sabato 8 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. SETTE







Aveva sedici anni e si era fatto uomo, ben diverso dal ragazzino magro che si era presentato al capo delle guardie. Ora era diventato esperto nell’arte militare, nessuno come lui sapeva maneggiare la spada, o l’arco o il pugnale, inoltre aveva una muscolatura possente nonostante avesse mantenuto il fisico così asciutto da sembrare ancora troppo magro. E cosa di cui nessuno si era accorto: aveva una mente e un ingegno davvero fuori dal comune.
Chiese udienza al lord. Il capo delle guardie gli era al fianco quando Cortan si presentò. Il ragazzo rimase in silenzio. Hai chiesto udienza, cosa vuoi? Il lord non era molto ben disposto quel giorno. Cortan non esitò a rispondere. Voglio diventare il capo delle guardie. I due uomini si scambiarono uno sguardo e si misero a ridere. Il giovane li lasciò sfogare poi riprese la parola. Nel regolamento del castello esiste una clausola che stabilisce che chiunque può sfidare il capo delle guardie e chiederne il posto, è stato firmato dal lord suo padre in persona, ed io sono venuto a lanciare la mia sfida. I due uomini smisero di ridere e si fecero seri. Il capo delle guardie raggiunse Cortan, sfoderò la spada e gliela puntò alla gola. Come osi pidocchio insolente! Ti ho accolto quando sembravi un cane rognoso senza casa e tu mi ripaghi in questo modo. Alzò la spada per ucciderlo ma il lord, con un ordine secco lo fermò.
Quello che dice il ragazzo è vero, fu mio padre a scrivere quella regola ed io la rispetterò, non avrai paura di un ragazzino! Se così fosse significa che non sei più adatto a ricoprire il tuo ruolo. Si pronunciò il lord.
Io non temo questo moccioso, stabilisci il giorno e l’ora della sfida ed io lo farò a pezzi! Grugnì il capo delle guardie.
Si sfidarono davanti a tutti, prima con arco e frecce, poi col pugnale a infine con la spada e la lotta corpo a corpo. Fu un duello lungo e faticoso ma, alla fine Cortan vinse tutte le sfide. Il capo delle guardie era ansimante a terra mentre Cortan gli teneva la spada puntata alla gola. Aveva umiliato il capo delle guardie e il decreto del vecchio lord stabiliva che ora fosse lui a prenderne il posto. Il lord si alzò e decretò la vittoria di Cortan. Il giovane rinfoderò la spada, la sfida era finita ma il capo, accecato dalla rabbia prese il suo pugnale e lo ferì al volto. Nessuno si aspettava un gesto così ripugnante dall’uomo che avevano sempre considerato il loro capo indiscusso. Cortan fu portato via a braccia mentre il capo delle guardie veniva arrestato e portato in cella.
Furono i guaritori del lord a prendersi cura di lui, lo guarirono ma rimase per sempre sfigurato. Il suo lord gli fece visita e gli consegnò il comando delle guardie, imparò ad apprezzarne il valore e i consigli, era rimasto un uomo di saldi principi e prese il posto del suo predecessore apportando le modifiche che aveva sempre pensato. Il vecchio capo delle guardie venne impiccato per disonore e il suo corpo fu lasciato marcire all’aperto come monito per chiunque avesse qualche pensiero di vendetta.
Ma c’era anche un’altra cosa che nessuno sapeva: la vista della violenza subita dalla sorella lo aveva talmente scioccato che ogni volta che si avvicinava ad una ragazza riviveva la scena e non riusciva nemmeno a toccarla, per questo stava lontano dalle femmine, nessuno doveva sapere.
Si chiese come la vista di quella fanciulla gli avesse riportato alla mente tutto questo, era da tempo che lo aveva soffocato in un angolo della sua mente, che voleva dimenticare, ma quel viso e quello sguardo lo avevano turbato più di quanto volesse ammettere, per questo l’aveva relegata nel lavoro più umile, per tenerla lontana dalle tentazioni degli uomini del castello e del lord, sapeva quanto lady Lucy fosse terribile con le belle ragazze.
Il dovere lo aspettava e risalì a cavallo cercando di non pensare a quello che era stato il passato e nemmeno alla fanciulla.
Aprile stava passando con sole tiepido e brevi acquazzoni. Le ragazze si erano adatte nel bene e nel male ai loro lavori. I grandi giardini del castello avevano bisogno di giardinieri per riportarli al loro splendore, la natura avrebbe fatto il suo corso, come sempre.
Aghata passava in un piccolo parco ancora bruciato dal gelo tutti i suoi momenti liberi, avrebbe tanto desiderato poter lavorare all’aria aperta invece che in cucina. Era intenta ad osservare un uccellino posato su un rovo lì vicino e non aveva sentito i passi di sir Cortan che si avvicinava.
L’uomo, stranamente quando si trovava nei paraggi della ragazza si sentiva inquieto e timido e non erano sensazioni adatte al capo delle guardie. Aghata si sentì osservata e si voltò. Lo riconobbe e gli sorrise. Fu come se la primavera fosse sbocciata davanti all’uomo, sensazioni che non conosceva gli si mescolarono di dentro, le fece un cenno di inchino e si allontanò.
Sir Cortan, la prego non se ne vada. Lo supplicò la ragazza. Anche la sua voce era dolce e molto simile a quella di sua sorella. Un tuffo al cuore gli fece ritornare il dolore mai sopito di quel tragico pomeriggio, si controllò e ritornò sui suoi passi.
Cosa posso fare per lei, miss Aghata? La ragazza si stupì che ricordasse il suo nome, così prese maggior coraggio per fare la sua richiesta.
Sir Cortan mi piacerebbe lavorare nei giardini del palazzo, pensa che sia possibile? Mi sto distruggendo in cucina, amo stare all’aria aperta e la primavera già si sente nell’aria e mi sto perdendo la rinascita della natura, se possibile vorrei lavorare coi giardinieri. Aveva osato troppo? Oramai lo aveva fatto, abbassò il viso in attesa. Vedrò quello che posso fare, ma è pericoloso per una ragazzina stare qui fuori, ci sono molti pericoli, ogni genere di pericolo. La salutò e la lasciò tornare al suo lavoro.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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