AGHATA
P. UNDICI
Maggio era
un mese bellissimo e i giardini del palazzo si stavano tingendo di colori
mentre le giornate si allungavano e l’odore salmastro del mare arrivava fin lì.
Quella
mattina le ragazze che erano arrivate con Aghata sarebbero tornate a casa per
l’intera giornata ma a lei non era stato permesso. Aveva il cuore gonfio di
tristezza, quel posto rendeva triste, senza vita, sembrava un purgatorio da
attraversare ma troppo lungo da sopportare.
Era una
giornata di sole e c’erano poche ragazze. La governante entrò nella piccola
stanza a loro riservata e si guardò intorno. Tu, vieni con me. Aghata la seguì in silenzio. Fu condotta in una
parte del parco che non aveva mai visto e i suoi occhi si accesero di gioia nel
sentire il canto degli uccelli e il vento tiepido sulle guance. Anche le sue
labbra sorridevano. Fu così che la vide lady Lucy, una splendida ragazza serena
e dolce. La governante salutò la sua signora e lasciò la ragazza al suo
cospetto. La donna osservava attentamente la fanciulla che aveva di fronte
senza mostrare il minimo imbarazzo, la scrutava e avrebbe voluto leggerle fino
in fondo al cuore e, non riuscendoci diventava sempre più ostile verso di lei.
Aveva
cercato di sondare sir Cortan parlandogli della fanciulla per capire se provava
dei sentimenti per lei, ma l’uomo non aveva dato segno alcuno e si era tenuto
ben distante a lei.
Lady Lucy
era indispettita e frustrata nel non riuscire nel suo intento, voleva,
assolutamente voleva trovare il modo di compromettere il braccio destro di suo
marito, trovarne i punti deboli e vendicarsi dei torti che suo marito le
infliggeva.
Come ti trovi col nuovo lavoro? Chiese dolcemente la donna mentre
passeggiavano nel parco. Mi trovo bene,
signora. E non aggiunse altro. Mi ha
detto la governante che hai imparato come si serve a tavola e da domani sarai
tu a servire i pasti a lord Aram e a me quando saremo nel salone. Ci saranno i
principali collaboratori di mio marito ma tu servirai solo il nostro tavolo. Il
vestito della lady frusciava ad ogni passo e il suo profumo, troppo intenso
lasciava una scia lunga e penetrante. Camminarono in silenzio per alcuni
minuti. Da quando conosci sir Cortan? Lasciò
cadere quasi casualmente. Non conosco sir
Cortan. Aghata teneva lo sguardo a terra, aveva capito molto bene il fine
di quella donna, più le stava vicino più riusciva a sentire la rabbia e il
tormento che la torturavano.
Poco lontano
due guardie tenevano una ragazza per i polsi e la strattonavano. La ragazza si
dimenava, piangeva e urlava la sua innocenza mentre quelli la trascinavano via.
Lady Lucy
vide lo sconcerto di Aghata ed era proprio quello che voleva, aveva programmato
ogni cosa.
Quella è una poco di buono, e la
stanno portando nelle celle dei sotterranei, così imparerà come ci si deve
comportare.
Bisbigliò rabbiosamente. Aghata aveva riconosciuto la ragazza, era una delle
cameriere della lady. Chi mi tradisce
finisce nei sotterranei, voglio che tu lo sappia. La giornata era splendida
ma Aghata aveva perso tutta la sua allegria, il colorito era di nuovo sparito
dalle sue guance ed i suoi grandi occhi verdi erano velati di dolore. La donna
si accorse del disagio della ragazza e, non volendo sembrare troppo
inflessibile le chiese cosa le sarebbe piaciuto fare se avesse avuto la
giornata libera. Vorrei vedere il mare. Rispose
semplicemente.
Lady Lucy
ordinò al suo cocchiere di preparare la sua carrozza e, insieme andarono sulla
grande scogliera poco distante.
Aghata scese
quasi di corsa e si fermò sul ciglio, ancora un passo e sarebbe sparita giù in
fondo fra le onde alte che si infrangevano mentre i gabbiani volavano sospesi
in attesa del cibo. Si sedette sull’erba e accarezzò quegli steli che, teneri
si piegavano alla brezza, alcune coraggiose margherite stavano spuntando dando
vita alla nuova stagione. Mai avrebbe immaginato quanto le sarebbe mancato
tutto questo, la sua libertà di ascoltare il mare, il suo cane, la voce di sua
madre e lo sguardo sempre attento di suo padre. Lacrime di nostalgia le
scendevano senza che se ne fosse accorta ma le asciugò subito, non voleva
mostrare a nessuno il suo dolore, tanto meno alla donna che la stava aspettando
in carrozza.
Era inutile
che si dimostrasse generosa con lei, sapeva che aveva altri fini come sapeva
bene che molto presto sarebbero arrivate le prime richieste alle quali sapeva
che sarebbe stato pericoloso sottrarsi. Ma lei era Aghata, non una ragazza
qualunque e sapeva affrontare e sopportare ogni cosa, o almeno lo sperava.
Erano lunghi tre anni da vivere in quel modo.
Il cocchiere
la raggiunse, era ora di rientrare. Aveva avuto la sua ora di libertà, anche se
in compagnia di lady Lucy, era sicura che avrebbe pagato quei momenti, conosceva
e immaginava tante cose e si fece un giuramento: mai nessuno avrebbe sofferto
per causa sua.
Raggiunse la
carrozza e ritornarono al palazzo.
Salutò e
ringraziò lady Lucy e raggiunse le stanze delle cameriere. Tutte avevano visto
il suo arrivo, tutte si tenevano ancora più distanti da lei, ormai era segnata
e lei lo aveva capito.
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