venerdì 28 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. VENTUNO







Con la fanciulla fra le braccia stava dietro ai suoi uomini che trasportavano il corpo di Eve. Portatela nella sala delle spade, depositatela sul piccolo tavolo e lasciatela lì. Era una novità, tutte le ragazze che morivano per un motivo o per un altro venivano gettate in una fossa comune o in mare con un masso legato ai piedi. Non discussero l’ordine del loro capitano.
Sir Cortan raggiunse il suo alloggio. Ester lo vide entrare come una furia. Prepara la vasca con acqua calda, procurati delle vesti e del cibo per miss Aghata! La donna si mise subito all’opera. Prima di uscire dalla stanza si voltò verso il suo padrone: lord Aram è tornato e si mormora che sia di pessimo umore. Lasciò la stanza di corsa.
Il capitano aveva disteso Aghata sul tappeto vicino al camino, la ragazza era gelida da sembrare morta, sperò ardentemente di essere arrivato in tempo per salvarle la vita. I capelli lunghi e sporchi le coprivano il viso e lui, per la prima volta le sfiorò il volto liberandolo da quel groviglio rosso. Si soffermò ad osservarla e si rese conto, se ancora ce ne fosse stato bisogno che era davvero bellissima, ma la sua più grande attrattiva erano i suoi splendidi occhi verdi, l’avevano catturato ancora la prima volta che l’aveva incontrata, era la prima ragazza che risvegliava in lui sentimenti che mai avrebbe immaginato di poter provare.
La porta si aprì ed Ester entrò con Sara e secchi di acqua calda. La ragazza corse dalla sua amica e mentre le accarezzava il viso Aghata aprì gli occhi. Non piangere, Sara, io non morirò prima di aver compiuto il mio compito. Si guardò attorno. Dove sono? Sir Cortan si avvicinò a lei. E’ nel mio alloggio, miss Aghata, qui nessuno le potrà fare del male, Ester si prenderà cura di lei insieme a Sara, io devo andare. Si perse per un attimo nello splendore del verde dei suoi occhi e uscì dalla stanza.
Lord Aram lo stava aspettando nel suo vasto studio privato. Il viso del suo signore non presagiva niente di buono. Ben tornato, lord Aram, quali novità ci sono? Il lord teneva in mano una coppa di vino e ne offrì una al suo capitano che, come sempre rifiutò. Ci sono state lunghe riunioni al palazzo di lord Sirus, eravamo tutti presenti e sono sorti dei problemi. Le voci corrono prima fin là che al mio orecchio, voci che riguardano il mio territorio, quello che anche tu dovresti tenere sotto controllo. Ti stanno sfuggendo troppe cose, sir Cortan e non ne sono per niente soddisfatto. Il capitano era immobile. Posso sapere di cosa parla? Gli chiese. Lord Aram beveva nervosamente e faticava a stare seduto sulla sua sedia imbottita. Del malcontento che sta serpeggiando da tempo nei villaggi dei pastori, di voci di rivolte e di furti di bestiame e di granaglia, del fatto che molti contadini hanno fatto pervenire a lord Sirus una missiva dove si lamentano del mio comando. Io, unico fra tutti i presenti ad essere ripreso davanti a tutti quanti per il fatto che non controllo il mio territorio. E’ compito tuo, questo, perché non ci riesci? Ti sei forse rammollito? La voce del lord cresceva di intensità mano a mano che ricordava l’onta subita in quel frangente, se avesse potuto avrebbe preso a frustate il suo capitano ma, sapeva bene che nonostante tutto era ancora un uomo fidato.
Sir Cortan sapeva cosa stava succedendo, lo aveva scoperto durante il suo ultimo sopralluogo. Se lord Aram lo avesse saputo si sarebbe accanito ancora di più sulla sua gente, era in una situazione davvero imbarazzante, i signori di palazzo avevano il compito di dirigere e governare quel territorio e tutto quello che conteneva ma dovevano risponderne in prima persona a lord Sirus che a sua volta doveva risponderne ancora più in alto. Nessuno voleva, per colpa di qualcun altro finire in miseria e perdere i privilegi che quella posizione garantiva.
Venga con me, lord Aram. Il lord lo guardò dubbioso, posò la coppa e lo seguì. Ci vollero solo pochi minuti per raggiungere la sala delle spade, i suoi uomini avevano appena terminato di sistemare il corpo di Eve. Lasciarono la stanza ai loro superiori. Sul tavolo, in bella mostra stava il cadavere della fanciulla: sporco, tumefatto e magro da far spavento. Cosa significa questo?  Chiese lord Aram. Questo è uno dei motivi del malcontento della sua gente. Mandano le loro figlie a palazzo per servire il loro signore e in molto casi non le vedono più, nei migliori dei casi tornano alla loro famiglie segnate da tutto quello che subiscono qui. Lord Aram osservava quella ragazzina ma non l’aveva mai vista. Chi è questa fanciulla? Volle sapere. Questa fanciulla si chiamava Eve e serviva a palazzo, è stata sua moglie a spedirla nella gabbia, così come sono i miei soldati a ridurle spesso in condizioni disastrose solo perché lei lo permette. Sono ragazze e fanciulle che hanno famiglia, famiglie che lavorano la sua terra, che crescono i suoi animali, e vengono ripagati in questo modo. E si chiede del perché del malcontento? Lord Aram si girò verso il suo capitano. Queste cose sono sempre successe, cosa c’è di diverso ora? Sir Cortan scosse la testa. Se non riesce a capirlo da solo io non glielo spiegherò. Fece per andarsene ma lord Aram lo fermò. Stai diventando insolente, al limite della disobbedienza, ha ragione mia moglie quando sostiene che non sei più adatto a fare il capitano delle guardie, che fai troppe cose di testa tua e che non mi rispetti più come prima. Il capitano mantenne a stento la calma. Nessuno le è più leale di me, nessuno come me ha tenuto tutto sotto controllo, se lei non controlla sua moglie la porterà alla rovina. Sapeva di aver osato troppo, ma lui non era più disposto a mettere ordine nei pasticci dei padroni del palazzo, quello che aveva sentito e visto in quei giorni gli avevano insinuato parecchi dubbi e molte domande, e non era più sicuro di essere dalla parte della giustizia. Non osare incolpare lady Lucy, mi ha detto quante volte hai cercato di importunarla, non le volevo credere ma ora sono propenso a pensare che mi abbia detto la verità. Sir Cortan non batteva ciglio. Lord Aram, mi dispiace sentire queste parole ma ora devo occuparmi di un’altra faccenda, una delle quali mettono in subbuglio la sua gente. Ho una fanciulla da salvare, se ci riesco o sua moglie dovrà rispondere delle sue azioni a lord Sirus.
Uscì dalla sala delle spade lasciando il suo padrone arrabbiato e offeso. Il capitano diede ordine di far sistemare il cadavere della ragazza e di consegnarlo alla sua famiglia. Questa volta avrebbero avuto una tomba sulla quale pregare per la propria figlia.

illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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