IL SEGRETO DELLA LUNA
parte cinquantaquattro
Aspettò
varie ore. Il sole era implacabile e Gastone sudava abbondantemente. Sentì il
rumore degli zoccoli ancora in distanza mentre Rufus ringhiava sommessamente.
Due uomini a
cavallo scortavano il calesse delle ragazze. Al suo comando Rufus balzò sulla
strada e ringhiò a denti scoperti facendo spaventare i cavalli. I cavalieri
rimasero a fatica in sella ma la cavalla del calesse si spaventò ed iniziò a
correre imbizzarrita. Gastone l’aveva colpita con un dardo.
I tre
cavalieri rincorsero il calesse mentre le due ragazze urlavano spaventate
cercando di fermare la corsa impazzita.
Partirono
altri due dardi e i cavalli caddero mentre correvano facendo ruzzolare nella
polvere i loro cavalieri. Gastone li raggiunse e li colpì con due dardi
avvelenati, ci misero poco a morire. Non avrebbe voluto fare vittime innocenti,
ma non sempre le cose vanno lisce.
Raggiunse di
corsa il calesse e lo vide cadere nella buca che aveva scavato. La cavalla si
spezzò le zampe e il calesse si rovesciò. Le ragazze urlavano e Gastone le
raggiunse. Scese velocemente dalla sella e con estrema precisione e velocità le
addormentò col cloroformio. Isabella e Rosalba erano prive di sensi e la cavalla
soffriva terribilmente. Non poteva fermarsi. Avvolse i corpi in due coperte e
raggiunse, per vie quasi impraticabili il suo casotto.
Cincia fece
entrare in casa Rufus e Gastone si chiuse la porta alle spalle.
Il casotto
era pronto ma c’era un solo supporto, per un unico corpo. Lui non sapeva chi
fosse l’una o l’altra ma non gli interessava proprio.
Prese la
prima e la distese. Ormai sapeva bene come fare. Lo stiletto penetrò nelle
carni tenere del costato dritto nel cuore. Un rantolo quasi silenzioso e la ragazza
era morta. Procedette a strapparle gli occhi. Incise la stella. Aveva fretta.
L’altra ragazza dava segni di risveglio e lui non voleva che succedesse.
“Dove sono?
Cosa è successo?” Si era svegliata e si guardava intorno. Aveva visto il corpo
della sorella e cominciò a urlare.
Gastone fu
veloce e le tappò la bocca. Due occhi sbarrati e pieni di paura fissavano il
viso dell’uomo, un viso senza sentimenti, senza paure, senza cuore. Furono gli
ultimi pensieri che passarono nella mente della giovane.
Fu distesa
sul tavolo e Gastone rifece ogni cosa. La depose vicino alla sorella e, come
ogni volta si soffermò a guardarle. Aspettava sempre di sentire qualcosa, un
rimorso, un dolore, una felicità, qualcosa, qualsiasi cosa ma non vedeva altro
che il volto di sua figlia e la sua sete di vendetta era la sola emozione che
veniva ripagata.
Le avvolse
di nuovo nella coperta. Era primo pomeriggio. Doveva affrettarsi. Erano attese
a casa e se non le avessero viste arrivare sarebbero usciti in tanti a
cercarle.
Cincia era
fuori ad aspettare e vigilare che non arrivasse nessuno.
Gastone le
consegnò le chiavi del lucchetto e la donna sapeva cosa fare.
Amleto
sbuffava per quel carico così pesante e Rufus li seguiva scodinzolando.
Ritornò da
dove era venuto. La cavalla stava soffrendo atrocemente e il calesse era quasi
distrutto.
La strada
polverosa era delimitata da tanti alberi, non c’era difficoltà nello sceglierne
uno. Con destrezza e velocità inchiodò le due ragazze allo stesso tronco. Non
si soffermò oltre. Cancellò con cura le sue tracce e ritornò a casa. Consegnò
le coperte da bruciare e si inoltrò di nuovo nel bosco, in direzione opposta.
Riprese il suo lavoro e si rese conto che il suo piano stava proseguendo come
doveva. Sorrise sotto i baffi. Anche il mugnaio era sistemato, che provasse il
dolore che da anni infliggeva a tante famiglie.
Era molto
stanco ma il pomeriggio era ancora lungo. Si diresse al fiume a controllare
delle anse. Le liberò da vari rami ed era fradicio quando fu raggiunto da un
uomo che non conosceva.
Gastone
continuò il suo lavoro aspettando di capire chi fosse quell’uomo e cosa
volesse. Alzò lo sguardo e gli venne un colpo. Aveva riconosciuto il cavallo:
era uno di quelli che c’erano al convento. Il suo cuore perse qualche battito ma
si riebbe in fretta.
L’uomo a
cavallo osservava Gastone che lavorava. Rimase parecchi minuti ad osservarlo
poi, senza dire una parola fece girare il cavallo e se ne andò.
Gastone fece
un sospiro. Terminò il suo lavoro senza fretta e, al crepuscolo ritornò a casa.
Vide ancora
in lontananza un cavallo legato fuori. Non era lo stesso cavaliere che aveva
visto al fiume, ma il cavallo era un altro di quelli visti al convento.
Si dissetò
alla pompa cercando di frenare i pensieri, poi entrò in casa.
Uno
sconosciuto era seduto con Cincia.
Gli sguardi
dei due uomini si incrociarono e nessuno dei due abbassò gli occhi.
