mercoledì 12 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. DIECI






Aghata provava una grande tristezza mentre indossava la nuova divisa. Sentì bussare alla porta e una ragazza poco più grande di lei venne per accompagnarla. Si ritrovò ad attraversare gli stessi corridoi e giunsero nella grande sala dove la governante dava gli ordini per la giornata.
Quando tutte se ne furono andate, miss Lorel le si avvicinò e la squadrò da capo a piedi. Sei stata scelta da lady Lucy per servirla e devo insegnarti alcune cose, cose molto importanti. La donna non aveva mai il ben che minimo sorriso e istruì la ragazzina su quello che la signora si aspettava dalle sue cameriere, quello che si doveva e non si doveva fare o dire. Hai capito bene? Rimarcò la governante. Aghata assentì col capo. Fu accompagnata nella sala delle cameriere della lady, fu presentata e lasciata a loro perché la informassero ulteriormente sui loro compiti.
Aghata fu affidata alla cameriera più anziana, ma pur sempre giovanissima. Si chiamava Sara ed era molto bella. Per oggi mi seguirai in silenzio e osserverai ciò che faccio, poi dovrai fare da sola, a seconda dei desideri della lady. Strinse le labbra e non aggiunse altro, lì dentro nessuno sapeva di chi potersi fidare, era un brutto ambiente e nessuna delle ragazze rimaneva a lungo con quei compiti.
Sara andò in una piccola cucina fornita di ogni ben di dio e iniziò a preparare la colazione per la sua signora. Ogni giorno c’era un menu diverso e c’era da sperare che fosse di gradimento della lady, perché nonostante fosse lei stessa a deciderlo, molto spesso non gradiva ciò che le veniva servito.
Portarono il vassoio nel salotto privato della signora. Lady Lucy era davanti allo specchio mentre una cameriera le stava sistemando i capelli.
Sara e Aghata, silenziosamente posarono il vassoio e uscirono. Aspettate! Le due ragazze si bloccarono e tornarono davanti alla loro signora.
Vedo che ora fai parte della mia servitù personale. Disse lady Lucy ad Aghata. Spero ti comporterai bene e mi sarai fedele o conoscerai le celle fredde e inospitali del palazzo. Fece un cenno con la mano e le due ragazze uscirono. Oltrepassarono i vari corridoi e raggiunsero la loro postazione.
Cosa voleva dire la signora? Chiese Aghata. L’altra sospirò. A volte, lady Lucy fa richieste molto particolari e chi non le ubbidisce finisce nelle celle dei sotterranei. Sono terribili. Alzò lo sguardo sulla sua compagna e Aghata osservò i suoi occhi: erano tristi e vide e sentì la grande pena che provava. Osservò il suo cuore e la sua mente, come solo lei sapeva fare e capì quello che provava e sopportava, sarebbe toccato anche a lei ma non poteva accettarlo. Io non voglio fare quelle cose. Bisbigliò. Se vuoi sopravvivere dovrai indurire il cuore, qui sei solo un oggetto in balia dei signori del palazzo, non so cosa tu abbia fatto per venire scelta da lei in persona, ma non ci trovo niente di buono. Stai in guardia e comportati come se fossi trasparente, io non potrò aiutarti in nessun modo. In un gesto di tenerezza, allungò la mano e accarezzò il viso di Aghata, sospirando al pensiero di quello che poteva succederle, anzi che le sarebbe successo. Così funzionavano le cose in quella parte di palazzo. Quel gesto gentile sancì la nascita di una dolce amicizia, anche se ancora non lo sapevano del tutto.
La prima giornata passò senza intoppi. Aghata seguiva la sua compagna in silenzio, cercando di capire ogni cosa e ogni persona. Le ragazze non avevano molto da fare, in certi momenti riposavano tutte insieme aspettando di essere chiamate dalla lady. Erano un gruppo di una decina di giovani bellezze, stavano spesso insieme ma l’aria che si respirava non era delle migliori, ognuna di loro aveva i propri dolori, le proprie vicissitudini e fra di loro non ne parlavano mai, troppe volte una parola era stata travisata e riportata per ottenere qualche privilegio e nessuna si fidava di nessuna, specialmente dall’ultima arrivata scelta direttamente dalla lady. In questo contesto di omertà e diffidenza Aghata doveva imparare a vivere e resistere.
I giorni successivi passarono senza novità. Aghata si affezionava sempre di più a Sara che era una ragazza dal carattere dolce e sensibile e questa apprezzava l’indole della sua compagna, discreta e silenziosa.
Nella loro piccola cucina si davano il turno per mangiare e fu lì che Aghata rivide Ester. Le si avvicinò e la salutò ma quella fece finta di non vederla. Delusa ritornò al suo posto. Sara, che aveva assistito alla scena le disse: Ester è la cameriera personale di sir Cortan, l’unica che può entrare nelle sue stanze e anche l’unica ad essere accettata dall’uomo. Nemmeno lady Lucy può comandare ad Ester, o almeno fin’ora non l’ha mai fatto. Non ci fidiamo di lei, sir Cortan non piace a nessuna di noi e lei non si è mai avvicinata a noi. Aghata pensò a quando la donna l’aveva curata, alla discrezione che aveva dimostrato e alla lealtà verso il suo padrone. Lealtà che nessuna delle ragazze presenti sapeva cosa significasse, non c’era nemmeno una di loro che amava quel posto e chi ci abitava, non si sentivano parte di niente e di nessuno e vivevano quel tempo cercando di sopravvivere per poter ritornare a casa, dalle loro famiglie. Odiavano i signori del palazzo per quelle regole che c’erano e che facevano rispettare senza scrupoli, avrebbero fatto di tutto per ottenere qualche privilegio e soprattutto di poter ritornare prima della scadenza a casa loro, invece molte volte succedeva esattamente il contrario quando i loro genitori non riuscivano a saldare i loro debiti col palazzo dovevano lasciare le figlie più a lungo del previsto. Era dolore che si sommava al dolore insieme ad una grande voglia di ribellione, ma nessuno osava nemmeno pensarlo.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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