EMILIANA
P. DIECI (FINALE)
Per la prima volta entro
nella sua camera e metto le mani nei suoi cassetti e mi sembra di essere una
ladra. Mi faccio coraggio, ormai lei non c’è più e devo mettere in ordine.
Ad uno ad uno apro cassetti e
ripostigli segreti e trovo un piccolo cassetto nascosto nel comò. Lo apro con molta fatica e con curiosità,
pensando di trovarci vecchi ricordi ingialliti della sua giovinezza. Con un
sorriso e con un po’ di pena nel cuore guardo in quel piccolo vano e vedo tre
lettere.
Sono indirizzate a me e
vengono dall’Australia. Un colpo al cuore mentre capisco cosa è successo.
Giustina le ha intercettate e me le ha nascoste, non ha mai fatto mistero di
essere contraria al mio desiderio di andarmene, ma non avrei mai pensato
potesse arrivare a tanto.
Le gambe non mi reggono e
sono costretta a sedermi sul letto. Apro le lettere e leggo quello che Cecilia
mi ha scritto. Loro mi hanno aspettato a lungo, nella loro casetta avevano
preparato una stanza anche per me e non capivano il motivo del mio silenzio.
Nell’ultima lettera mi scrive che ha perso la speranza di rivedermi e mi augura
tanta felicità.
Lacrime di dolore e di rabbia
mi bagnano il viso. Giustina che cosa mi hai fatto? Non avevi il diritto di
decidere per me.
In un impeto di rabbia
raccolgo tutte le sue cose, le porto fuori e le brucio. Lacrime di dolore si
mescolano a lacrime di fumo. Non posso perdonarti Giustina, proprio non posso.
Con una pena immensa nel
cuore rientro in casa e finisco di sistemare le ultime cose. Presto ricomincia
la scuola e non so quanti ragazzi si presenteranno.
E’ arrivato un nuovo parroco
don Mariano. E’ un giovanottone grande e grosso. Ha due mani che sembrano due
pale ed ha cominciato a lavorare con tutti noi.
Intanto che lavora e vanga la
terra recita infiniti rosari. Elargisce benedizione a tutti e si è fatto subito
ben volere. Finalmente sembra che stia tornando la normalità. Lunedì ricomincia
la scuola e vedremo di riprenderci tutti la nostra vita.
Il freddo si fa sentire molto
presto e le serate le passo davanti al camino con un libro o a preparare le
lezioni. Il gatto mi tiene compagnia con le sue fusa e fuori è già buio.
La mia mente torna alle
lettere che mi ha spedito Cecilia e il dolore del tradimento di Giustina mi
logora il cuore. Se penso che in questo preciso momento potrei essere in
Australia…
Sento bussare alla porta e mi
spavento. Ho paura che sia successo ancora qualcosa di brutto e corro ad
aprire.
Martino ed Ornella sono
venuti a trovarmi. Con molto imbarazzo li faccio accomodare e mi accorgo ancora
una volta della bellezza di Ornella e di suo padre. “Siamo venuti a vedere come
stai e se hai bisogno di qualcosa.”
“Io sto bene e non mi serve
nulla.” “Abbiamo noi una cosa importante da chiederti Emiliana: vuoi sposarci?”
Non ha usato giri di parole e mi sento confusa. “Noi abbiamo bisogno di una
mamma e di una moglie e tu mi sei sempre rimasta nel cuore. Ornella è una brava
bambina e sono sicuro che vi piacerete entrambe. Cosa ne pensi?”
Già, cosa ne penso? Ho 25
anni e sono sola, adesso più di prima. Non ho mai avuto un corteggiatore
all’infuori di Martino, adesso cosa voglio fare della mia vita? “Mi hai colto
di sorpresa, non so cosa risponderti. Lasciami qualche giorno per pensarci, ti
prometto una risposta entro domenica, venite a pranzo da me”.
Ora sono davvero arrivata al
capolinea e devo decidere cosa fare. Continuare a seguire i miei sogni o
mettere finalmente i piedi per terra? Sono stanca e sfiduciata, questi ultimi
anni sono stati molto duri: ho aspettato lettere che non arrivavano, ho cercato
l’espatrio in Argentina ma non mi è riuscito, ed ogni volta, mi legavo sempre
di più a questa terra. Prima il lavoro contabile in filanda, poi l’insegnamento
ai ragazzi che mi ha dato molta soddisfazione, poi l’epidemia terribile di
influenza che mi ha lasciata indenne, vorrà pur dire qualcosa tutto questo.
Devo dare l’addio ai miei
sogni di viaggi, agli amori sognati, devo accontentarmi di un marito che è già
stato di un’altra e di una figlia che non ho partorito io. Non so se essere
delusa, disperata o rassegnata.
Quello che ho sempre temuto e
disprezzato ora tocca a me. Finisco qui i miei sogni ad occhi aperti e mi
preparo ad una vita ordinaria e tranquilla, non ho più voglia di aspettare.
Aspetto a pranzo Martino ed
Ornella, oggi darò loro la mia risposta.
Il giorno del mio matrimonio
tutti hanno fatto festa. Mi sono resa conto di quante persone mi vogliono bene
e mi sono vicine. Don Mariano ha cantato gli inni col suo vocione da baritono e
alla fine, tutti hanno battuto le mani, e mi sono commossa.
Abbiamo stabilito di rimanere
nella mia casetta, l’altra la occupa il padre di Martino e la signora Lucia,
lunga vita anche a loro.
E ’passato un anno. Sono qui,
seduta sotto al portico a godermi gli ultimi raggi del crepuscolo. Adesso so
cosa si prova nell’intimità con un uomo. Il solo pensiero mi fa sempre arrossire.
Oggi è un giorno speciale: mentre guardo il
tramonto colorato di arancione dico finalmente addio all’America,
all’Australia, all’Argentina, ai miei sogni di fanciulla e perdono Giustina con
tutto il cuore. Appoggio le mani sul ventre che sta crescendo piano piano.
Presto anch’io avrò un figlio. Desidero con tutto il cuore che sia una femmina
per poterla chiamare Clara e ricoprirla di baci, abbracci e tante carezze,
sperando che la piccola Clara di tanti anni fa le faccia da angelo custode.
Dopo aver fantasticato di posti esotici e
lontani mi sono accorta che non esiste posto migliore di quello dove c’è amore.
In questo piccolo paese, fatto di gente semplice e generosa ho finalmente
trovato l’approdo dei miei desideri.
Prendo la manina di Ornella e le accarezzo i
capelli. Entro in casa a preparare la cena, non vedo l’ora che rientri Martino
e coricarmi fra le sue braccia in cerca di calore, quel calore che nessun
camino e nessuna fiamma può dare. Ora lo so e arrossisco al pensiero dei baci
che al buio ci scambieremo.
“Ben tornata a casa Emiliana”
mi dico,” La felicità finalmente ha trovato dimora, è sempre stata accanto a
te, aspettava solo di essere riconosciuta.” Ora, il nastro trasportatore della
vita, che porta ogni giorno uguale al precedente, spero non cambi più.
Che la vita ci sorrida
sempre.
Emiliana
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