ANGELI DEL FANGO
Li chiamano
“angeli”. Eppure non hanno le ali.
Li chiamano
“angeli” perché portano conforto. Arrivano senza che nessuno li “preghi”,
indossano stivali e giacche a vento colorate.
Non tengono
in mano rosari o breviari, ma grosse pale che usano per liberare la Terra
ferita.
Li chiamano
“angeli” ma grondano sudore, fatica e schiena a pezzi. Servono chi è ferito,
chi è abbattuto e disperato. Portano conforto, ma non si fermano sull’uscio.
Li chiamano
“angeli”, ma si arrabbiano, combattono, imprecano e affondano le mani in
macerie sconosciute. Guardano in alto e sottovoce pregano per avere una tregua,
anche breve, ma che aiuta come dono divino.
Li chiamano
“angeli” perché non perdono tempo, non guardano in faccia nessuno: colore,
religione, politica non ha senso per loro. Per loro esistono solo persone che
hanno bisogno di aiuto.
Li chiamano
“angeli” perché se li incontri li riconosci, porgi loro una carezza, un saluto,
un semplice grazie, e dopo un fuggevole sorriso riaprono le loro immense ali e
riprendono il lavoro.
Li chiamano
“angeli” e loro non lo sanno nemmeno, sono Angeli del fango che pregano con il
loro sudore.
Siete in
tanti, siete grandi, siete Angeli Umani.
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