IL SEGRETO DELLA LUNA
parte quarantadue
“Anita,
questa è troppo grossa anche per te. Ha avuto sette figli, non uno ma sette!”
“E cosa
c’entra? Le apparenze vanno sempre salvaguardate. Non vi siete mai chiesti
perché non si è più risposato? Perché rimane lontano da casa per periodi così
lunghi?”
Le donne
cominciarono a pensare che le parole di Anita avessero un fondo di verità.
“Ma i suoi
figli lo sanno?” Domandò Cincia.
“Se non lo
sanno, di sicuro lo sospettano. E’ un vizio che non puoi tenere nascosto a
quelli che ti vivono vicino. Le sue ragazze sono state allontanate che erano
piccole.”
“E che fine
hanno fatto?” Chiese incuriosita Maria.
“Lo so io
che fine hanno fatto.” Si intromise Lucia, felice di poter partecipare anche
lei a quel discorso.
Lasciò
passare qualche istante aumentando la curiosità dei presenti. Tutti gli occhi
erano puntati su di lei e quando fu sicura che tutti erano pronti per
ascoltarla cominciò a parlare.
“Le ragazze
sono state mandate dalla sorella della madre che avevano circa dieci anni. Il
padre non le ha mai viste di buon occhio. Da allora non sono più tornate a
casa. Ho saputo che il vecchio Carlo manda soldi ogni mese alla cognata per il
loro mantenimento. Pur di non averle intorno è disposto a sborsare tante belle
monete.”
“E tu come
lo sai?” Si informò Gemma.
“Lo so di
sicuro! Le due gemelle sono rimaste in contatto con il fratello più vecchio,
quello che vive a Conarino, quello che ha il mulino più grande e lì ci lavora
un mio cugino. Dice che le vede ogni tanto e che sono due gran belle ragazze.
Non vivono molto distanti da lì, per questo frequentano il mulino di Giuseppe
Cestelli.”
“Conosco
anch’io tuo cugino Salomone e racconta un sacco di fandonie!” Aggiunse Maria.
Lucia si
inalberò, non amava essere contraddetta soprattutto quando aveva ragione.
“Ti dico che
le ha viste anche un paio di settimane fa, me l’ha detto proprio l’altro ieri.
Non racconto storie io!”
“Ragazze,
ragazze manteniamo il buon umore. Beviamoci un goccetto di quello buono e non
facciamoci il sangue cattivo per persone che non conosciamo.” Stemperò Gastone.
“Conosci
anche i loro nomi?” Chiese indifferente Cincia.
“Certamente,
si chiamano Isabella e Rosalba. E sono davvero molto belle, anche se io non le
ho mai viste.”
Mentre il
fiasco passava di mano in mano, gli sguardi di Gastone e Cincia si incrociarono
silenziosi. L’atmosfera si rallegrò subito dopo aver messo in tavola una
splendida torta e le vecchie signore ripresero il loro buon umore.
Lucia era
ancora corrucciata e Gastone le si avvicinò con un sorriso.
“Un brindisi
a Lucia che oggi ha raccontato una notizia sconosciuta a tutti noi. Questo mi
piace di voi deliziose signore, imparo a conoscere questo posto e chissà,
magari non lo lascio più!” Disse alzando il calice seguito da tutte loro.
Il
pomeriggio passò sereno. Gastone uscì con Margherita per una passeggiata e
lasciò le vecchie amiche ad incartare tutto quello che era avanzato e a
rivangare vecchi ricordi.
“Quelle
vecchie signore sono molto simpatiche.” Gli disse Margherita.
“Sì, e a
Cincia fa molto piacere avere qualcuno con cui parlare ogni tanto. Per questo
penso che le inviterò di nuovo molto presto, e naturalmente tu sarai la prima a
ricevere l’invito.”
Si fermarono
sotto un giovane albero e Gastone poggiò la schiena al tronco attirando a sé la
donna baciandola e sul viso e sul seno. Quella sera avrebbero continuato
l’amplesso, ora dovevano tornare ed accompagnare a casa le amiche di Cincia che
erano visibilmente alticce.
La luna
piena di maggio si stava avvicinando. Gastone era indeciso se andare al
convento, avrebbe voluto ispezionare la baita che aveva ristrutturato al
marchese, avrebbe voluto tornare nel tunnel e leggere il quaderno, avrebbe
voluto andare da Margherita. Il suo lavoro lo teneva impegnato parecchio e
doveva trovare il modo di sistemare il mugnaio, non era ancora riuscito a trovare
una soluzione per quel miserabile individuo.
Stava in
groppa al suo cavallo e ispezionava un piccolo avallamento con varie buche che
potevano essere pericolose. Scese a terra e ispezionò minuziosamente il
terreno. Erano buche piuttosto grandi, dovevano esserci delle volpi e andavano
catturate se si volevano salvare i pollai della zona. Le stava osservando
quando gli spuntò un sorriso. Sapeva lui dove liberarle. Risalì sul suo cavallo
e continuò la sua perlustrazione.
“Cosa hai
deciso di fare per domani notte?” Gli chiese Cincia.
“Ho deciso
di andare. Stasera vado da Margherita e torno per la colazione.”
