lunedì 5 novembre 2018

IRINA


IRINA

P. SETTE





L’inverno era nel pieno del gelo, quando non nevicava c’era la nebbia, la pioggia era rara, nevicate di quel genere non se ne erano viste molte negli ultimi anni.
Irina stava rintanata nel suo bilocale caldo, ascoltava la musica e metteva a fuoco quello che avrebbe fatto a Riccardo e Lora, per quei due non si sarebbe limitata ad ammazzarli, sarebbe stato troppo facile: per loro voleva la rovina completa.
Doveva saper pazientare ancora un poco, dopotutto erano passati dieci anni e qualche mese in più non avrebbe fatto differenza, quello che contava era la riuscita del suo piano e, soprattutto uscirne indenne.
Lasciò che le settimane si trascinassero come sempre. Le chiacchiere si erano attenuate e la vita nel paese era ripresa come sempre e come era giusto che fosse.
Arrivò anche la primavera e il paese si colorava ogni giorno di colori nuovi e bellissimi. Il mese successivo, maggio, ci sarebbe stata l’elezione del nuovo sindaco e in lista, anzi in cima alla lista c’era anche Lora. Era arrivato il momento di definire il piano e, stavolta aveva bisogno di aiuto.
 Il bello di non aver legato con nessuno del posto la metteva al riparo da dover dare spiegazioni. Nemmeno Giada godeva delle sue confidenze, era stato proprio l’esatto contrario.
Era quasi la fine di aprile. Si alzò presto e prese la corriera. Raggiunse il deposito dove aveva lasciato l’auto e uscì guidando verso una cittadina a pochi chilometri. Viaggiava accompagnata dalla sua musica preferita e cercava di tenere la mente libera.
Arrivò al grande centro commerciale e parcheggiò. C’era un gran movimento, era quasi ora di pranzo e molte persone si affollavano ai vari punti di ristoro. Senza usare l’ascensore salì al terzo piano, dedicato ad uffici e ambulatori vari. Si mise alla vetrata ad osservare il panorama in attesa che scoccassero le dodici e trenta.
Dall’ufficio nell’angolo uscirono due signorine e scesero le scale mobili parlando fra di loro. Non dovette attendere molto e dalla stessa porta uscì una signora che le sorrise e la fece entrare.
Si diedero la mano sorridendo. Buongiorno signora Olga. Buongiorno a lei. Le rispose.
Si accomodarono nell’ufficio dell’investigatrice privata che da anni lavorava per lei.
Ho tutto quello che mi ha chiesto. Disse l’investigatrice. Anche le ultime registrazioni e devo dire che sono molto shoccanti. Le riferì. In queste tre chiavette c’è tutto il materiale che le appartiene, file video e file audio. Ne conosce la maggior parte ma qui, ci sono le registrazioni degli ultimi mesi. Le disse mostrandole una chiavetta nera. Venga, abbiamo il tempo per visionarla. E l’accompagnò in una sala insonorizzata. Vuole che me ne vada? Le chiese. Rimanga pure, dottoressa Angela. Ormai non ho più segreti con lei. Le rispose mentre prendevano posto davanti al monitor.
Ci volle più di un’ora per guardare ed ascoltare le ultime intercettazioni. Il loro rapporto di lavoro era iniziato molto tempo prima quando Irina si era rivolta al suo studio di investigazioni per avere quello che cercava. Avevano stretto un patto: la cliente avrebbe pagato con bonifico su un conto all’estero e la professionista non avrebbe mai fatto sapere a nessuno del loro rapporto. Nemmeno le due segretarie l’avevano mai vista. La pausa pranzo delle segretarie stava terminando. Si diedero appuntamento al bar del primo piano e si salutarono.
Angela la raggiunse e ordinarono qualcosa da mangiare. Cosa vuole fare adesso? Le chiese. Irina la osservava cercando di capire fin dove si poteva spingere. Lei non mi ha mai chiesto il motivo delle mie richieste, ma credo che sappia il motivo per il quale l’ho fatto, o non sarebbe la brava investigatrice che è. La donna annuì ma non disse niente. Ho sempre ammirato la sua discrezione, per questo le devo fare l’ultima richiesta. Aggiunse senza staccarle gli occhi dal viso. Io sono una professionista e svolgo il mio lavoro, lei una cliente che ha sempre pagato e molto generosamente, ma ufficialmente non ci siamo mai incontrate e questo è un bene anche per me. Manterrò il segreto professionale in quanto se svelassi qualcosa ci andrei di mezzo anch’io, perciò, come vede, di qualunque cosa si tratti, (ma so bene cosa è successo) me lo può chiedere e farò del mio meglio per aiutarla, naturalmente al giusto prezzo. Questo era parlar chiaro.



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