mesi, poi avrò ripagato il mio debito e potrò andarmene, non vedo l’ora di lasciare questo manicomio. A volte ci sono un sacco di uomini e poi per giorni una noia mortale.”
“Quello che mi manca è non poter uscire, la madre superiora tiene le chiavi sotto la sua lunga sottana, cosa pensi di lei e delle altre due monache?”
“A me non sembrano nemmeno monache, vorrei tanto sapere cosa succede veramente qui dentro oltre alle orge così ben organizzate. Sei pronta per domani sera? Ci hanno detto che ci sarà un intrattenimento particolare e che dovremo essere molto audaci, che ci saranno anche dei ragazzini! Questo non lo sopporto! Ma non posso farci niente. Non vedo l’ora di andarmene!”
“Shhh! Non farti sentire, lo sai che anche i muri hanno orecchie. Qui almeno si mangia due volte al giorno e siamo protette, dove ero prima le cose erano ben diverse!”
“Ehi! Voi due! Venite via dalla finestra!”
“Meglio se andiamo. Non parlare con nessuna, non fidarti di nessuna, ho paura che potremmo fare una brutta fine. Ho davvero paura, a volte, di non riuscire più ad uscire da qui!”
Poco distante, Gastone udì aprirsi una porta. Si appiattì contro il muro ma i passi che sentiva si dirigevano dalla parte opposta. Si avvicinò per osservare meglio la porta e la sua serratura, doveva tornare e voleva entrare, e sarebbe passato da lì.


Romanzo di Milena Ziletti  diritti e proprietà a lei riservati

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