AGHATA
P. NOVE
E le
giornate ripresero il loro solito ritmo.
Aghata
riprese il suo lavoro e la ragazza che aveva dovuto sostituirla la rimproverò
dicendo che non poteva sostituire una sguattera, lei era una aiutante cuoca.
Nel suo
angolo in cucina, osservava le altre ragazze che confabulavano sottovoce,
ridacchiavano. Anche Sofia era cambiata, si era allontanata e spesso di sera
usciva e rientrava a notte fonda.
Passarono
alcuni giorni e una mattina la governante si presentò in cucina. Tu, alzati e vieni con me. Le ragazze
erano imbambolate mentre Aghata si alzava e si puliva le mani nel grembiule. Tu, prendi il suo posto. Disse a Sofia,
e uscirono seguite dagli sguardi attoniti di tutte.
La
governante condusse la ragazza nel grande guardaroba della servitù. Scelse una divisa
pulita da cameriera, e le disse di darsi una ripulita, lady Lucy voleva
vederla.
Aghata non
sapeva cosa aspettarsi mentre si preparava, ma la sua indole la manteneva
serena e calma. Miss Lorel, senza mai aprire bocca la condusse per vari
corridoi e e stanze bellissime, gli occhi della ragazza si beavano di tanta
bellezza. Arrivarono davanti ad una porta e la governante bussò. Attese, poi
aprì la porta e cedette il passo alla ragazza senza mai alzare lo sguardo su di
lei, lasciandola entrare da sola.
Entra, ragazzina, accomodati. Le disse la signora. Aghata prese
posto su una poltroncina ricamata di fronte alla donna che vestiva un abito
elegante e gioielli splendenti.
Nei pochi
giorni trascorsi dal loro incontro, lady Lucy aveva fatto di tutto per scoprire
se fra quella ragazzina piuttosto piacevole e sir Cortan ci fosse qualcosa, ma
non era riuscita a scoprire niente. Da tempo voleva vendicarsi dell’uomo più
fidato di suo marito, lo aveva irretito in tutti i modi possibili per
portarselo a letto, voleva sbattere in faccia al signore del palazzo la sua
vendetta, voleva umiliare l’uomo che la umiliava e giacere col suo più
ascoltato consigliere sarebbe stato un bello smacco.
Una
cameriera servì loro tè e dolci. La donna osservava la ragazza e quello che
vedeva la indisponeva sempre di più. Era giovane, e doveva ammetterlo anche
molto bella. Aveva dalla sua l’ingenuità e la dolcezza della purezza. Si chiese
cosa ci fosse di diverso dalle tante altre ragazze che erano passate a palazzo
e che mai avevano interessato sir Cortan, doveva scoprirlo assolutamente e
usarlo contro di lui.
Decise di
fare la carina, doveva conquistarla se voleva ottenere il suo scopo.
Come ti trovi col tuo lavoro? Le chiese mentre sorseggiava il tè.
Aghata, alzò lo sguardo e osservò per la prima volta gli occhi di quella donna.
Impallidì, quello che lesse in quel lasso impercettibile di tempo la lasciò
senza fiato: quella era una donna pericolosa, malefica e senza scrupoli. Mi trovo bene, è un lavoro duro ma faccio il
mio dovere. Rispose quasi bisbigliando. E
non ne vorresti uno migliore? Insistette l’altra. Non so fare niente, e sono vicina alle mie compagne.
Rimasero in
silenzio. Aghata riusciva a percepire i pensieri dell’altra e sperò che la
congedasse in fretta, sentiva un gelo incredibile a restarle vicina.
Lady Lucy
posò la tazza. Ho deciso, da domani
prenderai servizio fra le mie cameriere personali, verrai istruita da miss
Lorel su quello che mi aspetto da chi mi serve. Ora puoi andare, domani mattina
la governante si prenderà cura di te. E la congedò con un ambiguo e falso
sorriso.
Aghata si
alzò e fece un inchino prima di allontanarsi, non vedeva l’ora di tornare a
respirare aria pura, perfino in cucina era meglio che stare vicino a quella
donna. Aveva una grande tristezza, sapeva che non avrebbe potuto parlare con
nessuno, doveva solo fare molta attenzione o sir Cortan, lei stessa e forse
qualcun altro avrebbe avuto serie difficoltà e problemi.
Raggiunse il
suo posto in cucina e Sofia la accolse in malo modo. Non so cosa ti stia succedendo ma questo è il tuo posto e nessuna di
noi vuole sostituirti, sei proprio una pessima amica. E raggiunse le altre
mettendosi a parlottare e bisbigliare.
Aghata
riprese il suo lavoro, nemmeno alla sua compagna e amica avrebbe potuto
confidare quello che le stava succedendo. Si era accorta che era lasciata in
disparte da tutte e che la consideravano una poveraccia, chissà come avrebbero
preso il cambiamento che dal giorno dopo avrebbero visto.
Le due
compagne erano entrambe nella loro stanza e il buio era già sceso da tempo.
Aghata cercava il coraggio di parlare a Sofia di quello che sarebbe avvenuto il
giorno dopo, ma l’altra si era preparata per uscire e non degnava di un cenno
la sua compagna di stanza. Non la sentì quando rientrò.
La
campanella della sveglia rimbombava in tutto il piano dei servitori. Sofia,
sbadigliando si vestì pronta per il suo lavoro. Vedendo che l’altra non si
muoveva si inalberò. Non mi dirai che
stai male anche oggi! Datti da fare e
preparati. Poi lo sguardo le cadde sulla divisa pronta per essere indossata
da Aghata e spalancò gli occhi. Cosa
significa? Disse puntando il dito agli indumenti.
Oggi inizio un nuovo lavoro. Te
l’avrei detto prima se tu mi avessi dato il tempo per farlo. Rispose Aghata.
Sofia
trattenne a stento la rabbia e l’invidia, ma si vedeva bene quanto le costasse
non sbottare contro la sua amica. Vattene
pure, non sentiremo di certo la tua stupida mancanza! E uscì di corsa a
raccontare tutto alle sue nuove amiche.
Aghata si
vestì della nuova divisa con la morte nel cuore, sapeva che doveva tenere tutto
per sé, non aveva amici in quel posto ma molti, molti nemici.
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