giovedì 9 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte quarantadue






“Anita, questa è troppo grossa anche per te. Ha avuto sette figli, non uno ma sette!”
“E cosa c’entra? Le apparenze vanno sempre salvaguardate. Non vi siete mai chiesti perché non si è più risposato? Perché rimane lontano da casa per periodi così lunghi?”
Le donne cominciarono a pensare che le parole di Anita avessero un fondo di verità.
“Ma i suoi figli lo sanno?” Domandò Cincia.
“Se non lo sanno, di sicuro lo sospettano. E’ un vizio che non puoi tenere nascosto a quelli che ti vivono vicino. Le sue ragazze sono state allontanate che erano piccole.”
“E che fine hanno fatto?” Chiese incuriosita Maria.
“Lo so io che fine hanno fatto.” Si intromise Lucia, felice di poter partecipare anche lei a quel discorso.
Lasciò passare qualche istante aumentando la curiosità dei presenti. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e quando fu sicura che tutti erano pronti per ascoltarla cominciò a parlare.
“Le ragazze sono state mandate dalla sorella della madre che avevano circa dieci anni. Il padre non le ha mai viste di buon occhio. Da allora non sono più tornate a casa. Ho saputo che il vecchio Carlo manda soldi ogni mese alla cognata per il loro mantenimento. Pur di non averle intorno è disposto a sborsare tante belle monete.”
“E tu come lo sai?” Si informò Gemma.
“Lo so di sicuro! Le due gemelle sono rimaste in contatto con il fratello più vecchio, quello che vive a Conarino, quello che ha il mulino più grande e lì ci lavora un mio cugino. Dice che le vede ogni tanto e che sono due gran belle ragazze. Non vivono molto distanti da lì, per questo frequentano il mulino di Giuseppe Cestelli.”
“Conosco anch’io tuo cugino Salomone e racconta un sacco di fandonie!” Aggiunse Maria.
Lucia si inalberò, non amava essere contraddetta soprattutto quando aveva ragione.
“Ti dico che le ha viste anche un paio di settimane fa, me l’ha detto proprio l’altro ieri. Non racconto storie io!”
“Ragazze, ragazze manteniamo il buon umore. Beviamoci un goccetto di quello buono e non facciamoci il sangue cattivo per persone che non conosciamo.” Stemperò Gastone.
“Conosci anche i loro nomi?” Chiese indifferente Cincia.
“Certamente, si chiamano Isabella e Rosalba. E sono davvero molto belle, anche se io non le ho mai viste.”
Mentre il fiasco passava di mano in mano, gli sguardi di Gastone e Cincia si incrociarono silenziosi. L’atmosfera si rallegrò subito dopo aver messo in tavola una splendida torta e le vecchie signore ripresero il loro buon umore.
Lucia era ancora corrucciata e Gastone le si avvicinò con un sorriso.
“Un brindisi a Lucia che oggi ha raccontato una notizia sconosciuta a tutti noi. Questo mi piace di voi deliziose signore, imparo a conoscere questo posto e chissà, magari non lo lascio più!” Disse alzando il calice seguito da tutte loro.
Il pomeriggio passò sereno. Gastone uscì con Margherita per una passeggiata e lasciò le vecchie amiche ad incartare tutto quello che era avanzato e a rivangare vecchi ricordi.
“Quelle vecchie signore sono molto simpatiche.” Gli disse Margherita.
“Sì, e a Cincia fa molto piacere avere qualcuno con cui parlare ogni tanto. Per questo penso che le inviterò di nuovo molto presto, e naturalmente tu sarai la prima a ricevere l’invito.”
Si fermarono sotto un giovane albero e Gastone poggiò la schiena al tronco attirando a sé la donna baciandola e sul viso e sul seno. Quella sera avrebbero continuato l’amplesso, ora dovevano tornare ed accompagnare a casa le amiche di Cincia che erano visibilmente alticce.
La luna piena di maggio si stava avvicinando. Gastone era indeciso se andare al convento, avrebbe voluto ispezionare la baita che aveva ristrutturato al marchese, avrebbe voluto tornare nel tunnel e leggere il quaderno, avrebbe voluto andare da Margherita. Il suo lavoro lo teneva impegnato parecchio e doveva trovare il modo di sistemare il mugnaio, non era ancora riuscito a trovare una soluzione per quel miserabile individuo.
Stava in groppa al suo cavallo e ispezionava un piccolo avallamento con varie buche che potevano essere pericolose. Scese a terra e ispezionò minuziosamente il terreno. Erano buche piuttosto grandi, dovevano esserci delle volpi e andavano catturate se si volevano salvare i pollai della zona. Le stava osservando quando gli spuntò un sorriso. Sapeva lui dove liberarle. Risalì sul suo cavallo e continuò la sua perlustrazione.
“Cosa hai deciso di fare per domani notte?” Gli chiese Cincia.
“Ho deciso di andare. Stasera vado da Margherita e torno per la colazione.”
