mercoledì 21 novembre 2018

EMILIANA


EMILIANA

P. TRE




Anche oggi Clara non c’è. Comincio a preoccuparmi. Stasera vado a casa sua a vedere come sta.
La sua casa è molto piccola. Dopo aver bussato entro. In quella piccola stanza ci sono cinque o sei bambini e una donna curva su un pentolone di verdure. “E’ lei la mamma di Clara?” I suoi occhi si spalancano improvvisamente e mi chiede “Lei sa dove è andata, sa dove si trova la mia Clara?” Ma come, chiede a me dov’è sua figlia? “Proprio perché non la vedo da due giorni sono venuta a vedere se sta bene” le rispondo. Quella donna comincia a piangere e mi racconta che Clara manca da casa ormai da tre giorni e nessuno sa dove sia. Il padre non vuole andare a cercarla perché pensa di punirla lasciandola dove si trova e, che, prima o poi tornerà a casa più docile di prima. Mi racconta anche che ha lottato a lungo e si è presa un sacco di botte pur di non tornare al lavoro in fabbrica, ma suo padre non ha mai ceduto, così, lei è sparita.
Si avvicina e vede il ciondolo, lo accarezza e scoppia a piangere più forte. “Questo è di Clara, non si separa mai dal suo ciondolo, è il suo unico tesoro, l’unico oggetto che è veramente solo suo e mi stupisco che glielo abbia donato, ho paura che le sia successo qualcosa, mio marito deve decidersi e andare a cercarla, sento che le è successo qualcosa di brutto, la prego signorina, cerchi anche lei la mia Clara, me la riporti a casa.”
Esco da quella casa molto spaventata. “Clara, dove sei finita?” penso, e un brutto presentimento comincia a farsi strada nel mio cuore.
Corro a casa di Serafina e chiedo ai suoi fratelli di aiutarmi nella ricerca di Clara. Domani è domenica e ci passiamo parola per essere in tanti a cercarla.
La cerchiamo in ogni posto e mi sovviene che le ho parlato del mio posto preferito vicino al fiume e corro a vedere se è là, ma non c’è. Poi un grido e corro verso quella voce. In fondo alla scarpata, immerso in mezzo metro di acqua limpida c’è il corpicino di Clara. Indossa ancora il grembiule da lavoro e la bisaccia del pranzo. Vedo che è a piedi nudi ed i suoi bei capelli sembrano ruotare come i tentacoli di una piovra portati dal movimento dell’acqua. Lorenzo la solleva e me la mostra. Quei tre giorni trascorsi nell’acqua hanno lasciato il segno, il suo viso è quasi irriconoscibile, è tutta gonfia ma sembra avere un sorriso. So che è solo una mia impressione ma voglio credere che stia sorridendo finalmente libera.
La riportiamo a casa sua. Ora suo padre non può più farle niente e lei si è presa la sua rivincita: alla fine non torna più in fabbrica.

Per molto tempo la disgrazia del suicidio di Clara fa parlare la gente del paese. Nel mio cuore serbo il ricordo di quell’abbraccio che lei ha tanto gradito e spero che là dove si trova sia più felice. Non è giusto morire a nove anni e soprattutto non è giusto morire così: da sola e con tanta rabbia nel cuore. Don Claudio non ha voluto celebrare neanche il funerale in chiesa, quasi fosse una delinquente. Sono talmente arrabbiata con lui che ho deciso di non andare più alla messa fino a quando non si deciderà a benedire la tomba di Clara. E anche questo mio comportamento, per un po’, diventa motivo di pettegolezzo e di scandalo.



SECONDO CAPITOLO

Sono passati due anni dalla morte di Clara e sono successe altre cose.
E’ morto mio padre da alcuni mesi. Una sera, tornando a casa è caduto ubriaco fradicio, some suo solito, e non ha avuto la forza di rialzarsi. Il freddo intenso della notte e la sua salute già compromessa, hanno fatto il resto. Non aveva ancora compiuto 40 anni e viveva come un vecchio. Mi dispiace non abbia potuto veder crescere i suoi figli, ma un po’ se l’è cercata. Mia madre ha pianto molto ma, noi figli, non ci siamo sciolti in lacrime. Adesso, con la mia paga e i lavori di mia madre abbiamo più cibo a disposizione e, con la pancia piena, si dorme e si vive meglio.

Cecilia, la più bella della compagnia è rimasta incinta e si sposa fra poche settimane con il suo Francesco. Loro sono molto felici, e si vede. L’amore è un sentimento molto strano, sa rendere belle anche le cose ordinarie. La casupola dove andranno ad abitare per loro è una reggia, ma altro non è che la solita casa spoglia. Auguro loro di riempirla sempre con il loro amore e con tanti bambini belli come la loro mamma, e che almeno per loro, il futuro sia la conferma del presente così solare.

Io non ho mai smesso di sognare, ed ogni domenica, vado sulla tomba di Clara. Quando c’è bel tempo mi fermo a leggere un libro con lei. Le porto fiori e sassolini colorati. Nessuno, nemmeno i suoi genitori vengono spesso sulla sua tomba. Si vergognano di avere avuto una figlia che si è tolta la vita, mentre si dovrebbero vergognare per come l’hanno trattata.
In fabbrica poco o niente è cambiato. Siamo tutti un poco più vecchi e più stanchi e il nastro trasportatore della vita continua a portarci nei giorni sempre uguali ai precedenti.

Ho scoperto, con molta sorpresa, che mia madre ha un corteggiatore. E’ il fabbro del paese, Carlo. E’ vedovo e padre di due femmine, Alice e Margherita sorelle gemelle di 10 anni. Molto spesso queste situazioni si sistemano per comodità di entrambi i vedovi: lui ha bisogno di una donna in casa e di mano d’opera in bottega, mia madre ha bisogno di smettere di lavorare per gli altri e godersi un po’ di calma. Credo che andranno molto d’accordo. Carlo ha una bella casa, le sue figlie sono molto educate e carine e i miei fratelli hanno bisogno di una figura maschile. Si faranno le ossa lavorando in bottega e imparando un mestiere senza andare “sotto padrone”. Sono contenta per mia madre, ma io non voglio andare con loro, mi sentirei una estranea. Quando Carlo farà la sua proposta a mia madre io chiederò alla signora Giustina se posso stare con lei e sono sicura che ne sarà contenta. Ormai è piuttosto vecchia e sola ed io potrò avere un po’ di tranquillità.
Ho anch’io alcuni corteggiatori, ma non mi va di impegnarmi. Io voglio andarmene da questo posto e non voglio crearmi radici, desidero sentirmi libera e poter decidere in qualsiasi momento quello che voglio fare della mia vita senza dover chiedere il permesso a nessuno. Il matrimonio è come una prigione, una volta che si è entrati non è più possibile uscirne, e questo non mi sta bene.

La prossima settimana verrà celebrato il matrimonio fra mia madre e il signor Carlo. Hanno sistemato già tutto e sono molto contenti. Non ho mai visto mia madre così bella e sono davvero felice per lei. Dovrò andare in chiesa, per lei lo faccio volentieri e, sono felice anche per me che vado a stare dalla signora Giustina. Sarà un nuovo inizio per tutti noi.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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