lunedì 27 luglio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte cinquantaquattro






Aspettò varie ore. Il sole era implacabile e Gastone sudava abbondantemente. Sentì il rumore degli zoccoli ancora in distanza mentre Rufus ringhiava sommessamente.
Due uomini a cavallo scortavano il calesse delle ragazze. Al suo comando Rufus balzò sulla strada e ringhiò a denti scoperti facendo spaventare i cavalli. I cavalieri rimasero a fatica in sella ma la cavalla del calesse si spaventò ed iniziò a correre imbizzarrita. Gastone l’aveva colpita con un dardo.
I tre cavalieri rincorsero il calesse mentre le due ragazze urlavano spaventate cercando di fermare la corsa impazzita.
Partirono altri due dardi e i cavalli caddero mentre correvano facendo ruzzolare nella polvere i loro cavalieri. Gastone li raggiunse e li colpì con due dardi avvelenati, ci misero poco a morire. Non avrebbe voluto fare vittime innocenti, ma non sempre le cose vanno lisce.
Raggiunse di corsa il calesse e lo vide cadere nella buca che aveva scavato. La cavalla si spezzò le zampe e il calesse si rovesciò. Le ragazze urlavano e Gastone le raggiunse. Scese velocemente dalla sella e con estrema precisione e velocità le addormentò col cloroformio. Isabella e Rosalba erano prive di sensi e la cavalla soffriva terribilmente. Non poteva fermarsi. Avvolse i corpi in due coperte e raggiunse, per vie quasi impraticabili il suo casotto.
Cincia fece entrare in casa Rufus e Gastone si chiuse la porta alle spalle.
Il casotto era pronto ma c’era un solo supporto, per un unico corpo. Lui non sapeva chi fosse l’una o l’altra ma non gli interessava proprio.
Prese la prima e la distese. Ormai sapeva bene come fare. Lo stiletto penetrò nelle carni tenere del costato dritto nel cuore. Un rantolo quasi silenzioso e la ragazza era morta. Procedette a strapparle gli occhi. Incise la stella. Aveva fretta. L’altra ragazza dava segni di risveglio e lui non voleva che succedesse.
“Dove sono? Cosa è successo?” Si era svegliata e si guardava intorno. Aveva visto il corpo della sorella e cominciò a urlare.
Gastone fu veloce e le tappò la bocca. Due occhi sbarrati e pieni di paura fissavano il viso dell’uomo, un viso senza sentimenti, senza paure, senza cuore. Furono gli ultimi pensieri che passarono nella mente della giovane.
Fu distesa sul tavolo e Gastone rifece ogni cosa. La depose vicino alla sorella e, come ogni volta si soffermò a guardarle. Aspettava sempre di sentire qualcosa, un rimorso, un dolore, una felicità, qualcosa, qualsiasi cosa ma non vedeva altro che il volto di sua figlia e la sua sete di vendetta era la sola emozione che veniva ripagata.
Le avvolse di nuovo nella coperta. Era primo pomeriggio. Doveva affrettarsi. Erano attese a casa e se non le avessero viste arrivare sarebbero usciti in tanti a cercarle.
Cincia era fuori ad aspettare e vigilare che non arrivasse nessuno.
Gastone le consegnò le chiavi del lucchetto e la donna sapeva cosa fare.
Amleto sbuffava per quel carico così pesante e Rufus li seguiva scodinzolando.
Ritornò da dove era venuto. La cavalla stava soffrendo atrocemente e il calesse era quasi distrutto.
La strada polverosa era delimitata da tanti alberi, non c’era difficoltà nello sceglierne uno. Con destrezza e velocità inchiodò le due ragazze allo stesso tronco. Non si soffermò oltre. Cancellò con cura le sue tracce e ritornò a casa. Consegnò le coperte da bruciare e si inoltrò di nuovo nel bosco, in direzione opposta. Riprese il suo lavoro e si rese conto che il suo piano stava proseguendo come doveva. Sorrise sotto i baffi. Anche il mugnaio era sistemato, che provasse il dolore che da anni infliggeva a tante famiglie.
Era molto stanco ma il pomeriggio era ancora lungo. Si diresse al fiume a controllare delle anse. Le liberò da vari rami ed era fradicio quando fu raggiunto da un uomo che non conosceva.
Gastone continuò il suo lavoro aspettando di capire chi fosse quell’uomo e cosa volesse. Alzò lo sguardo e gli venne un colpo. Aveva riconosciuto il cavallo: era uno di quelli che c’erano al convento. Il suo cuore perse qualche battito ma si riebbe in fretta.
L’uomo a cavallo osservava Gastone che lavorava. Rimase parecchi minuti ad osservarlo poi, senza dire una parola fece girare il cavallo e se ne andò.
Gastone fece un sospiro. Terminò il suo lavoro senza fretta e, al crepuscolo ritornò a casa.
Vide ancora in lontananza un cavallo legato fuori. Non era lo stesso cavaliere che aveva visto al fiume, ma il cavallo era un altro di quelli visti al convento.
Si dissetò alla pompa cercando di frenare i pensieri, poi entrò in casa.
Uno sconosciuto era seduto con Cincia.
Gli sguardi dei due uomini si incrociarono e nessuno dei due abbassò gli occhi.