“Con chi ho
il piacere?” Chiese Gastone. Dopo tutto era in casa sua.
“Mi stavo
solo informando sul posto, e la sua amica mi ha offerto da bere.”
“E cosa
vuole sapere?” Gastone cominciava ad innervosirsi.
“Niente di
importante, siccome voglio trasferirmi da queste parti chiedevo com’è la vita
qui.”
Cincia
guardava Gastone ma non parlava.
“E le piace
il posto?” Chiese di rimando Gastone.
“Non ho
ancora deciso, ma non è male, c’è tanta brava gente!”
“Sono sicuro
che si troverà bene, se ora ci vuole scusare l’accompagno alla porta.”
Lo
sconosciuto salutò Cincia con un gesto e seguì l’altro.
“Si può
sapere cosa vuole veramente?” Gastone era calmo ma infastidito.
“Sono un
investigatore e sto svolgendo alcune indagini molto riservate.”
“E viene a
casa mia mentre non ci sono? A importunare una vecchia?” Si stava davvero
infuriando.
“Quella
vecchia non ha aperto bocca, per questo ho aspettato il suo arrivo. Volevo
parlare con lei.”
“Adesso sono
qui, cosa vuole sapere?”
“Vorrei il
suo aiuto. So che conosce bene queste zone e vorrei sapere se ci può aiutare.”
“Deduco che
non è da solo. No, non vi posso aiutare. Voi fate il vostro lavoro io faccio il
mio. E non venite più in casa mia quando non ci sono. Sono stato chiaro?”
Lo
sconosciuto salì in groppa al suo cavallo e se ne andò.
Gastone
entrò in casa e si avvicinò a Cincia. “Ora so chi sono quegli uomini, la
contessa ha assunto degli investigatori per capire cosa sta succedendo. Avranno
una bella sorpresa oggi.”
“Stai
rischiando grosso, forse è meglio se ti fermi per un po’!”
“Non posso,
e tu lo sai. Hai fatto quello che ti ho chiesto? Hai bruciato tutto?”
Cincia
assentì. Cenarono in silenzio e finalmente, Gastone poté dormire. Ne aveva
proprio bisogno.
Le voci sul
ritrovamento delle due ragazze si erano sparse ovunque. La popolazione era
terrorizzata e si era ritrovata in chiesa per chiedere al prete una benedizione
particolare.
Anche
Gastone era fra loro e lasciò il vaso con i quattro occhi ben nascosto dietro
la statua della Madonna. Aveva ancora una cosa da fare.
Si avvicinò
alla madre della bambina che aveva salvato e la salutò. Le chiese informazioni
su cosa fosse successo e la donna gli disse della tragedia che aveva colpito il
suo padrone. Teneva stretta la bambina, si vedeva che aveva paura. Alla fine
della riunione le accompagnò al loro calesse e ne approfittò per lasciare un
piccolo involucro con la ciocca di capelli rossi intrecciati col nastro blu e
il nome di Cestelli ben in mostra.
Morietti era
dal mugnaio. I due uomini erano soli e il padre delle ragazze era raggelato da
quanto gli era successo. Costantino non capiva cosa provasse quell’uomo, era
stato un enigma da sempre. Sapeva bene che l’unica cosa che gli interessava
erano i soldi e i ragazzini e si curava poco dei suoi famigliari, sembrava un
uomo che non prova amore per nessuno se non per se stesso.
“Entrambe le
mie figlie! Ti rendi conto? Tutte e due uccise barbaramente, compresi i due
uomini di scorta. Un piano ben studiato e pianificato.” Qualcuno bussò alla
porta ed entrò una delle guardie. Lasciò un involucro sulla scrivania. Entrambi
sapevano cosa conteneva. Il mugnaio aprì il cassetto ed estrasse la prima
ciocca che aveva ricevuto. Fino a quel momento era l’unico ad averne ricevuto
due.
“So di
sicuro che Numero Uno si sta
muovendo. Il marchese ha ricevuto il nostro guardia boschi che si è lamentato
di essere seguito nel suo lavoro. Sembra che un uomo gli abbia chiesto di
aiutarlo in qualcosa ma lui ha rifiutato, lui esegue solo i nostri ordini e
vuole sapere cosa sta succedendo.”
“Dobbiamo
trovare questa bestia. Non possiamo restare passivi. Sei sicuro che c’è da
fidarsi di questo Gastone?”
“Pare che
sia un uomo serio e di parola. Infatti ha subito informato il marchese di
quello che sta succedendo. E’ già stato controllato, è un gran lavoratore e
svolge molto bene il suo lavoro. Se fossimo noi a chiedergli di fare altro sono
sicuro che accetterebbe.”
“Non
possiamo andare contro le regole, Numero
Uno è stata molto chiara. Non voglio perdere i miei privilegi, proprio
adesso che voglio ritirarmi dagli affari e lasciare tutto in mano ai miei
figli.”
“Non puoi
lasciare i Cavalieri. Lo sai che non lo puoi fare!”
“Hanno
ucciso le mie figlie, credi che non possa essere un valido argomento?”
“Stai
rischiando grosso. Stai molto attento, sai bene di cosa è capace Numero Uno.”
“Puoi
lasciarmi, non ho intenzione di commettere azioni insensate. Vado a esprimere
un po’ di dolore di padre affranto, anche se quelle figlie non erano le mie
figlie e non le ho mai amate.”
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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