giovedì 20 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. DICIASSETTE







Lady Lucy e sir Mortenn erano in silenzio. Ognuno di loro valutava l’offerta e la risposta che ne sarebbe venuta. Cosa le fa credere, lady Lucy che io voglia sfidare sir Cortan? E’ il mio capitano, un ottimo capitano e non credo sia possibile vincere qualsivoglia sfida con lui. La donna misurò le parole. Sir Cortan è il consigliere più fidato di mio marito, un uomo enigmatico e solitario e so che tu aneli a prenderne il posto, essere al comando delle nostre guardie, avere il posto di fianco al tuo lord, tutte le ragazze che vuoi, nessuno oserebbe contraddire la tua autorità. Nella mente dell’uomo avevano facile preda quelle lusinghe, da tempo mal sopportava la disciplina che il suo capitano imponeva a tutti, non c’erano né guerre né rivolte e non erano necessarie tutte quelle simulazioni e allenamenti, se fosse dipeso da lui avrebbe di molto alleggerito tutto. E lei che beneficio ne trarrebbe? Ebbe il coraggio di rispondere. Sul viso della donna comparve un sorriso che di dolce aveva poco. Se mi permetti, questi sono fatti miei. Voglio solo avere la tua risposta. L’uomo la osservava, sicuro che ci fosse un tranello in qualche angolo remoto della proposta. Io potrei sfidarlo ma non vincerei la sfida, so riconoscere il valore di un uomo che combatte, e lui è valoroso ed è il migliore di tutti noi. Era questa la risposta che stava aspettando.  Tu lancia la sfida, al resto penso io e ti garantisco la vittoria. Il vice capitano non era molto convinto, sapeva cosa spettava a chi perdeva la sfida per il titolo di capitano delle guardie. Vedendo la sua titubanza, lady Lucy avvicinò il suo viso a quello dell’uomo, tanto vicino che i loro respiri si confondevano e si mischiavano. Pensaci, ma non troppo, lo sai che non ho molta pazienza e che porto sempre a termine i miei piani, potresti anche ritrovarti con la gola squarciata in un angolo buio del parco o essere il braccio destro di lord Aram. Si allontanò e riempì due boccali di vino. A cosa brindiamo? Insistette la donna. Al futuro capo delle guardie. Gli rispose l’uomo. Brindarono in silenzio. Aspetta mie notizie e tieniti pronto. Gli disse mentre lo congedava.
Col boccale ancora in mano guardava fuori dalla finestra. Il suo piano stava prendendo forma e, soprattutto seguiva quello che che lei voleva. Il buio era sceso da poco quando la sua cameriera bussò ed entrò con il vassoio della cena. Lo pose sul suo tavolo e uscì silenziosamente. Lady Lucy sorrise fra sé e sé, domani sarebbe stato un altro giorno importante, lei era pronta e non vedeva l’ora di mettere in atto la sua vendetta e sentire finalmente placarsi il fuoco di rabbia che da tempo la divorava. Si sedette e mangiò senza nemmeno sapere cosa metteva in bocca, tutta presa da quello che l’aspettava il giorno dopo.
Aghata e Sofia dividevano ancora la stessa cameretta. I rapporti fra di loro si erano molto raffreddati da quando Sofia aveva cominciato a frequentare le altre ragazze e soprattutto i ragazzi. Fra di loro non c’era molto in comune e Aghata veniva relegata nel suo angolo senza mai essere convolta con nessuna di loro, sembrava una congiura, nessuno voleva saperne di lei, soprattutto da quando avevano saputo che lady Lucy ce l’aveva con lei.
La fanciulla osservava Sofia che si preparava ad uscire anche quella sera. Non aspettarmi. Le disse semplicemente quella, senza nemmeno guardarla in faccia. Aghata si accorse che c’era qualcosa di diverso. Che ti succede, Sofia? Ma quella se ne andò senza voltarsi. Stava succedendo qualcosa, lo aveva percepito da tempo, ma ora il tempo era scaduto. Aghata non si spogliò nemmeno, si sdraiò sul suo giaciglio e rimase con gli occhi spalancati ad aspettare gli eventi.
La campanella non era ancora suonata quando sentì il rumore di passi e la porta aprirsi. Sir Forsal entrò e le disse di seguirlo.
L’alba non era ancora spuntata, le lucciole sembravano danzare nelle ultime ore di buio, ma il loro spettacolo non toccò il cuore della fanciulla. Le guardie l’accompagnarono nel salone delle dispute. Sullo scranno che di solito occupava il lord era seduta lady Lucy, vestita di tutto punto e con lo scrivano che ancora sembrava addormentato.
Non la soprese vedere che oltre alla lady, alle guardie e allo scrivano c’era Sofia. Aghata guardò la sua compagna ma quella non alzò lo sguardo. Fu condotta di fronte alla lady.
Sai perché sei qui? Le disse la signora. No. Rispose semplicemente la fanciulla. Conosci Sofia figlia di David, capo del clan del tuo villaggio? Aghata fece cenno di sì con la testa. La tua compagna ti accusa di aver rubato alcune suppellettili e cibo dalla cucina e le mie guardie hanno trovato la refurtiva durante una perquisizione. Portate qui la merce requisita. Due guardie posarono sul gradino quello che avevano trovato. Hai qualcosa da dire? Aghata alzò i suoi splendidi occhi verdi sulla sua signora. Non sono stata io. Quello sguardo e quel viso così bello e sincero mandarono su tutte le furie la donna. Stai dicendo che la tua compagna mente? Perché se così fosse la gabbia dei sotterranei toccherebbe a lei, mi basta la tua parola!  Insistette la donna.
Aghata guardò la sua compagna, cosa aveva fatto per accettare di calunniarla in quel modo? Cosa le avevano promesso? Si rivolse alla sua signora. Posso solo dire che non sono stata io.
Sei stata tu, Sofia? Chiese la lady. E quella rispose convinta no!
Scrivano, prendi nota che la discussione si è svolta nel rispetto delle regole. Guardie, conducete questa ragazza nella gabbia dei sotterranei e vi ordino che non le sia torto nemmeno un capello.
Le guardie la presero per le braccia e la condussero via. Fece in tempo a sentire la voce di lady Lucy dire a Sofia che poteva ritornare a casa con un anno di anticipo.
Aghata seguì gli uomini per corridoi e scale disconnesse e scure, le sembrava di scendere fino al centro della terra talmente erano tanti gli scalini che aveva fatto. Fu consegnata alle guardie delle gabbie con l’ordine impartito dalla lady, fu sbattuta in una minuscola cella con solo un pagliericcio, un secchio per i bisogni corporali, e se non fosse stato per una piccola feritoia posta in alto, non avrebbe mai avuto nemmeno un briciolo di luce.
Le guardie si allontanarono e lei rimase da sola insieme ai suoi pensieri.



illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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