AGHATA
P. QUATTRO
L’alba era
spuntata da poco. In casa di Arian e Goran il fuoco era acceso da tempo. Tutti
i comignoli delle casupole sparse sul territorio mandavano già a quell’ora fumo
nell’aria.
Aghata si era lavata e vestita ed ora, sua
madre le stava intrecciando i capelli. Dio quante cose avrebbe voluto dirle! Non preoccuparti per me, mamma, mi
comporterò bene, non può essere così terribile! Anche l’ultima ciocca di
capelli fu legata e la donna fece girare sua figlia verso di sé. Aveva gli
occhi lucidi e un grosso nodo in gola, avrebbe voluto parlare ma non ci
riusciva. Il sorriso di sua figlia le riscaldò il cuore. Fuori, Goran si fece
sentire, il carro era pronto e il sole era già spuntato, dovevano partire.
Fu un
viaggio silenzioso e Arian tenne stretta la mano della figlia nella sua per
tutto il tragitto.
Nella
piccola piazza del villaggio c’era già parecchia gente e tanto silenzio.
Il capo clan
si fece avanti e chiamò a sé le dieci ragazzine. Le mise in fila e le guardò
una per una. Davanti alla propria figlia fece uno sforzo terribile per
trattenersi dall’abbracciarla, era il capo e doveva dare l’esempio. In
lontananza si sentirono gli zoccoli di alcuni cavalli che stavano arrivando.
In testa al
gruppo c’era sir Cortan, il braccio destro del lord, il suo consigliere più
fidato. Erano in cinque ma soltanto lui scese da cavallo lasciando le redini
sciolte. Salutò semplicemente con un gesto del capo. Era alto rispetto alla
media, magro e di portamento fiero e deciso, spesso anche elegante sotto la sua
pesante armatura che quel giorno non portava. Aveva una rada barba sul mento e
una cicatrice sulla guancia sinistra che gli faceva storcere la bocca come un
ghigno cattivo. Gli occhi scuri con folte sopracciglia lo facevano sembrare
all’orco cattivo che le madri usavano per spaventare i figli.
Si avvicinò
a David. Vedo che anche stavolta avete
obbedito agli ordini di lord Aram, ne sarà soddisfatto. Il capo clan fece
un cenno di assenso.
Sir Cortan vide
la fila di ragazze e si avvicinò alla prima. Le chiese il nome, di mostrare
mani e denti, di voltarsi e infine di rimettersi in riga. La stessa procedura
con ognuna di loro. Si fermò un attimo di più davanti a Sofia e alzò una
sopracciglia lanciando uno sguardo a suo padre. David, come capo clan era
esentato da alcuni obblighi e l’uomo non capiva come quel padre avesse potuto
mettere sua figlia insieme alle altre. Il capo David sostenne il suo sguardo
senza vacillare, sir Cortan alzò le spalle e continuò la sua ispezione.
Quelle che
vedeva erano davvero delle graziose fanciulle, avrebbero servito bene il suo
lord. Davanti all’ultima della fila si trovò di fronte ad Aghata. La ragazza
teneva lo sguardo basso e, come aveva visto fare alle altre mostrò quello che
l’uomo voleva vedere. Sir Cortan si tolse il guanto e con gesto da sembrare
quasi gentile le alzò il viso. Vide subito che era di una bellezza incredibile,
la sua pelle chiara, a differenza di tutte le altre ragazze non aveva nemmeno
una efelide, le labbra sembravano disegnate da un pittore e gli occhi… fu
catturato da quello sguardo, limpido e profondo e senza paura. I loro occhi
rimasero fissi per alcuni secondi e Aghata si rilassò, quello non era un uomo
pericoloso. Nell’intimo dell’uomo qualcosa vibrò, rimase solo un attimo poi si
rimise il guanto e raggiunse il capo clan.
Sono soddisfatto di quello che avete
fatto, lo riferirò a lord Aram e ne sarà contento. Lascio le ragazze per alcuni
minuti, il tempo per salutare i genitori, poi saliranno sul carro e verranno
condotte al castello. Come sempre torneranno a casa a seconda dei lavori ai
quali saranno adibite ma farò in modo che non passino più di una settimana
lontane da casa. Potevi risparmiarti di inserire tua figlia. Raggiunse il suo cavallo e ripartì
verso il castello, lasciando due guardie ad accompagnare il carro.
Aghata stava
salutando i suoi genitori. Non siate
tristi, non mi succederà niente. Li abbracciò e fu la prima a salire sul
carro.
Tutti quelli
in piazza erano rimasti a guardare il carro fino a che non fu sparito, poi
molte madri cominciarono a piangere, maledicendo quell’usanza e la cattiveria
di quel lord. Si recarono nella piccola cappella, si inginocchiarono sul nudo
pavimento di terra e rimasero a pregare per le loro figlie mentre gli uomini
aspettavano fuori fumando e bestemmiando sotto voce.
Il castello
era avvolto da una coltre grigia, perfino il sole non voleva assistere a
quell’evento, nuvole grigie sembravano essere fisse su alcune torri e cominciò
a scendere una leggera pioggerella così che le ragazze arrivarono fradice.
Furono
condotte nella grande sala della servitù dove la governante avrebbe fatto
un’ulteriore ispezione per assegnare loro i compiti. Sir Cortan, in disparte
osservava ogni cosa e la sua presenza rendeva tutte nervose, compresa la
governante.
Ci volle
poco tempo per decidere i loro compiti. La governante miss Lorel destinò ognuna
al proprio compito. Rimase parecchio indecisa quando si trattò di destinare
Aghata, poi decise che l’avrebbe istruita per servire i suoi padroni.
La ragazza farà la sguattera in
cucina. Sentenziò
sir Cortan. Aspettò l’assenso della governante e uscì.
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