Un sorriso illuminò il volto della vecchia, covava nel cuore la speranza che quei due si sposassero e non se ne andassero da quel posto, ma era una speranza vana, se conosceva bene Gastone sapeva che avrebbe portato a termine la sua vendetta e se ne sarebbe andato.
Gastone era al solito posto. Era passato davanti al vaso che conteneva gli occhi di sua figlia senza guardarli, si era ripromesso che li avrebbe guardati solo quando li avrebbe riportati dove dovevano stare. Era sempre molto doloroso entrare lì, era una ferita aperta che, invece di cicatrizzarsi sanguinava e si allargava sempre di più.
I Cavalieri erano tutti ai loro posti e la sacerdotessa diede inizio alla riunione con il solito rito.
Siamo in un periodo di calma e di lavoro in abbondanza. L’inverno è passato e tutti noi abbiano i nostri compiti da continuare e da portare a termine.
NUMERO DUE, PUOI PARLARE.
Io ho alcuni problemi, i miei animali si sono ammalati e ne ho dovuto abbattere già parecchi, li sto bruciando per cercare di fermare la contaminazione di qualunque cosa si tratti. Il veterinario non riesce a spiegarsi come la stessa malattia colpisca indistintamente qualsiasi tipo di animale e dice di non aver mai visto una evoluzione così veloce. Se non riesco a trovare la causa e porvi rimedio, ho paura che non mi rimarrà molto bestiame. A voi tutto bene?
NUMERO TRE, PUOI PARLARE.
Nelle mie tenute è tutto tranquillo. Ho molte nuove nascite e tutto procede bene.
NUMERO QUATTRO, PUOI PARLARE.
Da quando i miei figli dirigono la loro officina sono diventati davvero bravi, io me la cavo bene e credo di aver trovato una brava donna da sposare, se siete d’accordo.
NUMERO CINQUE, PUOI PARLARE.
I miei mulini si stanno preparando per il grande lavoro che li spetta. I miei figli li dirigono con grande capacità. La manutenzione è stata fatta e le pulizie dei granai è stata ultimata.  Tutto procede bene.
NUMERO SEI, PUOI PARLARE.
Io ho poco di importante, vi ringrazio per le vostre donazioni e vi comunico che mia moglie sta molto meglio e i miei figli si stanno dando da fare. Tutto procede bene.
NUMERO SETTE, PUOI PARLARE.
E’ stato un inverno tranquillo. I miei cavalli godono di ottima salute e i miei terreni sono stati seminati. I frutteti sono in fiore e la natura fa il suo corso. Tutto procede bene.
NUMERO OTTO, PUOI PARLARE.
Le mie fabbriche lavorano a pieno ritmo, gli operai sono tenuti sotto controllo e non mi danno noie. Ho intenzione di aprire altre fabbriche, se siete d’accordo. Tutto procede bene.
NUMERO TRE, ASPETTIAMO IL TUO RAPPORTO.
Il guardia caccia sta lavorando bene e già si nota la differenza. Non fa domande e svolge il proprio lavoro senza problemi. Non è un uomo che si possa comandare, conosce da sé quello che deve fare e, finché lo fa io non interferisco. Avete altri compiti per lui? Sapete tutti che frequenta una donna del paese e questo è tranquillizzante, non ha grilli per la testa e questa donna lo tiene calmo aprendogli le gambe. Io non vedo motivo di preoccuparci per lui, ma teniamolo a distanza, dopotutto è un forestiero.
Ci furono alcuni minuti di silenzio, poi tutti si alzarono in piedi.
La luna, nostra sorella e madre, con sangue di vergine tiene feconda la terra. Io Sacerdotessa dei Cavalieri della Terra Feconda stabilisco che la prossima riunione sarà sospesa e ci ritroveremo nel mese di luglio. Il convento terrà aperta per voi e per chi vorrete portare la porticina che ben conoscete, ci sono ragazze e ragazzi per ognuno di voi. Solo col vostro lasciapassare si entrerà in questo luogo e dovrete portare una sacca ben fornita di monete da lasciare alla superiora. Qui solo trattamenti di lusso che devono essere ben pagati, e discrezione assicurata. Solo in caso di grande calamità potrete rivolgervi a numero sei che provvederà a inoltrare le vostre missive, ma mi auguro che ciò non debba avvenire. Abbiamo tutti parecchio da fare e non dobbiamo avere distrazioni, il prossimo sacrificio sarà quello dell’anno bisestile e dobbiamo essere preparati. Qui abbiamo finito, potete andare di sopra a divertirvi.
Si salutarono nel loro modo e, tolti i paramenti lasciarono silenziosamente la riunione.
Gastone aspettava il momento giusto per uscire ma sentiva un rumore. Non poteva sapere che la sacerdotessa stava scrivendo su un quaderno. Sentiva il suo respiro, attese fin quando fu sicuro che non ci fosse più nessuno e uscì all’aria fresca.
Due mesi prima della prossima riunione, ci avrebbe pensato lui a renderli molto movimentati.
Rufus lo sentì sdraiarsi sul sofà e riprese a dormire.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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