martedì 11 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. NOVE





E le giornate ripresero il loro solito ritmo.
Aghata riprese il suo lavoro e la ragazza che aveva dovuto sostituirla la rimproverò dicendo che non poteva sostituire una sguattera, lei era una aiutante cuoca.
Nel suo angolo in cucina, osservava le altre ragazze che confabulavano sottovoce, ridacchiavano. Anche Sofia era cambiata, si era allontanata e spesso di sera usciva e rientrava a notte fonda.
Passarono alcuni giorni e una mattina la governante si presentò in cucina. Tu, alzati e vieni con me. Le ragazze erano imbambolate mentre Aghata si alzava e si puliva le mani nel grembiule. Tu, prendi il suo posto. Disse a Sofia, e uscirono seguite dagli sguardi attoniti di tutte.
La governante condusse la ragazza nel grande guardaroba della servitù. Scelse una divisa pulita da cameriera, e le disse di darsi una ripulita, lady Lucy voleva vederla.
Aghata non sapeva cosa aspettarsi mentre si preparava, ma la sua indole la manteneva serena e calma. Miss Lorel, senza mai aprire bocca la condusse per vari corridoi e e stanze bellissime, gli occhi della ragazza si beavano di tanta bellezza. Arrivarono davanti ad una porta e la governante bussò. Attese, poi aprì la porta e cedette il passo alla ragazza senza mai alzare lo sguardo su di lei, lasciandola entrare da sola.
Entra, ragazzina, accomodati. Le disse la signora. Aghata prese posto su una poltroncina ricamata di fronte alla donna che vestiva un abito elegante e gioielli splendenti.
Nei pochi giorni trascorsi dal loro incontro, lady Lucy aveva fatto di tutto per scoprire se fra quella ragazzina piuttosto piacevole e sir Cortan ci fosse qualcosa, ma non era riuscita a scoprire niente. Da tempo voleva vendicarsi dell’uomo più fidato di suo marito, lo aveva irretito in tutti i modi possibili per portarselo a letto, voleva sbattere in faccia al signore del palazzo la sua vendetta, voleva umiliare l’uomo che la umiliava e giacere col suo più ascoltato consigliere sarebbe stato un bello smacco.
Una cameriera servì loro tè e dolci. La donna osservava la ragazza e quello che vedeva la indisponeva sempre di più. Era giovane, e doveva ammetterlo anche molto bella. Aveva dalla sua l’ingenuità e la dolcezza della purezza. Si chiese cosa ci fosse di diverso dalle tante altre ragazze che erano passate a palazzo e che mai avevano interessato sir Cortan, doveva scoprirlo assolutamente e usarlo contro di lui.
Decise di fare la carina, doveva conquistarla se voleva ottenere il suo scopo.
Come ti trovi col tuo lavoro? Le chiese mentre sorseggiava il tè. Aghata, alzò lo sguardo e osservò per la prima volta gli occhi di quella donna. Impallidì, quello che lesse in quel lasso impercettibile di tempo la lasciò senza fiato: quella era una donna pericolosa, malefica e senza scrupoli. Mi trovo bene, è un lavoro duro ma faccio il mio dovere. Rispose quasi bisbigliando. E non ne vorresti uno migliore? Insistette l’altra. Non so fare niente, e sono vicina alle mie compagne.
Rimasero in silenzio. Aghata riusciva a percepire i pensieri dell’altra e sperò che la congedasse in fretta, sentiva un gelo incredibile a restarle vicina.
Lady Lucy posò la tazza. Ho deciso, da domani prenderai servizio fra le mie cameriere personali, verrai istruita da miss Lorel su quello che mi aspetto da chi mi serve. Ora puoi andare, domani mattina la governante si prenderà cura di te. E la congedò con un ambiguo e falso sorriso.
Aghata si alzò e fece un inchino prima di allontanarsi, non vedeva l’ora di tornare a respirare aria pura, perfino in cucina era meglio che stare vicino a quella donna. Aveva una grande tristezza, sapeva che non avrebbe potuto parlare con nessuno, doveva solo fare molta attenzione o sir Cortan, lei stessa e forse qualcun altro avrebbe avuto serie difficoltà e problemi.
Raggiunse il suo posto in cucina e Sofia la accolse in malo modo. Non so cosa ti stia succedendo ma questo è il tuo posto e nessuna di noi vuole sostituirti, sei proprio una pessima amica. E raggiunse le altre mettendosi a parlottare e bisbigliare.
Aghata riprese il suo lavoro, nemmeno alla sua compagna e amica avrebbe potuto confidare quello che le stava succedendo. Si era accorta che era lasciata in disparte da tutte e che la consideravano una poveraccia, chissà come avrebbero preso il cambiamento che dal giorno dopo avrebbero visto.
Le due compagne erano entrambe nella loro stanza e il buio era già sceso da tempo. Aghata cercava il coraggio di parlare a Sofia di quello che sarebbe avvenuto il giorno dopo, ma l’altra si era preparata per uscire e non degnava di un cenno la sua compagna di stanza. Non la sentì quando rientrò.
La campanella della sveglia rimbombava in tutto il piano dei servitori. Sofia, sbadigliando si vestì pronta per il suo lavoro. Vedendo che l’altra non si muoveva si inalberò. Non mi dirai che stai male anche oggi! Datti da fare e preparati. Poi lo sguardo le cadde sulla divisa pronta per essere indossata da Aghata e spalancò gli occhi. Cosa significa? Disse puntando il dito agli indumenti.
Oggi inizio un nuovo lavoro. Te l’avrei detto prima se tu mi avessi dato il tempo per farlo. Rispose Aghata.
Sofia trattenne a stento la rabbia e l’invidia, ma si vedeva bene quanto le costasse non sbottare contro la sua amica. Vattene pure, non sentiremo di certo la tua stupida mancanza! E uscì di corsa a raccontare tutto alle sue nuove amiche.
Aghata si vestì della nuova divisa con la morte nel cuore, sapeva che doveva tenere tutto per sé, non aveva amici in quel posto ma molti, molti nemici.


 Illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà di Milena Ziletti

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