domenica 11 novembre 2018

ANIME - PRIMA PARTE


ANIME prima parte



Io sono Federica. Io sono Matteo. Io sono Anna. Io sono Cesare. Ci siamo presentati ma chi siamo noi? Non siamo persone, non siamo animali, non siamo cose. Siamo solo Anime. Come noi ce ne sono tante altre: siamo le Anime dei bambini abortiti. Esistiamo con la forma di fiammella di candela e stiamo in una grande sfera trasparente, in una posizione giusta per guardare la Terra e tutto quello che lì vi succede. Siamo stati strappati dal ventre, siamo stati uccisi e poi bruciati, ma l’uomo non può annientarci: la nostra piccola Anima non può essere bruciata con il nostro piccolo corpo, e continua a “vivere” in questa dimensione.
Quando veniamo strappati dall’utero, prima di uscire, graffiamo l’Anima della donna che ci ha concepito e ne teniamo un piccolo frammento insieme alla nostra. Quella donna, che non possiamo chiamare madre, vive il resto della sua vita con l’Anima incompleta. Sta a noi, decidere se restituirgliela o meno, perché senza quel frammento sarà un’Anima dannata. Da quassù possiamo vedere molte donne con l’Anima graffiata.
In questa grande sfera trasparente aspettiamo. Nessuno di noi sa che cosa sta aspettando. Sappiamo solo che, ogni tanto, si apre una fessura, una piccola porta e molte fiammelle escono per non tornare più indietro. Dove vanno? Non lo sappiamo; ma quando toccherà a noi, finalmente capiremo.
Noi quattro, siamo stati scelti per raccontare le nostre storie e speriamo di farvi capire quello che succede.

Io sono Federica. Il nome è di fantasia, come gli altri, non è il nome che è importante.
Quando sono stata concepita è stato solo uno sbaglio. La famiglia che doveva essere la mia era composta dai genitori e da due figli maschi di 10 e 6 anni. Era una bella famiglia, ma per me non c’era posto. Quando la moglie si accorse di essere incinta si arrabbiò molto con il marito: non potevano permettersi un altro figlio. Proprio ora che avevano raggiunto una certa sicurezza, un certo benessere. Come potevano stravolgere la loro vita e quella degli altri figli? Lei non voleva rinunciare al lavoro, alle vacanze, alla sua vita ordinaria e comoda. Non poteva rischiare di togliere agli altri figli il benessere che aveva loro dato con tanti sacrifici. Ne parlò a lungo con il marito, fecero un sacco di conti, e lui, come Ponzio Pilato, la lasciò libera di scegliere. Ogni volta che lei pensava alla piccola vita che le cresceva dentro provava solo rabbia, e non ebbe esitazioni quando decise di abortire. Nessuno sapeva che era incinta e fece tutto in fretta e di nascosto.
Quando venni strappata dall’utero cercai di ribellarmi, ma non potevo fare nulla, ma graffiai la sua Anima e ne portai con me un bel pezzo. Il mio piccolo corpo venne ucciso e la mia piccola Anima arrivò in questa sfera. Qui non esistono parole, non esiste tempo, non esiste comunicazione, solo silenzio. L’unica cosa che ci è concessa è di guardare la Terra.
Quasi tutti noi cerchiamo la famiglia che ci ha rifiutato, e la guardiamo vivere, sperando in un sincero pentimento.
Io ho seguito la “mia” famiglia e ho visto cosa è successo a loro. Hanno avuto una vita quasi normale. I figli sono cresciuti, ma non così bene come speravano. Il più grande cominciò a drogarsi dall’età di 15 anni e non smise fino alla sua morte per over dose. Il più piccolo studiò con passione, si laureò e se ne andò da casa appena compiuti 18 anni. I genitori rimasero soli molto presto. Li ho seguiti con molta attenzione sperando in un pentimento per essersi liberati di me, ma ciò non avvenne mai. Mai nominarono l’aborto o quello che sarebbe potuto essere se io fossi nata: fui negata dal concepimento fino alla fine. E’ per questo che io ho già deciso: non restituirò il frammento di Anima a quella donna, la lascio al suo destino, che paghi per quello che ha fatto senza mai pentirsene.

