AGHATA
P. SEDICI
Maggio stava
terminando e il caldo iniziava a far fiorire le rose del parco. Aghata, figura
solitaria continuava il suo lavoro di sguattera. Le sue compagne avevano
avventure e interessi in comune mentre lei non aveva nessuno, perfino Sara era
sparita da un po’.
Era una
bella giornata e lady Lucy, rimasta da sola a palazzo portava avanti i suoi
piani.
Salì
nell’ala del palazzo che non aveva mai frequentato, l’accompagnava una serva
che la lasciò davanti alla porta delle stanze di sir Cortan. Non bussò, spinse
i battenti ed entrò. Ester era intenta a rammendare qualcosa e rimase
sbigottita dall’intrusione della signora, cosa che non era mai avvenuta. La
serva non si mosse dal suo posto, osservava lady Lucy ispezionare tutta la
stanza, le armi ben pulite e appese al muro, le due corazze lucide e pronte
all’uso, il letto completamente sfatto prendere l’aria pulita che entrava dalla
finestra, un tavolo con boccali e caraffe, un piccolo mobile con sopra un
catino e un telo pulito, tutto osservava e senza dire una parola. Passò nel
piccolo guardaroba dove erano appesi i pochi abiti del capitano e dove una
piccola vasca era pronta per il bagno.
Ester
faticava perfino a respirare ed era rimasta con ago e filo sospeso, come se
fosse diventata una statua di marmo. Alla fine ritrovò la voce. Mia signora, cosa posso fare per lei?
l’altra la guardava come si si guarda una mucca da macellare. Per ora non mi serve niente, solo ricorda
che sono io la tua padrona e non lui. Se ne andò lasciando sconcertata la
vecchia cameriera.
Quel giorno,
la signora del palazzo invitò nella sue stanze, a pranzo il capitano delle sue
guardie. Tu mi sei leale, vero sir
Forsal? Gli disse mentre si abbassava gli spallini dell’abito scollato. Non ha bisogno di chiederlo, sono al suo
comando e farò quello che comanda. La donna sorrise. Vieni nel mio letto, è da tanto che desidero essere fra le tue
braccia. Si spogliarono entrambi e il letto li accolse nudi e già
avvinghiati. Si persero nel sesso e nel piacere, ma la donna non perse mai di
vista quello che era e che voleva. Lo lusingava, lo adulava, e lasciò che le
facesse quello che desiderava, dopotutto non era male sentire il suo corpo
rispondere a tanto ardore. Furono necessari vari amplessi per placare le voglie
di entrambi. Il capitano sognava da tempo di fare sua la lady del palazzo, ma
mai aveva dato motivo di capirlo, era solo un sogno di quelli che non si
realizzano mai, invece era successo e sperava di ripeterlo.
Erano nudi e
riposavano. La donna allungò la mano e cominciò ad accarezzarlo in mezzo alle
gambe, l’uomo ricominciava ad avere un’altra erezione ma la donna si fermò. Devi fare una cosa per me. E intanto gli
strusciava il seno sul torace. Tutto
quello che vuole, mia signora. Lei abbassò la bocca all’orecchio e gli fece
la sua richiesta. Troverai il modo? L’uomo,
pronto per un altro amplesso le disse che avrebbe provveduto. La donna lo
lasciò fare, aveva scordato quanto fosse piacevole lasciarsi andare, e mentre
pensava questo vide con la mente un altro uomo disteso accanto a lei.
Si fece
preparare la tinozza per un bagno, a cena sarebbe toccato al vice capitano
delle guardie, e con lui serviva un approccio diverso.
Il
pomeriggio lo trascorse supervisionando i giardinieri e dando ordini a tutti,
raggiunse la grande cucina e si fermò sulla porta ad osservare, quell’odore
nauseabondo non le si addiceva ma entrò ugualmente e passò in rassegna ogni
singola ragazza che vi lavorava. Lasciò per ultima la sguattera che non aveva
smesso di fare il suo lavoro e non aveva alzato gli occhi. E così ti ritrovi qui, spero che ti piaccia! Le disse con malcelato
piacere. La cuoca era attenta e pronta a obbedire a qualsiasi desiderio. Lady
Lucy osservava la ragazza che non dava segno di vederla. La sua rabbia
cresceva, come poteva una ragazza così insignificante, seppur graziosa
interessare a sir Cortan? Inutile che l’uomo facesse l’indifferente, lei lo
aveva capito subito, quello che non sapeva era se la ragazza ricambiava e se si
fossero, in segreto già incontrati. Goditi
l’ultimo giorno di felicità. Le bisbigliò la donna e ritornò alle sue
stanze.
Lady Lucy si
era preparata per l’incontro con sir Mortenn. Indossava un abito castigato, non
erano necessari approcci personali con lui, sapeva bene cosa voleva quell’uomo
e lei glielo avrebbe promesso, tanto non le costava niente illuderlo.
La cameriera
fece entrare il vice capitano delle guardie e la donna lo fece accomodare
direttamente a tavola. Si scambiarono freddi saluti, l’uomo non si era mai
fidato molto di lei e non avrebbe cominciato ora.
La cameriera
servì varie portate e vari boccali di vino, alla fine sparecchiò lasciandoli
soli.
Sei un ottimo comandante, sir
Mortenn, mio marito lo dice spesso. E’ un peccato che tu non abbia maggior
potere, sono certa che saresti un ottimo capitano delle guardie. L’uomo alzò un sopracciglio e guardò
dritto in faccia la sua signora. Vorrei
che andasse direttamente al sodo, milady, non sono uomo da inutili preamboli. La
donna gli sorrise, sapeva bene com’era quell’uomo: rude, volgare, aggressivo e
spesso anche vigliacco, lo nascondeva molto bene ma non era sfuggito a lei. Ho da farti una proposta, se sei disposto ad
ascoltarmi. Aspettò che l’uomo avesse tutta l’attenzione necessaria, poi
gli disse: vuoi diventare il capitano
delle guardie? Io te lo posso garantire.
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