ANIME prima parte
Io sono Federica. Io sono
Matteo. Io sono Anna. Io sono Cesare. Ci siamo presentati ma chi siamo noi? Non
siamo persone, non siamo animali, non siamo cose. Siamo solo Anime. Come noi ce
ne sono tante altre: siamo le Anime dei bambini abortiti. Esistiamo con la
forma di fiammella di candela e stiamo in una grande sfera trasparente, in una
posizione giusta per guardare la
Terra e tutto quello che lì vi succede. Siamo stati strappati
dal ventre, siamo stati uccisi e poi bruciati, ma l’uomo non può annientarci:
la nostra piccola Anima non può essere bruciata con il nostro piccolo corpo, e
continua a “vivere” in questa dimensione.
Quando veniamo strappati
dall’utero, prima di uscire, graffiamo l’Anima della donna che ci ha concepito
e ne teniamo un piccolo frammento insieme alla nostra. Quella donna, che non
possiamo chiamare madre, vive il resto della sua vita con l’Anima incompleta.
Sta a noi, decidere se restituirgliela o meno, perché senza quel frammento sarà
un’Anima dannata. Da quassù possiamo vedere molte donne con l’Anima graffiata.
In questa grande sfera
trasparente aspettiamo. Nessuno di noi sa che cosa sta aspettando. Sappiamo
solo che, ogni tanto, si apre una fessura, una piccola porta e molte fiammelle
escono per non tornare più indietro. Dove vanno? Non lo sappiamo; ma quando
toccherà a noi, finalmente capiremo.
Noi quattro, siamo stati
scelti per raccontare le nostre storie e speriamo di farvi capire quello che
succede.
Io sono Federica. Il nome è
di fantasia, come gli altri, non è il nome che è importante.
Quando sono stata concepita è
stato solo uno sbaglio. La famiglia che doveva essere la mia era composta dai
genitori e da due figli maschi di 10 e 6 anni. Era una bella famiglia, ma per
me non c’era posto. Quando la moglie si accorse di essere incinta si arrabbiò
molto con il marito: non potevano permettersi un altro figlio. Proprio ora che
avevano raggiunto una certa sicurezza, un certo benessere. Come potevano
stravolgere la loro vita e quella degli altri figli? Lei non voleva rinunciare
al lavoro, alle vacanze, alla sua vita ordinaria e comoda. Non poteva rischiare
di togliere agli altri figli il benessere che aveva loro dato con tanti
sacrifici. Ne parlò a lungo con il marito, fecero un sacco di conti, e lui,
come Ponzio Pilato, la lasciò libera di scegliere. Ogni volta che lei pensava
alla piccola vita che le cresceva dentro provava solo rabbia, e non ebbe
esitazioni quando decise di abortire. Nessuno sapeva che era incinta e fece
tutto in fretta e di nascosto.
Quando venni strappata dall’utero
cercai di ribellarmi, ma non potevo fare nulla, ma graffiai la sua Anima e ne
portai con me un bel pezzo. Il mio piccolo corpo venne ucciso e la mia piccola
Anima arrivò in questa sfera. Qui non esistono parole, non esiste tempo, non
esiste comunicazione, solo silenzio. L’unica cosa che ci è concessa è di
guardare la Terra.
Quasi tutti noi cerchiamo la
famiglia che ci ha rifiutato, e la guardiamo vivere, sperando in un sincero
pentimento.
Io ho seguito la “mia”
famiglia e ho visto cosa è successo a loro. Hanno avuto una vita quasi normale.
I figli sono cresciuti, ma non così bene come speravano. Il più grande cominciò
a drogarsi dall’età di 15 anni e non smise fino alla sua morte per over dose.
Il più piccolo studiò con passione, si laureò e se ne andò da casa appena
compiuti 18 anni. I genitori rimasero soli molto presto. Li ho seguiti con
molta attenzione sperando in un pentimento per essersi liberati di me, ma ciò
non avvenne mai. Mai nominarono l’aborto o quello che sarebbe potuto essere se
io fossi nata: fui negata dal concepimento fino alla fine. E’ per questo che io
ho già deciso: non restituirò il frammento di Anima a quella donna, la lascio
al suo destino, che paghi per quello che ha fatto senza mai pentirsene.