Io sono Matteo. La mia storia è molto diversa. Io sono stato concepito nell’amore più totale. La ragazza aveva solo 14 anni ed il ragazzo 16. Si amavano, erano innamorati, sognavano un futuro insieme e credevano nel loro acerbo amore. Volevano una vita insieme per l’eternità, ed è con questi sentimenti che sono stato concepito. Ma talvolta, il grande amore si scontra con la realtà. Tutti i loro genitori rifiutarono quella gravidanza; nessuno ne voleva la responsabilità e, tutti si dissero d’accordo, “ per il bene dei ragazzi” di procedere con l’aborto. I due ragazzi lottarono per impedirlo, fuggirono perfino da casa, ma non servì. Dovettero arrendersi. Quando venni strappato dall’utero graffiai un piccolissimo frammento di anima di quella ragazza, e arrivai qui, nella sfera trasparente insieme a tanti altri. Ho seguito la loro vita, ho visto il loro dolore e non si sono mai dimenticati di me. Appena divennero maggiorenni si sposarono, e quando nacque il loro primo figlio lo chiamarono Matteo. Cercarono di perdonare i loro genitori, e questo fu un passo difficile. Poi, anche i nonni, quando videro Matteo e cominciarono ad amarlo si resero conto di avere sbagliato e aiutarono i loro ragazzi a costruirsi una vita migliore. Quei ragazzi, i miei genitori, si chiamano Rosa e Alfredo, e quando pregano si ricordano sempre di me, con tutto il loro amore. E’ per questo che io ho già deciso: restituirò quel piccolo frammento di Anima perché si ricongiunga a quella ragazza che non ha mai smesso di amarmi.

Io sono Anna. Non mi hanno voluta perché femmina. In questo posto siamo in tante con la stessa storia. Io, dovevo essere la primogenita, ma solo se fossi stata maschio.
Quando io sono stata concepita non esistevano sistemi scientifici per stabilire il sesso del nascituro, si andava a interpretazione, e quasi mai sbagliavano. Sono stata strappata dall’utero con metodi primitivi e quasi incivili e sono stata bruciata nel fuoco di casa. Ho strappato il frammento di Anima e non so cosa farne. Non riesco a capire la differenza tra maschio e femmina, qui le Anime sono tutte uguali, è solo sulla terra che si vedono le differenze. Mi sono sentita tradita, perché avrei potuto esistere senza problemi, invece mi è stata negata la possibilità solo perché femmina. Io non ho voluto seguire la vita di quella che doveva essere la mia famiglia: loro non mi avevano voluta e io non li volevo. Ma ho un grosso dubbio: cosa ne faccio del frammento di Anima? Non riesco a decidere.

Io sono Cesare. La donna che mi ha concepito era una modella molto famosa. Spregiudicata e disposta a tutto pur di fare soldi e carriera. Non aveva inibizioni, e per lei fare sesso serviva solo per raggiungere i suoi scopi. Ma anche lei commise un “piccolo errore di valutazione” e rimase incinta. Non sapeva nemmeno chi potesse esserne il padre, ma questo non la interessava, tanto io non avrei avuto nessuna possibilità di nascere. Venni considerato un piccolo contrattempo da liquidare in fretta, e mi accorsi che non ero il suo primo aborto. Venni strappato dal suo utero e seguii il destino di tutti quelli come me. Graffiai la sua Anima e scoprii che il mio era il terzo graffio che riceveva. Ho sperato di poter essere l’ultimo a graffiare quell’Anima particolarmente dannata.  Non ho voluto seguire la sua vita per paura di scoprire cose terribili su quella donna, ed io ho già deciso di restituirle il mio frammento di Anima, ma mi chiedo “a cosa servirà?” Spero che il mio atto di clemenza nei suoi confronti renda il suo destino meno tremendo.

Ecco, ora sapete quello che accade a quelli come noi. E se a volte vi capita di vedere una o più fiammelle muoversi come fossero ali di farfalla siamo noi, che ci avviciniamo un po’ troppo alla Terra per guardare quella vita che a noi è stata negata.


Federica, Matteo, Anna, Cesare e tutti gli altri.


foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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