AGHATA
P. VENTIDUE
Sir Cortan
stava tornando al suo alloggio, col viso contrito dalla rabbia e dal dispiacere
di aver sentito parole così inverosimili uscire dalla bocca del suo lord.
Sapeva che erano le parole che sua moglie gli aveva piano piano fatto penetrare
nella mente, che cosa aveva in testa quella donna? Questi erano i pensieri
quando incrociò proprio lei e il suo capo scorta. Fece solo un cenno del capo
ma quella lo chiamò. L’uomo si bloccò, aveva fretta e non era dell’umore adatto
ad ascoltare le facezie della lady. Sir
Cortan, quella serva deve riprendere il suo posto al più presto. Passo sopra al
fatto che l’ha fatta uscire dalla gabbia prima del tempo ma non tollero che
manchi alle sue mansioni, è una serva del palazzo, cioè mia e non voglio
intromissioni nei miei ordini. Mi sono spiegata? L’uomo fremeva, avrebbe voluto spiegarle ma
sapeva che non gli conveniva. Farò il mio
dovere, come sempre. Le rispose semplicemente.
Arrivato al
suo alloggio si fermò un attimo davanti alla sua porta cercando di riprendere
il controllo, poi entrò. Ester stava pettinando i lunghi capelli rossi di
Aghata e si fermò quando vide il suo padrone e lo sguardo che lei conosceva
bene. Devo uscire, mio signore, vi lascio
soli.
Sir Cortan e
miss Aghata erano uno dei fronte all’altra. La ragazza aveva ancora i capelli
sciolti che rendevano il suo viso ancora più sottile e i suoi splendidi occhi
verdi sembravano ancora più grandi. Per un attimo l’uomo si perse in quella
luce mentre nelle viscere gli saliva qualcosa che gli prendeva il cuore, e
ancora non capiva di cosa si trattava. Fu la ragazza a rompere il silenzio. Grazie, mio signore, so che devo a lei se
sono uscita dalla gabbia. Eve? Sussurrò. L’uomo non riusciva a staccare i
suoi occhi dallo sguardo magnetico della giovane. Vorrei poter fare di più, miss Aghata. Il corpo di Eve verrà consegnato
alla sua famiglia e farò in modo che più nessuna ragazza venga tradotta nelle
gabbie, ma stiamo vivendo tempi difficili e anche la mia autorità sta
vacillando. Avrei voluto tenerla più a lungo al riparo ma ho ricevuto ordini
perentori di rimandarla ai suoi compiti. Quello che le posso promettere è che
la terrò d’occhio e farò quanto è in mio potere per aiutarla a sopravvivere in
questo posto. Per qualunque cosa abbia bisogno non esiti a contattare Ester o
venire direttamente da me, anche se è pericoloso. La ragazza assentiva col
capo. Non so cosa lady Lucy abbia contro
di me, io voglio solo portare a termine il mio servizio, ma vedo tante cose che
mi fanno soffrire ed ho paura che stia accadendo qualcosa di ancora più grave.
Gli alzò lo sguardo dritto in viso. Io lo
so di essere in pericolo, ma lo supererò, il pericolo più grande riguarda
proprio lei, sir Cortan! Gli si avvicinò e gli carezzò la cicatrice. L’uomo
era immobile al tocco gentile di quella mano. Ci saranno giornate tremende prima di giorni migliori. Gli disse
enigmaticamente la fanciulla. Ora, dove
devo andare sir Cortan? Io sono pronta. L’uomo, con forte autocontrollo si
riprese, gesti gentili o parole fatte di dolcezza e comprensione erano per lui
cosa nuova e li stava scoprendo con quella fanciulla, forse era una strega e
gli stava rubando il cuore. Mi segua,
miss Aghata, devo accompagnarla da lady Lucy.
Raggiunsero
le stanze della loro signora. Puoi
andare, sir Cortan, so sbrigarmela benissimo da sola, gli disse la lady
senza nemmeno alzare gli occhi su di lui. Il capitano salutò e uscì con la
mente in tumulto.
Vedo che te la sei cavata giù nelle
gabbie. Le disse la
signora mentre beveva il suo tè e lasciava in piedi la fanciulla. E’ stata dura. Rispose. Ti rimangono ancora dieci giorni da passare
là sotto per scontare la tua pena, non credere che sia passata nel
dimenticatoio, alla tua prossima mancanza ti verrà raddoppiata e aggiunta alla
pena per quello di cui sarai condannata. O ti comporti bene e farai quello che
comando io, o ritornerai là sotto, magari in compagnia di quella tua amica
sguattera. Lady Lucy chiamò la governante e diede ordine che Aghata
riprendesse il suo vecchio compito.
In cucina
c’era il solito fermento e quando la governante entrò con Aghata tutte si
fermarono. Nessuna di loro sapeva cosa fosse successo, soltanto Sofia che girò
lo sguardo da un’altra parte. La cuoca la prese in consegna e tutto riprese
come prima.
Sofia si
stava cambiando quando Aghata entrò nella cameretta, era soltanto molto stanca
e debilitata, non disse niente, si coricò senza riuscire ad addormentarsi
mentre la sua compagna usciva.
Maggio
sembrava passare lentamente, la vita di Aghata era legata al suo lavoro di
sguattera, non usciva più nemmeno in giardino dal timore di incontrare qualcuno
di indesiderato. Non respirava aria pulita da tempo e il suo colorito ne
risentiva. Preferiva questo piuttosto che servire la lady e sperava che si
dimenticasse di lei.
Mentre i
giorni passavano, lady Lucy intesseva la sua tela, era ora di passare all’azione.
La cena che
si stava svolgendo era informale, solo per i signori del palazzo e i loro più
fidati consiglieri.
Il vociare
era il solito, anche le risate. Fu il tintinnio di un un pugnale battuto sul
boccale ad attirare l’attenzione di tutti, e si zittirono in attesa di scoprire
cosa voleva comunicare il vice capitano delle guardie.
Sir Mortenn
si alzò e andò davanti a lord Aram. Sicuro di aver ottenuto la sua attenzione
disse semplicemente. Voglio sfidare sir
Cortan per prendere il suo posto.
Nessuno si
aspettava una simile dichiarazione, tutti ne furono sorpresi. Ma non si poteva
tornare indietro.
Lord Aram si
alzò in piedi e fece alzare anche sir Cortan. Conosco questa richiesta e vi darò seguito. Si alzò anche lady
Lucy. Perché non farla avvenire fra due
settimane quando sarà presente anche lord Sirus? La donna teneva la sua
mano teneramente poggiata a quella del marito guardandolo con dolcezza.
Lady Lucy ha ragione. Si farà alla
presenza di lord Sirus.
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