sabato 29 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. VENTIDUE






Sir Cortan stava tornando al suo alloggio, col viso contrito dalla rabbia e dal dispiacere di aver sentito parole così inverosimili uscire dalla bocca del suo lord. Sapeva che erano le parole che sua moglie gli aveva piano piano fatto penetrare nella mente, che cosa aveva in testa quella donna? Questi erano i pensieri quando incrociò proprio lei e il suo capo scorta. Fece solo un cenno del capo ma quella lo chiamò. L’uomo si bloccò, aveva fretta e non era dell’umore adatto ad ascoltare le facezie della lady. Sir Cortan, quella serva deve riprendere il suo posto al più presto. Passo sopra al fatto che l’ha fatta uscire dalla gabbia prima del tempo ma non tollero che manchi alle sue mansioni, è una serva del palazzo, cioè mia e non voglio intromissioni nei miei ordini. Mi sono spiegata?  L’uomo fremeva, avrebbe voluto spiegarle ma sapeva che non gli conveniva. Farò il mio dovere, come sempre. Le rispose semplicemente.
Arrivato al suo alloggio si fermò un attimo davanti alla sua porta cercando di riprendere il controllo, poi entrò. Ester stava pettinando i lunghi capelli rossi di Aghata e si fermò quando vide il suo padrone e lo sguardo che lei conosceva bene. Devo uscire, mio signore, vi lascio soli.
Sir Cortan e miss Aghata erano uno dei fronte all’altra. La ragazza aveva ancora i capelli sciolti che rendevano il suo viso ancora più sottile e i suoi splendidi occhi verdi sembravano ancora più grandi. Per un attimo l’uomo si perse in quella luce mentre nelle viscere gli saliva qualcosa che gli prendeva il cuore, e ancora non capiva di cosa si trattava. Fu la ragazza a rompere il silenzio. Grazie, mio signore, so che devo a lei se sono uscita dalla gabbia. Eve? Sussurrò. L’uomo non riusciva a staccare i suoi occhi dallo sguardo magnetico della giovane. Vorrei poter fare di più, miss Aghata. Il corpo di Eve verrà consegnato alla sua famiglia e farò in modo che più nessuna ragazza venga tradotta nelle gabbie, ma stiamo vivendo tempi difficili e anche la mia autorità sta vacillando. Avrei voluto tenerla più a lungo al riparo ma ho ricevuto ordini perentori di rimandarla ai suoi compiti. Quello che le posso promettere è che la terrò d’occhio e farò quanto è in mio potere per aiutarla a sopravvivere in questo posto. Per qualunque cosa abbia bisogno non esiti a contattare Ester o venire direttamente da me, anche se è pericoloso. La ragazza assentiva col capo. Non so cosa lady Lucy abbia contro di me, io voglio solo portare a termine il mio servizio, ma vedo tante cose che mi fanno soffrire ed ho paura che stia accadendo qualcosa di ancora più grave. Gli alzò lo sguardo dritto in viso. Io lo so di essere in pericolo, ma lo supererò, il pericolo più grande riguarda proprio lei, sir Cortan! Gli si avvicinò e gli carezzò la cicatrice. L’uomo era immobile al tocco gentile di quella mano. Ci saranno giornate tremende prima di giorni migliori. Gli disse enigmaticamente la fanciulla. Ora, dove devo andare sir Cortan? Io sono pronta. L’uomo, con forte autocontrollo si riprese, gesti gentili o parole fatte di dolcezza e comprensione erano per lui cosa nuova e li stava scoprendo con quella fanciulla, forse era una strega e gli stava rubando il cuore. Mi segua, miss Aghata, devo accompagnarla da lady Lucy.
Raggiunsero le stanze della loro signora. Puoi andare, sir Cortan, so sbrigarmela benissimo da sola, gli disse la lady senza nemmeno alzare gli occhi su di lui. Il capitano salutò e uscì con la mente in tumulto.
Vedo che te la sei cavata giù nelle gabbie. Le disse la signora mentre beveva il suo tè e lasciava in piedi la fanciulla. E’ stata dura. Rispose. Ti rimangono ancora dieci giorni da passare là sotto per scontare la tua pena, non credere che sia passata nel dimenticatoio, alla tua prossima mancanza ti verrà raddoppiata e aggiunta alla pena per quello di cui sarai condannata. O ti comporti bene e farai quello che comando io, o ritornerai là sotto, magari in compagnia di quella tua amica sguattera. Lady Lucy chiamò la governante e diede ordine che Aghata riprendesse il suo vecchio compito.
In cucina c’era il solito fermento e quando la governante entrò con Aghata tutte si fermarono. Nessuna di loro sapeva cosa fosse successo, soltanto Sofia che girò lo sguardo da un’altra parte. La cuoca la prese in consegna e tutto riprese come prima.
Sofia si stava cambiando quando Aghata entrò nella cameretta, era soltanto molto stanca e debilitata, non disse niente, si coricò senza riuscire ad addormentarsi mentre la sua compagna usciva.
Maggio sembrava passare lentamente, la vita di Aghata era legata al suo lavoro di sguattera, non usciva più nemmeno in giardino dal timore di incontrare qualcuno di indesiderato. Non respirava aria pulita da tempo e il suo colorito ne risentiva. Preferiva questo piuttosto che servire la lady e sperava che si dimenticasse di lei.
Mentre i giorni passavano, lady Lucy intesseva la sua tela, era ora di passare all’azione.
La cena che si stava svolgendo era informale, solo per i signori del palazzo e i loro più fidati consiglieri.
Il vociare era il solito, anche le risate. Fu il tintinnio di un un pugnale battuto sul boccale ad attirare l’attenzione di tutti, e si zittirono in attesa di scoprire cosa voleva comunicare il vice capitano delle guardie.
Sir Mortenn si alzò e andò davanti a lord Aram. Sicuro di aver ottenuto la sua attenzione disse semplicemente. Voglio sfidare sir Cortan per prendere il suo posto.
Nessuno si aspettava una simile dichiarazione, tutti ne furono sorpresi. Ma non si poteva tornare indietro.
Lord Aram si alzò in piedi e fece alzare anche sir Cortan. Conosco questa richiesta e vi darò seguito. Si alzò anche lady Lucy. Perché non farla avvenire fra due settimane quando sarà presente anche lord Sirus? La donna teneva la sua mano teneramente poggiata a quella del marito guardandolo con dolcezza.
Lady Lucy ha ragione. Si farà alla presenza di lord Sirus.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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