AGHATA
P. VENTI
Il tempo
nella gabbia sembrava non passare mai. Aghata si estraniava e volava col
pensiero alla sua terra, alla sua famiglia e aveva anche imparato a volare con
i gabbiani sul mare spumoso; spesso mentre sentiva sulla pelle il vento ancora
fresco della primavera inoltrata guardava in basso il suo mare, sempre mosso,
sempre lo stesso e doveva scacciare la voglia di lasciarsi andare fra le onde e
sprofondare nell’acqua salata. Da alcune ore Eve respirava male, lei sapeva che
presto la ragazzina sarebbe morta, il suo alito di vita l’aveva già
abbandonata. Si alzò dal pagliericcio e si avvicinò alle sbarre che le
separavano. Non tentò nemmeno di chiamarla. Iniziò a cantare sottovoce una
delle canzoni della loro terra e accompagnò la sua sventurata compagna verso il
suo viaggio finale. Cantava e piangeva, stringeva le sbarre e piangeva. Smise
di cantare, dal pagliericcio non arrivava più nessun rumore, Eve se n’era
andata, innocente fanciulla fra le fauci di quei lord e lady che non avevano
cuore. Si rimise a sedere, fra poco sarebbero arrivate le guardie e avrebbero
portato via il corpo di Eve, per un attimo desiderò di essere lei stessa morta
al suo posto, ancora dieci giorni prima di uscire da quel posto, poteva
resistere, si disse, doveva resistere per la sua famiglia.
Sir Cortan
venne raggiunto da una delle sue guardie. Capitano,
dobbiamo scendere nei sotterranei a prendere il cadavere di una ragazza,
dovrebbe venire con noi, alcuni uomini si rifiutano di scendere. Il cuore
del capitano si fermò. Sembrava lui stesso diventato di ghiaccio. Si riprese in
fretta e seguì la guardia. Più che camminare correva, aveva il fiatone e si
maledisse mentalmente di non aver osato scendere a vedere Aghata, ed ora era
troppo tardi per la ragazza. Il suo viso si indurì mentre scendeva gli scalini
sconnessi, aveva un dolore in mezzo al petto che lo faceva ansimare, la
cicatrice gli doleva come non gli succedeva da tempo, si impose la calma ma non
ci riuscì.
Raggiunsero
le gabbie e sul tavolo un telo copriva il corpo. Sir Cortan si avvicinò al
guardiano. Cos’è successo? Il suo
tono spaventò quell’uomo avvezzo a tutto. La
ragazza è giunta già debilitata, noi l’abbiamo trattata secondo gli ordini, ma
si vedeva che non aveva più voglia di vivere, non è colpa nostra, noi eseguiamo
gli ordini!
Sir Cortan
si avvicinò al tavolo, doveva sollevare quel lurido telo ma le sue mani
tremavano. Chiamò il suo soldato e gli ordinò di scoprire il corpo. Era
preparato a tutto e quando vide che non si trattava di Aghata fu come se
rinascesse, ma chi era quella fanciulla? Dov’era Aghata? Aveva diritto a fare
tutte le domande che voleva, era il capitano di tutte le guardie ed era stato
chiamato lì. Vieni con me. disse ad
una delle sue guardie. Facciamo
un’ispezione. I soldati non erano molto contenti di rimanere in quel posto
lurido e maleodorante ma il loro capitano aveva dato un ordine e, mentre due
uomini avvolgevano il cadavere e legavano il sacco per riportarlo di sopra, il
capitano e l’altro soldato iniziarono l’ispezione. Come fanno a resistere qui sotto? Si lasciò sfuggire il sottoposto.
Questo posto non dovrebbe esistere da
nessuna parte, sono pochi i lord che li tengono ancora in uso, sarebbe ora di
chiuderlo anche qui. Passavano in rassegna le gabbie, ne contarono almeno
una ventina ma soltanto tre erano occupate. Due uomini e la ragazza, in quella
in fondo, lontano da tutto e da tutti. Come sempre era immersa nei suoi sogni e
il suo viso trasmetteva le belle sensazioni che stava provando sulla scogliera.
Nonostante i capelli arruffati, le vesti stracciate, i piedi nudi e sporca in
ogni parte del corpo, agli occhi di sir Cortan sembrò una visione. Tirò un
sospiro di sollievo vedendola viva.
Miss Aghata. La chiamò dolcemente. La ragazza non
lo sentì nemmeno. Miss Aghata! Ripetè
a voce più alta. La voce arrivò alla ragazza che si destò dai suoi sogni e aprì
gli occhi. Guardò i due uomini al di là delle sbarre ma non li riconobbe. Miss Aghata, sono io, sir Cortan, mi riconosce?
Ci vollero ancora alcuni secondi prima che la mente della ragazza si
riprendesse. Guardò i due uomini non sapendo cosa aspettarsi, abbassò il viso e
rimase in attesa. Come sta miss Aghata?
Era una domanda stupida, si vedeva bene in che condizioni era, ma non era
riuscito a tirare fuori altro. Diede ordine al suo soldato di raggiungere gli
altri e di aspettarlo.
L’uomo
avrebbe voluto tirarla fuori di lì, non sapeva cosa fare. La fanciulla si alzò
dal pagliericcio e raggiunse le sbarre. Lei
se n’è andata! Eve è morta! Che giustizia è mai questa che tortura e uccide
fanciulle innocenti? Come fate a vivere senza rimorsi? Lacrime di dolore e
di disperazione scendevano sul suo viso, lasciando solchi sulla sporcizia che
lo ricopriva. Il cuore del capitano piangeva per lei e non capiva cosa gli
stesse succedendo, non aveva mai provato niente di simile e non seppe
riconoscere quello che gli stava nascendo nel cuore. Aghata ritornò sul suo
pagliericcio e girò le spalle all’uomo continuando a piangere in silenzio. Sir
Cortan era fermo con le mani strette alle sbarre, la sua anima si lacerava:
seguire il cuore o le regole di palazzo? La cicatrice gli doleva in modo atroce
dalla tensione che lo divorava.
Guardia! Chiamò a gran voce. Apri questa gabbia. L’uomo arrivò di
corsa, sapeva che doveva obbedire. Lady
Lucy ha dato ordini tassativi per questa giovane, nessuno le ha torto un
capello, e possiamo consegnarla solo al capitano della sua scorta. Disse
l’uomo. Ho detto di aprire questa gabbia
o ti ritroverai con le mani mozzate! Il guardiano era spaventato, non
sapeva se avere più paura della lady o del capitano, allora gli consegnò le
chiavi e se ne tornò alla sua postazione, lui non voleva averci niente a che
fare.
Sir Cortan
aprì la gabbia e raggiunse la ragazza. La sollevò fra le braccia, dio quanto era leggera! Raggiunse i suoi
uomini che avevano caricato in spalla il cadavere di Eve e risalirono in
superficie. Che ne sarà del corpo della
mia sventurata compagna? Gli sussurrò all’orecchio. Lui sapeva bene che
fine facevano le ragazze che morivano durante il servizio ma non glielo disse. Lei
alzò i suoi splendidi occhi sull’uomo che la teneva fra le braccia. E’ inumano quello che fate. E svenne.
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