Un sorriso
illuminò il volto della vecchia, covava nel cuore la speranza che quei due si
sposassero e non se ne andassero da quel posto, ma era una speranza vana, se
conosceva bene Gastone sapeva che avrebbe portato a termine la sua vendetta e
se ne sarebbe andato.
Gastone era
al solito posto. Era passato davanti al vaso che conteneva gli occhi di sua
figlia senza guardarli, si era ripromesso che li avrebbe guardati solo quando
li avrebbe riportati dove dovevano stare. Era sempre molto doloroso entrare lì,
era una ferita aperta che, invece di cicatrizzarsi sanguinava e si allargava
sempre di più.
I Cavalieri
erano tutti ai loro posti e la sacerdotessa diede inizio alla riunione con il
solito rito.
Siamo in un periodo di calma e di
lavoro in abbondanza. L’inverno è passato e tutti noi abbiano i nostri compiti
da continuare e da portare a termine.
NUMERO DUE, PUOI PARLARE.
Io ho alcuni problemi, i miei animali
si sono ammalati e ne ho dovuto abbattere già parecchi, li sto bruciando per
cercare di fermare la contaminazione di qualunque cosa si tratti. Il
veterinario non riesce a spiegarsi come la stessa malattia colpisca indistintamente
qualsiasi tipo di animale e dice di non aver mai visto una evoluzione così
veloce. Se non riesco a trovare la causa e porvi rimedio, ho paura che non mi
rimarrà molto bestiame. A voi tutto bene?
NUMERO TRE, PUOI PARLARE.
Nelle mie tenute è tutto tranquillo.
Ho molte nuove nascite e tutto procede bene.
NUMERO QUATTRO, PUOI PARLARE.
Da quando i miei figli dirigono la
loro officina sono diventati davvero bravi, io me la cavo bene e credo di aver
trovato una brava donna da sposare, se siete d’accordo.
NUMERO CINQUE, PUOI PARLARE.
I miei mulini si stanno preparando
per il grande lavoro che li spetta. I miei figli li dirigono con grande
capacità. La manutenzione è stata fatta e le pulizie dei granai è stata
ultimata. Tutto procede bene.
NUMERO SEI, PUOI PARLARE.
Io ho poco di importante, vi
ringrazio per le vostre donazioni e vi comunico che mia moglie sta molto meglio
e i miei figli si stanno dando da fare. Tutto procede bene.
NUMERO SETTE, PUOI PARLARE.
E’ stato un inverno tranquillo. I
miei cavalli godono di ottima salute e i miei terreni sono stati seminati. I
frutteti sono in fiore e la natura fa il suo corso. Tutto procede bene.
NUMERO OTTO, PUOI PARLARE.
Le mie fabbriche lavorano a pieno
ritmo, gli operai sono tenuti sotto controllo e non mi danno noie. Ho
intenzione di aprire altre fabbriche, se siete d’accordo. Tutto procede bene.
NUMERO TRE, ASPETTIAMO IL TUO
RAPPORTO.
Il guardia caccia sta lavorando bene
e già si nota la differenza. Non fa domande e svolge il proprio lavoro senza
problemi. Non è un uomo che si possa comandare, conosce da sé quello che deve
fare e, finché lo fa io non interferisco. Avete altri compiti per lui? Sapete
tutti che frequenta una donna del paese e questo è tranquillizzante, non ha
grilli per la testa e questa donna lo tiene calmo aprendogli le gambe. Io non
vedo motivo di preoccuparci per lui, ma teniamolo a distanza, dopotutto è un
forestiero.
Ci furono
alcuni minuti di silenzio, poi tutti si alzarono in piedi.
La luna, nostra sorella e madre, con
sangue di vergine tiene feconda la terra. Io Sacerdotessa dei Cavalieri della
Terra Feconda stabilisco che la prossima riunione sarà sospesa e ci ritroveremo
nel mese di luglio. Il convento terrà aperta per voi e per chi vorrete portare
la porticina che ben conoscete, ci sono ragazze e ragazzi per ognuno di voi.
Solo col vostro lasciapassare si entrerà in questo luogo e dovrete portare una
sacca ben fornita di monete da lasciare alla superiora. Qui solo trattamenti di
lusso che devono essere ben pagati, e discrezione assicurata. Solo in caso di
grande calamità potrete rivolgervi a numero sei che provvederà a inoltrare le
vostre missive, ma mi auguro che ciò non debba avvenire. Abbiamo tutti
parecchio da fare e non dobbiamo avere distrazioni, il prossimo sacrificio sarà
quello dell’anno bisestile e dobbiamo essere preparati. Qui abbiamo finito,
potete andare di sopra a divertirvi.
Si
salutarono nel loro modo e, tolti i paramenti lasciarono silenziosamente la
riunione.
Gastone
aspettava il momento giusto per uscire ma sentiva un rumore. Non poteva sapere
che la sacerdotessa stava scrivendo su un quaderno. Sentiva il suo respiro,
attese fin quando fu sicuro che non ci fosse più nessuno e uscì all’aria
fresca.
Due mesi
prima della prossima riunione, ci avrebbe pensato lui a renderli molto
movimentati.
Rufus lo
sentì sdraiarsi sul sofà e riprese a dormire.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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