“Con chi ho il piacere?” Chiese Gastone. Dopo tutto era in casa sua.
“Mi stavo solo informando sul posto, e la sua amica mi ha offerto da bere.”
“E cosa vuole sapere?” Gastone cominciava ad innervosirsi.
“Niente di importante, siccome voglio trasferirmi da queste parti chiedevo com’è la vita qui.”
Cincia guardava Gastone ma non parlava.
“E le piace il posto?” Chiese di rimando Gastone.
“Non ho ancora deciso, ma non è male, c’è tanta brava gente!”
“Sono sicuro che si troverà bene, se ora ci vuole scusare l’accompagno alla porta.”
Lo sconosciuto salutò Cincia con un gesto e seguì l’altro.
“Si può sapere cosa vuole veramente?” Gastone era calmo ma infastidito.
“Sono un investigatore e sto svolgendo alcune indagini molto riservate.”
“E viene a casa mia mentre non ci sono? A importunare una vecchia?” Si stava davvero infuriando.
“Quella vecchia non ha aperto bocca, per questo ho aspettato il suo arrivo. Volevo parlare con lei.”
“Adesso sono qui, cosa vuole sapere?”
“Vorrei il suo aiuto. So che conosce bene queste zone e vorrei sapere se ci può aiutare.”
“Deduco che non è da solo. No, non vi posso aiutare. Voi fate il vostro lavoro io faccio il mio. E non venite più in casa mia quando non ci sono. Sono stato chiaro?”
Lo sconosciuto salì in groppa al suo cavallo e se ne andò.
Gastone entrò in casa e si avvicinò a Cincia. “Ora so chi sono quegli uomini, la contessa ha assunto degli investigatori per capire cosa sta succedendo. Avranno una bella sorpresa oggi.”
“Stai rischiando grosso, forse è meglio se ti fermi per un po’!”
“Non posso, e tu lo sai. Hai fatto quello che ti ho chiesto? Hai bruciato tutto?”
Cincia assentì. Cenarono in silenzio e finalmente, Gastone poté dormire. Ne aveva proprio bisogno.
Le voci sul ritrovamento delle due ragazze si erano sparse ovunque. La popolazione era terrorizzata e si era ritrovata in chiesa per chiedere al prete una benedizione particolare.
Anche Gastone era fra loro e lasciò il vaso con i quattro occhi ben nascosto dietro la statua della Madonna. Aveva ancora una cosa da fare.
Si avvicinò alla madre della bambina che aveva salvato e la salutò. Le chiese informazioni su cosa fosse successo e la donna gli disse della tragedia che aveva colpito il suo padrone. Teneva stretta la bambina, si vedeva che aveva paura. Alla fine della riunione le accompagnò al loro calesse e ne approfittò per lasciare un piccolo involucro con la ciocca di capelli rossi intrecciati col nastro blu e il nome di Cestelli ben in mostra.
Morietti era dal mugnaio. I due uomini erano soli e il padre delle ragazze era raggelato da quanto gli era successo. Costantino non capiva cosa provasse quell’uomo, era stato un enigma da sempre. Sapeva bene che l’unica cosa che gli interessava erano i soldi e i ragazzini e si curava poco dei suoi famigliari, sembrava un uomo che non prova amore per nessuno se non per se stesso.
“Entrambe le mie figlie! Ti rendi conto? Tutte e due uccise barbaramente, compresi i due uomini di scorta. Un piano ben studiato e pianificato.” Qualcuno bussò alla porta ed entrò una delle guardie. Lasciò un involucro sulla scrivania. Entrambi sapevano cosa conteneva. Il mugnaio aprì il cassetto ed estrasse la prima ciocca che aveva ricevuto. Fino a quel momento era l’unico ad averne ricevuto due.
“So di sicuro che Numero Uno si sta muovendo. Il marchese ha ricevuto il nostro guardia boschi che si è lamentato di essere seguito nel suo lavoro. Sembra che un uomo gli abbia chiesto di aiutarlo in qualcosa ma lui ha rifiutato, lui esegue solo i nostri ordini e vuole sapere cosa sta succedendo.”
“Dobbiamo trovare questa bestia. Non possiamo restare passivi. Sei sicuro che c’è da fidarsi di questo Gastone?”
“Pare che sia un uomo serio e di parola. Infatti ha subito informato il marchese di quello che sta succedendo. E’ già stato controllato, è un gran lavoratore e svolge molto bene il suo lavoro. Se fossimo noi a chiedergli di fare altro sono sicuro che accetterebbe.”
“Non possiamo andare contro le regole, Numero Uno è stata molto chiara. Non voglio perdere i miei privilegi, proprio adesso che voglio ritirarmi dagli affari e lasciare tutto in mano ai miei figli.”
“Non puoi lasciare i Cavalieri. Lo sai che non lo puoi fare!”
“Hanno ucciso le mie figlie, credi che non possa essere un valido argomento?”
“Stai rischiando grosso. Stai molto attento, sai bene di cosa è capace Numero Uno.”
“Puoi lasciarmi, non ho intenzione di commettere azioni insensate. Vado a esprimere un po’ di dolore di padre affranto, anche se quelle figlie non erano le mie figlie e non le ho mai amate.”


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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