mercoledì 19 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. SEDICI







Maggio stava terminando e il caldo iniziava a far fiorire le rose del parco. Aghata, figura solitaria continuava il suo lavoro di sguattera. Le sue compagne avevano avventure e interessi in comune mentre lei non aveva nessuno, perfino Sara era sparita da un po’.
Era una bella giornata e lady Lucy, rimasta da sola a palazzo portava avanti i suoi piani.
Salì nell’ala del palazzo che non aveva mai frequentato, l’accompagnava una serva che la lasciò davanti alla porta delle stanze di sir Cortan. Non bussò, spinse i battenti ed entrò. Ester era intenta a rammendare qualcosa e rimase sbigottita dall’intrusione della signora, cosa che non era mai avvenuta. La serva non si mosse dal suo posto, osservava lady Lucy ispezionare tutta la stanza, le armi ben pulite e appese al muro, le due corazze lucide e pronte all’uso, il letto completamente sfatto prendere l’aria pulita che entrava dalla finestra, un tavolo con boccali e caraffe, un piccolo mobile con sopra un catino e un telo pulito, tutto osservava e senza dire una parola. Passò nel piccolo guardaroba dove erano appesi i pochi abiti del capitano e dove una piccola vasca era pronta per il bagno.
Ester faticava perfino a respirare ed era rimasta con ago e filo sospeso, come se fosse diventata una statua di marmo. Alla fine ritrovò la voce. Mia signora, cosa posso fare per lei? l’altra la guardava come si si guarda una mucca da macellare. Per ora non mi serve niente, solo ricorda che sono io la tua padrona e non lui. Se ne andò lasciando sconcertata la vecchia cameriera.
Quel giorno, la signora del palazzo invitò nella sue stanze, a pranzo il capitano delle sue guardie. Tu mi sei leale, vero sir Forsal? Gli disse mentre si abbassava gli spallini dell’abito scollato. Non ha bisogno di chiederlo, sono al suo comando e farò quello che comanda. La donna sorrise. Vieni nel mio letto, è da tanto che desidero essere fra le tue braccia. Si spogliarono entrambi e il letto li accolse nudi e già avvinghiati. Si persero nel sesso e nel piacere, ma la donna non perse mai di vista quello che era e che voleva. Lo lusingava, lo adulava, e lasciò che le facesse quello che desiderava, dopotutto non era male sentire il suo corpo rispondere a tanto ardore. Furono necessari vari amplessi per placare le voglie di entrambi. Il capitano sognava da tempo di fare sua la lady del palazzo, ma mai aveva dato motivo di capirlo, era solo un sogno di quelli che non si realizzano mai, invece era successo e sperava di ripeterlo.
Erano nudi e riposavano. La donna allungò la mano e cominciò ad accarezzarlo in mezzo alle gambe, l’uomo ricominciava ad avere un’altra erezione ma la donna si fermò. Devi fare una cosa per me. E intanto gli strusciava il seno sul torace. Tutto quello che vuole, mia signora. Lei abbassò la bocca all’orecchio e gli fece la sua richiesta. Troverai il modo? L’uomo, pronto per un altro amplesso le disse che avrebbe provveduto. La donna lo lasciò fare, aveva scordato quanto fosse piacevole lasciarsi andare, e mentre pensava questo vide con la mente un altro uomo disteso accanto a lei.
Si fece preparare la tinozza per un bagno, a cena sarebbe toccato al vice capitano delle guardie, e con lui serviva un approccio diverso.
Il pomeriggio lo trascorse supervisionando i giardinieri e dando ordini a tutti, raggiunse la grande cucina e si fermò sulla porta ad osservare, quell’odore nauseabondo non le si addiceva ma entrò ugualmente e passò in rassegna ogni singola ragazza che vi lavorava. Lasciò per ultima la sguattera che non aveva smesso di fare il suo lavoro e non aveva alzato gli occhi. E così ti ritrovi qui, spero che ti piaccia! Le disse con malcelato piacere. La cuoca era attenta e pronta a obbedire a qualsiasi desiderio. Lady Lucy osservava la ragazza che non dava segno di vederla. La sua rabbia cresceva, come poteva una ragazza così insignificante, seppur graziosa interessare a sir Cortan? Inutile che l’uomo facesse l’indifferente, lei lo aveva capito subito, quello che non sapeva era se la ragazza ricambiava e se si fossero, in segreto già incontrati. Goditi l’ultimo giorno di felicità. Le bisbigliò la donna e ritornò alle sue stanze.
Lady Lucy si era preparata per l’incontro con sir Mortenn. Indossava un abito castigato, non erano necessari approcci personali con lui, sapeva bene cosa voleva quell’uomo e lei glielo avrebbe promesso, tanto non le costava niente illuderlo.
La cameriera fece entrare il vice capitano delle guardie e la donna lo fece accomodare direttamente a tavola. Si scambiarono freddi saluti, l’uomo non si era mai fidato molto di lei e non avrebbe cominciato ora.
La cameriera servì varie portate e vari boccali di vino, alla fine sparecchiò lasciandoli soli.
Sei un ottimo comandante, sir Mortenn, mio marito lo dice spesso. E’ un peccato che tu non abbia maggior potere, sono certa che saresti un ottimo capitano delle guardie. L’uomo alzò un sopracciglio e guardò dritto in faccia la sua signora. Vorrei che andasse direttamente al sodo, milady, non sono uomo da inutili preamboli. La donna gli sorrise, sapeva bene com’era quell’uomo: rude, volgare, aggressivo e spesso anche vigliacco, lo nascondeva molto bene ma non era sfuggito a lei. Ho da farti una proposta, se sei disposto ad ascoltarmi. Aspettò che l’uomo avesse tutta l’attenzione necessaria, poi gli disse: vuoi diventare il capitano delle guardie? Io te lo posso garantire.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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