giovedì 13 dicembre 2018

AGHATA


AGHATA

P. UNDICI







Maggio era un mese bellissimo e i giardini del palazzo si stavano tingendo di colori mentre le giornate si allungavano e l’odore salmastro del mare arrivava fin lì.
Quella mattina le ragazze che erano arrivate con Aghata sarebbero tornate a casa per l’intera giornata ma a lei non era stato permesso. Aveva il cuore gonfio di tristezza, quel posto rendeva triste, senza vita, sembrava un purgatorio da attraversare ma troppo lungo da sopportare.
Era una giornata di sole e c’erano poche ragazze. La governante entrò nella piccola stanza a loro riservata e si guardò intorno. Tu, vieni con me. Aghata la seguì in silenzio. Fu condotta in una parte del parco che non aveva mai visto e i suoi occhi si accesero di gioia nel sentire il canto degli uccelli e il vento tiepido sulle guance. Anche le sue labbra sorridevano. Fu così che la vide lady Lucy, una splendida ragazza serena e dolce. La governante salutò la sua signora e lasciò la ragazza al suo cospetto. La donna osservava attentamente la fanciulla che aveva di fronte senza mostrare il minimo imbarazzo, la scrutava e avrebbe voluto leggerle fino in fondo al cuore e, non riuscendoci diventava sempre più ostile verso di lei.
Aveva cercato di sondare sir Cortan parlandogli della fanciulla per capire se provava dei sentimenti per lei, ma l’uomo non aveva dato segno alcuno e si era tenuto ben distante a lei.
Lady Lucy era indispettita e frustrata nel non riuscire nel suo intento, voleva, assolutamente voleva trovare il modo di compromettere il braccio destro di suo marito, trovarne i punti deboli e vendicarsi dei torti che suo marito le infliggeva.
Come ti trovi col nuovo lavoro? Chiese dolcemente la donna mentre passeggiavano nel parco. Mi trovo bene, signora. E non aggiunse altro. Mi ha detto la governante che hai imparato come si serve a tavola e da domani sarai tu a servire i pasti a lord Aram e a me quando saremo nel salone. Ci saranno i principali collaboratori di mio marito ma tu servirai solo il nostro tavolo. Il vestito della lady frusciava ad ogni passo e il suo profumo, troppo intenso lasciava una scia lunga e penetrante. Camminarono in silenzio per alcuni minuti. Da quando conosci sir Cortan? Lasciò cadere quasi casualmente. Non conosco sir Cortan. Aghata teneva lo sguardo a terra, aveva capito molto bene il fine di quella donna, più le stava vicino più riusciva a sentire la rabbia e il tormento che la torturavano.
Poco lontano due guardie tenevano una ragazza per i polsi e la strattonavano. La ragazza si dimenava, piangeva e urlava la sua innocenza mentre quelli la trascinavano via.
Lady Lucy vide lo sconcerto di Aghata ed era proprio quello che voleva, aveva programmato ogni cosa.
Quella è una poco di buono, e la stanno portando nelle celle dei sotterranei, così imparerà come ci si deve comportare. Bisbigliò rabbiosamente. Aghata aveva riconosciuto la ragazza, era una delle cameriere della lady. Chi mi tradisce finisce nei sotterranei, voglio che tu lo sappia. La giornata era splendida ma Aghata aveva perso tutta la sua allegria, il colorito era di nuovo sparito dalle sue guance ed i suoi grandi occhi verdi erano velati di dolore. La donna si accorse del disagio della ragazza e, non volendo sembrare troppo inflessibile le chiese cosa le sarebbe piaciuto fare se avesse avuto la giornata libera. Vorrei vedere il mare. Rispose semplicemente.
Lady Lucy ordinò al suo cocchiere di preparare la sua carrozza e, insieme andarono sulla grande scogliera poco distante.
Aghata scese quasi di corsa e si fermò sul ciglio, ancora un passo e sarebbe sparita giù in fondo fra le onde alte che si infrangevano mentre i gabbiani volavano sospesi in attesa del cibo. Si sedette sull’erba e accarezzò quegli steli che, teneri si piegavano alla brezza, alcune coraggiose margherite stavano spuntando dando vita alla nuova stagione. Mai avrebbe immaginato quanto le sarebbe mancato tutto questo, la sua libertà di ascoltare il mare, il suo cane, la voce di sua madre e lo sguardo sempre attento di suo padre. Lacrime di nostalgia le scendevano senza che se ne fosse accorta ma le asciugò subito, non voleva mostrare a nessuno il suo dolore, tanto meno alla donna che la stava aspettando in carrozza.
Era inutile che si dimostrasse generosa con lei, sapeva che aveva altri fini come sapeva bene che molto presto sarebbero arrivate le prime richieste alle quali sapeva che sarebbe stato pericoloso sottrarsi. Ma lei era Aghata, non una ragazza qualunque e sapeva affrontare e sopportare ogni cosa, o almeno lo sperava. Erano lunghi tre anni da vivere in quel modo.
Il cocchiere la raggiunse, era ora di rientrare. Aveva avuto la sua ora di libertà, anche se in compagnia di lady Lucy, era sicura che avrebbe pagato quei momenti, conosceva e immaginava tante cose e si fece un giuramento: mai nessuno avrebbe sofferto per causa sua.
Raggiunse la carrozza e ritornarono al palazzo.
Salutò e ringraziò lady Lucy e raggiunse le stanze delle cameriere. Tutte avevano visto il suo arrivo, tutte si tenevano ancora più distanti da lei, ormai era segnata e lei lo aveva capito.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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