Io sono Matteo. La mia storia
è molto diversa. Io sono stato concepito nell’amore più totale. La ragazza aveva
solo 14 anni ed il ragazzo 16. Si amavano, erano innamorati, sognavano un
futuro insieme e credevano nel loro acerbo amore. Volevano una vita insieme per
l’eternità, ed è con questi sentimenti che sono stato concepito. Ma talvolta,
il grande amore si scontra con la realtà. Tutti i loro genitori rifiutarono
quella gravidanza; nessuno ne voleva la responsabilità e, tutti si dissero
d’accordo, “ per il bene dei ragazzi” di procedere con l’aborto. I due ragazzi
lottarono per impedirlo, fuggirono perfino da casa, ma non servì. Dovettero
arrendersi. Quando venni strappato dall’utero graffiai un piccolissimo frammento
di anima di quella ragazza, e arrivai qui, nella sfera trasparente insieme a
tanti altri. Ho seguito la loro vita, ho visto il loro dolore e non si sono mai
dimenticati di me. Appena divennero maggiorenni si sposarono, e quando nacque
il loro primo figlio lo chiamarono Matteo. Cercarono di perdonare i loro
genitori, e questo fu un passo difficile. Poi, anche i nonni, quando videro
Matteo e cominciarono ad amarlo si resero conto di avere sbagliato e aiutarono
i loro ragazzi a costruirsi una vita migliore. Quei ragazzi, i miei genitori, si chiamano Rosa e
Alfredo, e quando pregano si ricordano sempre di me, con tutto il loro amore.
E’ per questo che io ho già deciso: restituirò quel piccolo frammento di Anima
perché si ricongiunga a quella ragazza che non ha mai smesso di amarmi.
Io sono Anna. Non mi hanno
voluta perché femmina. In questo posto siamo in tante con la stessa storia. Io,
dovevo essere la primogenita, ma solo se fossi stata maschio.
Quando io sono stata
concepita non esistevano sistemi scientifici per stabilire il sesso del
nascituro, si andava a interpretazione, e quasi mai sbagliavano. Sono stata
strappata dall’utero con metodi primitivi e quasi incivili e sono stata
bruciata nel fuoco di casa. Ho strappato il frammento di Anima e non so cosa
farne. Non riesco a capire la differenza tra maschio e femmina, qui le Anime
sono tutte uguali, è solo sulla terra che si vedono le differenze. Mi sono
sentita tradita, perché avrei potuto esistere senza problemi, invece mi è stata
negata la possibilità solo perché femmina. Io non ho voluto seguire la vita di
quella che doveva essere la mia famiglia: loro non mi avevano voluta e io non
li volevo. Ma ho un grosso dubbio: cosa ne faccio del frammento di Anima? Non
riesco a decidere.
Io sono Cesare. La donna che
mi ha concepito era una modella molto famosa. Spregiudicata e disposta a tutto
pur di fare soldi e carriera. Non aveva inibizioni, e per lei fare sesso
serviva solo per raggiungere i suoi scopi. Ma anche lei commise un “piccolo
errore di valutazione” e rimase incinta. Non sapeva nemmeno chi potesse esserne
il padre, ma questo non la interessava, tanto io non avrei avuto nessuna
possibilità di nascere. Venni considerato un piccolo contrattempo da liquidare
in fretta, e mi accorsi che non ero il suo primo aborto. Venni strappato dal
suo utero e seguii il destino di tutti quelli come me. Graffiai la sua Anima e
scoprii che il mio era il terzo graffio che riceveva. Ho sperato di poter essere
l’ultimo a graffiare quell’Anima particolarmente dannata. Non ho voluto seguire la sua vita per paura di
scoprire cose terribili su quella donna, ed io ho già deciso di restituirle il
mio frammento di Anima, ma mi chiedo “a cosa servirà?” Spero che il mio atto di
clemenza nei suoi confronti renda il suo destino meno tremendo.
Ecco, ora sapete quello che
accade a quelli come noi. E se a volte vi capita di vedere una o più fiammelle
muoversi come fossero ali di farfalla siamo noi, che ci avviciniamo un po’
troppo alla Terra per guardare quella vita che a noi è stata negata.
Federica, Matteo, Anna,
Cesare e tutti gli altri.
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